Gruppi anarchici azione proletaria
Tipologia Ente
- GAAP (sigla/acronimo)
Intestazione di autorità
- Intestazione
- Gruppi anarchici azione proletaria
Sede
- Denominazione
- Italia
Date di esistenza
- Data di istituzione/costituzione
- 1947-01-01
- Note
- 1947
- Data di soppressione/cessazione
- 1958-12-31
- Note
- 1958
Natura giuridica
- Qualifica
- Partito politico, organizzazione sindacale
- Qualifica
- Privato
Storia istituzionale
- La storia dei GAAP prende le mosse dalla crisi politica della FAI che si manifesta nel 3° congresso nazionale che si svolge a Livorno dal 23 al 25 aprile 1949. Il congresso ha il compito di definire il ruolo degli anarchici sia nel contesto italiano, di fronte all’egemonia politica e sociale della DC dopo le elezioni del 18 aprile 1948, sia nel contesto internazionale, con la formazione di blocchi internazionali imperialistici contrapposti; ne deriva, di conseguenza, da un lato il problema dell’eventuale necessità dell’autodifesa del movimento anarchico nel caso del precipitare reazionario della situazione, e, dall’altro, in tale eventualità, si pone la questione del rapporto con le altre forze della sinistra.
È in questa occasione che, come ricorderà Pier Carlo Masini anni dopo – l’anima ispiratrice e il militante di riferimento di questa esperienza politica –, emerge aperta la polemica nei suoi confronti, in particolare da parte del gruppo di «Volontà», polemica iniziata già prima con gli articoli masiniani comparsi su «Volontà» e dedicati a Malatesta, da lui interpretato più come agitatore e organizzatore rivoluzionario che non come moralista e umanista, come invece lo intendevano Cesare Zaccaria e Giovanna Berneri. A Livorno le differenze emergono con forza. Durante il congresso Masini interviene più volte criticando le posizioni di alcuni degli esponenti più in vista dell’anarchismo dell’epoca: Doglio, considerato positivamente il “demone del dubbio” con “intuizioni geniali” ma con un atteggiamento troppo intellettualistico; Mantovani, troppo incline ad abbracciare una terminologia marxisteggiante; infine Zaccaria, che ha troppi “pregiudizi formali contro la politica” e vede nell’anarchismo solo una scelta di tipo esistenzialista. Masini, ispirato dalla “linea Malatesta-Fabbri”, è convinto che “solo nell’anarchismo si ritrovano i semi della lotta di classe, che non appartiene al marxismo. In una situazione costantemente controrivoluzionaria, soltanto gli anarchici hanno saputo, nel tempo, conservare il germe del socialismo. L’anarchismo deve rivendicare tutti i suoi titoli in questo lavoro di redenzione del proletariato italiano”. (Cfr. in proposito il «Bollettino interno della Federazione anarchica italiana», n. 4 [recte 5] (ago.-set. 1949), pp. 2-3).
Su questa linea di un anarchismo politico e “ragionante” Masini sollecita il Gruppo anarchico di Genova ad organizzare nella città ligure il 25 e il 26 giugno il 2° Convegno di “rinnovamento politico”, dopo quello tenuto a Perugia alla fine dell’anno precedente. Due i punti all’ordine del giorno: 1. rassegna delle forze politiche nuove in Italia e fuori; 2. il problema della rappresentanza politica. Al Convegno partecipano forze diverse (indipendenti, anarchici, trotzkisti, pacifisti, non-violenti, liberi religiosi, rappresentanti della “comunità” Olivetti, ecc.), ma le posizioni più definite, benché assai diversificate, risultano quelle di Capitini, Doglio, Masini, Tartaglia, Zaccaria, Borghi e, alla fine, di fronte all’ipotesi di una sorta di ‘federazione’ di forze eterogenee, gli unici elementi ‘comuni’ emersi portano a parlare solo di un’associazione di ‘diversi’, che si riconoscono nella volontà di tutelare e promuovere la libera socialità contro il potere statale, benché, in una lettera scritta a «Volontà» di rettifica di quanto affermato nella cronaca del Convegno pubblicata dalla rivista, Masini affermi che “a Nervi – ed i compagni presenti lo sanno – deplorai l’adesione di anarchici ad una Federazione nata sotto la formula equivoca «contro lo Stato, per la società» e spiegai i motivi della mia avversione” (cfr. Leone BORTONE, Il convegno di Genova-Nervi, «Volontà», a. IV, n. 1, 15 luglio 1949, pp. 55-57, e la lettera di Masini nel n° 3 del 15 settembre successivo, p. 190).
