MATTIAS, Ennio
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- MATTIAS, Ennio
- Tipo
- anagrafica
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Roma
- Data di nascita
- 30/11/1892
- Luogo di morte
- Roma
- Data di morte
- 25/05/1975
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
- Nasce Roma – in alcuni documenti è indicato Montefiascone –, il 30 novembre 1892, da Vezio e Maria Vitale, sindacalista rivoluzionario e anarchico di tendenza anti-organizzatrice. Sia il padre, professore di latino, che la madre appartengono alla borghesia romana. Educato ai valori rivoluzionari dal nonno repubblicano, il suo primo atto politico risale all'aprile 1908 quando – appena sedicenne – partecipando ad un comizio di studenti in solidarietà con uno sciopero operaio nella Capitale, attacca la monarchia e lacera il tricolore. Per tale gesto viene espulso da tutte le scuole del Regno. Da quel momento aderisce al movimento anarchico e, nel 1912, all'Unione sindacale italiana appena costituita; nello stesso anno è autore di Canto della gioventù anarchica. Nel 1913 fa parte del “segretariato collegiale” del Fascio comunista anarchico del Lazio (con sede in Via Capo d'Africa 25) assieme a Temistocle Monticelli e Aristide Ceccarelli, lavorando per sviluppare un collegamento organizzativo tra i gruppi laziali, sostenuto dal giornale «Pensiero anarchico», e che vede l'adesione anche della Federazione comunista anarchica della Maremma.
Nella primavera 1914, è arrestato per la partecipazione ai moti durante la Settimana Rossa e incriminato per apologia d'insurrezione, usufruendo in seguito dell'amnistia. Chiamato alle armi all'inizio della Prima guerra mondiale, rimane ferito al fronte; mentre si trova ricoverato in ospedale diserta, vivendo poi clandestinamente a Firenze dove continua la sua attività per l'USI. Il 15 marzo 1918 il Tribunale militare di guerra lo processa per vari reati (attacco e resistenza alla forza pubblica, insubordinazione, insulti e diserzione) commessi con altri anarchici nel 1917 in seguito alla rivolta di Torino, condannandolo a 6 anni. Dopo l'amnistia emanata per i disertori nel 1919, torna a Roma dove fonda un Circolo di studi sociali di cui fanno parte, tra gli altri, Umberto Ceccarelli e Angelo Diotallevi. Nonostante la diversa impostazione teorica, aderisce alla neonata UCAI e, nello stesso anno fa parte della commissione che a Roma promuove la mobilitazione per il ritorno in Italia di Errico Malatesta e, al suo ritorno, lo accompagna nel giro propagandistico. Nel novembre 1919 scrive sul giornale «La Valanga» (11.11.1919) un sentito articolo In ricordo di Bruno Filippi, deceduto in un attentato esplosivo a Milano.
In tale periodo conosce Carlotta Orientale, già segretaria della Camera sindacale del lavoro di Terni, compagna di vita e madre della figlia Eleonora (detta Nora). Durante l'Occupazione delle fabbriche, interviene a nome dei sindacalisti anarchici ad un comizio operaio presso la Siderurgica di Savona («Umanità nova», 9 settembre 1920). Tra il 1920 e il ’21, prima assume la segreteria della Federazione dei lavoratori del porto di Savona, su proposta di Malatesta e Giuseppe Giulietti della Federazione lavoratori del mare, e successivamente della Camera sindacale del lavoro di La Spezia, su richiesta di Armando Borghi. Dal porto ligure è, corrispondente di «Umanità nova». Nel marzo 1921, durante i funerali sovversivi di Dante Carnesecchi, assieme a Pasquale Binazzi, commemora l'anarchico ucciso dai carabinieri della stazione di Limone.
