CURCIO, Antonio

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
CURCIO, Antonio

Date di esistenza

Luogo di nascita
Bisignano
Data di nascita
1899

Biografia / Storia

Nasce a Bisignano (Cs) il 12 marzo 1899 da Carlo e Bombina Molino, fabbro ferraio-autista-merciaio. A soli quattro anni i genitori lo portano in Argentina, a Buenos Aires, dove si affaccia prestissimo alla militanza politica. Ancora sedicenne, viene fermato per la prima volta dalla polizia argentina alla quale dichiara di chiamarsi Nicoletti, nome con il quale viene poi schedato assieme agli altri pseudonimi: Gutemberg, Antonio Molino, Vincente De Miguez, José De Miguez, Pajarito e Ferrocarrilero. Lavora come fabbro e poi come autista di piazza e si iscrive al sindacato anarco-comunista degli autisti, a favore del quale svolge una discreta attività. Nel frattempo C, che è anche segnalato in «Rubrica di frontiera» e nel «Bollettino delle ricerche» per il provvedimento di fermo, viene schedato dalla polizia politica e da quella giudiziaria argentina e, in un rapporto del 5 gennaio 1935, viene definito dall’ambasciatore italiano quale «anarchico di azione, stimolatore di scioperi e di atti di sabotaggio», oltre che dedito al contrabbando e alle rapine. Allontanato dal paese con decreto del 5 settembre 1934, l’espulsione non viene però eseguita a causa della pressione esercitata della locale sezione del “Soccorso rosso internazionale” e della “Federazione argentina del lavoro”. C. continua ad essere costantemente sorvegliato, mentre non cessa la sua azione ritenuta antinazionale, finchè, il 31 dicembre 1937, la polizia di Buenos Aires lo imbarca coattivamente su una nave diretta a Napoli, dove, all’atto dello sbarco, viene tratto in arresto. Associato alle carceri di Poggioreale, il 19 gennaio 1938 viene tradotto a Cosenza e sottoposto ad interrogatorio, per poi essere munito di foglio di via obbligatorio per Bisignano. Nonostante fosse stato sottoposto a speciale e rigorosa vigilanza, il 4 febbraio C. si allontana dal suo paese in cerca di lavoro. Giunto a Napoli, cerca di sostenersi raccogliendo per strada cenci vecchi e rottami di ferro, ma il 14 febbraio viene fermato e tradotto a Cosenza, dove rimane in carcere a disposizione della questura. Ritenuto individuo pericoloso, con ordinanza della locale Commissione provinciale del 9 giugno successivo è assegnato a cinque anni di confino e destinato a Ventotene. Il 18 febbraio 1939 è denunciato per contravvenzione agli obblighi di confino, venendo condannato - con sentenza del 30 marzo del pretore di Ponza (LT) - a sei mesi di arresto, pena che sconta due anni dopo nel carcere di Lucera (Fg). Il 18 luglio successivo, nella speranza che in una nuova colonia abbia minori possibilità di nuocere, le autorità di polizia lo trasferiscono a Tremiti (Fg), dove continua tuttavia a mantenere cattiva condotta politica, come prova la sentenza a sette mesi di arresto inflittagli il 30 giugno 1941 dal pretore di Manfredonia per concorso in lesioni al confinato Emilio Bonino. Dopo avere espiato la pena nel carcere di Lucera, il 31 dicembre rientra a Tremiti, dove si affianca nuovamente ai confinati anarchici dimostrando di conservare inalterate le proprie idee. Viene liberato dopo il 6 settembre 1943 in seguito alla caduta del fascismo. Si ignorano luogo e data di morte. (K. Massara)

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Carlo e Bombina Molino

Bibliografia

2010

Persona

Collezione

città