Nel frattempo Masini il 15 luglio dopo 18 mesi di lavoro redazionale, con una lunga lettera indirizzata ai compagni rassegna le proprie dimissioni dalla redazione di «Umanità Nova». Le sue dimissioni sono una delle conseguenze dirette del dibattito congressuale tenutosi a Livorno, che tra l’altro aveva deliberato la costituzione di una “commissione di controllo” sulla gestione del giornale. Per Masini sono inaccettabili sia gli attacchi polemici personali, sia la confusione, che persiste nel movimento, sulla gestione della stampa, spesso ritenuta un contenitore senza nessuna bussola.
Subito dopo il congresso di Livorno del 1949 dove si era parlato anche dello scarso livello ideologico del movimento, si sviluppò un dibattito che coinvolse in modo particolare i più giovani militanti, tesi a individuare attraverso quali mezzi rinnovare il movimento, al di là degli schemi tradizionali che continuavano a riproporsi. Così su iniziativa di un gruppo di militanti livornesi e romani che facevano capo a Masini nasceva il Comitato anarchico interregionale tosco-laziale tosco-laziale e che nel mese di settembre diede il via alla pubblicazione del mensile «L’Impulso».
Il Comitato si definiva un «gruppo anarchico funzionale (dʼiniziativa) composto da compagni di varie regioni» al fine di «sviluppare un lavoro straordinario di organizzazione, di propaganda e di coordinamento nelle regioni interessate» favorendo «unʼopera di orientamento teorico» con lʼobiettivo di «costituire il nucleo di un organismo nazionale di coordinamento permanente nel caso che se ne sentisse la necessità, di fronte alla carenza dellʼattuale organizzazione federale».
Anni dopo, sollecitato da Lorenzo Pezzica che lo intervista, così Masini ricorda quella situazione, (cfr. Pier Carlo MASINI, Quando nacque Volontà, a cura di Lorenzo Pezzica, Cinquant’anni di Volontà. Indici 1946-1996, Milano, 1999, pp. 17-18):
"L’editoriale della rivista «Antipolitica» pubblicato il 15 aprile di quell’anno fu la miccia che dette fuoco alle polveri, facendo esplodere il conflitto fra due modi contrapposti di concepire l’anarchismo; da una parte un anarchismo diffidente verso ogni forma di organizzazione permanente e di impegno politico programmatico, molto più attento con spunti innovatori, a questioni marginali come appunto il controllo delle nascite, le esperienze pedagogiche, le riforme di costume; dall’altra, intendo dire da parte mia e dei compagni che con me operavano per un rinnovamento dell’anarchismo tradizionale, era invece molto sentita l’istanza del proselitismo, della presenza in fabbrica e nell’organizzazione sindacale e infine della prospettiva di un movimento rivoluzionario verso una società socialista. Malgrado queste divergenze, comune al nostro gruppo che avrà il proprio foglio «L’Impulso» e il gruppo di «Volontà» c’era una critica, concordemente e fermamente condotta, senza cedimento alcuno, nei confronti del comunismo sovietico".
