BOATTINI, Guglielmo
Intestazione di autorità
- Intestazione
- BOATTINI, Guglielmo
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Forniolo (fraz. di Forlì)
- Data di nascita
- 01/05/1884
- Luogo di morte
- Taylor (Detroit - USA)
- Data di morte
- 26/09/1962
Attività e/o professione
- Qualifica
- Bracciante
- Qualifica
- Operaio
- Qualifica
- Minatore
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
Nasce il 1° maggio 1884 a Forniolo, una frazione di Forlì, da Antonio e Teresa Lolli; bracciante, poi operaio e minatore. Quando ha due anni si trasferisce con i genitori a S. Pietro in Trento, una frazione di Ravenna. Di famiglia poverissima e molto religiosa, nell’infanzia soffre la fame e le privazioni. All’età di 7 anni perde la madre, immobilizzata a letto già da 18 mesi. Frequenta la scuola solo per pochi mesi, poi viene messo a badare le pecore con un pastore. Dai 10 fino ai 18 anni di età è garzone presso varie famiglie contadine.
Aderisce per breve tempo al PRI, ma già nel 1903 si avvicina agli anarchici e ai socialisti. Nello stesso anno si iscrive nella lega braccianti, ma il lavoro scarseggia. A seguito di un conflitto sindacale, viene denunciato nel 1904 per “attentato alla libertà del lavoro” (sarà poi amnistiato) e obbligato dalla Prefettura ad emigrare con altri braccianti sotto minaccia di duri provvedimenti. Il 4 febbraio dello stesso anno parte con altri 22 compaesani per Metz, in Alsazia Lorena (all’epoca annessa alla Germania). Lavora a distruggere vecchie fortificazioni e a costruire strade, poi diventa operaio in una fabbrica a Haingh.
Rientra a S. Pietro in Trento nel gennaio 1907 e poco dopo, il 10 marzo, si unisce in matrimonio con Cristina Bagnoli, che gli sarà poi fedele compagna di vita e di idee per il resto della sua esistenza. Lavora come facchino di campagna e consegue la licenza di 3ª elementare. Inizia a leggere giornali e scritti politici. Fa parte del Gruppo anarchico di S. Pietro in Trento, che conta all’epoca 25 aderenti. Nella primavera 1909 trova lavoro nella fornace di mattoni di S. Pietro in Vincoli, dove deve subire l’ostilità degli altri operai, quasi tutti repubblicani. È l’epoca della divisione tra leghe “rosse” e “gialle” in Romagna, in conseguenza dei conflitti tra braccianti e mezzadri per le macchine trebbiatrici. Dopo alcuni agguati e attentati, passa a lavorare alla Fornace di Mezzano, che però chiude nel 1913. Si impiega allora come bracciante addetto ai lavori di sterro dello Stato.
Alla fine del 1913 partecipa attivamente alle manifestazioni per la liberazione di Augusto Masetti e contro il militarismo. Allo scoppio della “Settimana rossa” si trova in Calabria occupato in lavori di bonifica. Con altri romagnoli cerca di raggiungere Ancona per unirsi ai moti ma viene arrestato e liberato solo la domenica 14 giugno, quando ormai l’agitazione si è spenta. Rientrato in Romagna, prende parte a comizi e manifestazioni contro l’intervento in guerra dell’Italia. Si riaccendono i conflitti con i repubblicani, accesi interventisti. La sera del 14 maggio 1915, durante un’aggressione armata di interventisti a S. Pietro in Trento, Boattini cade in un agguato. Si difende con una pistola che però s’inceppa e un pugnale, ma uno dei numerosi assalitori che lo accerchiano gli pianta nella schiena uno stiletto innestato in cima a un bastone, incrinando l’osso sacro e forando l’intestino e la vescica. Riprende conoscenza all’ospedale con altri 5 feriti, colpito gravemente e imputato di mancato omicidio, guardato a vista giorno e notte dai carabinieri per oltre un mese.
