GIUNTINI, Mario
Intestazione di autorità
- Intestazione
- GIUNTINI, Mario
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Pisa
- Data di nascita
- 10 marzo 1900
- Luogo di morte
- Lione
- Data di morte
- 17 febbraio 1940
Attività e/o professione
- Qualifica
- Bracciante
- Qualifica
- Manovale
- Qualifica
- Carpentiere
- Qualifica
- Terrazziere
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
Nasce a Pisa il 10 marzo 1900 da Vittorio e Giulia Soldani, bracciante, manovale, carpentiere, terrazziere. All'età di sette anni si trasferisce con la famiglia a Marsiglia, dove i genitori rimangono per due anni prima di rimpatriare. Il giovane Giuntini ritorna poi in Francia, a Mentone, nel 1915 dove trova lavoro come terrazziere. La prima segnalazione delle autorità riguarda la sua partecipazione alla sezione pisana degli Arditi del popolo. A seguito di questa esperienza e per sfuggire alle inevitabili persecuzioni dei fascisti e delle autorità, la già percorsa strada dell’emigrazione economica si trasforma presto in via di esilio politico. Nel settembre del 1922 Giuntini torna di nuovo a Mentone, con un’etichetta, affibbiata dalla polizia italiana, che non lascia dubbi di interpretazione: «è stato un fervente comunista e partecipò a tutti i comizi e alle manifestazioni dei partiti sovversivi», un militante «di carattere violento ed esaltato». La sua formazione politica presumibilmente ha radici nella cultura sovversiva della città della Torre pendente dove si mischiano idealità repubblicane/libertarie con quelle del socialismo massimalista. Ne è testimonianza il fatto che lo stesso Giuntini nel 1924 risulta essere abbonato alla rivista anarchica «Pensiero e volontà» e il suo recapito è ritrovato negli appunti sequestrati a Errico Malatesta, noto leader anarchico internazionale residente in quel periodo a Roma.
Nel febbraio del 1923, secondo una relazione del Prefetto di Pas-de-Calais, Giuntini è ad Arras dove lavora onestamente come carpentiere in una fabbrica nel borgo di St. Sauveur, trascorrendo una vita riservata e mantenendosi con il proprio salario. Nella stessa relazione però si fa riferimento ad un particolare che causerà una serie di problemi con l’autorità francese, secondo il Prefetto Giuntini convive con Lisa Delboray, una donna d'origine francese già sposata. Questa convivenza porterà alla condanna per adulterio della donna e dello stesso Giuntini per complicità. In questi anni, dopo la condanna, da Arras si trasferisce di nuovo a Mentone con Lisa che nel contempo ha sposato, presentando alle autorità istanza di naturalizzazione motivando la richiesta con la dichiarazione di non aver più alcun interesse in Italia e che la sua vita si svolge ormai completamente in Francia. L’istruttoria della naturalizzazione riporta però i pareri negativi del Sindaco di Mentone, che fa leva su una relazione della polizia municipale e del commissario speciale del Ministero che, pur dichiarando che «nulla di sfavorevole è stato rilevato nei suoi confronti», richiama come elemento ostativo la vicenda della condanna per convivenza con una donna sposata. Non solamente la vita affettiva, ma anche l’attività politica di Giuntini si svolge prevalentemente all'estero, principalmente tra la Francia e la Corsica e soprattutto durante la Guerra civile di Spagna.
Alla fine del 1929 il suo nominativo appare in un elenco di nomi, fornito da «fonte confidenziale», di sovversivi italiani espulsi dalla Francia. L'attenzione della polizia fascista nei confronti di Giuntini sembra però giungere ad un punto di ravvedimento, nel marzo del 1930 infatti il Regio Consolato Italiano di Mentone rilascia a Giuntini un passaporto di validità annuale motivando il fatto che lo stesso ha sempre mantenuto, durante gli otto anni di permanenza a Mentone, una buona condotta morale, con una discreta condizione economica. Il motivo del rilascio del passaporto è dettato da esigenze di sport, dovendo lo stesso Giuntini, partecipare ad incontri sportivi a Ventimiglia; passaporto che poi il comunista pisano utilizzerà, nell’estate a seguire, per ritornare in Italia a ritrovare i parenti. La buona condotta del Giuntini spinge anche il Prefetto di Pisa a chiedere la revoca dell’iscrizione al registro di frontiera e nel 1932 il Consolato Generale della Alpi Marittime in Francia ne chiede addirittura la cancellazione dal novero dei sovversivi, proposta alla quale aderisce anche la Prefettura di Pisa.