Il contrasto emerso a Livorno diviene aperta rottura quando Masini – insieme ad Arrigo Cervetto, Ugo Scattoni e Renzo Sbriccoli –, nel febbraio 1950 scrive e pubblica il testo _Resistenzialismo piano di sconfitta. Note critiche sull’indirizzo della rivista «Volontà»_ (supplemento al n. 2 dell’anno 2 de «L’Impulso»). Lo scontro a quel punto esplose. Raffaele Schiavina, Pio Turroni, Armando Borghi, Gigi Damiani, presero a difendere quello che essi ritenevano la base fondamentale tradizionale dell’anarchismo, accusando il gruppo redazionale de «L’Impulso» di essere sul punto di trasformarsi in un gruppo filo marxista, estraneo al movimento e, in quanto tale, da arginare e contrastare.
Il 15 settembre su «Volontà» appare la sesta e ultima puntata, intitolata Per un movimento orientato e federato (cfr. «Volontà», a. 4, n. 3, 15 settembre 1949, pp. 179-182) di un più ampio studio, Malatesta vivo, uscito sulla rivista napoletana a partire dal numero del 15 novembre 1948. In esso Masini, ripercorrendo la biografia politica di Malatesta, nell’intento di riallacciarsi alla tradizione maestra dell’anarchismo italiano e di legittimare con ciò anche da un punto di vista storico le proprie posizioni politiche, sottolinea con forza la necessità, per i nuovi compiti dell’anarchismo italiano, di una struttura organizzata, cioè plurale ma ‘orientata e federata’, legata alla classe operaia e alle strutture sindacali, nella prospettiva dell’obiettivo di fondo del movimento, il comunismo anarchico. Contestualmente alla delineazione di queste posizioni, nello stesso mese di settembre Masini favorisce la nascita della rivista «L’Impulso» (a. I, n. 1, settembre 1949), stampato a Roma ma edito a Livorno, che figura come notiziario anarchico per il Lazio e la Toscana, a cura del Comitato interregionale tosco-laziale, e che in seguito sarà di fatto l’organo dei GAAP, cioè dei Gruppi anarchici di azione proletaria. È il primo passo verso il progressivo distacco di Masini dal movimento anarchico; intorno e insieme a Masini c’è un gruppo di giovani militanti, tra gli altri Arrigo Cervetto (già collaboratore, tra le altre testate, di «Volontà» e de «Il Libertario», in seguito anche della «Rivista storica del socialismo»), Lorenzo Parodi, Renzo Sbriccoli, Aldo Vinazza, Sirio Del Nista accompagnati Ugo Scattoni, un anziano militante operaio romano. A proposito del proprio distacco dall’anarchismo e del rapporto tra anarchismo e politica, nella Prefazione al libro di Rosaria Bertolucci su Ugo Mazzucchelli, così Masini nel 1988 ricorda il periodo della sua militanza anarchica e, nel contempo, definisce il rapporto dell’anarchismo con la politica (cit., p. VII):
"tanti anni fa, feci un tentativo per spingere gli anarchici ad organizzarsi in una formazione politica e soprattutto a fare politica. Quel tentativo fallì per i miei errori d’impostazione e di tattica (o semplicemente di tatto) ma soprattutto per la dissennata campagna di cui venni fatto bersaglio come eretico e revisionista. Eppure sono ancora convinto che se gli anarchici vogliono varcare la soglia della polis ed entrare in città, con tutti i pericoli che questo loro inurbarsi comporta, se vogliono misurarsi con la realtà e incidere su di essa, se vogliono uscire dal limbo delle loro riviste marginali, dei loro festivals, dei loro convegni celebrativi (tutte cose buone e degne, intendiamoci, alle quali anch’io partecipo volentieri), devono persuadersi alla politica. La politica non è né buona né cattiva. È solo rischiosa. Errico Malatesta in tutta la sua vita ha fatto della politica, si è misurato con i protagonisti del suo tempo, con gli eventi del suo tempo. E non ha mancato ai princìpi";
Attraverso una serie d’incontri svolti nel primo semestre del 1950 il Comitato interregionale si era trasformato in «gruppo dʼiniziativa e di studio» per un movimento orientato e federato» che diventa di fatto il gruppo editore del periodico «LʼImpulso» .
