BORRILLO, Placido Salvatore Angelo
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- BORRILLO, Placido Salvatore Angelo
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Castelnuovo della Daunia
- Data di nascita
- 15/10/1897
- Luogo di morte
- Seraing
Attività e/o professione
- Qualifica
- Contadino
- Qualifica
- Scaricatore di porto
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
- Nasce il 15 ottobre 1897 a Castelnuovo della Daunia (FG) da Carlo e Maria Martinello, contadino poi scaricatore di porto. Fra i primi documenti riguardanti Angelo Borrillo troviamo un foglio dell'«Estratto dal Bollettino delle Ricerche, supplemento dei sovversivi numero 178 in data 5 agosto 1931». La fotografia di B. è quella pervenuta nel 1929 e la riproduzione è molto scadente; B. è definito propagandista anarchico da fermare. L'analisi del fascicolo consente di conoscere la vita di un anarchico italiano che combatte, come tante altre persone in quell'epoca, due battaglie: una contro il fascismo e un'altra contro la tubercolosi, un male a cui cercherà di sfuggire senza successo.
La polizia italiana inizia a interessarsi a lui due anni dopo l'emanazione delle leggi eccezionali in Italia, è il 1928. Nei documenti viene definito anarchico, ma a volte anche comunista; nel suo fascicolo è conservato anche un manifesto "anarchico comunista" in cui vengono esposte le idee del movimento: vi è prefigurata una società basata sull'abolizione della proprietà privata e organizzata attraverso la democrazia diretta e partecipata. Sul retro del manifesto Borrillo, che fa parte del Comitato Anarchico di Seraing, ha scritto degli appunti in cui si parla del processo ad Angelo Bartolommei, il giovane anarchico che nel 1928 aveva ucciso il sacerdote Cesare Cavaradossi, Vice Console italiano a Nancy, che gli aveva proposto di diventare un delatore per i servizi segreti. Bartolommei era fuggito in Belgio, ma era stato arrestato. Il ministero dell'Interno chiede informazioni su Borrillo; in data 2 ottobre 1929 il Regio Console a Liegi, Silimbani, segnalandone la "pessima condotta” informa che certe voci lo designano come anarchico e altre come comunista. “Trattasi comunque di un sovversivo della peggior specie, malvagio e violento. Recentemente, in compagnia di alcuni altri sovversivi, aggrediva l'ex combattente e mutilato Segatto Giobatta iscritto nella sezione di Liegi. Dopo averlo percosso gli strappava il distintivo che veniva da questo delinquente calpestato. Il Borrillo frequenta ambienti sovversivi e minaccia chiunque presuma appartenere alle Associazioni Nazionali. Si allega una fotografia." Anche la Prefettura di Foggia è coinvolta nelle indagini e informa che B. si trova in Belgio, il recapito è Seraing-sur-Meuse [Liegi] Avenue des Champes 108. B. è iscritto nella Rubrica di frontiera con il numero 13923. Sempre la Prefettura di Foggia, il 24 ottobre 1929, invia ulteriori informazioni: nel 1917, a vent'anni, B. è chiamato alle armi e prende parte alla Grande Guerra sino al 1918; congedato, non torna al suo paese e non dà più notizie alla famiglia. "Da informazioni assunte risulterebbe che appena congedatosi si stabilì in un comune della provincia di Vicenza ove contrasse matrimonio, e di là dopo poco tempo emigrò prima in Francia e successivamente in Belgio. Nel suo comune nativo mantenne cattiva condotta, era poco amante del lavoro, e vessava i genitori per estorcere denaro onde soddisfare i suoi vizi. Colà, data anche la sua giovane età, non diede luogo a rilievi sulla condotta politica. Da questi atti nulla emerge a di lui carico." Da queste informazioni si può desumere che la scelta anarchica di Borrillo sia avvenuta gradualmente: la visione degli orrori della guerra e l'insofferenza per la vita militare, l'emigrazione in Francia e poi in Belgio, dove il contatto con ambienti diversi dal suo paese di origine lo fa approdare a una scelta libertaria e antifascista. L'episodio dell'aggressione all'ex combattente Giobatta Segato può essere inquadrato nella risposta antifascista dei fuorusciti italiani in Belgio, analizzata dalla storica Anne Morelli che scrive a p. 138: "Seri scontri avevano luogo in continuazione. Ho