VINAZZA, Aldo
Intestazione di autorità
- Intestazione
- VINAZZA, Aldo
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Genova
- Data di nascita
- 26/01/1926
- Luogo di morte
- Genova
- Data di morte
- 02/03/1995
Attività e/o professione
- Qualifica
- Operaio poi sindacalista
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
Nasce a Genova il 26 gennaio 1926 da Aurelio e Delfina Iori, operaio meccanico, poi funzionario sindacale. La famiglia di estrazione operaia è la sua incubatrice per l’apprendistato alla vita politica, frequenta le scuole fino al 2° avviamento professionale per poi dovere abbandonare lo studio per andare a lavorare come operaio in fabbrica (Lettera di A. Vinazza a P.C. Masini, Genova Sestri 8 agosto 1973) al “proiettificio” dell’Ansaldo Fossati di Sestri Ponente, dove conosce altri lavoratori di sentimenti antifascisti e rivoluzionari. V. dirà di se stesso qualche anno dopo: «Quale mestiere ho io? Con precisione nessuno. Sono montatore navale, fucinatore, autista, venditore ambulante, radiotelegrafista (molto giù di corda, però), manovale, dattilografo. Non ho nessun mestiere vero e proprio, anche se so fare un sacco di cose a metà. È il risultato della guerra e della disoccupazione che imperversa in Italia. Il 90% della gioventù (dai 14 ai 30 anni è nelle mie stesse condizioni). Attualmente sono impiegato alla Camera del lavoro “Bourse du Travail” di Genova Sampierdarena (della Confederazione Generale Italiana del Lavoro). E precisamente al Sindacato Provinciale Facchini di Genova, segretario del quale è un compagno (Bianconi Marcello) “generico”, abbastanza vicino a noi, anche se non ideologicamente. Faccio questo lavoro dal gennaio 1953, dopo essere stato per 5 anni quasi continuamente disoccupato» (Lettera di A. Vinazza a S. Angelini, 9 febbraio 1954). L’impegno sindacale caratterizzerà sempre la vita di V. fin dai suoi primi esordi nel campo politico: nel 1952 è membro del direttivo provinciale della filea (edili), del direttivo sezionale di Sestri, sempre della filea, e della commissione giovanile (Lettere di A. Vinazza a P.C. Masini, 30 giugno e 9 dicembre 1952). In precedenza V., nonostante la giovane età, è stato un militante antifascista durante gli scioperi della primavera del 1943 e con l’inizio della Resistenza partecipa all’attività clandestina presso l’azienda in cui lavora, dove esiste un cln di cui fanno parte due militanti del gruppo sindacalista rivoluzionario. Nel 1945 aderisce al gruppo giovanile libertario di Sestri Ponente ‒ città nella periferia genovese dove da sempre esiste una forte tradizione libertaria e rivoluzionaria ‒ e inizia a collaborare al giornale «L’Amico del popolo», e nel 1949 a «Umanità Nova» con la rubrica «Rilievi». Una sua rubrica analoga sarà pubblicata anche su «Inquietudine», rivista ciclostilata edita dalla Gioventù anarchica ligure, pubblicata tra il 1949 e i primi mesi del 1950. La rivista, che ha in V. uno dei suoi principali animatori e sostenitori, nasce col proposito di dialogare con i giovani con i quali l’anarchismo di quegli anni non sempre riesce a confrontarsi (La Redazione, Risposta di chiarimento, aprile 1949, p. 18). Al congresso della Federazione anarchica ligure, tenutosi a Pontedecimo nel marzo 1950, la Commissione di corrispondenza è assegnata a V. e al gruppo dei suoi giovani compagni. Sostenitore della necessità per gli anarchici di partecipare attivamente alla vita del movimento operaio e ai suoi organismi sindacali, è anche fautore della priorità per gli anarchici di darsi un’organizzazione politica. Conosciuto Masini alla fine del 1948 è tra i militanti genovesi che condividono le scelta, dopo il Terzo congresso nazionale della