A fine anno ad Ancona (8-10 dicembre) si tiene il Congresso nazionale della FAI, durante il quale si consuma la rottura definitiva tra la maggioranza degli aderenti alla FAI e gli aderenti ai gruppi che, di lì a poco, con Masini e la rete di giovani militanti e piccoli gruppi che saranno il nerbo dei GAAP. Il motivo principale della rottura sta nella diversa analisi del ruolo che il movimento anarchico deve avere nel nuovo contesto creatosi in Italia dopo la guerra: a differenza della maggioranza della FAI, che non intende legarsi ad una prospettiva organizzativa più o meno centralistica, né al classismo, la volontà dei GAAP è quella di voler costruire una sorta di organizzazione politica, un ‘partito’ libertario che, come gli altri partiti, possa anche costituire alleanze collocandosi, sul piano politico, in una prospettiva internazionalista e, sul piano economico-sociale, legandosi alla classe operaia e al sindacato in una prospettiva classista e in particolare consiliarista. È appunto per dare un fondamento storico e teorico a quest’ultima prospettiva ‒ definita ‘paracomunista’ dal gruppo di «Volontà» ‒ che, come già negli anni precedenti, Masini si pone nei panni dello storico per andare a rivisitare, nell’esperienza del movimento operaio, quei momenti nei quali il consiliarismo si è manifestato secondo le istanze rivoluzionarie del comunismo anarchico. In questo periodo Masini ha l’occasione di conoscere alcuni dei protagonisti e testimoni dell’esperienza libertaria consiliarista torinese degli anni 1919-1920, come Maurizio Garino, Corrado Quaglino, Nonio De Bartolomeis e Italo Garinei. Inoltre, a Torino incontra i familiari di Pietro Mosso, amico di Gramsci, a Roma il fratello Gennaro Gramsci e in Sardegna, a Ghilarza, la sorella Teresina. Nasce così un ampio lavoro, comparso dal 19 luglio all’8 novembre 1950 in undici puntate su «Il Libertario», intitolato significativamente Anarchici e comunisti nel movimento dei Consigli a Torino, poi ripubblicato in volume nel 1951 a Torino dal Gruppo ‘Barriera di Milano’ con il titolo Anarchici e comunisti nel movimento dei Consigli a Torino (primo dopoguerra rosso 1919-1920), con prefazione di Maurizio Garino. Con questo stesso intendimento Masini inizia a raccogliere documenti e appunti per un primo quaderno di formazione su Antonio Gramsci, che esce a fine anno con il titolo Lettura di Antonio Gramsci. Il quaderno, ciclostilato, inaugura una serie di pubblicazioni militanti edite dalla casa editrice “Il Cantiere” ed esce sotto la responsabilità del Collettivo nazionale di studio quaderni di “critica anarchica”. Il testo su Gramsci verrà ristampato a cura dei GAAP nel 1953. Questa attività intellettuale di Masini è svolta con preciso proposito di sostenere il dibattito politico, offrire ai militanti gli strumenti per la formazione teorica individuale e preparare i documenti politici in previsione della costituzione dell’organizzazione nazionale.
