RINALDI, Giovanni Orazio
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- RINALDI, Giovanni Orazio
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Napoli
- Data di nascita
- 1883
Biografia / Storia
- Nasce a Napoli il 23 febbraio 1883 da Orazio e Giuseppina De Luca, avvocato-proprietario terriero. Appartiene a un’agiata famiglia di possidenti residente a Spezzano Albanese (Cs), dove in giovanissima età R. tenta di costituire un circolo politico. Mentre studia giurisprudenza all’università di Urbino viene segnalato in quanto manifesta principi anarchici, di cui fa propaganda tra gli operai. Nel luglio 1904 partecipa alla commemorazione di Garibaldi, venendo condannato dalla pretura di Urbino a 3 giorni di arresto per avere issato, insieme ad altri tre compagni di fede, una bandiera anarchica rifiutando di compiere il gesto di obbedienza; nello stesso anno, inoltre, viene querelato per avere rivolto ingiurie a un sacerdote. Nel 1906 si laurea e subito dopo comincia a esercitare la professione presso lo studio dell’avvocato Arturo Santini, anch’egli anarchico. L’11 aprile di quell’anno, la prefettura di Pesaro e Urbino, in merito a una conferenza pubblica sulle condizioni economiche dei contadini tenuta da R. nella piazza di Acqualagna (PU), scrive: «L’oratore, alla presenza di un centinaio di persone di tutti i ceti, dimostrò il gran distacco che passa fra la classe lavoratrice e quella borghese, enumerandone le differenze economiche e sociali. Il Rinaldi si intrattenne sull’utilità dell’organizzazione, accennando a quanto è avvenuto a Fossombrone in cui i contadini ebbero vittoria per la salda organizzazione[1]. L’oratore raccomandò particolarmente l’astensione nelle elezioni politiche e terminò il suo dire mettendosi a disposizione dei lavoratori di Acqualagna per quei consigli di indirizzo di cui avessero bisogno». Durante il 1907 si fa nuovamente notare in quanto prende parte a numerose manifestazioni politiche, tra cui il Congresso anarchico italiano svoltosi a Roma nel giugno di quell’anno durante il quale «caldeggiò insieme con altri la fondazione di un giornale unico anarchico “L’alleanza libertaria”, che dovrebbe pubblicarsi nel prossimo ottobre in Roma ed in Ancona». Nel 1908 è in contatto con il socialista piemontese Alfredo Polledro al fine di costituire ad Urbino una sezione dell’Associazione italiana antimilitarista. Successivamente sembra non dare luogo a rilievi, tanto che nel 1911 viene proposto per la radiazione dal novero dei sovversivi. Nel 1912 viene segnalato come abbonato al periodico «Germinal», ma continua a tenersi defilato. A partire dal 1918, però, R. riprende la sua militanza e si dedica all’educazione politica dei braccianti agricoli di Spezzano Albanese – dove nel frattempo è ritornato - completamente trascurati e specialmente alla rivendicazione delle terre demaniali, tema che, soprattutto nell’immediato dopoguerra, assume grande rilevanza nel mondo rurale. Successivamente diviene fiduciario e segretario del Partito socialista per il circondario di Castrovillari (Cs). Attivissimo propagandista tra i ceti popolari, anche dopo l’avvento del fascismo mantiene ottimi rapporti con gli ex deputati Pietro Mancini e Enrico Mastracchi e collabora assiduamente con i giornali «La parola socialista« e «Avanti!». Il 1° maggio 1925, assieme ad altre trentadue persone, issa a Spezzano Albanese la bandiera rossa con falce e martello e l’iscrizione «W il martire Matteotti e la libertà». Arrestato e denunciato, viene assolto perché il fatto non costituisce reato. Ma la polizia, che lo considera elemento particolarmente pericoloso, non lo perde d’occhio. Il 3 dicembre 1926, all’indomani del varo delle leggi speciali, viene arrestato in esecuzione dell’ordinanza della Commissione provinciale di Cosenza che il giorno prima lo aveva assegnato al confino per tre anni in quanto massimo esponente del Partito socialista massimalista della zona. Destinato a Lagonegro (Pz), viene liberato il 13 marzo 1928 condizionalmente. Anche in seguito conserva immutati i propri principi politici. Si ignorano luogo e data di morte. (O. Greco)
[1] In questo passaggio ci si riferisce alle proteste contadine verificatesi nel 1906 nelle campagne di Pesaro, Fano e Fossombrone e in particolare allo scontro tra gli agrari e i mezzadri vinto, grazie soprattutto all’azione svolta dalle leghe contadine, da questi ultimi, che risucirono ad ottenere la stipula di nuovi patti colonici.
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Divisione generale di pubblica sicurezza, Divisione affari generali e riservati, Confinati politici – fascicoli personali, b. 867, cc. 33, 1926-1928; Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Divisione generale di pubblica sicurezza, Divisione affari generali e riservati, Casellario Politico Centrale, b. 4334, f. 23421, cc. 63, 1906-1912 e 1926-1941; Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Divisione generale di Pubblica sicurezza, Divisione Affari generali e riservati, categoria S13A - Persone pericolose da arrestare in determinate contingenze, b. 5, f. 24 CS, 1929-1930 e 1932.
Bibliografia: S. Carbone, Il popolo al confino. La persecuzione fascista in Calabria, Cosenza, Brenner, 1989 (rist. an. dell’ed. or. Cosenza, Lerici, 1977), ad vocem; K. Massara, L’emigrazione “sovversiva”. Storie di anarchici calabresi all’estero, Cosenza 2003, pp. 84-85.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Orazio e Giuseppina De Luca
Bibliografia
- 2010