GALASSO, Francesco Maria

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
GALASSO, Francesco Maria

Date di esistenza

Luogo di nascita
Cutro
Data di nascita
1878

Biografia / Storia

Nasce a Cutro (Kr) il 7 ottobre 1878 da Giovanni e Vittoria Greco, medico-scultore-redattore di giornale. Fin da giovane manifesta principi socialisti, dei quali svolge anche attiva propaganda. Trasferitosi da Cutro a Messina per frequentare l’università, si iscrive al Partito socialista e allaccia strette relazioni con colleghi di studio che hanno le sue stesse idee politiche. Nel periodo messinese diviene collaboratore dei giornali socialisti «La Propaganda», «Avanti!» e «Il Lavoro» - che riceveva periodicamente – e partecipa a tutte le manifestazioni organizzate dal partito. Il 1° maggio 1899, ad esempio, festeggia la festa del lavoro con alcuni compagni in una bettola in contrada Montepiselli, mentre il 28 marzo 1900 prende parte con un breve discorso ad un comizio tenutosi nei locali dell’università per protestare contro l’arresto e l’assegnazione al domicilio coatto degli elementi considerati sovversivi, provvedimento nel quale era incorso il quel periodo Luigi Fabbri. In tale circostanza è nominato membro di una commissione incaricata di redigere l’appello agli atenei del regno per un’agitazione che avrebbe dovuto svolgersi a livello nazionale. Aderente alla sottoscrizione permanente a favore del giornale l’«Avvenire Sociale», nel luglio dello stesso anno si laurea in scienze naturali e nel 1901 si trasferisce a Napoli, dove consegue anche la laurea in medicina. In seguito si sposta a Firenze per frequentare la Scuola superiore di sanità militare e nel 1911 presta servizio come allievo ufficiale. Dopo aver lavorato per un certo periodo come medico interno all’ospedale di Imola, nel 1912-1913 emigra in Inghilterra dove dirige, assieme al fratello, una casa di salute. Qui si mette a capo degli antifascisti italiani e si adopera allo scopo di ristampare il giornale «Il Comento» (omettendo polemicamente una “m” nel titolo proprio in contrapposizione alla retorica e alla propaganda fascista), attraverso il quale attaccava duramente e sistematicamente le autorità diplomatiche e consolari e il Governo italiano. Durante una perquisizione personale eseguita nel 1923, viene trovato in possesso di un foglio intestato delle «Logge Druidiche Italiane» contenente il suo indirizzo; un appunto della polizia avverte: «si ha fondato motivo di credere che sia anarchico ed emissario russo». Le autorità scoprono allora che G. non solo è affiliato alla massoneria, ma che a Londra ha costituito o rappresenta logge italiane e – in particolare - che fa parte della «Concordia Lodge» e che nel 1923 è stato a capo della «Humanity Lodge», associazioni segrete ritenute eversive. In questo periodo i suoi contatti con l’ambiente antifascista sono stretti e variegati; il Consolato italiano, in una comunicazione riservata del 1924, avverte le autorità nazionali che «essendo egli di convinzioni politiche nettamente socialiste si è reso capo del partito anti-fascista e contrario in tutto e per tutto all’attuale governo». E certamente G. non si cura di nascondere i suoi sentimenti nei confronti di Mussolini, che attacca anzi personalmente. Il 19 ottobre 1925, ad esempio, gli scrive – in quanto ministro della Guerra ad interim - una lettera avente per oggetto «liquidazione d’indennità», riferita a un mancato pagamento per il servizio svolto in Italia. Nella lettera definisce la linea adottata del Ministero, che boicottava sistematicamente le sue richieste, «contemporaneamente ridicola ed assurda» e volta a fornire, «a chi ne avesse ancora bisogno, la prova che nei suoi corridoi fino a qualche tempo fa, e un pò dappertutto da qualche tempo in qua, si annidano tranquillamente il falso, la truffa, e la camorra con tutto il suo