Luoghi, persone e carte della storia del PCI pisano
Descrizione
Quella del Pci è una storia ampia, complessa e intrecciata in maniera profonda con la più generale storia del paese e del contesto internazionale. Non è possibile trattare la vicenda politica del Partito comunista d'Italia e poi del Partito comunista italiano senza considerare anche le connessioni estese con il contesto in cui nacque e si sviluppò, o con gli altri soggetti con cui ebbe intense relazioni, sia collaborative che conflittuali. Si rischierebbe altrimenti di proporre una ricostruzione in cui l'eccezionalità di quell'esperienza slitterebbe in una sorta di isolamento, di astrazione dal resto dello sviluppo delle correnti sociali, politiche e culturali nazionali ed estere1. D'altra parte è necessario - e urgente visto lo stato di conservazione dei fondi non ancora recuperati - promuovere la raccolta (e quindi la sistemazione e la messa a disposizione di studiosi e di cittadini) del patrimonio archivistico accumulato nel corso dei decenni dalle federazioni provinciali del Pci e dalle sezioni locali, patrimonio fondamentale per la comprensione della storia dell'Italia contemporanea ma ancora in buona parte disperso nelle vecchie sedi o nelle abitazioni private dei militanti2.
Il progetto promosso dalla Biblioteca Franco Serantini - Istituto di storia sociale, della Resistenza e dell'età contemporanea della Provincia di Pisa (d'ora in avanti BFS-ISSORECO) si muove su questi presupposti: da una parte valorizzare e far conoscere la storia del Partito comunista in relazione a un contesto storico e territoriale più ampio, evidenziando le connessioni e le interazioni con altri soggetti e fenomeni, dall'altra recuperare e valorizzare le tracce documentarie archivistiche prodotte dalle stesse strutture del Partito, ancora presenti sul territorio ma non riunite né trattate secondo adeguati criteri di conservazione e consultabilità, in una prospettiva unitaria di riflessione e di presentazione pubblica. In particolare, il progetto concentrerà una parte delle proprie risorse e iniziative alla dimensione pubblica coinvolgendo in percorsi didattici il mondo della scuola e dell’università al fine di avvicinare le nuove generazioni alla conoscenza della storia del territorio.
Il progetto si muove in maniera organica su tre assi differenti, dedicati ai LUOGHI, alle PERSONE e alle CARTE, che toccano diversi problemi e periodizzazioni. Attraverso impostazioni diverse per ogni asse e tentando di rispondere a domande specifiche, l'ambizione è di fornire al pubblico una ricostruzione complessiva della storia del Pci pisano attraverso strumenti differenti, che favoriscano elementi per una riflessione articolata su aspetti complementari, parti fondamentali di una stessa storia.
Luoghi, 1920-1922
Per quel che riguarda il primo asse il progetto interviene su una collaborazione già avviata tra un ampio ventaglio di soggetti. La BFS ha promosso a partire dal settembre 2021 un progetto di rete interregionale su un'area vasta, comprendente le province di Pisa, Livorno, Lucca, Massa-Carrara e La Spezia, relativo al biennio 1920-1922, con lo scopo di lavorare sulla nascita dello squadrismo per riportare alla luce la “memoria dimenticata” del primo antifascismo. Il progetto, dal titolo «Fascismo e antifascismo nella Toscana nord-occidentale e nella Liguria orientale (1920-1922)», ha visto fino ad ora il coinvolgimento diretto e la partecipazione di un ampio numero di enti e associazioni territoriali: l’ANPI provinciale di Livorno, l’ANPI provinciale di Pisa, le sezioni ANPI di Lari (PI) e di Pietrasanta (LU), l’ANPPIA provinciale di Livorno, l’ANPPIA provinciale di Pisa, l'Associazione Buonarroti Toscana, l'Istituto storico della Resistenza apuana di Massa Carrara, l'Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea di Lucca, l'Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea di Livorno, l'Istituto storico della Resistenza di La Spezia, l'Istituto storico toscano della Resistenza e dell'età contemporanea di Firenze, il Museo della Resistenza di Fosdinovo (MS).