personalmente rilevato, dal dicembre 1925 al settembre 1938, fatta eccezione per le manifestazioni, non meno di 48 incidenti tra fascisti e antifascisti italiani in Belgio. Per la maggior parte si trattava di incidenti talmente gravi da comparire nella stampa belga e si deve pure considerare che questi dati possono essere inferiori alla realtà in quanto, spesso, i giornali non facevano riferimento ai motivi politici che causavano questi fatti, facendoli spesso passare sotto il titolo banale di -Rissa tra italiani-." L'episodio in cui è coinvolto B. è citato anche in un articolo apparso su «Il risveglio anarchico». Il Console italiano a Liegi comunica l'espulsione di B. dal Belgio. La data è 3 luglio 1930. “Si ritiene siasi diretto nel Granducato del Lussemburgo ma non si hanno elementi precisi per accertarlo. Il Borrillo - come è stato posto in evidenza - frequentava gli ambienti più estremisti e svolgeva attiva propaganda comunista-anarchica. Egli era in intimi rapporti col noto anarchico Luigi Damiani di Bruxelles, con Caporali Paolo - Rue D'Or 44 - Bruxelles e con i centri anarchici di questa provincia, del Lussemburgo, della Francia e anche dell'America da dove riceveva sussidi per la propaganda..." La conferma dell'attività di B. nel settore della propaganda viene anche da un messaggio del 22 luglio 1930, inviato dal ministero dell'Interno. Egli si occuperebbe di giornali anarchici e lavorerebbe presso la fabbrica di prodotti chimici "L'Azote". In un ulteriore documento, datato 2 dicembre 1930, apprendiamo che B. è stato espulso dal Belgio il 16 maggio 1930, ma ha ottenuto una proroga. In questo, come nella relazione del console Silimbani, non sono specificati i motivi dell'espulsione. Da un appunto della Divisione Polizia Politica del 18 marzo 1931, inviato al CPC e contenente un elenco di 9 persone giunte all'albergo Grande Place di Bruxelles, tra cui B., Gozzoli e Sbardellotto, apprendiamo che B. è ancora in Belgio. Per la prima volta qui si fa il nome di Angelo Pellegrino Sbardellotto che cercherà di uccidere Mussolini nel 1932. Ma in una copia di un appunto della Divisione Polizia Politica in data 12 giugno 1931 leggiamo che B “si troverebbe in Olanda mentre la moglie di lui, starebbe tutt'ora a Seraing”. Stanno iniziando gli spostamenti di B. che lo vedranno giungere anche a Tolosa, dove conosce Marie Justine Pierrine Vauthier. Il ministero dell'Interno scrive al Consolato di Marsiglia in data gennaio 1 gennaio 1932: B. alla sua espulsione dal Belgio, ha dichiarato di voler andare a Marsiglia per ragioni di lavoro. Si chiede di rintracciarlo e fornire informazioni su di lui. B. ha partecipato agli incontri in cui gli anarchici in Belgio hanno organizzato gli attentati a Mussolini? Un documento incompleto, che riassume le dichiarazioni di Sbardellotto dopo il fallito attentato, confermerebbe questa ipotesi. Nelle informazioni sulla vita di Sbardellotto e in quelle sulla preparazione dell'attentato, si può leggere:"Da quando arrivò in terra straniera cominciò a frequentare ambienti anarchici, ma solo nel 1929, quando risiedeva a Seraing, entrò a far parte del Comitato anarchico di Liegi, insieme a Borrillo Angelo e Gregori Ernesto..., qualche giorno dopo la fucilazione dello Schirru, recatosi a Bruxelles per concertare con quel comitato anarchico il modo di venire in aiuto ai due compagni colà arrestati, per essere espulsi, a quanto poteva ricordare, Pezzoli di circa 45 anni, da Genova, e Angiolino (Giovanni?), di circa 30 anni, toscano..., si incontrò con l'anarchico Cantarelli, che faceva parte del comitato...A lui, che gli consegnò alcune cartoline raffiguranti lo Schirru, egli manifestò di essere disposto come già da tempo aveva pensato di recarsi in Italia, per attentare alla vita di S.E. il Capo del Governo, facendogli però presente che gliene mancavano i mezzi." Le indagini proseguono e nella copia di un tele espresso del ministero degli Esteri sui rapporti di Sbardellotto con gli anarchici in Belgio, tra cui B., datato 27 settembre 1932, si riferiscono gli accertamenti da parte del console di Liegi per capire se Sbardellotto abbia agito da solo o insieme ad altri. "Nonostante