BATINI, Fosco

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
BATINI, Fosco

Date di esistenza

Luogo di nascita
Vicopisano
Data di nascita
17 settembre 1889
Luogo di morte
Civitavecchia
Data di morte
9 marzo 1940

Attività e/o professione

Qualifica
Falegname
Qualifica
Bracciante

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Vicopisano il 17 settembre 1889, da Lanfranco e Eletta Barsotti, falegname e bracciante. Schedato fin dal 1905, risiede in Francia tra Marsiglia, Parigi e Lione negli anni precedenti il primo conflitto mondiale. Dal momento del rimpatrio vive tra Vicopisano, Livorno e Genova, dove presumibilmente ha un’occupazione. Nelle carte di polizia è definito un «pericoloso sovversivo» di idee socialiste e nel 1915 sconta una condanna nelle carceri di Vicopisano. Il 10 febbraio 1918 sposa a Livorno Emma Grifoni e nella città labronica presumibilmente continua a frequentare il vivace milieu sovversivo. Nel 1921 aderisce al PCd'I e partecipa al movimento degli Arditi del popolo. Poco dopo si trasferisce per motivi di lavoro a Genova e nel 1924 la Questura vista la sua "pericolosità" lo propone per il domicilio coatto per tre anni. Nel 1926, a seguito di un nuovo arresto a Livorno per «lesioni volontarie e possesso di una rivoltella», è assegnato al confino e iscritto nella lista di persone da arrestare in determinate circostanze. In un cenno biografico della Prefettura di Pisa del 1930 è descritto «di carattere violento ed impulsivo, riscuote pessima fama nel pubblico. Ha molta intelligenza, scarsa cultura [...] non ama il lavoro è dedito alle bevande alcoliche e al vagabondaggio. Non si comporta male con la famiglia [...] Fu iscritto al Partito comunista e svolse attiva propaganda sovversiva. Diresse, in Livorno, una squadra di arditi del popolo e capeggiò tumulti nel dopoguerra e nei primi tempi del fascismo. Non ebbe però notevole influenza sui compagni di fede e non ricoprì cariche nel partito». Nello stesso cenno biografico si riporta che con l’avvento del fascismo Batini si sia ritirato a vita privata astenendosi apparentemente da ogni attività politica e mostrando «contegno indifferente nei confronti del Regime. È comunque considerato capace di organizzare e dirigere azioni delittuose collettive in caso di turbamento dell’ordine pubblico». Nel dicembre del 1933 a Vicopisano è sottoposto a misura di diffida e pochi giorni dopo arrestato per trasgressione degli obblighi di libertà vigilata. Nel febbraio del 1935 è arrestato nuovamente per ubriachezza e condannato a quattro mesi di lavoro forzato che sconta nella casa penale di Imperia, una volta libero nel 1936 si trasferisce per motivi di lavoro con la famiglia nuovamente a Genova dove al suo arrivo la Questura predispone un rigido controllo. Pochi mesi dopo è nuovamente fermato e tradotto a Nuoro dove sconta altri cinque mesi lavoro carcerario; nel 1937 è nuovamente arrestato per furto e questa volta imprigionato nel carcere di Mamone in Sardegna. Muore a Civitavecchia il 9 marzo 1940 sulla nave «Caralis» mentre, riacquistata la libertà, sta tornando a Genova dalla famiglia. Il figlio Paride, una volta cresciuto, diventerà, operaio scaricatore nel porto ligure e a partire dagli anni Ottanta e fino alla morte nell’aprile del 2009 sarà il leader dei "camalli" genovesi. (M. Bacchiet)

Fonti

Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

Bibliografia

Antifascisti nel Casellario Politico Centrale, 18 voll., Roma, 1989-1994, v. 2, p. 270; Condannato perché nacque. I graffiti del carcere di Vicopisano tra Otto e Novecento, a cura di L. Carletti, Pisa, ETS, 2010, pp. 62-65; M. Rossi, Livorno ribelle e sovversiva. Arditi del popolo contro il fascismo 1921-1922, Pisa, BFS, 2013, p. 44.

Collezione

Persona

Progetto

città