Belgrado Pedrini
Tipologia Oggetto
Data cronica
- 2015
Tipologia
- Mosaico in pietra
Indicazioni sul soggetto
- Belgrado Pedrini nasce a Carrara il 5 maggio 1913 da una famiglia di proletari. Il suo nome fu scelto dal padre sculture in omaggio proprio alla città Belgrado in Jugoslavia dove vi aveva soggiornato per lavoro. Pedrini divenne orfano di madre già all'età di nove anni. Il suo pensiero politico, orientato verso l'individualismo anarchico, fu fortemente influenzato dalle letture giovanili di Stirner, Bakunin, Nietzsche, Kropotkin e Malatesta. Insieme ad altri militanti libertari di Carrara durante gli anni del fascismo intraprese numerose azioni illegali che gli causarono denunce e condanne per "attività sovversiva". Dopo essere stato rinchiuso nel penitenziario di Pianosa tra il 1937 e il 1938 riprende la propria attività antifascista e nel 1942, ricercato dalla polizia fascista con altri due militanti, dopo aver aggredito un gruppo di fascisti, si trasferisce a Milano dove, nel novembre viene sorpreso da una pattuglia ad affiggere dei manifesti che invitavano gli italiani ad opporsi al conflitto mondiale. Dopo uno scontro a fuoco, i tre riescono a raggiungere La Spezia. Nel frattempo il quotidiano "Il Popolo d'Italia" bolla i tre sovversivi come "malfattori e sabotatori della resistenza morale delle forze armate", i tre vengono individuati da alcuni agenti: ne segue un conflitto a fuoco che costa la vita ad un agente. Pedrini arrestato è allora trasferito nel carcere di Massa e, mentre è in attesa del processo, alcuni partigiani della formazione "Elio" riescono a liberare lui e gli altri detenuti; Pedrini decide allora di unirsi a loro nella lotta contro i fascisti e i tedeschi. Prende parte a numerosi scontri e azioni di sabotaggio, in particolar modo nella zona delle Alpi Apuane. Dopo la fine del Secondo conflitto mondiale, Pedrini è ancora una volta arrestato per i fatti accaduti nel 1942 a La Spezia. Nel maggio 1949 è pertanto condannato alla pena dell'ergastolo, pena poi commutata in trent'anni di reclusione. In carcere Pedrini si dedica allo studio dei classici, della politica, della filosofia e della letteratura. Da autodidatta compone poesie, tra cui la famosa Schiavi, scritta nel 1967 nel carcere di Fossombrone: proprio questa poesia diventerà il testo della famosa canzone anarchica Il Galeone. Nel luglio 1974, poco prima dello scadere della pena, Pedrini è graziato dal Presidente della Repubblica ma, dovendo ancora scontare tre anni per tentata evasione, è trasferito nel carcere di Pisa, e solo grazie ad una intensa campagna politica per la sua liberazione alla fine è scarcerato. Liberato torna a Carrara dove insieme ad altri militanti fonda il Circolo "Bruno Filippi". Muore nella città dei marmi l'11 febbraio 1979.
Iscrizioni
- Trascrizione
- Belgrado Pedrini / anarchico / "Nell'inferno della vita entra / la parte più nobile dell'umanità. / Gli altri stanno sulla soglia e si scaldano".
Descrizione fisica
- Il mosaico raffigura un celebre ritratto di Belgrado Pedrini, affiancato da un brano della sua poesia "Schiavi". "Nessun nocchiero ardito,sfida dei venti l'ira? Pur sulla nave muda, vespero ognun sospira".
Condizione giuridica
- Comune di Carrara
Fonti collegate
- Bibliografia:
B. Pedrini, Noi fummo i ribelli, noi fummo i predoni : schegge autobiografiche di uomini contro, Carrara, Edizioni anarchiche Baffardello, 2001.
B. Pedrini, Versi liberi e ribelli : poesie, Carrara, Edizioni anarchiche Baffardello, 2001.
G. Rustighi, Partigiani dei monti di marmo : la Brigata d'Assalto Garibaldi "Gino Menconi" nella Resistenza a Carrara, Volume primo. Anno 1944: dall'assalto dei gappisti al Colombarotto sede della Brigata Nera, allo sbandamento di dicembre causato dal rastrellamento tedesco, Massa, Ceccotti, 2005.
Note
- Ubicazione: Carrara, Piazza delle Erbe angolo via del Mercato
Link esterni