fai (Livorno, 1949), di rinnovare l’anarchismo con un nuovo progetto politico e a tal fine aderisce alla costituzione del Gruppo d’iniziativa per un movimento “orientato e federato” e diffonde il periodico «L’Impulso». V. interviene più volte nel dibattito seguito al congresso di Livorno sui giornali libertari sostenendo la proposta di un’organizzazione specifica libertaria con una «funzione di guida» nei conflitti sociali e della presenza attiva negli organismi sindacali (Non marxismo ma anarchismo, «Era nuova», 15 luglio 1950, p. 2). In particolare V. sostiene una decisa polemica con Failla e Strinna, che sulle pagine di «Umanità nova» di Roma e «Era nuova» di Torino criticano le sue posizioni politico/idelogiche ([A. Failla], Non marxismo, ma Anarchismo, «un», 23 luglio 1950, p. 2; G. Strinna, Funzione dell’anarchismo nella lotta sociale. Risposta ad A. Vinazza, «Era nuova», 1 agosto 1950, p. 3). V. rivendica «la lotta di classe» come scelta prerogativa essenziale per gli anarchici contrapposta alla visione «umanista» di Failla difendendo la centralità, nella pratica libertaria, della funzione dell’organizzazione: «la classe operaia e contadina dovrà lottare guidata e diretta dalla minoranza rivoluzionaria e cosciente e, aggiungo organizzata» dagli anarchici (Chiarificazione, «Era nuova», 1° settembre 1950, p. 2.). V., dunque, aderisce con entusiasmo e forza di volontà, non lesinando energie intellettuali e fisiche, al Gruppo d’iniziativa, in particolare al collettivo di studio da questi promosso nell’estate del 1950 (Corrispondenze, «Cantiere» bollettino bimestrale del collettivo di studio, ottobre-novembre 1950, p. 5) dimostrando interesse per la storia politica ed economica. V. è in questo periodo, insieme a Masini, Cervetto e Parodi, uno dei principali protagonisti della nascita dei gaap e per questo progetto cura in modo particolare i rapporti con tutti i militanti interni ed esterni alla rete comunista libertaria. Nel dibattito sviluppatosi all’interno del Gruppo d’iniziativa, durante i mesi della primavera e estate del 1950, V. si richiama alla necessità di non «abbandonare la strada dell’anarchismo», magari rinnovando e adeguandone il «tessuto tattico ed organizzativo», nei confronti di chi, come Cervetto, già parla esplicitamente di abbracciare il marxismo rivoluzionario (Lettera di A. Vinazza a A. Cervetto, Genova Sestri 18 aprile 1950). È tra i protagonisti della Prima conferenza nazionale (Genova-Pontedecimo, 1951) e nell’occasione è nominato membro del Comitato nazionale ricoprendo di fatto l’incarico di segretario dello ufficio di corrispondenza, un impegno che manterrà con dedizione, con grande dispendio di energie psico-fisiche e cura scrupolosa fino al termine, nell’aprile del 1957, dell’esperienza politica dell’organizzazione dei comunisti libertari. In questi anni collabora a «Il Libertario» di Milano con cronache relative alla politica internazionale e del mondo del lavoro (Vittorie e sconfitte elettorali ugualmente nefaste per i lavoratori, 13 giugno 1951, p. 2). Durante l’estate e l’autunno del 1951 è particolarmente attivo nella Campagna nazionale per il Terzo fronte, promossa dall’organizzazione raccogliendo adesioni e mantenendosi in relazioni con gruppi e individualità sparse su tutto il territorio nazionale. Nella preparazione della Seconda conferenza nazionale V. – dopo un anno di intenso lavoro alla «segreteria» del Comitato nazionale – presenta un rapporto nel quale sollecita i militanti a curare con maggiore attenzione il lavoro di propaganda e di proselitismo con il coordinamento, una maggiore efficacia nell’azione di propaganda con una politica intelligente di «diffusione e penetrazione, in