L'obiettivo è quello di avviare, nell’anno del centesimo anniversario della marcia su Roma, un percorso comune di ricerca e di iniziative tra gli istituti storici della Resistenza e le associazioni antifasciste dell'area della Toscana nord-occidentale e dello spezzino al fine di individuare una o più chiavi interpretative della genesi e dello sviluppo dello squadrismo antemarcia, la cui storia ha profondamente segnato quei territori e le rispettive popolazioni con una scia di violenze, di lutti e di distruzioni fino ad allora senza precedenti. I protagonisti della prima opposizione allo squadrismo fascismo sono stati una testimonianza viva e tragica di come quello scontro fu generato dalla stretta interconnessione della storia politica, sociale ed economica di un territorio ampio, non circoscrivibile alla sola dimensione provinciale.
L'importanza di un'analisi storica che comprenda un'area vasta composta dalle quattro province nord occidentali della Toscana e dall'area spezzina, nella quale individuare i forti legali economici e geopolitici, è stata segnalata da tempo4. I motivi di questo approccio risiedono sia nello studio dello sviluppo economico di quest'area considerata a volte «atipica» rispetto ad altri contesti regionali e nazionali, che in alcune caratteristiche sociali e politiche. Secondo Giorgio Candeloro questi aspetti «atipici» si ritrovano in territori come quello apuano che «al tempo stesso, per la posizione geografica e per effetto di vecchi e nuovi legami politici e culturali» manteneva forti legali e «intensi rapporti» con Pisa e Livorno e «attraverso la Lunigiana interna (Val di Magra)» con La Spezia fino all'Emilia occidentale5.
Uno sguardo allargato può essere poi utile per comprendere meglio il successivo radicamento del partito in quella che nel secondo dopoguerra sarà considerata, insieme all’Emilia-Romagna, una delle regioni più rosse d’Italia. Ernesto Ragionieri aveva già a suo tempo sottolineato come questo processo costitutivo si fosse realizzato riallacciandosi «a tendenze e tradizioni di più lunga portata del movimento operaio e popolare italiano», attingendo «alla sorgente plebea e libertaria del movimento operaio italiano, il che volle dire l’artigiano accanto all’operaio di fabbrica, il contadino emancipato e ribelle a fianco dell’ex ferroviere cacciato dal proprio luogo di lavoro. Perseguitato e pressoché immobilizzato nelle grandi città industriali, si arroccò con rinnovata tenacia, in alcuni piccoli centri dell’Emilia e della Toscana dove la tendenza moderna del socialismo si era innestata su ribellioni antiche»6. Non è difficile, ad esempio, per ciò che riguarda la storia del movimento operaio trovare le tracce di un rapporto costante e sinergico tra le diverse località: basta leggere le biografie di alcuni protagonisti della storia sindacale e politica per comprendere come le migrazioni per motivi di lavoro siano state accompagnate da migrazioni politiche che hanno contribuito a disegnare una mappa di esperienze comuni significative che hanno unito questi territorio per oltre un cinquantennio.
L’opposizione allo squadrismo diventa così una chiave originale per leggere su un’area vasta la nascita del comunismo italiano. Si veda un esempio tratto dal caso pisano: il primo congresso della Federazione provinciale pisana del Pcd’I si tenne il 27 febbraio 1921 in una sala della Camera del lavoro confederale di Pisa. Il responsabile della costituzione della federazione pisana, con il compito di censire i comunisti di ogni sezione e raccogliere le deleghe per il congresso, fu l'allora sindaco di Cecina (oggi provincia di Livorno), Ersilio Ambrogi. Ambrogi era stato oggetto della violenza squadrista il 4 e il 14 dicembre 1920, quando i fascisti, avvalendosi dell’aiuto di squadre provenienti da tutta la regione, avevano impedito l’insediamento del nuovo consiglio provinciale pisano eletto alle elezioni amministrative del novembre 1919, con l’obiettivo di impedire la nomina dello stesso Ambrogi a presidente della Giunta provinciale a maggioranza socialista.
