LISA, Athos Adone
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Pisa
- Data di nascita
- 9 agosto 1890
- Luogo di morte
- Grottaferrata
- Data di morte
- 26 aprile 1965
Attività e/o professione
- Qualifica
- Operaio
- Qualifica
- Impiegato
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
Nasce a Pisa il 9 agosto 1890, da Antonio e Angela Rafanelli, operaio e impiegato. La famiglia è d'origine piemontese, il padre è nato a Carmagnola, piccolo comune dell'hinterland torinese e di mestiere fa il macchinista nelle ferrovie. La famiglia presumibilmente si trasferisce a Pisa proprio seguendo le orme del padre che come tutti i macchinisti dell'epoca è sottoposto alla pratica dei trasferimenti di sede di lavoro. La madre Angela muore quando ancora Athos è un bambino e il padre qualche anno dopo si risposa con Maria Maddalena Armando. La famiglia abita nel quartiere operaio di Porta a Mare, tra via San Giovanni al Gatano e via Livornese. Durante l'età giolittiana, quando Athos è un adolescente, la famiglia si sposta a Livorno a causa probabilmente di un nuovo trasferimento di sede di lavoro del padre. Athos nelle sue memorie ricorda il suo ingresso nel mondo del lavoro: «avevo dodici [anni] quando cominciai a girare la manovella del ventilatore di una forgia, a tirare la carretta di una piccola fabbrica di casseforti». Dopo questa esperienza il giovane Lisa lavora in una piccola officina meccanica, poi nella Società ligure di elettricità e infine alla Società metallurgica italiana. Nella città labronica in piena espansione economica dovuta alle commesse militari il giovane operaio fa le sue prime esperienze politiche frequentando il mondo repubblicano e in particolare il Circolo Guglielmo Oberdan in un quartiere popolare e periferico della città. Con lo scoppio della Prima guerra mondiale lascia il repubblicanesimo per abbracciare gli ideali socialisti più confacenti alla sua scelta antimilitarista e nettamente contraria alla guerra. Nel biennio 1919-'20 è particolarmente attivo nelle lotte sindacali e nel settembre del 1920, durante l'occupazione delle fabbriche, svolge un ruolo dirigente rappresentando l'ala sinistra del PSI. Per il suo impegno nelle lotte di questo periodo è licenziato dal lavoro e poco dopo trova un'occupazione come impiegato nelle ferrovie. Collaboratore del periodico «La Parola dei socialisti», con la costituzione del PCd'I nel gennaio del 1921 decide di rimanere nel PSI con la corrente unitaria terzointernazionalista.
Tra i primi ad accorrere nelle file degli oppositori dello squadrismo fascista, alla fine di luglio del 1922 fa parte del Comitato segreto per l'organizzazione dello «sciopero legalitario» dell'Alleanza del lavoro in «difesa delle libertà politiche e sindacali», composto da rappresentanti delle Camere del lavoro confederale e sindacale, del sindacato ferrovieri, dei portuali e dei postelegrafonici. L'agitazione si conclude tragicamente con l'assassinio da parte dei fascisti dei due fratelli Gigli, Piero consigliere comunale comunista e Pilade tranviere anarchico, dell'anarchico Filippo Filippetti, del consigliere socialista Luigi Gemignani e il ferimento e la morte di altri antifascisti. Con la sconfitta delle organizzazioni economiche e politiche del movimento operaio Lisa non si da per vinto e nel 1923 assume l'incarico di segretario generale della Camera del lavoro confederale. Mantiene la segreteria in un momento difficilissimo e verso la fine dell'anno però deve lasciare l'incarico, passandolo a Ilio Barontini, a causa delle persecuzioni statali e fasciste che lo costringono a lasciare la città. Lisa per il suo impegno è oggetto di varie aggressioni da parte degli squadristi: la prima il 2 giugno 1922 e la seconda il 30 luglio 1923, che per le percosse subite lo costringe a letto per tre mesi.
