LAZZONI, Alberto Mario

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
LAZZONI, Alberto Mario

Date di esistenza

Luogo di nascita
Carrara
Data di nascita
1870
Luogo di morte
Montevideo

Biografia / Storia

Nasce a Carrara il 17 settembre 1870 dal conte Corrado e da Marianna Tenderini. Compie gli studi ginnasiali, ma non termina quelli liceali. Sin da giovane si pone in contrasto con la propria famiglia, una delle più facoltose del comprensorio apuano, andando ben presto a vivere da solo usufruendo di un modesto assegno passatogli mensilmente dalla stessa, e facendo propri gli ideali mazziniani. Secondo un cenno biografico, datato 20 febbraio 1897, compilato dalle locali autorità tutorie, nel corso del 1885, all’età di quindici anni, L. comincia «[…] a frequentare compagni di principi esaltati, fra i quali ben presto si distinse per l’ingegno pronto e la parola facile ed elegante […], si pose [quindi] a capo di pochi giovinastri, coi quali fondò il circolo repubblicano Balilla. Ogni sera teneva conferenze, ed in quel tempo gettò arditamente il guanto di sfida agli anarchici, che nei suoi discorsi chiamava sanguinari ed assassini, e dai quali fu qualche volta aggredito.

Nel 1887 si recò a Sarzana, Spezia, Massa ed altre città per farvi propaganda repubblicana […]. Costretto dai parenti a riprendere gli studi, si recò a Pisa, da dove ritornato dopo poco tempo, riprese la sua primitiva condotta, mostrandosi però meno accanito verso gli anarchici».
In effetti, a partire dal 1888, dopo anni di scontri furibondi i cui strascichi perduravano ancora, si ebbe un graduale riaccostamento tra gli anarchici e le forze democratiche popolari apuane, che li portò a svolgere iniziative in comune. Il terreno neutro per l’incontro fu quello dell’affaire Cipriani. Alla liberazione di quest’ultimo dal penitenziario di Portolongone, il 29 luglio 1888 si tenne a Carrara una manifestazione unitaria, che si svolse in due fasi distinte. La prima, nel pomeriggio, con i discorsi di L., quale giovane leader dei repubblicani collettivisti apuani, e dell’anarchico Giuseppe Zucca, accolti con caldo entusiasmo dalla folla. La seconda, alla sera, dopo un banchetto comune, con una ripresa spontanea della manifestazione, che si concluse con uno scontro con le forze dell’ordine, durante il quale venne ferito il delegato di P.S. Ruvioli, che comportò il successivo arresto di molti anarchici. A seguito di tali fatti, L., con decreto del 19 dicembre 1888, venne ammonito dal locale Pretore quale «individuo pericoloso per l’ordine pubblico e sospetto quindi a delinquere in reati contro le persone», ammonizione che L. si rifiutò di sottoscrivere, dichiarando che sarebbe stato pronto ad accettarla «soltanto nella sua qualità di Repubblicano rivoluzionario».

Collabora coi locali periodici democratici «Lo Svegliarino» e «La Fionda», e svolge la sua attività all’interno della scuola mazziniana e del fascio repubblicano, fino a quando non ne esce, per sopraggiunte divergenze politiche, fondando a Carrara, nel 1892, il Circolo Repubblicano Intransigente “G. Mazzini”, di tendenze marcatamente collettiviste. Nel corso del 1893, partecipa a varie iniziative unitarie con gli anarchici, tese a stabilire un’azione rivoluzionaria comune. Una su tutte, l’adunanza tenutasi il 19 marzo 1893 «nei castagni del Roncione a Fontana Fredda fra anarchici e repubblicani collettivisti», ove a nome dei primi parlarono Primo Ghio e Giovanni Domanico e per i secondi L. e Giuseppe Lavagnini. La polizia annotava poi che quella sera stessa, a Carrara, al Circolo anarchico di via del Cafaggio si svolse una bicchierata durante la quale presero nuovamente la parola Domanico e L., uniti nell’augurio di una prossima distruzione della borghesia e del governo.

L. partecipa quindi all’organizzazione dei cosiddetti moti della Lunigiana del 1894, prendendo parte in prima persona ad uno scontro a fuoco con due carabinieri avvenuto nella notte del 13 gennaio in località Foce, nei pressi di una barricata eretta sulla strada che conduce verso Massa. Repressa nel sangue l’insurrezione da parte dell’esercito, L. si dà alla latitanza, per sfuggire alla condanna a 30 anni di reclusione emessa nei suoi confronti dal Tribunale Militare di Guerra istituito a Massa. Secondo le informazioni redatte dalle autorità tutorie apuane, L. riesce a espatriare, raggiungendo Marsiglia, e dalla Francia passa in Nord America, a New York, ma in realtà è assai più probabile che da qualche porto del paese transalpino si sia imbarcato su un piroscafo diretto in Sud America.

