PANUCCIO, Giovanni
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- PANUCCIO, Giovanni
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Oppido Mamertina
- Data di nascita
- 1891
Biografia / Storia
- Nasce a Oppido Mamertina (Rc) il 3 maggio 1891 da Natale e Giuseppina Palumbo, impiegato privato. Il 15 giugno 1933 viene arrestato dalla questura di Reggio Calabria, venendo poi assegnato da quella Commissione provinciale al confino comune per cinque anni. Destinato a Favignana (TP), il 31 agosto 1937 viene arrestato in seguito al sequestro di quattro quaderni manoscritti contenenti la narrazione di episodi di vita al confino e riflessioni sulla sua condizione nelle colonie di Tremiti (Fg), Lampedusa (Ag) ed Ustica (Pa). In particolare, secondo la polizia fascista i quaderni contenevano «frasi di odio e di aperta ribellione all’ordine sociale, di vilipendio della politica nazionale, di allusioni offensive alla persona di S.E. il Capo del Governo». Tra l’altro, in occasione della presa di Addis Abeba P. scriveva: «Che importa a me e a tutti i confinati del loro trionfo della loro gloria, che pesa sangue e sciagura. Per me vale più il beccaio di Tremiti e non Badoglio e Graziani. Il beccaio di Tremiti è il fornitore della carne e gli altri due, invece, sono i fornitori delle iene e degli sciacalli. Pazienza! È meglio che io riservo le mie amarezze ed i miei paragoni per me: non è lecito pensare nel 1936… Cosa ci riguarda di quello che fa la patria nostra! Per noi non fu madre ma matrigna, perciò nulla abbiamo di comune… che tutta l’Abissinia sia sottoposta all’Italia, a me non riguarda un fico secco… Mi disgusta solo la viltà della società delle nazioni, branco di pecore… Oggi ho letto sul Corriere della Sera il discorso di Mussolini, così l’Etiopia è l’Italia di diritto, diritto del più forte, il legittimo imperatore, come dicono i monarchici, non esiste più. È stato detronizzato dal Duce d’Italia… è giuridico questo? E Ginevra discute, come il cambiar padrone non è lo stesso servaggio». E ancora: «… ed io scrivo perché queste pagine siano lette da chi non ha sofferto, che insegnino quanto di brutto vi è nella vita ed in questo ordinamento nostro sociale. Ferro e fuoco può lavare tale bruttura e ripiantare la società su nuovi cardini. È inutile il socialismo, il comunismo ed altri cataplasmi del genere…». Inoltre, riferendosi alla cerimonia del 24 maggio, anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia contro gli imperi centrali, commentava: «Domani il capitalismo festeggia la data che inviò la gioventù al I° macello 24 maggio 1915; dov’ero io! Nelle stesse condizioni di oggi, sequestrato abusivamente dal militarismo, oggi dal fascismo. Tutto si ripete, la bestia nera mi ha in suo potere da ben trenta anni: trenta anni, di sofferenze e di lotte per un principio di santa umanità per essere ribelle a questa società di sudici ladri di sporcaccioni ritinti. Quanti anni ho ancora di vita vedrò, alfine, l’alba della libertà dei popoli e l’umanità affratellarsi senza padroni e senza nerbate. Vedere questo e morire nella quiete della campagna, cullato dal dolce bacio della madre comune, della grande terra, e per lenzuolo funebre il firmamento stellato! O morire sotto una barricata, con un proiettile al centro della fronte, quale stella fiammante di sangue e nella mano stecchita la rossa bandiera di pace e lavoro: queste sono le due morti sublimi che attendo!». Subito fermato e interrogato, P. ammette la paternità degli scritti e si dichiara anarchico individualista, subendo per questo, su indicazione del Ministero dell’Interno, un arresto di tre mesi. Si ignorano luogo e data di morte. (O. Greco)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Divisione generale di pubblica sicurezza, Divisione affari generali e riservati, Casellario politico centrale, b. 3703, f. 130189, cc. 11, 1937-1942.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Natale e Giuseppina Palumbo
Bibliografia
- 2010