abituale corteo di delinquenza comune e avariata», prova della «dottrina del coltello a serramanico»; e prosegue: «Molti valentuomini che, se non fossero i devoti servitori di tutt’i governi, rischierebbero di finire la loro onorata esistenza in galera, mi hanno spesso accusato di essere un “cercatore di scandali”: il che non ha loro impedito menomamente di cercare di rendermi la vittima delle loro congiure, “patriottiche”, sì, ma delle quali, per modestia, non amano rievocare la gloria»; domanda al ministro, «senza troppi complimenti… di rispondere in modo esplicito e categorico al mio reclamo… perché io possa provvedere ai casi come meglio credo. Giacchè non è mica detto che la teoria della “prescrizione” solo perché serve tanto a proposito al Vostro governo per truffare i diritti dei suoi avversari e salvare i suoi membri e partigiani dalla responsabilità dei loro delitti, sia una dottrina indiscutibile ed inattaccabile». La strettissima sorveglianza cui è sottoposto non gli impedisce di proseguire con tenacia la sua azione di resistenza al fascismo. In questo periodo, infatti, G. mantiene tra l’altro stretti rapporti con gli anarchici Pietro Gualducci - assieme al quale tenta di fondare un nuovo giornale antifascista – e Giuseppe Sinicco, mentre nel 1926 il sovversivo calabrese Bruno Borrello di Bova (Rc), nel corso di un interrogatorio dichiara di avere alloggiato a Londra, per un certo periodo, presso G., affermando che quest’ultimo aveva scritto un libro a carattere antifascista che avrebbe fatto pubblicare in Francia. Nel 1927, insieme a Salvemini e ad altri, si dà da fare per reperire i fondi necessari alla pubblicazione di un periodico sovversivo, collaborando tra l’altro alla redazione dei giornali «Il Comento» e «Truth and Common Sense». Nello stesso anno don Luigi Sturzo, nel corso di una sua visita a Londra, si ferma a pranzo con G. Nel 1929 partecipa ad alcune riunioni indette dalla “International League of the Right of Man”, associazione sorta – secondo la polizia fascista - sotto gli auspici della massoneria francese. Nello stesso anno è probabilmente autore di un manifesto anonimo contro i Patti lateranensi, rivolto agli italiani residenti a Londra e inviato in busta chiusa a quella sede del fascio. Il manifesto recitava tra l’altro: «Benito Mussolini, il rinnegato di tutte le fedi, il traditore di tutti i partiti, il venduto di tutti i mercati, servitore della plutocrazia affarista e tirapiedi della Compagnia di Gesù, guidando verso gli “immancabili destini” il suo Impero della Quartarella, mutila la capitale per rendere la lustra del potere temporale alla cupidigia senile del secolare Nemico del Progresso Umano, della Libertà e dell’Unità d’Italia. Il “prigioniero” volontario della bettola Vaticana - nella facilità dell’accordo tra l’Impostura e la Delinquenza - in cambio della corona di Re di Coppe e di Due Miliardi estorti al Popolo Italiano imbavagliato, sanguinante ed affamato - sancisce il dogma della Santissima Trinità dello Scettro del Pastorale e del Manganello, e suggella ufficialmente l’alleanza delle sottane con le camicie nere nella prossima truffa del “Plebiscito” che dovrebbe provare - agli occhi degli imbecilli per il beneficio dell’Internazionale della Forca - il postumo consenso e la soddisfazione del popolo italiano per i crimini infiniti perpetrati a suo danno dal Governo degli Assassini e dai suoi complici e collaboratori. Mentre il servitorame ufficiale ed Ufficioso del Fascismo Italiano in Inghilterra - con a capo i 300 cavalieri dell’Industria dei lavori notturni e degli alberghi postribolari, candidati alla deportazione e degnamente rappresentati dal Direttorio del Fascio locale - si appresta a solennizzare il fausto avvenimento, ogni italiano che conserva ancora coscienza e dignità di Uomo auspica prossimo il sorgere dell’alba rigeneratrice