BELLI, Oreste

Tipologia Persona
Alfredo (nome significativo)

Intestazione di autorità

Intestazione
BELLI, Oreste

Date di esistenza

Luogo di nascita
Livorno
Data di nascita
03/04/1902
Luogo di morte
Livorno
Data di morte
04/03/1991

Attività e/o professione

Qualifica
Operaio

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Livorno il 3 aprile 1902, da Alfredo e Diomira Lotti, operaio. Coniugato con Maria Rosa Cheloni appartiene, secondo le informazioni di polizia, “a famiglia di pericolosi pregiudicati e sovversivi”. Vive e risiede del quartiere popolare e sovversivo San Marco-Pontino, in via della Cappellina 16. Frequenta la scuola sino alla IV elementare, quindi inizia a lavorare come manovale e, in seguito, come operaio meccanico. Nel 1920 è condannato per furto, porto d'arma e oltraggio.

Svolge servizio militare nella Regia Marina (a Corfù e al Pireo); nel 1921-'22. In quegli anni è anche coinvolto nell'organizzazione ardito-popolare del proprio rione e, dopo l'avvento del fascismo, continua a frequentare gli ambienti sovversivi. Secondo gli inquirenti diventa anarchico nel 1927, quando viene perquisita la sua abitazione per presunti rapporti con sovversivi fuoriusciti e nel Regno.

“Palesemente contrario al Regime”, la sera del 29 novembre 1929, “veniva sorpreso in una trattoria mentre insieme ad altri tra cui i comunisti schedati Frangioni Dino e Nocchi Alcide, consumando una cena, brindava alla Rivoluzione russa. Proposto per l'ammonizione, si preferiva non intervenire”, ma comunque viene aperto un fascicolo a lui intestato al Casellario politico.

Nel 1930 è iscritto “nell'elenco delle persone da arrestare in determinate contingenze” e fermato in compagnia degli anarchici Attilio Cantini e Virgilio Antonelli. Nel giugno 1931, la questura lo segnala e denuncia come espatriato clandestinamente in Francia. Secondo la polizia l'espatrio avviene per mare, via Corsica, mentre lui dichiarerà di aver attraversato la frontiera a Ventimiglia per depistare le indagini; in effetti, il suo espatrio era avvenuto, nel maggio 1931, su una barca a vela, assieme all'anarchico Armando Bientinesi, i comunisti Ilio Barontini e Armando Gigli, l'antifascista Decimo Tamberi.

Da una lettera alla moglie Maria, sequestrata in una perquisizione presso la sua casa il 13 giugno 1931, la polizia ha la conferma che si trova a Marsiglia, dove lavora come meccanico saldatore; di conseguenza il 16 giugno è denunciato per espatrio clandestino e iscritto nel Bollettino delle Ricerche. Come recapito postale fornisce lo stesso indicato da Ilio Barontini.

Nel marzo 1932 è arrestato a Marsiglia per mancanza di documenti e poi, nell'agosto, è arrestato nel porto di Genova, per “immigrazione clandestina a scopo politico” e quindi incarcerato per scontare la condanna a 6 mesi (e lire 3000 di ammenda) inflittagli in contumacia il 22 aprile 1932; ma in novembre beneficia di amnistia e rimesso in libertà, dopo formale diffida. A Livorno, nel marzo 1933, è tratto in arresto, a seguito dei funerali antifascisti del comunista Camici e dei connessi attentati. Viene scarcerato il 5 maggio seguente, ma viene classificato come potenziale “attentatore”.

Secondo quanto riportato in una nota della Legione territoriale dei carabinieri reali di Livorno, datata 31 marzo 1933, "è ritenuto capace di commettere atti terroristici in caso di perturbazione dell'ordine pubblico. E' di carattere violento, ed impulsivo ed esegue ciecamente gli ordini che gli vengono dati dai dirigenti del Partito Comunista".

Dopo tale misura, si trasferisce a Catania, lavorando presso una fabbrica di bitumi, rientrando a Livorno l'anno seguente dove trova occupazione presso la filiale della stessa ditta e, come dipendente della medesima e poi della Sicelp, si trasferisce con la famiglia a Derna (Cirenaica). Nel 1937, pur non essendo iscritto al PNF, viene radiato dallo schedario dei sovversivi. Dopo la liberazione, nel 1947, rientra in Italia con i familiari. Non riprende la militanza attiva, ma continua a frequentare la Federazione anarchica livornese. Muore a Livorno il 4 marzo 1991. (M. Rossi)

Fonti

Fonti: Archivio centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

Bibliografia: E. Mannari, Una città «sovversiva». La protesta operaia negli anni del fascismo, in I.Tognarini e A.Varni (a cura di), Le voci del lavoro, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1990, p. 482;
M. Rossi, Livorno ribelle e sovversiva. Arditi del popolo contro il fascismo 1921-1922, Pisa, BFS, 2013, pp. 66, 85.

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181

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