sempre più ampi strati operai, contadini, intellettuali», delle idee e delle campagne politiche dell’organizzazione comunista libertaria (Aspetti del lavoro di massa, «imp», 15 maggio 1952, p. 2). Va inoltre ricordato, tra i diversi impegni che ha mantenuto nei mesi precedenti, quello di sostegno alla segreteria nazionale del cds. Infatti, il convegno nazionale del 2-3 giugno 1951 dei suddetti comitati aveva nominato nella nuova segreteria composta da otto membri anche V. e Parodi, militanti dei gaap. Anni dopo ricorderà questo impegno in una lunga lettera a Carlizza nella quale coglie, uno in particolare, degli elementi di criticità che hanno contraddistinto l’azione libertaria nelle attività sindacali, e cioè la mancanza del supporto di un’organizzazione politica: «L’esperimento dei cds ha dimostrato che l’azione sindacale deve avere il supporto dell’azione e della dottrina politica (del partito). Il movimento anarchico si è dilaniato per anni attorno al dilemma: agire o non agire nel Sindacato. Il risultato è stato la provvisorietà, l’empirismo, il dilettantismo. Alla fine, l’incapacità di lasciare un segno visibile all’interno del movimento operaio. Abbiamo imparato anche che non si può fare “sindacalismo” fine a se stesso, che le nostalgie dei vecchi compagni sindacalisti (della ex usi) non avevano forza sufficiente per mantenere in piedi una struttura qual era quella dei cds. Una struttura valida sol che avesse avuto l’appoggio di tutto intero il movimento e con esso la capacità di farsi elemento catalizzatore per altre forze sensibili al messaggio classista e libertario dei cds medesimi». (Lettera di A. Vinazza a L. Carlizza, Genova 6 giugno 1976 in Cervetto/Carteggio 25, pp. 1180-1183). Al termine della Seconda conferenza nazionale (Firenze, 1952), V. è incaricato nuovamente del lavoro della segreteria dell’organizzazione e nominato membro del Comitato nazionale. Tra l’autunno del 1952 e gran parte del 1953 all’interno dei gaap si apre un confronto sulla natura dell’urss e sul suo ruolo imperialistico, questo confronto, che riguarda in particolare Masini e Cervetto, è ben presto allargato ad altri militanti tra i quali Filosofo e lo stesso V. Uno dei momenti culminanti del confronto avviene durante il Comitato nazionale del 26 ottobre 1952, a Genova-Nervi, e in quest’occasione V. si schiera con Cervetto dichiarando di non credere che l’urss sia su una «posizione di guerra», e sottolineando come «le contraddizioni nel blocco occidentale» siano molto «più marcate e profonde», rispetto a quello che pensa Masini, e di come i capitalisti occidentali non seguano pedissequamente la politica americana (Lettera di A. Vinazza a P.C. Masini, Genova Sestri 20 ottobre 1952). Nel frattempo, al termine del 1952, viene licenziato dalla fabbrica e dopo un lavoro da ambulante, è assunto, grazie al sostegno di Marcello Bianconi, alla segreteria del sindacato facchini cgil di Genova. In questo periodo, V. condivide la scelta dell’organizzazione di allacciare rapporti con altre componenti della sinistra rivoluzionaria e a questo scopo egli stesso avvia rapporti con esponenti bordighisti, trockisti e socialisti indipendenti come Guelfo Zaccaria. Sul piano personale, in questo anno V. accentua il suo distacco dalla radice libertaria per avvicinarsi sempre più a quella marxista. È lo stesso militante genovese a ricordarlo, la scelta avviene dopo un’approfondita lettura della biografia di Marx scritta da Mehring nella quale: «ritrovai me stesso ed i problemi dottrinali che mi avevano assillato negli anni di lotta contro il nullismo e l’individualismo degli anarchici» (Cit. in Lettera di A. Vinazza a A. Peregalli, Genova 17 marzo 