Nei mesi seguenti – come ricorda Umberto Marzocchi – è tra i promotori della costituzione degli Arditi del Popolo a La Spezia e Sarzana. Minacciato di morte dal Fascio spezzino, riesce a varcare la frontiera stabilendosi in Francia dove continua a svolgere attività di propaganda e di solidarietà. Nel 1927, a Parigi, assieme all'anarchico Angelo Diotallevi, promuove una raccolta fondi a favore della famiglia di Spartaco Stagnetti, ucciso al confino, nonché di Malatesta e Attilio Paolinelli, impegnati di una causa legale in difesa della memoria di Stagnetti. A Nizza prende parte anche alla campagna pro Sacco e Vanzetti – tanto che il governo francese ne dispone l’espulsione nell’agosto 1927, consegnandolo in manette alla polizia di frontiera belga. Dopo una breve permanenza a Liegi, decide di rientrare clandestinamente in Francia ma viene arrestato a Le Havre e rimane in carcere per un mese, sino a che grazie all’intervento della Lega italiana dei diritti dell’uomo (LIDU) torna in libertà, ottenendo il diritto d’asilo. Nel periodo dell'esilio, per vivere, lavora precariamente come operaio in fabbrica e verniciatore.
Aderisce, assieme al compagna Carlotta Orientale, al gruppo degli anarchici di lingua italiana di Lione, assieme a Antonio Silvio Casella, Egisto Serni, Marcello Bianconi e Attilio Scarsi. Per sfuggire all’occupazione nazista, rientra in Italia a fine settembre 1939; l’intervento amicale dell’ex sindacalista Rossoni gli evita il confino, ma le persecuzioni poliziesche e le continue minacce lo costringono a sopravvivere semiclandestinamente in condizioni fisiche assai precarie, lavorando come lucidatore di mobili.
Nel 1943 – ’44 è in contatto con un gruppo di Giustizia e Libertà al quartiere Trionfale di cui fa parte anche l’anarchico sardo Tomaso Serra che in seguito lo difenderà dalle accuse che gli saranno mosse.
Nel 1945 è attivo nella ripresa del movimento anarchico, collaborando all’edizione romana di «Umanità Nova» dove, talvolta, si firma E.M.; criticando (si veda l’intervento Anarchici o comunisti libertari?) il termine “comunismo libertario”, così come fa Giovanna Berneri in una lettera aperta alla Federazione livornese (su «Umanità Nova», 21 aprile 1945). Ad entrambi risponde Alfonso Failla sullo stesso giornale il 29 aprile 1945.
Viene chiamato per conferenze e comizi organizzati da diversi gruppi delle zone via via liberate; uno di questi comizi si svolge a Peretola (Fi) dove E.M. e Failla sostengono le rispettive posizioni.
Nel maggio seguente M. elabora uno schema di programma della FAI che si costituirà quattro mesi dopo a Carrara, un programma non di tendenza, ma fondato sul “libero accordo affinitario”. La diversa “strutturazione” organizzativa assunta poi dalla FAI, dotata anche di un “consiglio nazionale”, contrasta con la concezione dell’anarchismo di E.M. che pur non si ritiene un individualista (pur senza rinnegare il nichilismo stirneriano), ma un coerente seguace di Gori, Malatesta e Faure. Critica quindi come autoritario il Patto associativo ma anche la posizione della FAI, giudicata politicamente subalterna al PCI e alla CGIL. Come per altri militanti anarchici dell’epoca, per l’avversione allo stalinismo talvolta la sua polemica assume toni anticomunisti. Nel clima di dura contrapposizione ideologica, nel 1946, da sinistra viene mistificata la sua critica anarchica nei confronti della repubblica, nonostante l’inequivocabile posizione espressa più volte su «Umanità Nova» contro la «farsa ignobile e vile» dell’epurazione, auspicando per i Savoia la fucilazione e facendo aperta apologia del regicidio (Ricordi storici. 29 luglio 1900. Gaetano Bresci, «Umanità Nova», 21 aprile 1945).
Sulla base di presunte rivelazioni da parte della «compagna di un certo Barca, adibita come donna di servizio presso un commissariato di P.S.», M. viene sospettato di essere stato, dalla fine del 1939, al servizio della Questura di Roma e precisamente alle dipendenze di un certo maresciallo Quagliotti, percependo un risibile stipendio mensile di 200 lire. Circostanza peraltro senza alcun riscontro nei documenti di polizia e nei procedimenti statali per l'epurazione. A seguito di ciò, comunque la Federazione anarchica laziale emana due comunicati di diffida contro E.M., pubblicati su «Umanità Nova» (n. 5 del 31 gennaio e n. 20 del 12 maggio 1946), con la minaccia di «render di pubblica ragione i gravi motivi che ne consigliarono l'allontanamento e la diffida».