Nel frattempo la situazione politica induce Lisa a rompere gli indugi e ad aderire al PCd'I come molti altri appartenenti alla corrente terzointernazionalista. In Francia dove si è rifugiato contribuisce nella cittadina di Béziers alla formazione di un circolo comunista di fuorusciti italiani e nel 1924 il suo nome è presentato senza successo alle elezioni politiche come candidato del partito nella circoscrizione di Pisa-Livorno. Nella primavera del 1925 su invito di Umberto Terracini rientra nella città labronica con il chiaro scopo di ricostruire la Camera del lavoro e dare impulso alle attività del partito. Partecipa ad un comitato direttivo di stampo rivoluzionario di cui vi fanno parte oltre ai comunisti, socialisti massimalisti e anarchici, che ha lo scopo di riorganizzare clandestinamente l'attività dell'istituto camerale. Al comitato oltre a Lisa vi partecipano il socialista massimalista Russardo Capocchi, Archisio De Carpis, Eugenio Filippi, Angiolo Pagani, Jacopo Cionini, Natalino Ghirighelli e Ilio Barontini. In aprile si svolge nella città labronica un convegno clandestino nazionale delle Camere del lavoro con la partecipazione di una cinquantina di delegati. Lisa in questo periodo assume sempre più un ruolo autorevole tanto che è nominato responsabile del PCd'I per l'intera regione. C'è la mano sua, ad esempio, nell'organizzazione del convegno interprovinciale clandestino della Federazione di Pisa-Livorno del partito, che si svolge il 19 e 20 dicembre 1925.
Costretto dalla repressione alla clandestinità è inviato dalla direzione del partito a Bari in Puglia a svolgere il ruolo di segretario interregionale con il nome di «Silvestri» in sostituzione di Giovanni Carsano arrestato poco tempo prima. Nell'ottobre del 1926 riesce ad organizzare una riunione clandestina dei contadini comunisti delle regioni del meridione d'Italia, all'incontro partecipa anche il dirigente comunista Ruggero Grieco. Il tempo di libertà però per lui sta terminando nel senso che le autorità decidono di bloccare la sua attività ed emettono ai primi di dicembre un mandato di cattura per «complotto contro i poteri dello Stato». Le maglie della repressione si stringono intorno a Lisa e il 26 dicembre 1926 a Taranto il militante comunista è arrestato e deferito al Tribunale speciale per la difesa dello Stato, che lo condanna a nove anni e dieci mesi di reclusione e alla interdizione perpetua dai pubblici uffici oltre che tre anni di vigilanza speciale.
All'inizio del 1930, dopo aver respinto la domanda di grazia inoltrata dalla madre, a causa del peggioramento delle sue condizioni fisiche Lisa è trasferito nel carcere di Turi dove incontra Antonio Gramsci che aveva già avuto modo di conoscere nel 1924 nei pressi di Napoli. Lisa ha rincontrato Gramsci una seconda volta in carcere a Regine Coeli a Roma alla fine del giugno del 1928 quando entrambi sono in attesa di essere trasferiti nel penitenziario di destinazione dopo la condanna del Tribunale speciale. Poi un terzo incontro a Turi nel 1929 quando Lisa è di ritorno dal sanatorio penale di Pianosa dove è stato inviato dopo circa un anno e mezzo di segregazione cellulare scontata nell'ergastolo di S. Stefano. L'incontro con il leader del partito è ben ricordato dal militante comunista nelle sue memorie: «Il mio incontro con Gramsci fu estremamente cordiale e affettuoso. Egli mi presentò a coloro che non conoscevo con parole che, dette da lui, erano per me estremamente lusinghiere».