1979, in Cervetto/Carteggio 25, p. 1186). È presente alla Terza conferenza nazionale (Livorno, 1953) come alla Quarta (Bologna, 1954), nelle quali è sempre confermato nell’incarico di responsabile della segreteria organizzativa e membro del Comitato nazionale. Nel giugno del 1954 dovrebbe rappresentare i gaap alla Conferenza internazionale di Parigi, nella quale viene fondata l’icl, ma non riesce a partire per la mancata concessione del passaporto da parte della Questura genovese. L’organizzazione italiana sarà rappresentata nell’occasione da Ferrari e Filosofo. Successivamente V., insieme a Ferrari, in rappresentanza dei gaap con delega anche dell’uag (Unione anarchica giuliana) parteciperà alla riunione del Consiglio dell’icl, che si svolge il 1° settembre 1955 a Salins-les-Bains, nel Giura francese. Alla Quinta conferenza nazionale (Pisa, 1955) è riconfermato nel Comitato nazionale. L’anno successivo rappresenta i gaap al congresso nazionale della fcl francese (28-30 maggio 1955), l’assise approva «a grande maggioranza» una partecipazione «condizionale» alle elezioni politiche, quando esistano reali condizioni per l’elezione di rappresentanti operai rivoluzionari. La scelta di partecipare alle elezioni da parte dei francesi viene interpretata da V. soprattutto nell’ottica del sostegno alla battaglia anticoloniale algerina, come riporta in una corrispondenza a Masini di qualche giorno dopo il suo ritorno a Genova: «Penso che la fcl debba forzatamente “correre” (continuare la corsa alla conquista degli ambienti nord africani) in quella direzione, e correre più velocemente dei trotskisti, ad esempio (anch’essi perseguitati, anche se non contano nulla numericamente, e per di più sono divisi in una infinità di frazioni, gruppi e gruppetti: più staliniani degli staliniani, staliniani critici, un po’ più critici, ecc.), e concretizzare l’attività degli ultimi anni in una affermazione elettorale clamorosa anche se elettorale, sia sfruttando la popolarità che si è conquistata fra i nord africani, sia l’appoggio dei dirigenti del mna. O questo o tagliarsi fuori continuando a girare in un attivismo inconcludente in un certo senso». (Lettera di A. Vinazza a P.C. Masini, Genova Sestri 12 giugno 1955). Sarà poi V. su «L’Impulso», a seguire l’evolversi della situazione francese rivedendo anche le proprie posizioni e richiamando l’attenzione dei militanti sugli errori commessi in Francia. Infatti, a fronte dell’insuccesso elettorale della fcl nel gennaio del 1956, V. sottolinea che l’organizzazione consorella non è stata capace di interpretare e captare la protesta operaia e quella dei lavoratori nordafricani (In Francia. Per un fronte operaio che arresti la fascistizzazione, 29 febbraio 1956, p. 1). Nelle sue molteplici attività V. si veste anche da “ricercatore” di storia quando, durante il 1955, in occasione del decennale della Resistenza e della fine della guerra, cura un numero de «L’Impulso» quasi interamente dedicato all’argomento («imp», 15 aprile 1955). Nelle intenzioni di V. vi era anche il progetto di trasformare questa prima ricerca in uno un vero e proprio “saggio storico” per salvaguardare la memoria e la storia degli anarchici nella lotta antifascista e resistenziale ma gli impegni non glielo permetteranno. Resta però il fatto che quel lavoro pionieristico è uno dei pochi che in quegli anni vengono alla luce, e comunque verrà completato dalla ricerca scientifica molti anni più tardi. In questo periodo V. ha anche il delicato incarico di avviare i primi rapporti e incontri tra i gaap e i gac guidati da Seniga nel proposito di trovare un terreno comune di collaborazione politica. Il lavoro svolto in tal senso da V. è notevole