GHERARDI, Lanciotto

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
GHERARDI, Lanciotto

Date di esistenza

Luogo di nascita
Casciana Terme
Data di nascita
27-11-1902
Luogo di morte
Livorno
Data di morte
18-07-1944
Note
o forse 19 luglio 1944

Attività e/o professione

Qualifica
Operaio

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Bagni di Casciana - attuale Casciana Terme (PI) - il 27 novembre 1902, da Alfredo e Dosolina Gherardi, operaio. Influenzato dalle idee anarchiche della famiglia, la sua politicizzazione risale alla gioventù. A diciotto anni, dopo aver vinto un concorso nelle Ferrovie di Stato come aiuto macchinista, lascia Casciana e la famiglia per trasferirsi a Livorno. Nel capoluogo labronico, risiede in via Pellettier, nel quartiere sovversivo S.Marco-Pontino. Conosciuto come attivista anarchico, il 16 febbraio 1922, resta ferito alla testa, assieme al tornitore comunista Ugo Lelli, in uno scontro tra un gruppo di sovversivi e squadristi fascisti nella centralissima via Vittorio Emanuele.
A metà anni degli anni '20, sposa Bruna Ghiribelli, sua compagna di vita.
Dopo essere stato licenziato, per motivi politici, dalle Ferrovie lavora come meccanico e collaudatore in un'officina, filiale livornese della Fiat.


Negli anni Trenta, in pieno regime fascista, entra a far parte dell'organizzazione clandestina del Partito comunista, assumendo anche incarichi di responsabilità e direzione, pur non avendo mai rinunciato agli ideali libertari, così come risulta dalla testimonianza orale del figlio Alfredo e dell'anarchico Virgilio Antonelli, responsabile militare del primo comitato di liberazione clandestino.
Nel marzo 1933, partecipa ai clamorosi funerali sovversivi del comunista Mario Camici, assieme ad almeno 400 antifascisti e antifasciste; subisce fermi e perquisizioni, mantenendo comunque un aperto atteggiamento di rifiuto del fascismo e collaborando all'espatrio clandestino via mare verso la Corsica dei perseguitati politici.

Nel 1941, assieme ai socialisti Angiolo Pagani e Cesare Zambelli e al repubblicano Fortunato Garzelli, G. costituisce un primo Fronte nazionale antifascista che svolge attività clandestina tra gli operai, in particolare tra quanti lavorano nel silurificio Moto Fides.

Dopo l'8 settembre 1943, è membro attivo della nuova Concentrazione Antifascista, dalla quale sarebbe sorto il Fronte nazionale unitario di Liberazione (poi CLN) di Livorno, e con i militanti di questa è impegnato nella raccolta e nel trasporto di armi, necessarie per iniziare la lotta armata contro i nazi-fascisti; alla testa di una SAP attacca la caserma dei carabinieri in via Maria Terreni, disarmando i militai e prelevando armi e munizioni. A partire dal 1° marzo 1944, G. risulta partigiano combattente nel 10° Distaccamento partigiano “Oberdan Chiesa”, facente parte della 3ᵃ Brigata Garibaldi, operante nella zona del Castellaccio; il 1° maggio seguente, G. è designato commissario politico della formazione, poi affiancato da Salvatore Lauretta, e in tale ruolo fa parte anche del tribunale partigiano.

Nel luglio 1944, partecipa agli ultimi combattimenti a sud di Livorno, prima della liberazione della città. Il 15 luglio, alla testa di una pattuglia partigiana con dodici uomini, nei pressi di Quercianella, libera due militari americani e uccide due SS. All'alba del 18 luglio, guidando una colonna americana, è coinvolto direttamente in scontri a fuoco con le retroguardie tedesche nella zona di Popogna e presso la Palazzina, soccorrendo il compagno ferito Francesco Lotti, resta lui stesso colpito mortalmente da una raffica di mitragliatrice.

