FRANGIONI, Dino Augusto Antonio
Intestazione di autorità
- Intestazione
- FRANGIONI, Dino Augusto Antonio
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Cevoli
- Data di nascita
- 26 Gennaio 1898
- Luogo di morte
- Firenze
- Data di morte
- 3 giugno 1973
- Note
- da verificare
Attività e/o professione
- Qualifica
- Operaio meccanico
- Qualifica
- Facchino
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
Nasce a Cevoli di Lari il 26 gennaio 1898, da Secondo e Concetta Frangioni, facchino e operaio meccanico. Fin da giovane si avvicina agli ideali socialisti partecipando poi alle lotte e battaglie politiche del biennio 1919-1920. Per motivi di lavoro si trasferisce successivamente a Livorno aderendo al nascente PCdI e contribuendo alla prima formazione degli Arditi del Popolo. Nello stesso anno viene eletto nel primo direttivo della Federazione livornese del PCdI stringendo amicizia e condivisione di ideali con Ilio Barontini e altri militanti del partito. È delegato della Federazione livornese e pisana al congresso della Federazione interprovinciale, che si svolge tra il 19 e il 20 dicembre 1925 in preparazione del Congresso di Lione.
Schedato come «pericoloso sovversivo» è fermato più volte dalle autorità di polizia e arrestato il 16 febbraio 1927 per organizzazione comunista, poi prosciolto per insufficienza di prove dal Tribunale Speciale. La sua pervicace attività antifascista non viene meno nonostante il controllo asfissiante delle autorità e si manifesta in tanti atteggiamenti contrari al regime come quando la sera del 29 novembre 1929 «veniva sorpreso in una trattoria» mentre insieme ad altri tra cui il comunista schedato Alcide Nocchi e l'anarchico Oreste Belli, consumavano una cena e brindavano «alla Rivoluzione russa».
Frangioni riesce ad espatriare clandestinamente in Francia nell’aprile 1930 – per questo subirà una condanna in contumacia a tre anni –, dove continua la sua attività antifascista e militanza nel partito. Nel marzo 1942 rimpatria ed è arrestato e ammonito, poi prosciolto con l’amnistia del ventennale. Con il formarsi dei primi gruppi armati di resistenti Frangioni con il nome di battaglia di Livio emerge come uno dei militanti più capaci e esperti. È il responsabile militare interprovinciale della IIIª Brigata partigiana Garibaldi e su incarico di Ilio Barontini e della Centrale regionale del nuovo PCI in Toscana organizza le bande partigiane nel livornese fin dai primi giorni del settembre del 1943. È tra coloro che partecipano alla vittoriosa battaglia di Piombino del 10 settembre 1943 che vede i civili affiancare i marinai e i carri armati dell’esercito e respingere le squadre d'assalto tedesche che, sbarcate a terra, tentano di impadronirsi della città e invece sono costrette alla resa.
Nel dopoguerra è un dirigente della Federazione livornese del PCI e assume l’incarico di responsabile dell’Organizzazione del partito. Frangioni entra in contrasto con la direzione del partito nel 1956 esprimendo le proprie critiche nei confronti della scelta togliattiana di appoggiare la svolta di Nikita Chruščëv al XX congresso del PCUS apertosi il 25 febbraio 1956. Negli anni seguenti fa parte di quella corrente neo-stalinista interna del partito convinta che la direzione del partito sia ormai su una china revisionista irreversibile e che è necessario ripristinare la vera ortodossia marxista-leninista fondando un nuovo partito. È tra coloro che appoggiano Giuseppe Regis nella fondazione nel giugno 1963 delle Edizioni Oriente, esperienza editoriale che partendo dalla pubblicazione del documento Ancora sulle divergenze tra il compagno Togliatti e noi vuole confutare le affermazioni semplicistiche della direzione del PCI sul comunismo cinese e criticare fortemente sia l'imperialismo nordamericano che il revisionismo sovietico e dei partiti a esso fedeli. Nel maggio del 1964 Frangioni guida la delegazione dell'Edizioni Oriente in visita a Pechino incontrando anche il presidente Mao Tse-tung. Dalla redazione stessa della rivista omonima della casa editrice nasce la proposta condivisa da Frangioni della fondazione del mensile «Nuova Unità». Il 30 aprile 1965 Frangioni partecipa alla delegazione comunista, con Osvaldo Pesce e Franco Saltarelli, invitata da Enver Hoxha alla celebrazione del 1° maggio a Tirana confermando tutte le sue simpatie per il comunismo albanese e per quello cinese. Il 14-16 ottobre 1966 è presente a Livorno alla fondazione del PCd’I (marxista-leninista), che si costituisce simbolicamente nello stesso Teatro Goldoni che aveva ospitato la fondazione del partito di Bordiga e Gramsci. Il nuovo organismo ha il principale scopo di «rialzare la bandiera del socialismo» gettata a terra dai «capi traditori» del PCI togliattiano ripristinando la vera funzione rivoluzionaria del partito contro la «deriva riformista e parlamentarista» e di cui il primo segretario sarà il pisano Fosco Dinucci. Una scelta politica quest'ultima che sostanzialmente è sostenuta moralmente e materialmente da un grande paese «socialista» come la Cina. Frangioni negli anni seguenti si impegnerà nel sostenere il nuovo partito e il suo giornale con tutte le sue energie. Muore a Firenze il 3 giugno 1973. Dopo la sua morte la città di Livorno gli ha dedicato in suo ricordo una strada. (M. Bacchiet e F. Bertolucci)
Luoghi di attività
- Luogo
- Livorno
Fonti
Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen ; D. Frangioni, Con gli Arditi del Popolo di Livorno, in Il prezzo della libertà, Roma, ANPPIA, 1958; Il comitato della delegazione dell'Edizioni Oriente dai compagni cinesi, «Nuova Unità», n. 4, giugno 1964; Istituto storico della Resistenza in Toscana, Fondo archivistico A. Gracci, serie 149, Biografie di compagni.
Bibliografia
F. Pieroni Bortolotti, La lotta del fronte operaio a Livorno contro il fascismo (1925-1926) in «Il movimento di liberazione in Italia», n. 103, 1971, pp. 3-28; Antifascisti nel Casellario Politico Centrale, Roma, 1989-1994, v. 8, p. 351; T. Abse, 'Sovversivi' a Livorno (1918-1922). La lotta politica e sociale in una città industriale della Toscana, Livorno, Quaderni della Labronica, 1990, ad indicem; R. Niccolai, Quando la Cina era vicina. La rivoluzione cultutale e la sinistra extraparlamentare italiana negli anni '60 e '70, Pisa-Pistoia, BFS edizioni-Centro di documentazione, 1998, p. 103; M. Rossi, Livorno ribelle e sovversiva. Arditi del popolo contro il fascismo 1921-1922, Pisa, BFS edizioni, 2013, ad indicem; S. Gallo, La Resistenza e la tela di Penelope: il farsi e il disfarsi della rete antifascista in provincia di Livorno (1943-1944), in Spaesamenti. Antifascismo, deportazioni e clero in provincia di Livorno, a cura di Istoreco, Pisa, Ets, 2015; M. Rossi, Livorno clandestina. Un ventennio di opposizione antifascista (1923-1943), Pisa, BFS edizioni, 2017, p. 69.