e contribuisce ad avvicinare le due organizzazioni tanto da far balenare nel militante genovese la possibilità di una nuova organizzazione rivoluzionaria alla sinistra dei partiti istituzionali (pci e psi). Scrive V. che se le distanze e i pregiudizi non fossero un ostacolo tra le diverse «minoranze della sinistra», questo potrebbe essere il «momento propizio per una “costituente” marxista» (Minuta della lettera di A. Vinazza a G. Seniga, Genova Sestri 26 marzo 1956). Va ricordato che dall’inizio di quell’anno il quadro politico nazionale e internazionale si è messo in movimento: l’ambiente comunista è stato spiazzato dalle conclusioni del xx Congresso del pcus e le ripercussioni interne al pci iniziano a farsi sentire, poi nell’estate arrivano anche le notizie delle proteste operaie in Polonia a rinsaldare, nei militanti rivoluzionari, la speranza di poter avviare un processo critico di presa di coscienza e di riorganizzazione delle file del movimento operaio capace di incrinare il monopolio e l’egemonia del partito staliniano in Italia. Tutta l’estate del 1956 è un periodo nel quale V. si dà anima e cuore per trovare una quadra tra l’azione promossa dai gaap e i gruppi guidati da Seniga, un lavoro che ottiene un primo risultato dopo poco tempo. A metà di giugno, esce con la collaborazione di entrambi i gruppi, il nuovo giornale «Azione comunista» con una alta tiratura e distribuito in buona parte d’Italia. Alla Sesta conferenza nazionale (Milano, 1956) V. approva il cambio di denominazione dell’organizzazione in Federazione comunista libertaria, ribadendo nella sua relazione sullo stato dell’organizzazione la necessità, visto il particolare momento storico, di stringere i rapporti con le altre componenti della sinistra rivoluzionaria allo scopo di costituire un inedito e nuovo partito unitario di classe (A. Vinazza, Relazione d’organizzazione, Sesta Conferenza nazionale, Milano 13-14-15 ottobre 1956). Nell’occasione è eletto nel Comitato nazionale. Alla fine di ottobre V., sull’onda delle notizie drammatiche che giungono dall’Ungheria e dalla Polonia, indirizza a Seniga una lettera personale – ma nella sostanza condivisa anche da molti altri militanti della fcl – nella quale lo invita ad accelerare i tempi dell’unificazione e creare «un’alternativa» perché i recenti fatti nei Paesi dell’Est «stanno svelando la vera faccia dei governi operai» e creando molto disorientamento tra la classe lavoratrice. Attendere i risultati «scontati» del congresso del pci, continua il militante ligure, servirebbe solo a dar tempo alla burocrazia di riprendersi e permettere a psi e psdi di trarre un beneficio politico dalla situazione. Il primo passo, secondo V., potrebbe essere quello di costituire un «comitato d’iniziativa» e stilare un manifesto diretto agli operai, da diffondere a livello nazionale. Infine, V. accenna alla possibilità che Cervetto si rechi a Milano in veste «ufficiale» in rappresentanza della fcl, per discutere della questione e dell’idea di un incontro «ufficiale» esteso anche ai gcr di Maitan e al pcint di Damen (Minuta della lettera di A. Vinazza a G. Seniga, Genova Sestri, 26 ottobre 1956). Tra i vari militanti dell’organizzazione, V. sembra quello che sente con maggior urgenza la necessità di un confronto serrato tra le diverse componenti della sinistra rivoluzionaria italiana e se ne fa portavoce tramite una lettera, indirizzata a Masini e Cervetto, nella quale affronta la questione dell’ipotesi di un’iniziativa – di cui ormai nell’organizzazione si parla da mesi – per un processo di unificazione dei diversi soggetti politici. Scrive V., informando i due amici, che lo stesso giorno ha scritto personalmente a Seniga