le indagini accuratamente svolte non è stato possibile accertare se gli individui nominati nel telespresso di codesto R. ministero presero contatto con lo Sbardellotto per la preparazione dell'attentato cui aveva in animo di compiere. Dette indagini però hanno confermato che essi (che vanno classificati fra i peggiori sovversivi della regione) erano intimi amici dello Sbardellotto. Quasi tutti erano già noti a questo R. consolato come risulta per la nota informativa posta per ciascuno di essi." Tra i nominativi risulta B. (scritto Borilli) definito "anarchico violentissimo. Durante la sua permanenza in Seraing non perdeva occasione per aggredire ex combattenti ed altri connazionali che sapeva di buoni sentimenti. In data 16.5.1931 è stato espulso dal Belgio". In data 1 agosto 1932 dal Consolato di Marsiglia, con un messaggio al ministero dell'Interno e alla Prefettura di Foggia, si fa sapere che B. è ancora presente nella città. Sta per ricevere un decreto di espulsione ed è indicato come comunista. Nei mesi successivi lascia Marsiglia e raggiunge la località di Montauban. La notizia è confermata dalla richiesta di informazioni da parte del Ministero dell'Interno, inviata al Consolato di Marsiglia e quello di Tolosa in data 24 luglio 1933. "Viene riferito fiduciariamente che il comunista in oggetto si troverebbe presentemente a Montauban [...] si prega di disporre accertamenti per conoscere si sia allontanato [...] dirigendosi in quella di Tolosa. Il Consolato di Tolosa è pregato di compiacersi disporre le opportune indagini per rintraccio del Borrillo ed in caso di esito positivo, si prega di voler disporre in di lui confronto ogni possibile vigilanza seguendo i di lui spostamenti e quanto di notevole risulti nella sua attività politica...". B. però non si sta spostando in Francia soltanto per motivi politici: la sua tubercolosi si aggrava. Quando giunge a Tolosa, incontra Maria Vauthier, che lo ospita in casa sua. Il tramite di questo incontro è probabilmente Giuseppe Pasotti, l'anarchico con cui la Vauthier collabora, che provvede agli aiuti per gli italiani che giungono nel Sud Ovest della Francia. Questi movimenti preoccupano molto la polizia: in data 24 agosto 1933 un telegramma è inviato alle Prefetture del regno dal capo della polizia italiana Arturo Bocchini. Il tono appare molto preoccupato. "Viene segnalato ripresa intensa attività sovversiva nota anarchica Vauthier Maria intesa Pierina di Giuseppe residente in Francia in assidui contatti con anarchici colà residenti fra cui noto pericoloso Borrillo Placido Salvatore Angelo di Carlo et Martinelli Maria, nato 15 ottobre 1897 Castelnuovo Daunia (Foggia) residente Tolosa stop- Aggiungesi che predetta est partita frettolosamente da Tolosa diretta a Parigi dubitasi per organizzare propositi delittuosi con probabile partecipazione suddetto Borrillo stop- Richiamando circolare telegrafica n° 14844/40464/96171 data 22 giugno 1932 rinnovasi disposizioni attente misure vigilanza per rintraccio fermo rigorosa perquisizione predetta Vauthier qualora entrare aut entrata Regno stop- Analogamente provvedasi confronti predetto Borrillo stop- Rammentasi che anarchica Vauthier est iscritta fascicolo 61 rubrica frontiera et schedina 0969 bollettino ricerche luglio 1932 con fotografia diramata con circolare n° 40966-96171 data 26 giugno 1932 e che anarchico Borrillo est inscritto n° 27248 rubrica frontiera et schedina 6337 bollettino ricerche agosto 1931 con fotografia stop- Particolare raccomandazione rivolgersi Prefetti Torino Foggia nonché Prefetti confine francese-svizzero”. A novembre in una copia di un telegramma inviato dal Consolato di Tolosa il 17 e diretto all'Ambasciata italiana a Parigi si apprende che B. “è attualmente degente in questo ospedale civico. È considerato elemento pericoloso". Nel fascicolo intestato a B. a questo punto incontriamo un documento di grande interesse per ricostruire le vicende della cospirazione anarchica in Belgio, in Francia e nell'America del Sud. Si tratta della deposizione, presso la Questura di Firenze, dell'anarchico Gaetano Del Massa il quale, presentatosi spontaneamente, racconta la sua vita e le