Rilasciato senza processo perché l’accusa cade in istruttoria, una volta dimesso si trova nell’impossibilità di lavorare per l’estrema debolezza e con tre figli a carico. Il 10 febbraio 1916 viene richiamato alle armi. Progetta di disertare ma si trattiene pensando alla famiglia senza sussidio e sperando di ottenere l’esonero per invalidità. Viene arruolato nonostante le sue precarie condizioni fisiche e inviato in un deposito a Novi Ligure, dove subisce numerose punizioni a cause delle note del suo fascicolo personale in cui è presentato come sovversivo. All’epoca della ritirata del Trentino, per evitare di partire per il fronte con il proprio BTG, si assenta temporaneamente abbandonando il posto di guardia. Al ritorno viene incarcerato in un sotterraneo, legato su un tavolaccio e messo a pane e acqua per 29 giorni a disposizione del Consiglio di Guerra. Liberato, viene inviato al fronte sul monte Sabotino nel Carso, stremato dalla prigione e spossato dalle marce. Due giorni prima dell’attacco a Gorizia è assalito da una grave febbre. Lasciato nell’ospedale di campo, viene da qui avviato a Cormons e poi a Venezia, avendo salva la vita (nella battaglia di Gorizia muoiono quasi tutti i suoi compagni di reparto).
Dopo una licenza di due settimane trascorsa a casa, raggiunge il suo rgt a Bergamo. È inviato di nuovo al fronte a Recoaro, poi sul Piave dopo la rotta di Caporetto, infine a Cividale. Congedato, ritorna a casa all’inizio del 1919, prostrato fisicamente ma felice per avere salvato la vita e per non avere dovuto uccidere nessuno. Subito dopo il suo ritorno, in pieno inverno, si ammala in conseguenza dei maltrattamenti e dei disagi sofferti durante la vita militare. Con la nascita dell’ultimogenita Amelia, i figli da mantenere sono intanto diventati quattro. Trova finalmente un buon impiego come livellatore nei lavori di bonifica. Acquisisce una discreta professionalità e per alcuni anni la sua opera viene richiesta in modo continuativo. Partecipa all’occupazione delle terre incolte, in particolare quando viene occupata la tenuta di caccia del conte Rasponi a Punta Marina, di circa 3000 ettari, collabora anche alla difesa armata delle terre, trascorrendo 47 giorni e notti a fare la guardia armato di fucile.
Intanto prende piede il fascismo, nel ravennate formato spesso da elementi ex repubblicani. Per sottrarsi alle persecuzioni Boattini decide di emigrare negli Stati Uniti. Ottenuto il passaporto, il 16 novembre 1923 lascia la famiglia, gli amici e i compagni, e insieme al figlio maggiore Pio Epaminonda si reca a Napoli per l’imbarco. L’impatto con la realtà americana è duro. Si sistema a Newcastle (Pennsylvania) presso dei cognati e trova lavoro in una fonderia dove sono impiegati molti romagnoli, poi presso fabbriche di cemento. Entra in contatto con Carlo Tresca e legge «Il Martello» e «L’Adunata dei Refrattari». Si impegna nella campagna per Sacco e Vanzetti. Per sottrarsi a un probabile arresto e a una condanna per propaganda sindacale e a favore dello sciopero, nonché per distribuzione di stampa sovversiva estera, il 7 luglio 1925 con il cognato Achille Faschini parte per Detroit, presto raggiunto dal figlio (che ora si fa chiamare Paul Boatin). Qui svolge attività antifascista e sostiene scontri con gruppi di fascisti italiani appoggiati dal Consolato.
