TOTA, Giuseppe Gennaro detto Peppino
Intestazione di autorità
- Intestazione
- TOTA, Giuseppe Gennaro detto Peppino
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Canosa di Puglia
- Data di nascita
- 16/04/1918
- Luogo di morte
- Canosa di Puglia
- Data di morte
- 05/01/2010
Attività e/o professione
- Qualifica
- Bracciante
- Qualifica
- Muratore
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
- Nasce a Canosa di Puglia (BA) il 16 aprile 1918 da Antonio e da Carmela Carbone, bracciante e muratore. La famiglia di Tota è poverissima, il padre - operaio artificiere - muore in un incidente sul lavoro quando Giuseppe, chiamato comunemente Peppino, è ancora giovane e la madre, con tre figli a carico, si risposerà in seguito con Giovanni Jacobone. La madre di Tota muore quando lui è ancora adolescente e il patrigno terrà con se Peppino e i suoi fratelli, che ne conserveranno sempre un buon ricordo.
Tota non riesce ad andare a scuola e costruirsi una cultura, sapere leggere e scrivere sarà sempre il suo sogno più grande. Piano piano da autodidatta inizia a leggere e a cercare di capire come va il mondo; ancora adolescente è avviato al lavoro e svolge diverse attività di bracciante e apprendista muratore, fino a quando è richiamato alle armi. Durante la Seconda guerra mondiale presta servizio in un reparto di artiglieria del Primo reggimento della divisione Garibaldi prima in Francia, poi in Albania e infine in Jugoslavia dove, nel settembre del 1943, viene catturato dai tedeschi insieme al suo reparto e deportato in Germania con la schedatura IMI. Rinchiuso in un campo di lavoro forzato (Stalag), riconquisterà la libertà il 5 maggio 1945. Durante la guerra e la prigionia Tota matura la sua totale avversione al militarismo, scelta che lo porterà, una volta rientrato a Canosa di Puglia, ad avvicinarsi al movimento libertario.
Nella cittadina pugliese la presenza del movimento anarchico è stata sempre vivace fin dall’epoca giolittiana e nel primo Secondo dopoguerra il numero di gruppi e circoli e la vivace attività militante la fanno paragonare a volte alla più nota Carrara. Tota frequenta e conosce i militanti più noti della sua città tra i quali Michele Damiano (o Damiani, 1903-1977), Domenico Mirenghi, Giacinto Di Nunno (1900-?), Michele Di Maggio, Paolo Jacobone, Agostino Raimo (1906-1996) e altri.
Tota aderisce al movimento portandovi tutto il suo impegno e divenendo, in breve, uno dei responsabili del gruppo giovanile. È presente come delegato al Secondo congresso nazionale della FAI che si svolge a Bologna dal 16 al 20 marzo 1947. Inoltre, è tra gli organizzatori del convegno nazionale che si svolge a Canosa di Puglia dal 22 al 24 febbraio 1948. Nel dibattito che si svolge all'interno della FAI al Terzo congresso nazionale che si tiene a Livorno dal 23 al 25 aprile 1949 Tota si schiera con quella parte del movimento federalista e di sintesi che si oppone a un movimento orientato e federato. Successivamente Tota, come delegato del gruppo giovanile di Canosa di Puglia, partecipa al Quarto congresso nazionale (Ancona, 8-10 dicembre 1950) con il quale viene sancita la separazione tra la FAI, concepita come un'organizzazione/movimento, e quei militanti che poco dopo daranno vita nel febbraio 1951 ai Gruppi anarchici d'azione proletaria (GAAP). Tota partecipa anche al Sesto congresso nazionale della FAI che si svolge a Senigallia dal 1 al 4 novembre 1957.
All'inizio degli anni Sessanta dà vita insieme ad altri militanti al Gruppo anarchico C. Berneri e che, dopo la morte di Giovanna Caleffi (1962) aggiungerà anche il suo nome all'associazione. Il Gruppo sarà di fatto uno dei più longevi e attivi di Canosa di Puglia nei successivi tre decenni. Tota come delegato del Gruppo C. Berneri sarà presente al Convegno nazionale della FAI che si tiene a Senigallia dal 7 al 9 dicembre 1962. Dopo la nuova spaccatura all'interno della FAI, che matura durante l'Ottavo congresso nazionale (Carrara 31 ottobre - 4 novembre 1965), tra organizzatori e anti-organizzatori, Tota e i gruppi di Canosa si schierano con coloro che da lì a poco daranno vita ai Gruppi d'iniziativa anarchica (GIA).
Negli anni successivi Tota continua la sua attività, soprattutto durante la crisi politica e sociale che attraversa il Paese negli anni 1968-69 e dopo la strage di Piazza Fontana (12 dicembre 1969). T. si prodiga, tenendo comizi e conferenze, per difendere la storia e la dignità del movimento e dei suoi militanti vittime della repressione come Giuseppe Pinelli - tra le altre cose sarà presente al funerale del 20 dicembre 1969 -, Franco Serantini (1951-1972) e Giovanni Marini.
Tota con il suo gruppo "C. e G. Berneri" si farà promotore della diffusione di decine di volantini di propaganda nei quali esprimeva, con un "entusiasmo giovanile", un'idea dell'anarchismo "ingenua" e fortemente ancorata alla tradizione ideale e classica. Tota non mancherà di portare la solidarietà e la parole dei compagni pugliesi in molte altre manifestazioni e iniziative dichiarandosi equidistante tra le due componenti storiche quella della FAI e dei GIA. Nonostante l’età avanzata è ancora attivo negli anni Ottanta e Novanta. Muore a Canosa di Puglia il 5 gennaio 2010. (F. Bertolucci)
Fonti
Fonti: Arolsen Archives. https://arolsen-archives.org, ad nomen; Archivio Biblioteca F. Serantini di Pisa, Carte P. Tota; Intervista a Peppino Tota, Pisa 16 febbraio 1997, a cura di F. Bertolucci; Archivio storico della Federazione anarchica italianadi Imola, Fondo dei Gruppi anarchici di Canosa di Puglia; Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Archivio Famiglia Berneri-A. Chessa, Fondo Federazione anarchica pugliese, Carte Michele Damiano; Biblioteca archivio Germinal di Carrara, Fondo P. Tota.
Bibliografia: Federazione anarchica italiana, Congressi e convegni (1944-1962), a cura di U. Fedeli, Genova, Libreria della FAI, 1963, pp. 95, 111, 123, 137, 184, 215. S. Fabbri, La lunga estate dell'anarchia, [intervista a Sabino Minerva], «A rivista anarchica», dicembre 1983-gennaio 1984; F. Bertolucci, Gli anarchici italiani deportati in Germania durante il Secondo conflitto mondiale, «A : rivista anarchica», aprile 2017, pp. 63-98.