e che «in sede di Conferenza nazionale, e sino ad ieri, mi pare fosse idea comune che l’eventuale integrazione avrebbe dovuto realizzarsi immediatamente dopo il Congresso del pci», ma l’andamento della situazione internazionale impone in quel momento una accelerazione «se non vogliamo “perdere l’autobus”» perché, se ancora per qualche mese non venisse avviato questo progetto, con un movimento operaio così debole c’è il rischio di agevolare un’egemonia socialdemocratica e quindi «il momento sarebbe propizio per lanciare “l’alternativa” rivoluzionaria. Non per i risultati immediati, ma per la qualificazione conseguente all’ingresso nella vita politica di una nuova organizzazione». Sollecita infine, in accordo con Parodi, di scrivere ufficialmente a Seniga «tanto più che anch’essi sono ormai convinti che dal Congresso del pci non uscirà altro che una riconferma delle “vie italiane”» al socialismo tanto care a Togliatti (Lettera di A. Vinazza a P.C. Masini e A. Cervetto, Genova Sestri 26 ottobre 1956). È con questo spirito che V. partecipa alla manifestazione del 16 dicembre 1956 indetta gac, dal pcint, dai gcr e dalla fcl – che si tiene a Milano al Cinema Dante, poco dopo la tragica esperienza della rivolta ungherese – per l’unità delle forze rivoluzionarie di sinistra. Il successo di partecipazione, soprattutto per la presenza di molti militanti della fcl, che sicuramente è tra le organizzazioni più numerose, fa “esultare” V. che ancora di più si getta nel lavoro intenso di relazioni e di attività senza apparentemente accorgersi delle profonde differenze teoriche e di metodo presenti tra i diversi promotori della iniziativa milanese. Il 30 dicembre 1956, insieme a Cervetto, partecipa a un incontro a Nizza con Fontenis, è l’ultimo incontro dell’icl, che con la scomparsa della fcl italiana e la dissoluzione di quella francese, cesserà le proprie attività nella primavera del 1957. V. condivide, infine, la scelta della fcl di accelerare la stretta collaborazione con i gac. Non partecipa alla Settima conferenza nazionale (Genova, 1957) a causa di un attacco influenzale ma condivide la mozione conclusiva nella quale viene decisa la fusione dell’organizzazione insieme ai gruppi suddetti con la costituzione del msc. Nella conferenza V. è nominato membro della commissione per la cura dei dettagli pratici della confluenza della fcl nel movimento unificato. V., che ormai si considera a tutti gli effetti un marxista, scriverà a Fabio Bazzanella: «Sinceramente debbo dirti che ormai non mi sento più né anarchico né libertario. A Milano ho potuto leggere e discutere parecchio e sono arrivato alla conclusione che punto di approdo per dei rivoluzionari non possa essere che la concezione materialistica della storia, in una parola il marxismo. L’opposizione nella fai, i gaap, la fcl, sono tutte tappe che vedo ora come “momenti” di tutto un processo di maturazione verso una più completa e scientifica concezione del mondo» (Lettera di A. Vinazza a F. Bazzanella, Genova Sestri 12 gennaio 1959, in Cervetto/Carteggio 25, pp. 16-18). In un suo successivo appunto ricorderà in merito alla conclusione dell’esperienza della fcl: «finalmente ci siamo anche spogliati della ormai formale etichetta libertaria!» (Cit. in Lettera di A. Vinazza a A. Peregalli, Genova 17 marzo 1979, in Cervetto/Carteggio 25, p. 1187). Poco dopo V. lascia il suo lavoro di funzionario sindacale cgil e, su invito di Masini e Seniga, si trasferisce a Milano per curare la redazione e l’amministrazione del giornale «Azione comunista» e vi rimane fino all’inizio del 1959. Durante l’estate del 1957 ‒ quando aveva iniziato a manifestarsi in maniera netta il dissenso tra il gruppo ligure