Dal lato degli anarchici aderenti alla FAI, viceversa, la rottura con il gruppo de «L’Impulso» viene giudicata positivamente, come la fine di un equivoco e, quindi, come una liberazione, la definitiva separazione del gruppo masiniano dal movimento, come ribadisce per esempio Cesare Zaccaria su «Volontà» qualche mese dopo il Congresso di Ancona e la stessa fondazione dei GAAP a Genova - Pontedecimo nel febbraio 1951 (per il giudizio di Zaccaria cfr. Riflessione sul Congresso, «Volontà», a. IV, n. 6-7, 1 aprile 1947, p. 302):
"Ad Ancona, l’8-10 dicembre, s’è tenuto il Congresso degli anarchici italiani, con molti intervenuti d’ogni regione: e da esso son usciti propositi di lavoro possibile ed enunciazioni di atteggiamenti reali, non già le tirate rettoriche e le pseudo-idee con cui usano coprire la lor merce i Congressi dei Partiti. Assente deliberato è stato ad Ancona, ponendosi così fuori di quella associazione senza vincoli che è la FAI, il gruppetto che vede salvezza solo nell’orientare tutti secondo le idee d’uno e nel federarli secondo le strutture da lui concepite";
Questa prima intensa fase di germinazione della rete di contatti e di attività del Comitato interregionale tosco-laziale si concluderà, dopo il congresso di Ancona, con la costituzione dei GAAP che si realizza a Pontedecimo (Genova) il *24-25 febbraio 1951*. Nella località ligure si tiene la conferenza nazionale che dà luogo alla nascita ufficiale dei GAAP, dove vengono presentate le tesi Sulla liquidazione dello Stato come apparato di classe, preparate da Masini e discusse con i suoi collaboratori più stretti Cervetto, Vinazza e Parodi. Le scelte operate a Pontedecimo, oramai, segnano l’irreversibile distacco dall’anarchismo della tradizione, che porterà Masini al conclusivo approdo al socialismo riformista e anticomunista, dopo una fase intermedia comunista libertaria, internazionalista e consiliarista. Una delle prime campagne lanciata dalla nuova organizzazione, tramite il proprio organo «L’Impulso», è quella per il “Terzo fronte”: “Contro Truman, senza essere per Stalin; Contro Stalin, senza essere per Truman; Per la classe operaia e per l’internazionale dei lavoratori; Contro la guerra imperialista”. Lo scopo dell’agitazione è quello di creare nella classe operaia un’area d’influenza internazionalista e libertaria fuori dall’egemonia comunista e socialista.
È, ancora, la polemica contro “i generici” a tenere banco e ad occupare gran parte delle attività del nuovo gruppo tanto che il Comitato nazionale dei GAAP pubblica un supplemento al n. 15-16 de «L’Impulso» intitolato “Questioni interne” per confutare gli attacchi, spesso polemici e personali, di alcuni gruppi e individualità anarchiche aderenti alla FAI.
Il 1-2 giugno 1952 nella Casa del popolo di Firenze-Rifredi si svolge la *2ª conferenza nazionale dei GAAP*. Masini ricopre un ruolo centrale nel lavoro politico dei GAAP, tanto che la conferenza lo nomina responsabile della Commissione d’organizzazione insieme a Penna, Tinè, Bazzanella e Scattoni, della propaganda insieme a Maroncelli e Candela e infine di quella delle Relazioni esterne con Sirio Del Nista. La seconda conferenza vede tra i temi più dibattuti quelli legati alle attività sindacali, dove molti militanti dei GAAP sono eletti negli organismi di base dei lavoratori. Viene ribadita la necessità di aderire alla CGIL, ritenuta l’organizzazione sindacale più forte e rappresentativa del movimento operaio. Si registra, inoltre, una crescita organizzativa quasi totalmente concentrata nel centro nord Italia, nuclei e sezioni dei GAAP sono costituite ad esempio a Bassano del Grappa, Bolzano, Firenze, Genova, Lavagna, Livorno, Perugia, Roma, Savona, Torino, Vicenza e a Parigi, dove Lorenzo Gamba ha organizzato una sezione estera. I GAAP hanno nel frattempo avviato una serie di relazioni e confronti con i gruppi della sinistra rivoluzionaria italiana e con diverse realtà libertarie europee e delle Americhe.
Il 26 ottobre 1952 a Genova-Nervi si riunisce il Comitato nazionale allargato dei GAAP. Partecipano Abbate, Bolgiani, Cervetto, Colombarini, Del Nista, Masini, Parodi, Scattone, Sessarego, Vignale, Vinazza. Si decide di far uscire dal primo gennaio «L’Impulso» con periodicità mensile e con il sottotitolo “organo dei gruppi anarchici d’azione proletaria” e di rendere note le tesi fra “organizzazione rivoluzionaria e masse popolari” redatte nei precedenti incontri. Inoltre, in previsione delle successive scadenze elettorali, il Consiglio nazionale decide di avviare una campagna di informazione tra i lavoratori per informarli sulle posizioni antielettorali e antiparlamentari dei GAAP.