Nei primi mesi del 1921 le squadre fasciste organizzate avevano dato inizio a una sistematica azione di devastazione con aggressioni nei confronti di militanti della sinistra, incendio di sezioni di partiti, di associazioni e camere del lavoro in tutta l’area vasta. La fondazione del Partito comunista va inserita organicamente in questo contesto. Nella stessa giornata della fondazione della federazione pisana, a Firenze i fascisti uccisero il sindacalista Spartaco Lavagnini, primo segretario della sezione fiorentina del Partito comunista d'Italia, episodio che scatenò la reazione delle forze di sinistra con la proclamazione dello sciopero generale. Nei giorni successivi all’episodio si registrarono gravi scontri armati tra fascisti, forze dell’ordine e antifascisti. Il 2 marzo Guido Buffarini Guidi, esponente di spicco del fascismo pisano e futuro Ministro dell’Interno della RSI, venne aggredito in Piazza dei Miracoli a colpi di rivoltella da alcuni sovversivi. A luglio si costituirono gli Arditi del popolo: furono 300 le adesioni a Pisa città e oltre 1.400 nella provincia con ben sei sezioni, numeri che fanno della provincia pisana dell’epoca una delle più organizzate d’Italia.
I comunisti furono parte fondamentale del moto di contrasto allo squadrismo fascista: se a livello ufficiale la prima posizione di partecipazione convinta al movimento degli Arditi del popolo cedette il passo alla ricerca di una strada organizzativa autonoma, molti militanti di base continuarono a militare nelle organizzazioni degli Arditi. Questo aspetto è emerso con tutta evidenza negli studi sulla situazione livornese portati avanti da anni da Marco Rossi e pubblicati dalle edizioni della stessa Biblioteca Franco Serantini7. Inoltre anche l'opposizione non inquadrata negli Arditi vide una diffusa presenza di comunisti, che insieme ai militanti socialisti e libertari furono le vittime predestinate della violenza politica squadrista in quanto organizzatori di base. Il recupero della memoria del primo antifascismo e dei luoghi che ancora oggi conservano tracce della storia delle violenze e degli assassini degli squadristi può servire a inquadrare la nascita del PCd’I e lo sviluppo del movimento comunista all'interno di un contesto e di una situazione estremamente conflittuale e complessa.
Un primo tentativo di mappare a livello di area vasta i luoghi della memoria del primo antifascismo è in corso d'opera da parte della rete sopra menzionata, i cui risultati provvisori si possono apprezzare nel blog in continuo ampliamento www.primoantifascismo.org. Attraverso questo sito, strutturato a prima vista in maniera usuale con una semplice georeferenziazione dei luoghi dove siano presenti lapidi e cippi delle vittime dello squadrismo nelle province di Pisa, Livorno, Lucca, Massa Carrara e La Spezia, si giunge a un secondo livello di approfondimento più sofisticato, che permette una navigazione tra più risorse online (per una descrizione dettagliata si rimanda alla parte 3 della presente relazione).
Si tratta di un lavoro in parte avviato, che va adesso perfezionato e migliorato, attraverso un'estensione della ricerca dei luoghi fisici della memoria e un più ampio utilizzo dello strumento web con cui mettere a disposizione della cittadinanza, attraverso la rete attiva degli enti e delle associazioni sopra menzionate (e altre che si potranno aggiungere in corso d'opera), la possibilità di conoscere la storia locale - su area vasta - del primo antifascismo, e al suo interno la presenza comunista e le connessioni con le altre famiglie politiche sovversive. Il presente progetto potrebbe permettere di dedicare un'attenzione specifica alla componente comunista, restituendola a una dimensione di area vasta e interregionale, nonché di gettare una luce inedita su questo aspetto originario della storia del Pci.