Si stabilisce quindi in Uruguay, a Montevideo, e qui si avvicina sempre più al movimento anarchico, abbandonando così le sue precedenti convinzioni repubblicano collettiviste, nonostante che a Carrara venisse portato dalle forze democratiche popolari come candidato protesta, assieme alle più note vittime del «tribunale giberna», alle elezioni comunali del 1895 e successivamente a quelle provinciali.
In America Latina, La entra a far parte del Circolo Libertario La Aurora di Montevideo e collabora con i periodici anarchici «La Aurora», «Tribuna Libertaria» e «La Rebelión». Nel luglio del 1901 pubblica, a cura del suddetto circolo, il libretto ¡Martir..!, un bozzetto drammatico in cui si fa l’apologia dell’attentato politico visto come una giusta vendetta per le sofferenze e i dolori patiti dalle classi popolari.
Il 30 giugno 1901, tale dramma venne rappresentato a Montevideo, nei locali della società Stella d’Italia, e il ricavato della serata, ammontante a $ 25,36, era stato inviato negli Stati Uniti, a beneficio della compagna e delle figlie di Gaetano Bresci, accompagnato da una breve lettera in cui si afferma che tale piccola somma non era altro che un modestissimo atto di solidarietà e «ricordo alla virtuosa compagna che stoicamente preferì lacerare il suo cuore piuttosto che rinfacciare l’abnegazione dell’amante e padre, che abbandona compagna e figlie e corre a vendicare i dolori di tutto un popolo». Dopo tale rappresentazione, l’opera non viene più messa in scena fino al 15 luglio 1911, quando è rappresentata presso il Centro Internacional di Montevideo, promossa dal periodico anarchico «Tiempos Nuevos».

Il fatto che tale opera drammatica sia stata rappresentata solamente due volte, è probabilmente dovuto ad una sorta di censura operata all’epoca su di essa da parte del Centro Internacional de Estudios Sociales di Montevideo. Infatti, sulle colonne del periodico «Tribuna Libertaria» del 7 luglio 1901, in un articolo intitolato En el Stella d’Italia, il CIES afferma che «la psicologia dei personaggi che calcano la scena, non è quella degli anarchici ed i mezzi di lotta di cui parlano non sono quelli da sempre propugnati dagli anarchici», aggiungendo che «ammesso che la violenza sia al limite fatale, storica e socialmente logica, nonostante ciò essa da sola non costituisce l’unico mezzo di lotta: l’organizzazione, le agitazioni operaie, l’educazione libertaria, tutto ciò fa pure parte del nostro metodo di lotta e di questo ne era convinto lo stesso Bresci – del quale Lazzoni nella sua opera vorrebbe farne l’apologia. Sì, amico Lazzoni, il suo lavoro restituisce agli anarchici come unico mezzo di propaganda e di lotta la bomba, il pugnale, ed un simile errore può rendere un assai magro servizio alla causa», arrivando infine a reclamare il ritiro del libretto per evitare che con lo stesso si diffonda una visione distorta delle idee libertarie.

L. continua comunque a impegnarsi nella diffusione delle idee anarchiche oltre che con scritti, anche con una discreta serie di conferenze pubbliche, che si estendono ben al di là dell’Uruguay, toccando pure la vicina Argentina, dove si reca per un giro di propaganda nel dicembre 1901, trattenendosi per alcuni mesi. Scrisse un altro bozzetto drammatico, intitolato Dignidad obrera y Roja y….negra, che venne messo in scena a Montevideo nei locali della società Stella d’Italia verso la metà di marzo del 1901, e che sarebbe dovuto uscire, come preannunciato dal Circolo Libertario La Aurora, poco tempo dopo la pubblicazione di ¡Martir…!, ma non essendo stato possibile reperire alcun riferimento o esemplare di esso, è probabile che tale lavoro non sia mai stato dato alle stampe.

Nel corso del 1903, sembra che si avvicini a quella piccola parte del movimento anarchico uruguaiano che sostiene l’operato del neo presidente della repubblica Josè Battle y Ordonez, venendo perciò duramente attaccato dai compagni del periodico «La Rebelión» che lo accusano di essere divenuto un politico compiacente e di aver infangato «la nostra dignità proletaria con transazioni vergognose e compromessi vili», fatto assai grave e doloroso poiché compiuto da «uno dei pochi compagni ed amici che fino ad ora aveva lottato con energia, con lealtà, sincerità e senza interessi personali».
A Montevideo, sbarcando il lunario sia grazie a una saltuaria attività di giornalista che alle somme di denaro inviategli da Carrara dai propri familiari, L. si sposa con tale Adele Revello, da cui ha due figli, una femmina e un maschio, a cui diede nomi emblematici: Vindicia Isides Ceves ed Auro Vexio Emo. Si spenge nella capitale uruguaiana, all’età di sessant’anni, il 10 ottobre 1930. (G. Vatteroni)

Fonti

Fonti: Archivio centrale dello Stato, Casellario Politico Centrale, b. 2749, f. ad nomen; Archivio di Stato di Massa, Tribunale Militare di Guerra di Massa, 1894, b. 554, f. Processo contro Filiè Lorenzo e altri.

Bibliografia: L. Gestri, Capitalismo e classe operaia in provincia di Massa-Carrara, Olschki, Firenze, 1976, ad nomen; C. Zubillaga e J. Balbis, Sindicalismo y sistema político en Uruguay. Integraciòn o confrontaciòn? (1875-1905), «Historias», n. 23, oct/1989-mar/1990, p. 158; D. Vidal, ¡Mártir...!, la obra de teatro de Alberto Mario Lazzoni que estalló en la interna libertaria. Libertad y censura en el anarquismo cultural montevideano del ´900, «Revista de la Biblioteca Nacional», Montevideo, v. 1, dicembre 2008; D. Vidal, Intelectuales, periódicos y autoridad en el Centro Internacional de Estudios Sociales (Montevideo, 1897-1928), Montevideo, 2014, pp. 12-13.

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Note

Paternità e maternità: Corrado e Marianna Tenderini

Bibliografia

November 5 2016

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