vicende legate al movimento anarchico internazionale in cui era stato coinvolto. Il Del Massa, che ha contratto la sifilide, si dice stanco e disposto a collaborare, intende fornire ulteriori informazioni. La lunga confessione è inviata dal Prefetto di Firenze Maggioni al Ministero dell'Interno. Qui riportiamo solo un brano in cui Del Massa racconta i suoi spostamenti e parla di B. I fatti risalgono agli anni 1927-28. "A Serence [recte: Seraing] era fiduciario del gruppo anarchico il Gregori, mentre la carica di V. Fiduciario era disimpegnata da Borillo. Ma essendosi costui ammalato è stata da me sostituito nella carica stessa. Anche a Serence esisteva un movimento pro Sacco e Vanzetti e la nostra attività era diretta contro il fascismo. Intanto le autorità belghe venute a conoscenza che io ero stato espulso dalla Francia per furto, mi dichiararono elemento indesiderabile e mi obbligarono ad allontanarmi da quel territorio. Difatti io sono partito ma anziché abbandonare il territorio belga mi sono portato a Charleroi.". Da questa testimonianza desumiamo che B. non si è ammalato all'inizio degli anni Trenta, ma era già malato alla fine degli anni Venti e nonostante tutto continuava a svolgere un'intensa attività politica. Dal Consolato di Tolosa giunge al ministero dell'Interno e all'Ambasciata d'Italia a Parigi la notizia che B. è stato dimesso dall'ospedale civico. La comunicazione porta la data del 20 febbraio 1934. Nell'aprile del 1935 ritroviamo B. a Bruxelles, la data dell'appunto della Divisione di Polizia Politica è 24 aprile 1935. La Pol Pol, su informazione fiduciaria da Bruxelles, dà notizia di una riunione tra anarchici, con la presenza di B. e Bifolchi, del costituendo gruppo individualista. Nei mesi precedenti il ministero dell'Interno aveva tracciato una biografia di B. dal 17 giugno 1930 al 21 gennaio 1935. Il precario stato di salute dell'anarchico consente, nel 1930, una proroga del decreto di espulsione dal Belgio; il 17 giugno era entrato nell'Ospedale Cookerill di Seraing per un'operazione e nell'agosto i medici dichiarano che è in grado di viaggiare. Intanto gli è nato un altro figlio, che è stato chiamato Ribelle. Dopo l'intimazione di lasciare il Belgio immediatamente, B. va in Olanda, pare a Maastricht, ma torna a Seraing clandestinamente; la polizia lo cerca per processarlo per infrazione al decreto di espulsione. A suo favore interviene il senatore socialista Volkaert con una lettera al ministro della Giustizia, che risponde negativamente. Volkaert al senato Belga parla di B. "espulso che lascia la moglie e tre figli nella più squallida miseria." Maria Slaviero, la moglie di B., chiede con due suppliche alla Regina Elisabetta del Belgio che l'espulsione sia revocata, ottenendo risposte negative. Nel 1933 la Slaverio rinnova le richieste di clemenza alla Regina del Belgio e, nel 1934, al Re Leopoldo III, ma vengono respinte. Il 14 settembre 1934, visto che evidentemente B. è tornato in Belgio dopo essere stato in Francia, la Gendarmeria di Seraing lo arresta: è condannato a un mese di carcere dal Tribunale di Liegi per infrazione al decreto di espulsione, poi è condotto alla frontiera con il Lussemburgo. Il 3 ottobre 1934 il Gabinetto del Primo Ministro (belga) scrive alla Direzione di Pubblica Sicurezza (belga) per capire se è possibile fare qualcosa per B., tenendo conto delle sue condizioni fisiche e della miseria in cui vive la famiglia. La risposta è negativa. Il 24 gennaio 1935 è nuovamente arrestato dalla polizia di Liegi, a cui dichiara di essere tornato dalla Francia per visitare la famiglia: è malato e vuole chiedere la grazia per la revoca del decreto di espulsione, vorrebbe rimanere in Belgio. È un antifascista e non può tornare in Italia. Tre giorni dopo Maria Slaviero invia due suppliche, una alla Regina Astrid, un'altra al Ministro della Giustizia "esponendo il caso tragico in cui si trova. (Non risulta se sia stato risposto alla Borrillo)". Se si scorre questa cronologia si possono fare alcune considerazioni: l'anarchico non rinuncia mai alla lotta contro il fascismo, è malato, ma non chiede la grazia, non scrive o fa scrivere a Mussolini, non collabora con