Persone, 1922-1944
Sempre in relazione all'esigenza di legare la storia del Partito comunista al più generale contesto storico, mettendo in risalto relazioni e rapporti oltre che continuità e discontinuità, si propone di approfondire un filone biografico dei singoli militanti, già avviato in maniera autonoma dalla BFS con una ricerca autofinanziata di cui sono apparsi solo i primi risultati8.
Il primo asse di lavoro, nel mettere al centro i luoghi legati alle vittime dello squadrismo, aveva già permesso di far emergere alcune figure poco note al di fuori delle circoscrizioni di appartenenza. È l'esempio di Gino Bonicoli, mezzadro comunista ucciso nelle campagne di Casciana Terme il 1° giugno 1922, accusato di provocare poiché si ostinava a portare un fiore rosso all'occhiello; i sicari fascisti che gli spararono vennero difesi in tribunale da Guido Buffarini Guidi e quindi assolti; solo nel dopoguerra la richiesta di giustizia da parte della comunità locale permise la riapertura del processo, le cui carte sono state oggetto di interessanti ricostruzioni a livello locale9.
Si tratta di umili figure di militanti di base, ma che erano estremamente rappresentative della composizione sociale della sezione pisana del Partito Comunista d’Italia. I primi comunisti pisani, con l’eccezione di Ersilio Ambrogi di professione avvocato, non furono intellettuali, uomini di spicco o ex dirigenti del partito socialista: il loro profilo era quello di semplici lavoratori, proletari, figli del popolo e soprattutto giovani e rurali. Per citare alcuni nomi del primo gruppo dirigente: Ruffo Malvezzi faceva il commesso, Carlo Cimini il barbiere, Roberto Ugo Barsotti il ferroviere, Guglielmo Taddei il meccanico, Zoraldo Frattini lo scultore.
I comunisti trovarono appiglio in quella parte di proletariato che, al di fuori di ogni dibattito e teoria, intendeva «fare come in Russia» e opporsi al fascismo. Delle 35 sezioni costituite da subito in provincia di Pisa, due erano urbane e 33 rurali con 846 iscritti e una fortissima presenza di gruppi giovanili. La schiacciante maggioranza di sezioni rurali indica con chiarezza la maggior diffusione dell’organizzazione comunista nei piccoli centri, caratteristica comune a molte altre province dell’Italia centrale e non solo.
Questo asse si propone una ricostruzione dettagliata delle biografie e delle traiettorie di vita dei primi militanti comunisti di base, a partire dall'analisi e dalla riproduzione dei fascicoli polizieschi presenti nell'Archivio centrale dello Stato di Roma, sia presso il Casellario Politico Centrale che presso i fondi della Polizia politica e del Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato. La BFS ha una solida esperienza alle spalle di ricerca e presentazione al pubblico di profili biografici di militanti attraverso piattaforme web. Al lavoro per la grande opera del Dizionario biografico degli anarchici italiani, curato da Maurizio Antonioli, Giampietro Berti, Pasquale Iuso e Santi Fedele con la collaborazione di oltre un centinaio di studiosi e ricercatori, italiani e non, è seguito poi il trasferimento in ambiente web di tutte le voci del dizionario, comprendendo in questa operazione non solo la scheda con il racconto della vita del “biografato” ma anche tutte le fonti di riferimento (archivistiche e bibliografiche), il georeferenziamento dei luoghi di nascita e l’aggiunta quando possibile anche di immagini. Varie biografie sono state corrette e integrate, altre sono state aggiunte, tra cui quelle del dizionario biografico degli anarchici calabresi curato da Katia Massara e Oscar Greco (Rivoluzionari e migranti. Dizionario biografico degli anarchici calabresi, Pisa, BFS, 2010). Il totale delle voci finora inserite è di oltre 3000, con diverse centinaia di immagini. Il risultato, Dizionario biografico online degli anarchici italiani, è disponibile sul sito della BFS10. Quest’asse di progetto si propone di avviare un percorso analogo per i comunisti pisani.
