PANICUCCI, Paris
Intestazione di autorità
- Intestazione
- PANICUCCI, Paris
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Pisa
- Data di nascita
- 8 gennaio 1895
- Luogo di morte
- Viareggio
- Data di morte
- 4 dicembre 1989
Attività e/o professione
- Qualifica
- Commerciante
- Qualifica
- Operaio
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
Nasce a Pisa l’8 gennaio 1895, da Alfredo e Cesira Santini, commerciante e operaio meccanico. Frequenta le scuole elementari e matura la sua scelta di abbracciare gli ideali socialisti in giovane età frequentando i quartieri popolari della città della Torre pendente dove si intrecciano le culture politiche repubblicane, libertarie e socialiste. Il 6 aprile 1919 è tra i fondatori della Camera del lavoro confederale della città, che alla fine dell'anno può contare sull'adesione di oltre 120 leghe e cooperative e diecimila lavoratori organizzati. Il 1919 è un anno chiave per Panicucci oltre che sul piano personale, sposa la giovane Elsa Bertone, anche su quello politico dal momento che vede esplodere su tutto il territorio provinciale una forte conflittualità sociale che, insieme all'eco degli avvenimenti causati dalla Rivoluzione russa e la fine della guerra, finisce per irrobustire sia le file del PSI che quelle della CdL confederale accentuando la radicalizzazione delle posizioni politiche all'interno del movimento operaio. Una dimostrazione di questa disponibilità della classe operaia e contadina a lotte radicali si manifesta con le agitazione contro il carovita del giugno e luglio 1919. Al termine di una imponente manifestazione popolare, che attraversa le vie della città nei primi giorni di luglio, Panicucci insieme ad altri militanti socialisti, rivoluzionari e libertari è eletto come rappresentante del «Comitato operaio» spontaneo incaricato di portare le rivendicazioni dei manifestanti all'attenzione delle autorità («L'Avvenire anarchico», 11 luglio 1919).
Le elezioni politiche del 16 novembre 1919 confermano questo trend positivo per i socialisti: nel collegio elettorale di Pisa-Livorno dei sette deputati eletti con sistema proporzionale, tre sono i socialisti, Giuseppe Emanuele Modigliani, Giuliano Corsi e Russardo Capocchi. I socialisti, radicati nelle zone di Pontedera, nel volterrano, nel larigiano e a Piombino, diventano il primo partito della provincia e nel collegio superano il 41% dei voti. Solo nella città della Torre pendente, dove si è riaffermato tra i ceti subalterni un diffuso astensionismo figlio della forte tradizione libertaria, i socialisti si sono posizionati come terza forza (20,5%), molto distanti dai monarchici costituzionali raccolti nel Blocco democratico che hanno vinto le elezioni con il 38,1%.
A Pisa a testimoniare la vitalità e del rilancio della nuova direzione del PSI locale è avviata la pubblicazione del settimanale «L’Ora nostra» la cui direzione è affidata a Carlo Cammeo, giovane maestro della locale comunità ebraica. Sul nuovo periodico spesso si ritrova la firma e il nome di Panicucci con notizie sulla sua intensa attività di propagandista in occasione di comizi, inaugurazione di vessilli e sedi del partito.Il nuovo anno vede Pisa tra le principali città toscane della costa tirrenica dove più intense e partecipate sono le vertenze sindacali nazionali dei postelegrafonici e dei ferrovieri. A fronte della nuova ondata di protesta è immediata la reazione delle autorità e delle forze di polizia questa volta affiancate da squadre di civili armati. Panicucci è arrestato nella notte tra il 20 e il 21 gennaio e imprigionato nelle carceri pisane di San Matteo. In cella si trova in buona compagnia con decine di militanti socialisti, tra cui Amulio Stizzi e Carlo Cammeo, sindacalisti e libertari. Liberato dopo qualche tempo riprende il suo impegno nelle file del partito avvicinandosi sempre più alle posizioni di quella corrente che auspica la fondazione di un nuovo partito sulle posizioni della Terza internazionale. Alla fine di luglio è uno dei principali protagonisti del secondo congresso camerale che si svolge al Teatro Verdi e che conferma la crescita dell'organizzazione con oltre 300 leghe operaie e cooperative di produzione associate ed oltre trentamila tessere distribuite in tutta la provincia.
Nell’autunno di svolgono le elezioni amministrative e nell'intera provincia pisana i socialisti conquistano ben 26 comuni su 42, a Pontedera ottengono il 78% dei voti e in Consiglio provinciale eleggono 23 consiglieri su 40: l’ascesa dei socialisti, le lotte per il lavoro e la tensione sociale creano un scenario nuovo in tutto il territorio. I socialisti, nella tornata elettorale provinciale, raccolgono 30.477 voti oltre 5.000 in più rispetto alle ultime elezioni politiche. Ma il clima politico generale nel paese sta cambiando e i socialisti pisani se ne accorgono quando le squadre fasciste danno il primo assalto per impedire l'insediamento del nuovo Consiglio provinciale che solo a gennaio riuscirà a riunirsi. Panicucci è uno dei protagonisti con Ersilio Ambrogi, Giuseppe Mingrino e altri militanti degli scontri con i fascisti.