Secondo talune fonti sarebbe caduto sotto il fuoco germanico, ma in realtà sarebbe rimasto vittima di “fuoco amico” in quanto erroneamente individuato - per il machine-pistole e il berretto tedesco - e colpito da soldati statunitensi. Di particolare importanza è la testimonianza del partigiano Corrado De Maio: "Cercavamo armi e un giorno Mario Morelli mi consegnò una mitraglietta tedesca. Non so come l'aveva trovata. La portai in formazione e se la prese il vicecomandante della III Brigata, Lanciotto Gherardi. Purtroppo gli costò la vita [...] la canna della sua arma fu vista e riconosciuta dagli americani. Sventagliarono una raffica senza sapere chi impugnasse quella mitraglietta tedesca e l'uccisero". G. sarebbe deceduto il 19 luglio, giorno della liberazione di Livorno, in un ospedale da campo degli Alleati.

La Divisione Garibaldi alla fine del luglio '44, in suo onore, ne assume il nome nella denominazione e nel dopoguerra gli è intitolata una sezione del PCI in via Garibaldi. A Livorno (in città e al Castellaccio) e a Casciana gli sono state dedicate strade e lapidi; è altresì citato in numerosi testi di memorialistica e storia locale. Con decreto presidenziale del 19 settembre 1994, ha avuto un riconoscimento al valor militare “alla memoria” (medaglia di bronzo) per attività partigiana. (M. Rossi)

Fonti

Bibliografia:
Diario di guerra del 10° Distaccamento «Oberdan Chiesa» (luglio 1944), in I. Tognarini, Là dove impera il ribellismo. Resistenza e guerra partigiana dalla Battaglia di Piombino (10 settembre 1943) alla liberazione di Livorno (19 luglio 1944), Napoli, ESI, 1988, vol. 2, pp. 477-484;
I. Tognarini (a cura di), Livorno nel XX Secolo. Gli anni cruciali di una città tra fascismo, resistenza e ricostruzione, Firenze, Polistampa, 2005, p. 555;
A. Melosi, Resistenza, dopoguerra e ricostruzione a Livorno 1944-48, Livorno, Nuova Fortezza, 1984, pp. 24, 29, 30, 34;
F. Bucci, S. Carolini, C. Gregori e G. Piermaria, Il Rosso, il Lupo e Lillo – Gli antifascisti livornesi nella guerra civile spagnola, Follonica, La Ginestra, 2009;
M. Luzzati, Ebrei di Livorno tra due censimenti (1841-1938): memoria familiare e identità, Livorno, Comune di Livorno, 1990, pp. 77, 85;
L. Antonelli, Voci dalla storia: le donne della Resistenza in Toscana tra storie di vita e percorsi di emancipazione, Prato, Pentalinea, 2006, p. 303;
M. Rossi, “Avanti siam ribelli...”. Appunti per una storia del Movimento Anarchico nella Resistenza, Pisa, Amministrazione provinciale, 1985, pp. 83, 100;
M. Rossi, Livorno clandestina. Un ventennio di opposizione antifascista (1923-1943), Pisa, BFS, 2017.
ANPI Livorno (a cura di), Livorno dall'antifascismo alla resistenza. Il 10° Distaccamento partigiano e la liberazione della città, Livorno, suppl. a «CN – Comune Notizie», n. 34, aprile-giugno 2001, pp. 23, 30, 41, 43, 46, 65.
A. Petacco, U. Mannoni, G. Isozio, Livorno in guerra: come eravamo negli anni di guerra, Livorno, Il Telegrafo, 1990, pp. 246, 321.
Intervista a Corrado De Maio a cura di Giulio Corsi, Mia madre morì nel giorno in cui liberammo Livorno, «Il Tirreno», 19 luglio 2004.

Sitografia:
Lanciotto, "corteccia" di coraggio e di rispetto, profilo biografico a cura del nipote omonimo, Lanciotto Gherardi, in «Comune Notizie» on-line (http://www.comune.livorno.it/_cn_online/index.php?id=247&lang=it);
Combat film, in cui è visibile l'ingresso dei partigiani a Livorno: https://www.youtube.com/watch?v=7-uD2ipS33s

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Alfredo e Dosolina Gherardi

Bibliografia

December 7 2016

Persona

Collezione

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