Dunque, nel 1932 il sovversivo Mario Giuntini è quindi radiato dal Casellario politico centrale, ma si tratta di una decisione stranamente assunta troppo in fretta: il 2 luglio dell’anno successivo Giuntini partecipa a Mentone, insieme ad un’altra ventina di antifascisti, all’aggressione nei confronti del vice Console Gozzi. A seguito di questo fatto è di nuovo iscritto alla «Rubrica di frontiera» con l’indicazione di effettuarne l'immediato arresto in caso di rimpatrio. Il fermento antifascista a Mentone non si placa e la figura di Giuntini torna di colpo al centro dell'attenzione della polizia fascista. Sembra che proprio nella cittadina francese si progetti un attentato nei confronti del duce. In casa di un certo Fissore, un italiano naturalizzato francese, autista presso la fabbrica di biscotti Huet, si sarebbe parlato, secondo le carte di polizia, di «un attentato da svolgersi contro S.E. il Capo del Governo. In predicato, per ora, a compierlo sarebbe certo Giuntini Mario fu Vittorio […] che è disoccupato e che vivrebbe di sussidi del partito comunista», notizia che viene poi ritenuta, dal Ministro degli Esteri, destituita di ogni fondamento. Giuntini, in questo periodo, fa perdere le proprie tracce e ricompare successivamente ad Ajaccio dove si presenta al Consolato per chiedere la copia di un passaporto. Il consolato annota la visita e il colloquio intercorso tra Giuntini e un funzionario con queste parole «Il Giuntini, che si è dichiarato apertamente antifascista, senza professione e senza domicilio fisso, ha espresso il desiderio di lasciare la Corsica per stabilirsi nel Belgio con la famiglia, e ha affermato di essere espatriato clandestinamente in data e condizione che non ha voluto precisare e di essere noto al V. Consolato d’Italia in Mentone, dove ha risieduto molto tempo».
Nell'ottobre del 1936 Giuntini arriva clandestinamente in Spagna, si arruola nel BTG Garibaldi e partecipa a tutte le azioni di guerra così come confermato da un un telespresso del Consolato Generale di Italia a Bastia del 2 febbraio 1937 che annuncia, al Ministro dell'Interno, la partenza in momenti diversi di connazionali per la Spagna «arruolati nelle file dell'esercito rosso». Giuntini rimane ferito nel corso del 1937 sul fronte di Madrid ed è ricoverato nell'ospedale militare di Valencia. Rimessosi dalle ferite il 14 settembre 1937 passa alla 12a BRT Garibaldi, come soldato del 1° BTG rimanendo nuovamente ferito con mutilazione a Fuentes de Ebro, nell'ottobre dello stesso anno. Nel 1937 il suo nome compare in una lista di nominativi espulsi dalla Francia.