Gramsci sta vivendo un momento delicato della sua vita e nell'isolamento del carcere avvia una articolata riflessione sulla dura sconfitta che il partito ha subito negli anni 1924-'26. Lisa coglie perfettamente lo stato d'animo del leader comunista e soprattutto la sua voglia di riflettere a fondo sui limiti d'azione del partito. Quando Lisa riuscirà poi ad uscire dall'Italia invierà al Centro del partito un dettagliato rapporto sulle conversazioni politiche tenute con Gramsci negli ultimi mesi del 1930. Il leader comunista con Lisa e altri militanti discute di alcuni argomenti chiave: il rapporto tra il partito e gli intellettuali; la questione militare e il partito; la questione della Costituente e infine la questione meridionale. È sul terzo problema che la ricostruzione di Lisa evidenzia un forte contrasto tra il pensiero di Gramsci e gli altri membri del collettivo di studio. Gramsci soffrirà personalmente per questa rottura, un evento che lo amareggerà non poco tanto da indurlo a interrompere i suoi colloqui di studio con gli altri membri del partito. Gramsci nella sua riflessione critica la residua mentalità massimalista che ancora influenza gran parte dei quadri dell'organizzazione e sottolinea la necessità, dopo la sconfitta del regime fascista, di immaginare la possibilità di una fase di transizione, cioè un periodo nel quale il partito possa, con un'accorta politica di alleanze, recuperare la sua forza organizzativa, riallacciare i rapporti con il movimento operaio e contadino e far conoscere attraverso la stampa le proprie posizioni. Dunque, la questione della «Costituente» diventa un «cazzotto nell'occhio» come lo stesso Gramsci definisce la sua posizione che non trova il consenso di altri militanti tra cui lo stesso Lisa e soprattutto mostra una visione diversa tra il leader comunista e il Centro del partito sulle prospettive della rivoluzione in Italia. Il rapporto di Lisa con Gramsci si interrompe anche perché poco dopo perché le condizioni sanitarie del militante pisano peggiorano notevolmente costringendo le autorità carcerarie a trasferirlo nel penitenziario di Soriano del Cimino in provincia di Viterbo nel Lazio, nella speranza che il radicale cambio del clima possa giovare in qualche modo al corpo già segnato del detenuto. Ritorna ristabilito in salute nel carcere di Turi dopo circa un anno e nuovamente incontra Gramsci con il quale ha un chiarimento riconoscendo giusta la sua posizione politica.
Il successivo 5 novembre 1932, in occasione dell'amnistia per il decennale della "marcia su Roma", Lisa è liberato dal carcere e rispedito, con foglio di via obbligatorio, a Livorno. L'anno successivo alla liberazione dal penitenziario il militante comunista riesce a emigrare in Francia stabilendosi a Nizza. Poco tempo dopo incontra a Parigi Ruggero Grieco e Palmiro Togliatti che lo esorta a stendere un rapporto dettagliato sulla posizione politica di Gramsci nel periodo nel quale ha condiviso con lui il carcere. Nel paese transalpino inizia subito a collaborare con diversi periodici dell'opposizione antifascista e nel maggio del 1933 partecipa alla conferenza regionale dei comunisti fuorusciti che si svolge a Tolosa. In giugno è tra coloro che partecipano al convegno internazionale per la liberazione di Antonio Gramsci. All'incontro sono presenti personalità come Romain Rolland, Henri Barbusse, Willi Münzenberg, Pierre Langevin e Raffaele Rossetti. L'anno successivo, nel settembre 1934, troviamo Lisa alla direzione del periodico «Azione antifascista» e conferenziere in diversi incontri pubblici di denuncia del regime dittatoriale fascista. La sua attività di propaganda e di organizzazione è incessante. L'anno successivo troviamo Lisa a Bruxelles come delegato al congresso antifascista che si svolge dal 12 al 13 ottobre, un appuntamento focalizzato sulla necessità di costituire un fronte popolare d’opposizione sull’esempio francese, non esistendo per l’immediato le possibilità di un rovesciamento del regime fascista . Nel giugno del 1936 Lisa è eletto membro del direttivo del Comitato internazionale di difesa e di aiuto ai prigionieri e deportati politici italiani di cui fanno parte anche Aladino Bibolotti, Giuseppe E. Modigliani, Pallante Rugginenti e altri.
Nell'agosto è tra i firmatari dell'appello pubblicato da «Lo Stato operaio» (n. 8, agosto 1936) Per la salvezza dell'Italia riconciliazione del popolo italiano. È un documento contraddittorio che parla di «riconciliazione» tra antifascisti e fascisti e auspica un’azione comune di fascisti e antifascisti contro i cosiddetti “pescecani”, ovvero i grandi capitalisti, industriali, finanzieri e agrari, che traevano profitto dalla conquista dell’Abissinia avvenuta con la presa di Addis Abeba il 5 maggio 1936. L’appello è immediatamente oggetto di polemica, in particolare da parte di Giustizia e libertà, del Partito socialista e degli anarchici, che ironizzano o criticarono aspramente la “svolta sansepolcrista” del PCI.