guidato da Cervetto-Parodi e il Centro nazionale, in particolare con Masini ‒ V. cerca di mediare con l’intenzione di trovare una soluzione che mantenga l’unità del movimento: «Occorre in ogni modo curare che questa posizione estremizzata non venga ad ulteriormente accentuare certi atteggiamenti di aristocraticismo intellettuale che affiorano particolarmente in Cervetto» (Lettera di A. Vinazza a P.C. Masini, 7 settembre 1957). V. successivamente, in una nuova lettera sempre a Masini, del 16 ottobre, esprime nuove perplessità e critiche alle posizioni assunte da Cervetto e dal suo gruppo. V. partecipa attivamente alla vita del msc e sarà presente al Primo convegno nazionale (Livorno, 1957), come a quello interregionale di Genova (5 ottobre 1958) dove, su proposta del Gruppo “Roma centro”, viene deliberata la “censura” delle attività del Centro nazionale di Milano (Seniga-Masini). V. sottoscrive la risoluzione finale del convegno nella quale si accusano Seniga e Masini di aver dato un indirizzo «opportunistico» al Centro nazionale e concesso l’appoggio «a certe correnti e gruppi autonomisti e revisionisti operanti nel psi nella prospettiva dell’unificazione socialista». In seguito, in una lettera personale a Masini del 13 gennaio 1959, V. gli esprime il disappunto e il rammarico per quella sua scelta di entrare nel psi. Quando poi sarà resa pubblica l’espulsione di Masini dal msc e quando Seniga, in via precauzionale, porta via dalla redazione del giornale indirizzari e quant’altro, materiali che fanno parte della segreteria in cui lavora il militante genovese, lo stesso ne rimane sconvolto ed è colto da un collasso nervoso, finendo in ospedale. Uscito dalla convalescenza, V. torna a Genova dove riprende a lavorare al sindacato facchini della cgil, ma nel frattempo la situazione locale è profondamente cambiata: Marcello Bianconi, il suo punto di riferimento nel sindacato, scompare in autunno e V. senza più il suo appoggio viene subito allontanato dall’incarico sindacale e fatto segno di una calunniosa campagna politica del pci, che non gli perdona le sue scelte politiche antistaliniste (Lettera di A. Vinazza a P.C. Masini, 28 settembre 1961). La sua vita in questo periodo è attraversa dall’incertezza e da gravi problemi di salute, all’inizio del 1961 è nuovamente ricoverato per molti mesi in ospedale. In suo aiuto accorrono i vecchi amici, ma le difficoltà inducono lo sfiduciato V. a lasciare la politica attiva. Già in una lettera a Fontenis aveva espresso la propria delusione sull’andamento politico del progetto msc e che «fusioni, confluenze, “mariages” effettuati solo sulla base di vaghe identità di posizioni in campo politico», erano inevitabilmente «destinati al fallimento» (Lettera di A. Vinazza a G. Fontenis, Milano 22 novembre 1958). Nell’autunno del 1961 riprende l’attività sindacale ma nel Sindacato autonomo facchini della uil e l’anno successivo in una lettera a Masini fotografia la sua situazione: «Io non faccio più niente, politicamente. Sono sempre alla uiltat e, in verità, è già fin troppo quella. Qualche volta vedo Parodi (è sposato e ha una bambina) e Cervetto (settimanalmente vado a Savona per conto della uil per aiutare la riorganizzazione della locale federazione provinciale degli ausiliari del traffico). Ma fanno ben poco, almeno mi pare. Cervetto continua a vendere libri e a fare il teorico. Ho l’impressione che anche i residui pezzi di Azione Comunista stiano cadendo gradualmente, come del resto molte altre cose, politicamente parlando.» (Lettera di A. Vinazza a P.C. Masini, Genova Sestri 13 settembre 1962). V. poi, comunque nonostante le sue perplessità sarà presente al Terzo convegno del msc (Genova, 