Il 1 gennaio 1953 il Comitato nazionale dei GAAP invia una lettera circolare a tutti gli anarchici di lingua italiana dal titolo Perché abbiamo il diritto di partecipare attivamente al prossimo congresso del Movimento anarchico italiano. Obiettivo della Circolare è quello di opporsi alla dura campagna che una buona parte del movimento anarchico ha lanciato contro i “gaappisti” dopo l’ultimo congresso di Ancona, rivendicando il diritto di parola e di confronto. La FAI non accetterà la presenza di Sirio Del Nista, Ugo Scattoni e Luigi Carlizza, rappresentanti dei GAAP al V congresso che si svolge a Civitavecchia (19-22 mar. 1953), ribadendo la propria netta distanza dalle scelte politiche dei GAAP, considerate posizioni protomarxiste.
Il 25 aprile: si tiene a Genova-Nervi il Comitato nazionale allargato dei GAAP. Si discute dell’atteggiamento da tenere nei confronti degli anarchici della FAI dopo lo svolgimento del loro V congresso e le linee di lavoro di propaganda dell’organizzazione. Tra i partecipanti Arrighetti, Candela, Cervetto, Del Nista, Ferrario, Filosofo, Giacomelli, Parodi, Scattoni e Vinazza. Per organizzare l’attività esterna Masini propone di costituire un’archivio ordinato così strutturato: “1) Mov. anarchico; 2) M.L.I. [Movimento lavoratori italiani]; 3) Bordighisti, Trotskisti; 4) P.C.I.; 5) P.S.I.”. Per l’attività editoriale propone due opuscoli, uno sulla storia del movimento anarchico in Italia e un altro di tipo teorico sulle tesi masse-minoranze.
Il *26-27 settembre 1953* si svolge nella sede del PRI a *Livorno la 3ª conferenza nazionale dei GAAP*. Sono presenti delegati di sezioni di Roma, Firenze, Livorno, Bolzano, Savona, Torino, Vicenza, Taranto, Perugia, Genova-Sestri, Genova-Nervi, Vercelli, San Miniato (PI), Lavagna (GE) e Siracusa. Alla conferenza partecipano come osservatori alcuni militanti della FAI e del Partito comunista internazionalista mentre hanno inviato lettere di saluto la segreteria nazionale dell’Unione socialista indipendente, il Comitato esecutivo dei Gruppi comunisti rivoluzionari e una sezione dell’USI di Sant’Angelo Lodigiano. Masini inaugura la conferenza con una relazione dal titolo Per un’organizzazione rivoluzionaria, animatrice e guida delle lotte della classe lavoratrice. La conferenza si conclude con un documento che ribadisce la necessità dell’unità della classe operaia “sul piano della preparazione ideologica, dell’azione politica e della propaganda”; condanna la politica delle due “centrali imperialistiche” (USA e URSS) frutto di un “sistema unitario” economico e politico; riafferma la propria posizione di libertari fedeli al pensiero e all’azione dell’anarchismo classico nel solco dell’opera di Bakunin e Malatesta; approva, infine, le tesi dei rapporti fra organizzazione rivoluzionaria e masse popolari;
Il 18 ottobre a Milano nella sezione del PSDI di Piazzale Baiamonte si incontrano un gruppo di militanti della “sinistra operaia”. All’appuntamento partecipano tra gli altri Onorato Damen con alcuni iscritti del Partito comunista internazionalista, alcuni trotskisti e Giorgio Galli. Masini interviene nel dibattito presentando l’esperienza dei GAAP. Alla fine del dibattito viene approvato un documento – firmato dal Partito comunista internazionalista, dai GAAP, dall’Opposizione trotzkista e dal Gruppo indipendente socialisti e comunisti – nel quale si auspica una chiarificazione teorica e politica tra tutte le componenti della sinistra rivoluzionaria, al fine di pervenire all’unità organica delle forze di opposizione di classe e internazionaliste. Un secondo convegno della “sinistra operaia” si tiene a Foggia il 26 e 27 dicembre dello stesso anno.
