Pietro Ferrero
Tipologia Oggetto
Data cronica
- December 16 1945
Tipologia
- Monumento
Indicazioni sul soggetto
- Tra il 18 e il 20 dicembre del 1922 viene perpetrata nella città della Mole Antonelliana quella che sarà ricordata come "La strage di Torino": le squadre fasciste aggrediscono ferendo ed uccidendo oltre 40 persone: operai, sindacalisti, militanti di sinistra, anarchici, comunisti e semplici cittadini che avevano deplorato l’operato dei fascisti.
La violenza squadrista si era manifestata a Torino più volte anche nei mesi precedenti e con particolare ferocia. I fascisti avevano assalito e devastato la sede del giornale l'«Ordine Nuovo», saccheggiato i negozi gestiti dalla storica Alleanza Cooperativa e incendiato la Camera del lavoro a novembre.
La sera del 17 dicembre l'operaio e militante comunista Francesco Prato subisce un agguato da parte di un gruppo di tre fascisti che gli sparano ad una gamba, nonostante la ferita Prato reagisce e uccide due degli aggressori.
La rappresaglia fascista sarà di inaudita violenza: la mattina del 18 Dicembre una cinquantina di camicie nere, capitanate dal federale Pietro Brandimarte, fa irruzione all'interno della Camera del Lavoro di Torino, dove picchiano a sangue il deputato socialista Vincenzo Pagella, il ferroviere Arturo Cozza e il segretario della FIOM, Pietro Ferrero.
Di qui ha inizio una serie di incursioni (sia nelle strade che nelle abitazioni): i fascisti, arrivati in gran numero anche da fuori città, attaccano con il chiaro intento di uccidere, forti della garanzia di non intervento che le autorità cittadine hanno deciso di adottare in un vertice in Prefettura che si conclude poche ore prima dell'inizio degli eccidi.
Il primo ad essere colpito è Carlo Berruti, Segretario del Sindacato ferrovieri e Consigliere comunale comunista, che viene caricato in una macchina e portato in aperta campagna, dove viene fatto incamminare lungo un sentiero per essere poi colpito alla schiena da diversi proiettili.
Nel primo pomeriggio un gruppo di squadristi fa irruzione in un'osteria di via Nizza, perquisendo ed identificando tutti i presenti. Il gestore del locale, Leone Mazzola, dopo aver tentato di opporsi all'attacco dei fascisti, viene colpito a coltellate e poi freddato da un colpo di pistola. Nel frattempo l'operaio Giovanni Massaro scappa dal locale ma viene rincorso fin dentro la sua abitazione e ucciso.
In serata è il turno di Matteo Chiolero, fattorino e comunista, che, rientrato a casa propria dopo il lavoro, sente bussare alla porta, apre e viene freddato senza una parola da tre colpi alla testa, sotto gli occhi terrorizzati della moglie e della figlia di due anni.
Il comunista Andrea Chiomo viene prelevato poco dopo da sette fascisti, trascinato in strada e massacrato di botte; riesce a scappare per pochi metri ma viene raggiunto da una fucilata alla schiena.
Pietro Ferrero, già vittima della violenza fascista consumatasi durante la mattinata, aveva deciso di lasciare la città la mattina successiva, ma viene scoperto mentre passa di fronte alla Camera del Lavoro, assediata ormai da ore dalle camicie nere, che lo portano in una stanza e lo picchiano selvaggiamente. Verso mezzanotte il corpo di Ferrero, incapace di muoversi ma ancora vivo, viene legato ad un camion e trascinato sull'asfalto per 200 metri e straziato sotto il monumento a Vittorio Emanuele II.
Le ultime due vittime di quella giornata di terribile violenza sono Emilio Andreoni e Matteo Tarizzo. Il primo, operaio di 24 anni, viene prelevato dalla sua abitazione e ucciso poco fuori Torino; successivamente gli squadristi tornano a casa di Andreoni e, con la moglie e il figlio di un anno presenti, la devastano.
Matteo Tarizzo, 34 anni, viene sorpreso nel sonno dall'irruzione dei fascisti, prelevato e ucciso a bastonate poco lontano da casa sua.
Durante la giornata del 18 Dicembre molte altre persone vengono ferite, anche in modo grave. I vili attacchi squadristi proseguirono ancora per tutti e due i giorni successivi. Il 19 dicembre vengono uccisi il ferroviere ed ex carabiniere Angelo Quintagliè e Cesare Pochettino, artigiano di 26 anni. Il 20 dicembre il giovane operaio Evasio Becchio fu prelevato dai fascisti insieme ad un compagno, che pur ferito riuscirà a salvarsi, e ucciso in riva al Po. Viene data alle fiamme e distrutta la Camera del Lavoro in corso Siccardi.
Fu chiaro da subito che l'omicidio dei due fascisti ad opera di Francesco Prato era stato solo un pretesto per mettere in atto un piano preordinato: l'obiettivo era quello di dare un segnale a tutta la città, che da subito si distinse per la sua forte resistenza al fascismo e la sua capacità di non piegarsi alla dittatura, che culmineranno nell’impegno straordinario di Torino nella lotta di liberazione.
Iscrizioni
- Trascrizione
- PIETRO FERRERO / eroico dirigente operaio / segretario della FIOM / assassinato dai fascisti / il 18 dicembre 1922.
Descrizione fisica
- Busto di marmo
Condizione giuridica
- Camera del lavoro territoriale CGIL di Torino
Fonti collegate
- Ad vocem in A. Dal Pont-L. Zocchi, a cura di, Pionieri dell’Italia democratica. Vita e scritti di combattenti antifascisti, Roma, ANPPIA, 1966, p. 107 e ss.
G. Carcano, Strage a Torino. Una storia italiana dal 1922 al 1971, Milano, La Pietra, 1973.
T. Imperato, Pietro Ferrero e la strage del dicembre 1922 a Torino, «Collegamenti Wobbly», n. 13, 2008.
Note
- Il busto originariamente collocato presso la sede della Camera del Lavoro (Via Pedrotti 5) oggi si trova nella sede della FIOM CGIL provinciale di Torino
Via Sagra di San Michele 31.
Ubicazione: Torino, sede della FIOM prov.le Via Sagra di San Michele 31