Nell'estate del 1947, la Federazione anarchica laziale sembra intenzionata a riesaminare la questione, stante l'assenza di prove reali; ma a livello nazionale viene confermata, senza appello, la diffida, rinnovata in un comunicato della Commissione di Corrispondenza della FAI pubblicato sul «Bollettino Interno», n. 8, del 1° settembre 1947. Si parla anche di un documento cartaceo di prova, ma privo della firma di E.M. che, da parte sua, chiede invano l'istituzione di una commissione d'inchiesta e di pubblicare una sua risposta sul giornale anarchico «Umanità Nova»; così come non vengono pubblicate sul «Bollettino Interno» della FAI le lettere inviate, a suo favore, dall'anarchico napoletano Giuseppe Grillo [Cfr. Centro Studi “Pinelli”, Milano, Fondo Pio Turroni].
Trova impiego come amministrativo presso il Sindacato Ferrovieri Italiani. L’ostracismo di cui è oggetto – nonostante che nessun documento attesti una sua qualche collaborazione con la polizia fascista – determina persino l’impossibilità di collaborare, come traduttore, al progetto per l’edizione italiana della «Encyclopedie Anarchiste» di S. Faure.
Alla fine degli anni Cinquanta, è con Gaspare Mancuso tra i promotori della Alleanza operaia anarchica, piccolo raggruppamento internazionale alla quale aderiscono alcuni anarchici italiani e francesi quali Ilario Margarita, Luois Galet, Fernand Robert, Ludovico Pradier, Yves Michel Biget, Raymond Beaulaton. L’AOA, al suo congresso che si tiene a Lione il 30 ottobre 1966, si richiama alla Dichiarazione dei Principi approvata dal Congresso antiautoritario di S. Imier (1872); il suo organo è «L’Anarchie» (Saint-Denis, n.1, 1° agosto 1957) che avrà anche una versione in lingua italiana, «Anarchia», edita a Torino. Nello stesso periodo, assieme all’amico Mancuso, è tra i fondatori del gruppo “Libero accordo” con sede a Torino, attivo soprattutto a livello pubblicistico con la stampa di numerosi pamphlet e opuscoli.
Contro il suo perdurante “assassinio morale” viene ospitata una sua Dichiarazione sul foglio torinese «Rivoluzione Libertaria», curato da Ilario Margarita, dell'ottobre 1963 in cui sottolinea l'inconsistenza dell'accusa di aver collaborato con l'OVRA, confermata dall'assenza del suo nome negli elenchi degli appartenenti ad essa divulgati dalla Commissione per l'Epurazione.
Collabora anche alle testate: «Controcorrente», di Boston, «Le Combat syndicaliste», organo della Confederation national du Travail, e «Il Corvo», giornale antireligioso edito a Livorno che, nel 1958, ne raccoglie gli articoli nell'opuscolo Pomponio de Algerio, Giordano Bruno e Pio IX.
Nell'aprile del 1964, è coautore del libro Los origens du Premier de Mai, edito dall'Alliance ouvrière anarchiste. Nel 1967 - il 19 giugno – perde prematuramente la figlia Nora che era stata di supporto nei collegamenti internazionali dell'AOA, grazie alla sua conoscenza delle lingue.
Subito dopo il 1968, entra in contatto con esponenti universitari del nascente Movimento studentesco, che – suo tramite – possono conoscere ed ascoltare i militanti più anziani dell'anarchismo “malatestiano”. Dopo Piazza Fontana, s'impegna nella campagna contro la strage di stato; su «L’Anarchie», n. 79, del febbraio 1970, denuncia lucidamente la matrice fascista e poliziesca degli attentati di Milano e Roma del 12 dicembre 1969 e l'assassinio di Giuseppe Pinelli. Sottoscrive anche la Lettera aperta sul Caso Pinelli pubblicata su «L'Espresso» del 13 giugno 1971, in cui si indica il commissario Calabresi come responsabile della morte del ferroviere anarchico.
