RIVIECCIO, Francesco
Intestazione di autorità
- Intestazione
- RIVIECCIO, Francesco
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Torre del Greco
- Data di nascita
- 2 gennaio 1899
- Data di morte
- 1939
Attività e/o professione
- Qualifica
- Facchino
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
Nasce a Torre del Greco il 2 gennaio 1899 da Simone e Caterina Sellitto. Orfano di padre all’età di dieci anni, svolge attività lavorativa ancora tredicenne nella città natia presso i “Molini Ficola Jeandeau”, come facchino dislocato presso lo scalo ferroviario della città. Detto “Ciccio ‘u scartellato”, analfabeta, di spiccata intelligenza, aderisce agli ideali anarchici all’età di vent’anni circa. Vive nella città vesuviana prima con la famiglia di origine, poi con la moglie Nunziata Buono e con i due figli, Simone ed Egidio nati a Torre del Greco rispettivamente il 5 giugno 1934 e il 15 novembre 1938.
Dal febbraio 1924 è sottoposto a stretta sorveglianza, per via della assidua frequentazione di antifascisti di diversa appartenenza politica, fra cui Raffaele Falanga (tipografo, anarchico), Michele Villano (medico, comunista), Giuseppe Sallustro (artigiano, comunista), Pietro Balzano (insegnante, socialista). S’incontra inoltre con gli anarchici Carlo Melchionna (elettricista) e Gennaro Petraroja (sarto), residenti a Napoli. Colto in compagnia di un anarchico e contestualmente trovato in possesso degli stampati dal titolo «Fede», «L’idea anarchica», «L’internazionale» è sottoposto a perquisizione personale seguita il giorno stesso da quella della sua abitazione, in seguito alla quale risulta essere possessore di un pugnale non denunciato. È per questo motivo arrestato e deferito all’Autorità Giudiziaria. Da questo momento in poi Rivieccio è sottoposto ad attenta vigilanza, seguita da fermi, perquisizioni personali e domiciliari, a sistematico arresto in occasione dell’arrivo nella città o in località vicine, di personaggi ritenuti di rilievo.
Dal 1926 in poi è costretto a vivere appartato, sottoposto a sorveglianza e perquisizioni, lontano da ogni attività politica. Nel maggio 1927 è arrestato in occasione dell’arrivo a Resina (odierna Ercolano) di Vittorio Emanuele III re d’Italia. In seguito a questo episodio è espulso per indegnità politica dal “Sindacato Facchini”, cui aveva aderito nel febbraio precedente. Nel mese di novembre 1928 fa richiesta scritta per non essere sottratto al lavoro dalle autorità di P.S. in occasione delle feste patriottiche, dovendo da solo provvedere al sostentamento della madre e delle sorelle. Le stesse autorità di P.S., ancora alla fine del 1930, rilevano che l’anarchico torrese “si mantiene però indifferente ad ogni manifestazione nazionale lasciando, per ciò, dubitare che sia tuttora ligio alle antiche ideologie politiche…”. Muore nel 1939. (A. Pedone)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Testimonianza orale di Giuseppe Sallustro.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181