Nel frattempo i GAAP hanno stretto rapporti politici con il gruppo comunista libertario guidato da Georges Fontenis che in quegli anni ha preso il controllo della Fédération anarchiste trasformandola in Fédération comuniste libertaire. Questa intensa relazione le due organizzazioni a promuovere un incontro internazionale a Parigi dal 5 al 7 giugno 1954 che promuoverà la costituzione dell’Internazionale comunista libertaria. I delegati dei GAAP presenti al convegno di Parigi sono Aldo Vinazza e Mario Filosofo. Un articolo anonimo, Perché è sorta e perché deve avanzare l’Internazionale comunista libertaria, pubblicato da «L’Impulso» (cfr. a. VI, n. 7, 15 luglio 1954), spiega le linee generali della nuova organizzazione alla quale i GAAP fanno esplicito riferimento, tanto che, dal numero 12 del 15 dicembre 1954, il sottotitolo de «L’Impulso» non è più, come in precedenza, semplicemente ‘Organo dei gruppi anarchici d’azione proletaria’: a quest’ultimo viene aggiunta la dizione ‘Sezione dell’Internazionale comunista libertaria’;
*Il 31 ottobre e il 1° novembre a Bologna*, nella sede della sezione “Andrea Costa” del PSDI, si svolge la *4ª conferenza nazionale dei GAAP*. Tra i presenti Ugo Bistoni, Arrigo Cervetto, Sirio Del Nista, Mario Filosofo, Lorenzo Gamba, Lorenzo Parodi e Aldo Vinazza. Inviano delegati alla conferenza le sezioni di Bassano del Grappa, Bologna, Bolzano, Genova Sestri, Firenze, Genova Nervi, Livorno, Loano, Perugia, Roma, Savona, Torino, Treviso, Taranto, Vercelli e Vicenza. Inviano lettere di saluti la Segreteria dell’ICL, il Movimento libertario del Nord-Africa, la Fédération comuniste libertaire di Francia, il gruppo di Zurigo, la Federazione anarchica giapponese, il gruppo “Junger Anarchisten” di Amburgo e il Partito comunista internazionalista. Le principali risoluzioni della conferenza riguardano la costituzione di gruppi di studio collettivo per la preparazione dei quadri dell’organizzazione e la ratifica delle deliberazioni del congresso dell’ICL. In ultimo, a testimonianza delle tensioni che ancora si registrano tra i GAAP e buona parte del movimento anarchico che ruota intorno alla FAI, la conclusione del documento congressuale fa un esplicito invito a tutti gli anarchici ad improntare le proprie relazioni “ad uno spirito di solidarietà, di lealtà e di reciproco rispetto”.
Il 19 marzo 1955 una delegazione dei GAAP, costituita da Pier Carlo Masini e Arrigo Cervetto, partecipa come osservatrice, alla Conferenza nazionale del Partito comunista internazionalista che si svolge a Milano;
Tra il *30 ottobre e il 1° novembre* i militanti si riuniscono a Pisa alla *5ª conferenza nazionale dei GAAP*, che si svolge nella sede della Federazione del PSI. Tra i delegati e gli osservatori sono presenti: Marcello Cardone, Arrigo Cervetto, Ugo Bistoni, Lorenzo Parodi, Ugo Scattoni, Aldo Vinazza, Cesare Saletta, Giorgio Galli, Alfonso Failla e Giulio Seniga. Quest’ultimo è l’esponente di spicco di un gruppo di ex militanti del PCI che sono recentemente usciti dal partito. Seniga è stato tra i protagonisti della resistenza nell’Ossola, nel dopoguerra figura di spicco del PCI, nel quale era divenuto vice-responsabile della Commissione nazionale di vigilanza e principale collaboratore di Pietro Secchia, dal luglio 1954 Seniga aveva clamorosamente rotto con il partito in durissima contrapposizione politica con Togliatti; è per inziativa di Seniga che nasce il movimento Azione comunista.
