BAGNOLI, Persio

Tipologia Persona
Bagnoli (nome alla nascita)
Persio

Intestazione di autorità

Intestazione
BAGNOLI, Persio

Date di esistenza

Luogo di nascita
Volterra
Data di nascita
18 febbraio 1893

Attività e/o professione

Qualifica
Alabastraio

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Volterra il 18 febbraio 1893, da Leopoldo e Arduina Bacci, alabastraio. Nell'ambiente dei laboratori artigianali d'alabastro Bagnoli apprende i primi rudimenti della politica aderendo giovanissimo al Partito socialista. L'economia dell'estrazione e della lavorazione dell'alabastro all'inizio del Novecento si sta riprendendo dopo una lunga stagnazione e crisi e Volterra tornando ad essere ancora per qualche anno il centro vitale di un'ampia porzione della provincia meridionale pisana caratterizzata da un forte rapporto tra città e campagna. Questa congiuntura economica favorisce il concentrarsi di manodopera a basso costo nei borghi del territorio, impiegata soprattutto nelle varie miniere di lignite, rame e anche nell'industria elettrica derivata dallo sfruttamento dei soffioni boraciferi di Larderello. In questo contesto Volterra e i centri vicini, Pomarance, Montecatini Val di Cecina, Larderello vedono il radicarsi di gruppi socialisti e in alcuni casi anche di gruppi libertari, che animano la vita politica e associazionista del territorio.

Bagnoli fin dai primi tempi è impegnato nella propaganda come testimonia la denuncia alle autorità giudiziarie per vilipendio delle istituzioni del 10 novembre 1912 quando, a Montecatini Val di Cecina in rappresentanza dei giovani socialisti volterrani, pronuncia un discorso acceso, in occasione dell’inaugurazione della lapide a Francisco Ferrer, che si conclude con le parole «Via i preti! via la monarchia!». La Prefettura di Pisa nel 1912 lo scheda sottolineando che risulta iscritto al Circolo giovanile socialista di Volterra e che è «di carattere vanaglorioso e di scarsa istruzione, tiene a mente le frasi e le parole che trova nei giornali sovversivi, dei quali è assiduo lettore, per ripeterle nelle conferenze, senza scopo e senza comprenderne il significato».

La mattina del 24 maggio 1915 a Volterra Bagnoli è nuovamente arrestato per aver organizzato e inscenato, insieme ad altri militanti socialisti, una manifestazione di protesta contro la guerra in occasione della cerimonia di partenza delle truppe per il fronte. A seguito del fatto il Prefetto ordina un’assidua vigilanza identificando nel Bagnoli un «elemento pericoloso per l’ordine pubblico». Nel novembre dello stesso anno partecipa a Livorno alla costituzione della Federazione giovanile interprovinciale del Partito socialista venendo eletto nel Comitato federale. Nel dicembre è presente alle manifestazioni indette per lo sciopero generale che, a Volterra, finiscono con alcuni scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Per questo episodio Bagnoli subisce un processo insieme ad un gruppo di sovversivi tra i quali i socialisti Giulio Cesare Topi (poi dall'autunno del 1920 primo sindaco socialista di Volterra), Amedeo Meini, Amleto Bongini, Arnaldo Fratini e gli anarchici Guelfo Guelfi e Pasquale Nardini.

Nel luglio del 1920 prende la parola dalle colonne de «La Fiamma» richiamando l’attenzione sulla condizione dei reduci di guerra: «Ormai chi pensa più ai bisogni immediati di chi fece la guerra? [..] la borghesia non sente quando deve pagare, quando deve riparare alle immense falle che essa stessa produce [...] e poi di mutilati e di invalidi la borghesia non ne ha più bisogno». Successivamente nelle elezioni amministrative dell’autunno è eletto consigliere comunale nella lista del Partito socialista.

Nel gennaio del 1921 partecipa al Congresso di Livorno, per la frazione comunista, in qualità di delegato della sezione socialista di Volterra da poco costituitasi con il contributo di Bagnoli e dei consiglieri comunali Armenville Macchioni, Manlio Filippi e Antonio Baroncini. È il primo segretario della sezione volterrana del PCd'I coadiuvato nel Comitato direttivo da Giuseppe Marradi e Averardo Fiaschi. Il 25 gennaio 1923 sposa Gina Bianchi e sembra apparentemente abbandonare la vita politica ma secondo la Prefettura di Pisa, che mantiene una sorveglianza assidua, sospetta che il militante comunista mantenga inalterati «i suoi ideali, pur non facendone propaganda e trae sostentamento dalla sua attività di scultore», senza fornire prove «concrete di ravvedimento». Viene radiato dal Casellario politico centrale il 31 marzo 1941.

Nel dopoguerra è il segretario locale della sezione ANPPIA e continua la sua militanza politica nel nuovo PCI. Il 6 luglio 1952 a Volterra interviene come oratore, insieme a Umberto Terracini, alla manifestazione antifascista. Nei primi anni cinquanta è uno dei promotori locali per l’approvazione della legge per la concessione di pensione di invalidità o morte ai perseguitati politici del fascismo, poi approvata nel 1955. Muore a Volterra il 23 aprile 1975. (M. Bacchiet)

Fonti

Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; P. Bagnoli, Come un grido! «La Fiamma» 25 luglio 1920; La «Lotta socialista», numero unico, Volterra, 23 agosto 1920; Su e giù per la Provincia, Il Ponte di Pisa, 8 gennaio 1921; «Il Lavoratore», settimanale delle Federazione comunista pisana. 13 settembre 1952 e 6 dicembre 1952; Glorioso passato del P.C.I. nella nostra provincia, «Il Lavoratore», settimanale delle Federazione comunista pisana, 12 maggio 1954; Intervista a Persio Bagnoli in A. Marianelli, Eppur si muove! Movimento operaio a Pisa e provincia dall'Unità d'Italia alla dittatura, Pisa, BFS, 2016, pp. 215-224.

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