Nel 1938 risulta iscritto al Partito comunista e membro del gruppo di Ajaccio come riporta Pietro Pavanin l'11 aprile del 1940 in una relazione sui volontari antifascisti italiani in Spagna. Nella relazione però si evidenzia un particolare che mostra come l'adesione al partito di Giuntini sia più legata ad un sentimento che ad una precisa scelta ideologica. Infatti, Pavanin scrive che Giuntini «amava la vita libera, incontrollata, senza lavorare» frequentando «ambienti corrotti della "mala-vita" (ambienti di donne, frequentati da anarchici, dagli elementi indesiderabili della Brigate, ecc.». La relazione di Pavanin che giudica negativamente Giuntini dal punto di vista ideologico e organizzativo però evidenzia quella formazione d'origine del militante che affonda le proprie radici nella Pisa sovversiva, intrisa di valori repubblicani e anarchici. In questo ambiente Giuntini aveva maturato la sua scelta etica di vita fuori dalle regole e dalla chiese, spirito libero e indomito che mal sopportava probabilmente anche la «disciplina» del partito, nonostante ne condividesse gli ideali, e forse per questo diverso approccio alla vita militante è entrato i contrasto con i dirigenti del partito. Dopo aver lavorato all'intendenza ad Albacete, dove risulta presente nel 1938, al termine della guerra civile si rifugia in Francia e le autorità lo internato nei campi di Argélès e Gurs. Giuntini non si da per vinto e riesce ad evadere per far ritorno in Corsica dove all'inizio del 1940, sceglie come altri antifascisti, probabilmente per sfuggire ai controlli polizieschi, di arruolarsi quale volontario nella Legione straniera nella 8a Regione militare Fort de Vancia. Muore nei pressi di Lione, per cause sconosciute, il 17 febbraio 1940.Nonostante la lontananza e gli anni trascorsi la memoria della sua figura rimane nell'immaginario popolare del Secondo dopoguerra tanto che nel comune di Cascina nel 1948 gli viene dedicata una strada. La scelta della Giunta comunale cade sulla strada che collega i paesi di Navacchio e San Prospero. Durante il regime fascista la via era intestata a Iolando Tamberi, fascista cascinese, ex legionario fiumano, morto a Como il 28 giugno 1921 a seguito delle ferite riportate durante gli scontri tra alcuni squadristi e dei lavoratori tessili al termine di una manifestazione operaia. Nel testo della delibera con la quale il Comune di Cascina istituisce «via Mario Giuntini» si dà atto di accogliere un desiderio condiviso dalla maggioranza della popolazione che di sua iniziativa aveva già provveduto a intitolare provvisoriamente la strada al ricordo del militante antifascista. (M. Bacchiet e F. Bertolucci)
Fonti
Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Российский Государственный Архив Социально-Политической Историй - Archivio di stato russo di storia sociale e politica (RGASPI), fondo Интербригады Республиканской Армий Испании¸ (Brigate internazionali dell'Esercito repubblicano spagnolo) - fondo 545. Estremi cronologici: 01/05/1937-31/12/1938. Annotazioni: Op.6; D.39: Elenchi di volontari provenienti da Australia, Inghilterra, USA, Irlanda, Canada e altri paesi. In questa fonte archivistica, il nominativo compare in un elenco manoscritto di volontari presenti nel castello di Pozo Rubio (Albacete) il 20 marzo 1938 che si dichiarano membri del partito comunista (da verificare). Di Giuntini si riporta l'appartenenza al partito comunista francese; Ib., fondo 545. Estremi cronologici: 01/04/1940-28/02/1941. Annotazioni: Op.6, D.495. Breve descrizione dei volontari italiani, data da Pavanin (G); Ib., fondo 495. Annotazioni: Op.221, D.2325; Archivio storico del Comune di Cascina, Registri delle delibere, Delibera di Giunta Comunale n. 119, 17 maggio 1948.
Bibliografia
G. Calandrone, La Spagna brucia, Roma, Editori riuniti, 1974; D. Basi, La partecipazione degli antifascisti toscani alla guerra civile di Spagna (1936-1939), relatore N. Gallerano, Tesi di laurea, Università degli Studi di Siena, Facoltà di Lettere e Filosofia (Corso di Laurea in Lettere Moderne), a.a. 1993-1994; Antifascisti nel Casellario Politico Centrale, 18 voll., Roma, 1989-1994, v. 9, p. 365; Ora e sempre Resistenza. Testimonianze dei protagonisti e documenti, Pontedera, Bandecchi e Vivaldi, 1995, p. 43; La Spagna nel nostro cuore 1936-1939. Tre anni di storia da non dimenticare, Milano, AICVAS, 1996, p. 230; Volontari antifascisti toscani nella guerra civile spagnola, a cura di I. Cansella e F. Cecchetti, Grosseto, ISGREC, Arcidosso, Effigi, 2012, ad indicem.
Link esterni
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