Nel 1926, durante una manifestazione antifascista per l’arrivo dell’aviatore De Pinedo, il figlio Paul viene arrestato perché trovato in possesso di un manganello. Partecipa ad altre proteste in occasione della visita di Nobile e per l’arrivo della squadra aerea di Italo Balbo. Prende parte a uno scontro il 12 ottobre 1928, Columbus Day, per protestare contro una manifestazione fascista per l’inaugurazione del gagliardetto (un fascista spara uccidendo un antifascista e ferendone un altro).
Nel 1929, dopo sei anni di lontananza, Boattini viene raggiunto dalla moglie e dai figli più piccoli e la famiglia si riunisce. In seguito, durante la guerra di Spagna, si impegna in un comitato antifascista per raccogliere fondi a favore delle milizie libertarie, con il fattivo contributo della moglie (infaticabile nei picnic di autofinanziamento, nell’ospitare compagni clandestini e nel sostenere iniziative di solidarietà per le vittime politiche). Dopo la fine della Seconda guerra mondiale può riprendere le relazioni con i compagni della Romagna, seguendo e appoggiando la rinascita del movimento anarchico in Italia. Mantiene i contatti con i vecchi compagni romagnoli soprattutto tramite Stefano Bagnoli, un giovane libertario ravennate nipote della moglie, con il quale è in corrispondenza.
Il 26 luglio 1955 Boattini arriva a Milano in aereo per il suo primo viaggio in Italia dopo più di trent’anni. Durante il suo soggiorno, che dura due mesi, incontra vari compagni di diverse città (tra i quali Giuseppe Mariani e Umberto Marzocchi) e si reca anche a Piano di Sorrento dove visita la Colonia “Maria Luisa Berneri”, diretta da Giovanna Caleffi Berneri. Il 20 maggio 1959 muore a Detroit la moglie Cristina. Anche per riprendersi dal duro colpo, Boattini compie un nuovo viaggio in Italia, dove arriva il 22 luglio 1959. In autunno si manifestano disturbi e viene ricoverato nell’ospedale di Ravenna per due volte con una degenza complessiva di circa 4 mesi. Si riprende e torna dai figli e dai nipoti negli Stati Uniti. Ammalato di tumore, dopo una lunga sofferenza muore a Taylor, nei dintorni di Detroit, il 26 settembre 1962. Per suo espresso desiderio il corpo viene cremato. (Gianpiero Landi)
Fonti
Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi, f. Boatini Ermanno; Biblioteca libertaria "Armando Borghi" - Castel Bolognese (RA), Millie Rabe [Amelia Boattini], A history of the Boatin Family, dattiloscritto; Un conflitto fra interventisti e neutralisti a S. Pietro in Trento, «Corriere di Romagna», 14-15 mag. 1915; Intorno al conflitto di Villa S. Pietro in Trento, ivi, 15-16 mag. 1915; Attilio, La morte di una compagna, «Umanità Nova», 7 giu. 1959; Guglielmo Boattini, «Seme anarchico», giugno 1959; Note e comunicati. Ravenna, «Umanità Nova», 31 gen. 1960; Note e comunicati. Un augurio, ivi, 29 lug. 1962; Piccola posta. Detroit – Amelia Boattini, ivi, 26 ago. 1962; Guglielmo Boattini, ivi, 2 set. 1962; Dall’America su Boattini, ivi, 23 set. 1962; La morte di Boattini, ivi, 7 ott. 1962; S. Bagnoli, Lutti nostri. Boattini, ivi, 14 ott. 1962 (con una postilla non firmata ma di A. Borghi); Quelli che ci lasciano, «Adunata dei Refrattari», 18 ott. 1962; Viglio, Guglielmo Boattini, «Controcorrente», n. 32, 1962; Testimonianza orale di Stefano Bagnoli, rilasciata a Ravenna a G. Landi nel luglio 2003.
Bibliografia: G. Landi (a cura di), Memorie autobiografiche dell’anarchico Guglielmo Boattini (trascritte dal nipote Stefano Bagnoli), «Rivista storica dell’anarchismo», a. 11, n. 2 (22), luglio-dicembre 2004.
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