che dovrà segnare il definitivo trapasso della triplice schiavitù religiosa, politica ed economica. Abbasso il privilegio e lo schiavismo - Viva Roma laica, Viva l’Italia Libera». In quegli anni era anche in contatto con il compagno Giuseppe Polidori, denunciato al Tribunale speciale per la difesa dello Stato perché ritenuto complice di Michele Schirru, l’anarchico arrestato a Roma il 3 febbraio 1931 per avere cospirato contro la vita del duce. Prosegue intanto nella sua ascesa ai vertici della massoneria del “Grande Oriente d’Italia”, tanto che il 18 dicembre 1932 viene confermato nella carica di membro del comitato esecutivo, mentre nel 1935 presiede la loggia H.I.R.A.M. Nel 1933 è iscritto in «Rubrica di frontiera» e nel «Bollettino delle ricerche» per il provvedimento di fermo e l’anno successivo in un elenco di antifascisti italiani residenti in Inghilterra. Scultore dilettante, per sfogare la sua avversione al regime scolpisce nei pomi di bastoni da passeggio, con i quali spesso si aggirava, le caricature del re e del duce. Nel 1936 si incontra nuovamente a Londra con don Sturzo e, insieme a Vero Recchioni, figlio del noto anarchico Emidio, vuole sovvenzionare un nuovo giornale antifascista - denominato «Libera Italia» o «Italia Libera» - scritto in parte in inglese e in parte in italiano e polemico nei confronti del settimanale fascista di Londra «Italia Nostra». Nel 1938 la polizia scopre che nell’abitazione di proprietà di G., rispettivamente al primo e al secondo piano, avevano trasferito i loro uffici Emma Goldman e Recchioni, la cui segretaria è la moglie di questi, Maria Luisa Berneri, figlia di Camillo. Proprio in quell’ufficio, nell’aprile dello stesso anno, allo scopo di promuovere comizi per protestare contro l’annessione dell’Austria alla Germania si tiene una riunione alla quale partecipano i sovversivi italiani Decio Anzani, Alessandro Consani, Angelo Parussolo, Nicola Tamburrini e Vittorio Taborrelli. Al programma è probabilmente interessato anche G., il quale, nel 1939, insieme alla Goldman e a Recchioni, invita i compagni di fede ad aiutare venti rifugiati che consumavano i pasti preparati dalla madre del Recchioni nella redazione dell’ex giornale «Spain and the world», sito sempre nell’abitazione di G. A tale proposito, le autorità di polizia fasciste scrivono: «I noti sovversivi Vero Recchioni, la Emma Goldman ed il dott. Galasso hanno invitato i loro compagni di fede ad aiutare detti rifugiati… Si tratta di 20 persone della peggiore risma, di bassa estrazione e privi di qualsiasi istruzione. Ogni loro mossa verrà attentamente seguita e segnalata». Anche in seguito, nonostante l’età, continua a svolgere la sua attività politica. Si ignorano luogo e data di morte. (K. Massara)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Divisione generale di pubblica sicurezza, Divisione affari generali e riservati, Casellario politico centrale, b. 2231, f. 2998, cc. 112 + un ritaglio del «Times» del dicembre 1934, 1900 e 1923-1940.
 
Bibliografia: Dizionario biografico degli anarchici italiani, diretto da M. Antonioli et al, 2 voll., Pisa, BFS, 2003-2004, I, pp. 75, 151 e 771; II, 366; S. Fedele, Il retaggio dell’esilio. Saggi sul fuoriuscitismo antifascista, Soveria Mannelli, Rubbettino 2000, pp. 61-63; K. Massara, L’emigrazione “sovversiva”. Storie di anarchici calabresi all’estero, Cosenza 2003, pp. 71-73 e 85; Id. Gli esuli calabresi fra dissenso e impegno politico, in Calabresi sovversivi nel mondo: l'esodo, l'impegno politico, le lotte degli emigrati in terra straniera (1880-1940), a cura di A. Paparazzo, Soveria Mannelli 2004, pp. 45-80, pp. 76-77.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Giovanni e Vittoria Greco

Bibliografia

2010

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Collezione

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