Il *13-15 ottobre 1956 a Milano*, in una sede del PRI, si svolge la *6ª conferenza nazionale dei GAAP*. Tra le quattro risoluzioni approvate dal congresso c’è il cambio di denominazione dell’organizzazione in Federazione comunista libertaria, sezione italiana dell’Internazionale comunista libertaria. Inoltre, il convegno prende posizione nei confronti del 20° congresso del PCUS e dell’8° congresso del PCI rivendicando “l’azione critica preventiva” svolta dai GAAP contro lo stalinismo e i suoi fenomeni di degenerazione opportunistica presenti all’interno del movimento operaio. Infine si auspica l’integrazione organica delle minoranze rivoluzionarie, previa una comune piattaforma ideologica e tattica e una maggiore attività sindacale nella CGIL.
Il 16 dicembre dello stesso anno a Milano al cinema Dante si svolge il primo comizio del movimento di Azione comunista. Questa nuova area politica, oltre ad Azione comunista, cui aderisce anche Bruno Fortichiari, uno dei fondatori del PCdI, intende promuovere l’aggregazione i trotzkisti dei Gruppi comunisti rivoluzionari guidati da Livio Maitan, il Partito comunista internazionalista di Onorato Damen e i GAAP di Masini. Alla fine, però, nel progetto di Seniga confluiranno solo i GAAP di Masini, mentre bordighisti e trotzkisti rimarranno sulle proprie posizioni esclusiviste.
Il *28 aprile 1957* si svolge a Genova, l’ultimo atto della corrente comunista libertaria italiana. Nella città ligure si incontrano i militanti per la *7ª conferenza nazionale della Federazione comunista libertaria*, che decide la confluenza dell’organizzazione nel Movimento della sinistra comunista e la chiusura delle attività del periodico «L’Impulso» il cui ultimo numero (7) esce con la data del 30 aprile. Alcuni esponenti della FCL come Masini, Cervetto, Parodi e Vinazza nel Comitato nazionale del MSC e nella redazione del periodico «Azione comunista».
Qualche tempo dopo, quando i contrasti tra le componenti leniniste e quelle socialiste libertarie si faranno più accese e porteranno alla definitiva rottura Masini spiegherà il proprio punto di vista sulla conclusione dell’esperienza della FCL con un articolo pubblicato sul n. 2 (feb. 1958) del «Bollettino interno del Movimento della sinistra comunista» dal titolo Le ragioni di dissenso:
"Quando noi militanti della Federazione comunista libertaria decidemmo di confluire nella Sinistra comunista, avvertimmo l’importanza di dar peso e crescente forza del movimento della dissidenza, comprendemmo che si sarebbe fatto più “comunismo libertario”, più “azione rivoluzionaria” più “partito di classe” andando a rafforzare un fenomeno concreto, un dato presente della attuale politica italiana, anziché restare improduttivi nella nostra autonomia. Questo proposito per me resta immutato e se di una cosa dobbiamo lamentarci non è dell’atteggiamento di dissidenza, della posizione di dissidenza, dello stato d’animo di dissidenza del movimento ma del fatto che ancora il fenomeno della dissidenza è troppo debole. Quindi contrapporre la posizione di dissidenza ad un’altra posizione, del resto molto fumosa e astratta come l’iniziativa per fare il partito rivoluzionario, significa introdurre un falso problema: perché il partito rivoluzionario non sorgerà a freddo, su commissione, grazie ad una sistematica fabbricazione di quadri, ma da un lungo e agitato processo, da una catena di “esperienze” contingenti, di lotte e di fenomeni parziali".