Il legame tra luoghi e persone, si avvarrebbe così di un inizio di dizionario biografico dei comunisti pisani, che si presenta come un laboratorio in progress da ampliare con altre province e altri periodi, ma anche un'ampia fonte di informazioni sugli archivi e i libri liberamente a disposizione di chiunque, cittadino e storico voglia conoscere da vicino la storia del primo comunismo attraverso i suoi protagonisti, noti e meno noti.
Va inoltre ricordato che la BFS, proprio in occasione del centenario della fondazione del Pci, ha avviato un’ampia raccolta di testimonianze, sia scritte che orali, tra gli ex militanti, ad oggi sono state raccolti oltre 70 racconti di vita che possono contribuire significativamente alla ricostruzione delle vicende del partito nel secondo dopoguerra.
Queste storie di vita saranno poi la base di ispirazione per alcuni monologhi e spettacoli teatrali da sviluppare insieme a realtà teatrali presenti sul territorio, con cui la BFS-ISSORECO vanta rapporti decennali.
Carte, 1944-1989
La provincia di Pisa ha rappresentato fino ad ora una mancanza nella mappatura degli archivi recuperati del Partito comunista. La ricognizione fatta dal progetto “Fonti per la storia del Partito comunista italiano”, già citato, segna per la Toscana solo fondi documentari disponibili a Lucca, Livorno, Poggibonsi, Grosseto, Firenze e Fiesole, senza riscontrare niente nella circoscrizione pisana.
Nell’ambito del progetto promosso dalla BFS in occasione del 100° anno dalla fondazione del Partito, è stata quindi avviata un’operazione ampia di individuazione e recupero dei nuclei documentali ancora esistenti relativi alla Federazione provinciale pisana e alle sezioni comunali. Il primo fondo acquisito riguarda proprio l’archivio della Federazione provinciale di Pisa, è stato ottenuto tramite la stipula di una convenzione nella forma di deposito cautelativo con la “Associazione democratici di sinistra”, a cui appartengono le carte. Il trasferimento è avvenuto nel gennaio 2021 dalla sede del Partito Democratico pisano di via Antonio Fratti alla sede della BFS-ISSORECO, dove è attualmente in fase di sistemazione e inventariazione. Grazie a un finanziamento MiBaCt ottenuto attraverso un bando pubblico per la «concessione di contributi a progetti riguardanti interventi da effettuarsi su archivi dei movimenti politici e degli organismi di rappresentanza dei lavoratori o di loro esponenti», è stato possibile iniziare il lavoro di sistemazione. Il fondo copre gli anni che vanno dal 1969 al 1991, è composto da 142 cartelle, registri e scatole con materiali su supporti speciali – nastri di registrazione, fotografie e altri materiali iconografici con particolari problemi di conservazione e di ordinamento. Il materiale documentario, per quanto cospicuo, non costituisce l’archivio completo; i documenti relativi al precedente periodo (1945-1968), a parte qualche raro caso, sono andati completamente perduti. La tipologia documentaria è coerente con quella che si riscontra abitualmente negli archivi dei partiti politici: corrispondenza, documenti manoscritti e dattiloscritti, appunti, relazioni di riunioni, di convegni, di congressi, ritagli stampa, giornali, unita a volte anche ad album di fotografie, alcune centinaia di fotografie sciolte, ciclostilati e opuscoli.
È stata fatta una schedatura sommaria della documentazione: atti di conferenze e congressi, fogli sciolti, documenti, fascicoli, registri, fotografie. È stata dunque predisposta una scheda informatica con l’indicazione di dati archivistici essenziali quali il titolo originale o un titolo provvisorio, gli estremi cronologici, l’oggetto, la descrizione fisica e una descrizione sommaria del contenuto, la tipologia ed altri dati invece utili nelle fasi successive del lavoro di ordinamento e inventariazione: numero provvisorio dell’unità archivistica, note e un campo indice per nomi di persone e istituzioni. La versione informatizzata è stata inserita sul sito della biblioteca (https://www.bfscollezionidigitali.org) utilizzando il software Archiui, uno strumento che offre dei tracciati compatibili con gli standard nazionali e internazionali, quali ISAAR, ISAD(g), ICCD, Dublin Core, VIAF, FOAF ecc., e con possibilità di esportazione del contenuto in formati di interscambio accessibili a lungo termine, come l’EAD3. Il sistema permette ovviamente anche l’interoperabilità verso SIUSA, SIAS e il SAN. L’inventario sarà reso pubblico prossimamente.