1963). Dopo la nascita nel 1965 di «Lotta Comunista», riprende i contatti con i vecchi “compagni di fede”, come Cervetto e Parodi, collaborando saltuariamente al periodico omonimo, con lo pseudonimo di Aldo Genovese, su temi politico-sindacali. Sue corrispondenze sono rintracciabili nello stesso periodo anche su «Battaglia comunista» diretta da Damen. Riprende poi i rapporti epistolari con alcuni dei compagni come Fortichiari e Masini. Con il primo sarà chiamato ad agevolare i rapporti tra Lotta comunista e i diversi spezzoni del bordighismo, nel tentativo un po’ velleitario di unire, viste le differenze di base, le diverse correnti del marxismo-leninismo rivoluzionario in un unico progetto (cfr. le varie lettere tra Vinazza e Fortichiari pubblicate in Cervetto/Carteggio 25, pp. 1155-1179); con il secondo ricorderà con nostalgia «gli anni di azione e di studio, da Montalto di Castro a Milano» non ritenendoli inutili affatto anche se la conclusione non ha soddisfatto nessuno (Lettera di A. Vinazza a P.C. Masini, 20 maggio 1972). Il rapporto con Masini – come con altri ex militanti dei gaap – continua negli anni. V. nel 1974 è socio della Biblioteca M. Nettlau, fondata dallo storico toscano a Bergamo nel 1969 e alla fine degli anni Settanta aiuta il giovane studioso e militante Arturo Peregalli nelle sue ricerche sulle “dissidenze comuniste” negli anni Cinquanta. Nei primi anni Ottanta è nominato segretario regionale della uil trasporti, un incarico che lo premia di tanti anni di sacrifici e del suo lavoro, un impegno che permetterà una crescita significativa del sindacato di categoria. Alla fine del decennio lascia l’incarico e va in pensione. Muore a Genova il 2 marzo 1995. (F. Bertolucci).
Fonti
Fonti: Archivio centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale di Pubblica sicurezza, Divisione Affari Riservati, Categorie annuali, 1957-1960, b. 73, f. 103; Archivio centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale di Pubblica sicurezza, Divisione Affari Generali, 1954, b. 18; Archivio A. Cervetto, Fondo Vinazza, Savona; Archivio Biblioteca Franco Serantini, Carte GAAP, Comitato nazionale dei GAAP; Archivio Biblioteca Franco Serantini, Carte P.C. Masini, Corrispondenza; Comune di Genova, Anagrafe; Carte B. Fortichiari; Internationaal Instituut voor Sociale Geschiedenis – Amsterdam, Fondo Fedeli, Appunti su Conferenza gaap del febbraio 1951, b. 4; «Biblioteca Max Nettlau», bollettino, n. 5, gennaio 1974, p. 4.
Bibliografia: A. Peregalli, Le dissidenze comuniste tra Lenin e Mao. “Azione Comunista” (1956-1965), “Classe”, giugno 1980, pp. 137-151; Pier Carlo Masini. Un profilo a più voci, «Bergomun», n. 3, 2001, ad indicem; L. Pisani, Aldo Vinazza, in Dizionario biografico degli anarchici italiani, 2 tomi, Pisa, BFS, 2003-2004, 2004, t. 2, p. 684-85; Pier Carlo Masini: impegno civile e ricerca storica tra anarchismo, socialismo e democrazia, a cura di F. Bertolucci e G. Mangini, Pisa, BFS, 2008, pp. 30-46; G. La Barbera, Lotta comunista: il gruppo originario 1943-1952, Milano, Lotta comunista, 2012, ad indicem; P. Iuso, Gli anarchici nell’età repubblicana: dalla Resistenza agli anni della Contestazione 1943-1968, Pisa, BFS, 2014, ad indicem;G. La Barbera, Lotta comunista: verso il partito strategia 1953-1965, Milano, Lotta comunista, 2015, ad indicem;G. La Barbera, Lotta comunista: il modello bolscevico 1965-1995, Milano, Lotta comunista, 2017, ad indicem; A. Cervetto, Opere 23. Carteggio 1948-53, Milano, Lotta comunista, 2018, ad indicem; A. Cervetto, Opere 24. Carteggio 1954-58, Milano, Lotta comunista, 2019, ad indicem; A. Cervetto, Opere 25. Carteggio 1959-65, Milano, Lotta comunista, 2019, ad indicem.