Nel convegno generale delle Leghe aderenti alla CdL confederale che si svolge a Pisa l'11 gennaio 1921 Panicucci è eletto vice segretario in supporto alla presidenza tenuta da Giuseppe Mingrino. Il convegno delibera una mozione a sostegno dell'abbandono da parte della CGdL dell'Internazionale operaia di Amsterdam e auspica l'immediata «adesione al Sindacato Operaio della Terza Internazionale di Mosca» e subordina la stessa organizzazione nazionale al «Partito politico aderente alla Terza Internazionale». Lo scontro tra le diverse componenti che formano il PSI e la stessa CGdL, tra la fine del 1920 e l'inizio del 1921, si accentua dopo la scissione comunista del 17° congresso dei socialisti, che si svolge a Livorno dal 15 al 21 gennaio 1921. I contrasti sorti all'interno del partito in seguito alla scissione di Livorno e le difficoltà politiche, segnate anche da un profondo dissidio con Giuseppe Mingrino segretario della CdL, portano Panicucci a rassegnare le dimissioni dagli incarichi camerali. Panicucci rimane nella corrente rivoluzionaria del PSI vicino a quelle componenti che in quelle settimane contribuiscono a formare le sezioni del PCd'I ma non aderisce al nuovo partito. Dalle autorità è sempre sorvegliato e schedato come «socialista rivoluzionario», «massimalista» e «estremista» ma non viene segnalata una sua adesione al nuovo partito. Nel luglio del 1921 è assunto come avventizio dalle Ferrovie dello Stato e prende servizio nella stazione di Follonica. Alla fine dell'anno successivo, precisamente nell'ottobre, è licenziato dalle Ferrovie per ovvi motivi di discriminazione politica e Panicucci si trova così in una situazione economica difficile nonché nel mirino delle attenzioni dei fascisti che non gli perdonano il suo impegno politico e sindacale nelle file socialiste.
Dopo la conquista di Pisa e della provincia da parte dei fascisti avvenuta alla fine del 1922 e l'inizio dell'anno successivo Panicucci decide, per sfuggire alle persecuzioni, di trasferirsi a Cecina dove svolge l'attività di commerciante. Il lavoro però non da i frutti sperati e nell'agosto del 1930 Panicucci è arrestato per «bancarotta semplice» scontando sei mesi e venti giorni di carcere. Riacquistata la libertà il 27 febbraio 1931 si trasferisce a Marina di Pisa dove lavora nello stabilimento Costruzioni meccaniche aeronautiche. Il suo continuo peregrinare da una fabbrica all'altra, testimonianza delle difficoltà di una vita precaria condizionata da un controllo assiduo delle autorità di polizia, porta poi il militante socialista a Finale Ligure in provincia di Savona dove trova un impiego come operaio negli stabilimenti della Piaggio. Alla fine del 1935 è licenziato facendo ritorno nella provincia pisana e trovando un impiego a Pontedera sempre presso la Piaggio. Successivamente si trasferisce prima a Reggio Emilia, dove lavora come operaio presso le Officine Reggiane, poi a Passignano sul Trasimeno in provincia di Perugia dove trova impiego negli stabilimenti della Società Aeronautica Italiana Ambrosini. In questo periodo sembra che si apparti completamente da ogni impegno politico ma rimane comunque vigilato assiduamente dalle autorità di polizia fino ai primi anni del Secondo conflitto mondiale. Rientra a Pisa nell'estate del 1943 riprendendo i contatti con i vecchi amici e compagni di partito e sfollato, a causa dei bombardamenti che subisce la città, si trasferisce a Riglione.