Mantiene anche l'impegno antireligioso e, nel 1970, accoglie lo scrittore ateista indiano Shri Goparaju Ramachandra Rao, al quale fa conoscere le borgate ed il proletariato romano. In tale contesto popolare, M. frequenta il gruppo “Lanterna Rossa” che aveva contribuito a fondare nel quartiere Quadraro-Cinecittà: uno dei primi movimenti politici controculturali di aggregazione sorti nella periferia romana.
Nel clima avvelenato seguito alla strage di stato, ancora su «Umanità Nova» dn. 2 del 22 gennaio 1972, compare un ulteriore comunicato di diffida; ma emerge anche che le vecchie accuse erano state orchestrate dal noto commissario di polizia Marcello Guida, già funzionario della Polizia politica durante il fascismo e direttore del confino a Ventotene, ora in servizio a Roma. «Attraverso la propria domestica – scriverà Renzo Vanni, ex-partigiano e militante anarchico – fece sapere ad esponenti della FAI che il militante E.M., anarchico stimato e conosciuto in tutta Europa sarebbe stato un agente dell’OVRA. Anche adesso sull’ultraottantenne M. grava questo iniquo sospetto».
In una lettera del 4 ottobre 1974 a Tomaso Serra, M. commenta: «Pensa tu: un esecrato poliziotto putridamente fascista, torturatore ed assassino di Pinelli che ha tentato di contaminare con la sua bugiarda bava di rettile, si sarebbe confidato con la propria donna di servizio che il sottoscritto sarebbe stato una spia della sbirraglia fascista e simile rivelazione l’avrebbe fatta a detta donna che, guarda caso, sarebbe stata la donna d’un compagno».
Nel novembre 1974, M. rimane paralizzato e quindi bloccato presso la propria abitazione, ma continua il suo lavoro di pubblicista e partecipa attivamente all'incontro anarchico internazionale, promosso dall'A.O.A., che si tiene in Francia, a Château-du-Loir, nei giorni 21 e 22 luglio 1973. Nel marzo 1975, in una lettera (non pubblicata) inviata ad «A rivista anarchica» condanna l'attentato di Franco Bertoli difendendo l'individualismo anarchico, in antitesi a quello autoritario di Nietzsche. M. muore a Roma il 25 maggio 1975, alla sua morte saranno i militanti di “Lanterna rossa” ad occuparsi della cremazione del suo corpo e a raccogliere il suo archivio. (M. Rossi in collaborazione con R. Carocci, T. Marabini, A. Pedone, T. Imperato).
Fonti
- Bibliografia: G. Mancuso (a cura di), Ennio Mattias risponde ai suoi calunniatori, Roma-Torino, marzo 1972: pamphlet pubblicato in risposta al comunicato Attenzione! («Umanità Nova», 22 gennaio 1972); R. Beaulaton, Prefazione, in Ennio Mattias, Scritti per l'Anarchia, Torino, Libero Accordo, 1975; R. Vanni, Trent'anni di regime bianco, Pisa, Giardini, 1976; E. Mattias, M. Roberti, [G. Berti], Libero dibattito: cos’è l’anarchia, Torino, L. Assandri, 1978; S. Catanuto, F. Schirone, Il canto anarchico in Italia nell’ottocento e nel novecento, Milano, Zero in Condotta, 2001; M. Ilari, Parole in libertà: il giornale anarchico Umanità Nova, 1944-1953, Milano, Zero in Condotta, 2009; G. Sacchetti, Senza frontiere. Pensiero ed azione dell'anarchico Umberto Marzocchi (1900-1986), Milano, Zero in Condotta, 2007; R. Carocci, Roma sovversiva. Anarchismo e conflittualità sociale dall’età giolittiana al fascismo (1900 -1926), Roma, Odradek, 2012; P. Iuso, Gli anarchici nell'età repubblicana. Dalla Resistenza agli anni della Contestazione 1943.1968, Pisa, BFS, 2014, pp. 55-56; C. Cavalleri, L’anarchico di Barrali. (Quasi) 100 anni di storia per l’anarchia. Biografia di Tomaso Serra, Guasila, Arkiviu-Bibrioteka “T. Serra”, 2016.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
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Note
- Paternità e maternità: Vezio e Maria Vitale
Bibliografia
- March 9 2017
Link esterni
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