Alla fine di settembre Lisa partecipa alla sessione del Comitato centrale del PCd'I. che si tiene a Parigi. Il dibattito risente ancora molto dell'appello dell'agosto, si discutono con un tono retorico e sotto l'effetto del clima maturato con la vittoria del Fronte popolare in Francia di tutte le questioni dell'azione del partito contro il fascismo, della «riconciliazione», della «repubblica democratica» e del lavoro all'interno dei sindacati fascisti. Nel marzo del 1938 è tra i pochi presenti, visto che molti dirigenti sono in Spagna o a Mosca, alla sessione del Comitato centrale che deve affrontare una grave crisi politica e organizzativa. In questo periodo entra a far parte del comitato di assistenza alle vittime della guerra civile spagnola e nel 1939 è eletto responsabile per l'Italia del Soccorso rosso internazionale.
Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale Lisa entra in clandestinità partecipando alla Resistenza nell'area delle Alpi Marittime e dopo la fine del Secondo conflitto mondiale milita nel sindacato della CGT redigendo il periodico «La Voce degli italiani» rivolto ai lavoratori emigrati. Successivamente nel 1951 le autorità francesi decretano la sua espulsione e Lisa è costretto a tornare in Italia dove è chiamato a dirigere la scuola nazionale dell'INCA-CGIL a Grottaferrata. Dopo pochi anni a causa dell'aggravamento delle sue condizioni fisiche si ritira da ogni impegno politico. Muore a Grottaferrata il 26 aprile 1965. [Redazione del progetto Luoghi, persone e carte del PCI pisano]
Fonti
Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Il Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato. Decisioni emesse nel 1928, tomo 1, Roma, Ufficio storico dello SME, 1981, pp. 422-449; Ieri a Grottaferrata. La morte del compagno Athos Lisa, «L'Unità», 27 aprile 1965.
Bibliografia
scritti di: A. Lisa, Discussione politica con Gramsci in carcere, con una presentazione di F. Ferri, «Rinascita», n. 49, 12 dicembre 1964; Id, Le carceri, «università» dei quadri comunisti, in I compagni, Roma, Editori riuniti, 1971; Id., Memorie: dall'ergastolo di Santo Stefano alla Casa penale di Turi di Bari, prefazione di U. Terracini, Milano, Feltrinelli, 1973.
scritti su: A. Dal Pont, A. Leonetti, P. Maiello, L. Zocchi, Aula IV, Roma, ANPPIA, 1961, ad indicem; G. Fiori, Vita di Antonio Gramsci, Bari, Laterza, 1966, ad indicem; F. Pieroni Bortolotti, Il Partito comunista d'Italia a Livorno: 1921-1923, in «Rivista storica del socialismo», n. 31, maggio-agosto 1967, pp. 117-150; P. Spriano, Storia del Partito comunista italiano, 5. v., Torino, Einaudi, 1967-1975, ad indicem; Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza, vol. 3 H-M, Milano, La Pietra, 1976, p. 376; P. Secchia, L'azione svolta dal partito comunista in Italia durante il fascismo, in «Annali dell'Istituto G. Feltrinelli, a. 12, 1969, Milano, Feltrinelli, 1970; T. Detti, Serrati e la formazione del PCI, Roma, Editori riuniti, 1972, ad indicem; I. Tognarini, Lisa Athos Adone, in Il Movimento operaio italiano. Dizionario biografico, Roma, Editori riuniti, 1977, t. 3, pp. 120-123; P. Spriano, Gramsci in carcere e il partito, Roma, Editori riuniti, 1977, ad indicem; Paola Consolani ... [et al.], La formazione del Partito comunista in Toscana (1919-1923): elementi di una ricerca, Firenze, Istituto Gramsci Sezione Toscana, 1981; E. Barontini e V. Marchi, Dario. Ilio Barontini, Livorno, La Nuova fortezza, 1988, pp. 32-33; Antifascisti nel Casellario Politico Centrale, 18 voll., Roma, 1989-1994, v. 11, pp. 174-175; L. Canfora, Gramsci in carcere e il fascismo, Roma, Salerno editrice, 2012, ad indicem; M. Rossi, Livorno clandestina. Un ventennio di opposizione antifascista (1923-1943), Pisa, BFS edizioni, 2017; Id., La battaglia di Livorno. Cronache e protagonisti del primo antifascismo (1920-1923), Ghezzano, BFS edizioni, 2021, ad indicem.