Nel settembre del 1944, come ricorda lo stesso Panicucci, è chiamato dal CLN provinciale a dirigere la CdL «forse credendomi il più idoneo essendo stato il segretario della C.d.L. negli anni '19-'20, accettai con entusiasmo». L'organismo sindacale riapre in un locale semi distrutto dai bombardamenti in Borgo Stretto e il CLN provinciale nella seduta del 25 settembre 1944 a Panicucci affianca nel Consiglio direttivo i comunisti Giovanni Martelli, Enrico Cei, Nilo Cassola e Lanciotto Bettarini. È in questo contesto che probabilmente Panicucci formalizza la sua adesione al nuova PCI. Il neo segretario dal 28 al 31 gennaio 1945 partecipa come delegato di Pisa, insieme a Attilio Benedetti, al congresso nazionale, della CGIL dell'Italia liberata che si volge a Napoli. Nello stesso anno Panicucci in rappresenta del PCI è eletto presidente nel locale sottocomitato del CLN di Riglione e all'interno della segreteria della CdL è affiancato dal socialista Egidio Del Carratore e dal democristiano Cesare Fagioli. In questi mesi di intenso lavoro Panicucci si distingue per il contributo che offre nella ricostruzioni delle relazioni industriali e nel sostenere lo sforzo del sindacato per la ripresa delle attività lavorative. Presiede diversi tavoli per definire alcuni accordi salariali con gli industriali presenti in città tra i quali quello importante con i rappresentanti della Saint Gobain, che il 21 dicembre 1944 firmano un accordo che prevede anche una «indennità giornaliera» agli operai per la ricostruzione dello stabilimento. A questo accordo ne seguiranno altri tra cui quello per la determinazione del «nuovo carovita» firmato con l'Unione industriale il 22 marzo 1945.
Nell'anno della fine del Secondo conflitto mondiale la CdL organizza due congressi provinciali il primo si volge il 2 aprile e il secondo il 16 settembre e in entrambi Panicucci ha un ruolo centrale nel coordinarne i lavori. La CdL sotto la guida di Panicucci nel primo anno di attività raggiunge gli oltre ventitremila tesserati e il segretario è tra i protagonisti della grande manifestazione che il sindacato organizza a Pisa il 1° maggio 1945. Panicucci non si limita solo a presiedere o organizzare attività sindacali ma è partecipe della vita sociale del territorio, lo testimonia la sua presenza a Riglione e Oratoio alla riunione di fondazione della società sportiva calcistica la «Scintilla» (Da Riglione-Oratoio. Inaugurazione del campo sportivo e note di sport, «Corriere dell'Arno», 20 maggio 1945). In questi mesi sotto la sua responsabilità e quella degli altri due componenti la segreteria, Del Carratore e Fagioli, viene editato il periodico «La Voce dei lavoratori», rassegna quindicinale della Camera confederale del lavoro. Il segretario poi è tra gli organizzatori della grande manifestazione di sostegno al governo Parri che si svolge a Pisa a fine novembre, con grande partecipazione di operai e contadini, che termina con un comizio in Piazza Santa Caterina (Per un governo democratico. 40.000 lavoratori protestano a Pisa contro le manovre dei crisaioli, «L'Unità», 28 novembre 1945).
L'anno successivo Panicucci è sostituito nella carica di segretario da Giulio Guelfi. La sostituzione forse deriva dal fatto che Panicucci è giudicato dalla direzione del nuovo partito, per la sua lunga esperienza e impostazione politica di "antico" quadro sindacale, poco sensibile ad una maggiore politicizzazione del suo ruolo. Negli anni seguenti pur mantenendosi fedele ai suoi ideali politici abbandona ogni impegno diretto nel partito rimanendo ai margini della vita politica e sociale. In ultimo si trasferisce a Viareggio dove muore il 4 dicembre 1989. (M. Bacchiet e F. Bertolucci)
Fonti
Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio di Stato di Pisa, Carte del CLN provinciale, b. 9, Lettere di Gastone Riparbelli del 14 febbraio 1945 e del 28 maggio 1945; «La Voce dei lavoratori», Pisa, n. 1, 1945; P. Panicucci, Camera del lavoro e datori del lavoro, un «Pisa dall'antifascismo alla liberazione: numero unico», a cura dell'Amministrazione provinciale di Pisa d'intesa con il Comitato provinciale per la celebrazione del ventennale della Resistenza e della Liberazione, Pisa, Provincia di Pisa, 1990, pp. 97-98.
Bibliografia
R. Vanni, La Resistenza dalla Maremma alle Apuane, Pisa, Giardini, 1972; La Camera del lavoro di Pisa 1896-1922. Atti e documenti, a cura di F. Bertolucci, con un saggio storico di A. Marianelli, Pisa, Camera del lavoro, 1990; L’uomo e la terra. Lotte contadine nelle campagne pisane, Montepulciano, Editori del Grifo, 1992, pp. 258-260; Ora e sempre Resistenza. Testimonianze dei protagonisti e documenti, Pontedera, Bandecchi e Vivaldi, 1995, p. 249; G. Dinucci [a cura di], La Camera del lavoro di Pisa (1896-1980). Storia di un caso, Pisa, ETS, 2006; R. Bacconi, Saint Gobain. Un secolo di industria, lavoro e società a Pisa (1889-1983), Pisa, BFS edizioni, 2012, ad indicem; M. Bacchiet, Riglione: "Questa centrale e laboriosa borgata". Vita sociale e politica 1861-1948, Pisa, BFS edizioni, 2017, ad indicem.