la polizia italiana diventando un delatore e tutto questo nonostante la sofferenza e la vita di miseria che le sue scelte impongono alla famiglia. La tubercolosi si aggrava, ma egli continua a occuparsi di politica mentre l'orizzonte europeo si oscura sempre di più. Dalle notizie fiduciarie sulle manifestazioni del 1 maggio 1935 che giungono da Bruxelles, si apprende che gli italiani non hanno partecipato al tradizionale corteo per non farsi riconoscere dalla polizia e la sera c'è stata una riunione alla Maison du Peuple in cui erano presenti diversi italiani, tra cui B. Si è parlato del pericolo di una guerra e dell'Abissinia. Sempre dalla Pol Pol, data 3 giugno 1935: da informazioni confidenziali B. è stato arrestato, ma è intervenuto a suo favore il senatore socialista Volkaert. Viene rimesso in libertà e pare sia in corso una pratica per la sospensione del decreto di espulsione, appoggiata dal senatore e dalla Lega Internazionale dei diritti dell'uomo. B. ottiene la sospensione del decreto di espulsione e va a Seraing. "Di seguito all'appunto 500.15023 del 3 corrente, si partecipa che secondo informazioni fiduciarie ulteriormente pervenute il noto Borrillo Placido Salvatore Angelo ha poi effettivamente ottenuta una sospensione del decreto di espulsione, della durata di 4 mesi. Egli è andato a trascorrere tale periodo di tempo a Seraing, presso la famiglia". Il 21 febbraio 1936 il Consolato di Liegi comunica che B. ha ottenuto l'autorizzazione a soggiornare in Belgio in data 23 agosto 1935 e può restare sino al 23 febbraio 1936. "Il Borrillo è affetto da tubercolosi e la malattia è entrata ora in una fase acuta". Sempre il Consolato di Liegi scrive, in data 22 dicembre 1936, che B. vive a Seraing, rue Bruyère 161, ed ha ottenuto un proroga del decreto di espulsione: "le condizioni di salute del Borrillo sono talmente peggiorate che queste autorità gli hanno ancora prorogato il decreto di espulsione sino al 28 febbraio 1937. Il Borrillo non esce più di casa e non è in grado di svolgere alcuna attività". La lotta per la vita di B. sta entrando nelle sue fasi finali. Nel 1938 è ancora autorizzato a risiedere in Belgio e dopo l'occupazione tedesca non si sa più niente di lui. Quest'ultima notizia è del 25 giugno 1940. Nonostante l'aggravarsi della malattia, l'attenzione della polizia italiana non si allenta: in una nota del 6 novembre 1940 sulla segnalazione di sovversivi pericolosi c'é il nome di B.. Il 2 maggio 1941 il Ministero dell'Interno comunica che Borrillo risiede a Seraing, rue de la Buillere [Bruyère], e che l'arresto non ha potuto aver luogo: "Secondo perizia del medico il Borrillo soffre di artrite con ferite aperte alle dita dei piedi, di diabete e di malaria. Il suo stato di salute non permette di metterlo in prigione. Non appena le sue condizioni di salute lo permetteranno, sarà accompagnato alla frontiera italiana e consegnato alle nostre autorità." Anche la polizia germanica, in data 14 marzo 1942, conferma che non ci sono le condizioni per l'arresto o il trasporto di B. e che non si prevede un miglioramento. Le ultime notizie su B. ne confermano la vitalità. All'inizio del 1943 lascia Seraing per ignota destinazione, i tedeschi lo cercano, ma nel giugno del 1943, a poche settimane dalla caduta del fascismo, in un rapporto confidenziale da Bruxelles sui sovversivi che risiedono nella provincia di Liegi leggiamo ancora il nome di Borrillo. La data di quest'ultima informazione è 18 giugno 1943. Muore, probabilmente nel 1943, di tubercolosi a Seraing, lasciando la moglie e quattro figli. (S. Viaggio)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi, fasc. Gaetano Del Massa; ivi, Direzione generale della Pubblica sicurezza, Divisione polizia politica, fasc. Angelo Bartolommei.
Bibliografia: A. Morelli, Fascismo e antifascismo nell'emigrazione italiana in Belgio. 1922-1940, Roma, Bonacci, Roma; F. Giulietti, Il movimento anarchico italiano nella lotta contro il fascismo. 1927-1945 Mandurio (TA), Piero Lacaita, 2003; M. Canali, Le spie del regime, Bologna, Il Mulino, 2004.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
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