A questo primo nucleo documentale si sono aggiunte altre due acquisizioni, entrambe effettuate nel dicembre 2021: le carte della sezione del Pci di Fornacette, contenenti soprattutto materiali dagli anni ‘70 ai primi anni ‘90, ma anche importanti reperti anteriori come le rubriche degli iscritti degli anni ‘40 e dei primi anni ‘60 e ulteriore documentazione; le carte della sezione del Pci di Santa Croce sull'Arno, con una consistenza e periodizzazione analoga. Ulteriori documenti sono stati infine reperiti in fondi privati, come le carte donate da Filippo Motta appartenenti ai genitori, Giuseppe Motta e Lilli Borri, in cui sono state rinvenute le circolari emanate dalla Federazione pisana del Pci dal 1944 al 1945.
Questo asse del progetto ha lo scopo di completare il lavoro di inventariazione e messa online degli strumenti di ricerca per permettere una più ampia consultazione della documentazione del Pci pisano. Si rende evidente una necessaria ulteriore connessione con altri fondi archivistici presenti presso la BFS e riguardanti l’attività di organizzazioni, personalità e partiti tra anni ‘50 e anni ‘80.
Note:1 Silvio Pons, I comunisti italiani e gli altri: visioni e legami internazionali nel mondo del Novecento, Torino, Einaudi, 2021.
2 Si veda il progetto “Fonti per la storia del Partito comunista italiano”: https://www.archivipci.it/
3 Arlette Farge, Le goût de l’archive, Paris, Seuil, 1989.
4 Si veda il convegno di studi organizzato dal Centro studi classi subalterne Toscana Nord-Occidentale nell'ottobre 1981, i cui atti poi sono stati raccolti nei «Quaderni del Circolo Rosselli», n. 5: Il movimento operaio e socialista nella Toscana Nord-Occidentale 1870-1922, a cura di Carla Sodini, Firenze, La Nuova Italia, 1982.
5 Giorgio Candeloro, Prefazione, pp. v-ix, a Lorenzo Gestri, Capitalismo e classe operaia in provincia di Massa-Carrara. Dall'Unità d'Italia all'età giolittiana, Firenze, Leo S. Olschki, 1976.
6 Tommaso Detti, Prefazione, in Paola Consolani, Erica Dozza, Roberta Gilardenghi, Giovanni Gozzini, La formazione del Partito comunista in Toscana (1919-1923). Elementi di una ricerca, Firenze, Istituto Gramsci - Sezione Toscana, 1981, p. xv.
7 Marco Rossi, Livorno ribelle e sovversiva. Arditi del popolo contro il fascismo 1921-1922, Pisa, BFS, 2012 (con una nuova edizione riveduta e ampliata nel 2013); Id., La battaglia di Livorno. Cronache e protagonisti del primo antifascismo (1920-1923), Pisa, BFS, 2021.
8 Massimiliano Bacchiet, Le origini del Partito Comunista d’Italia nella provincia pisana. Lineamenti di una storia, in «ToscanaNovecento. Portale di storia contemporanea», consultabile al seguente URL:
http://www.toscananovecento.it/custom_type/le-origini-del-partito-comunista-ditalia-nella-provincia-pisana/
9 Francesco Turchi, Gino Bonicoli. Morte di un mezzadro, Bagni di Casciana 1 giugno 1922, Pontedera, Tagete edizioni, 2015.
10 https://www.bfscollezionidigitali.org/collezioni/6-dizionario-biografico-online-degli-anarchici-italiani
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