CATANI, Arrigo
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- CATANI, Arrigo
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Livorno
- Data di nascita
- 1909
- Luogo di morte
- Livorno
Biografia / Storia
- Nasce il 5 giugno 1909 a Livorno da Alfredo e Annunziata Manetti, facchino, falegname, marmista, calzolaio. Nella frazione di Antignano, alla quale rimarrà sempre legato, s’avvicina alla politica frequentando militanti comunisti e libertari, aderendo all’anarchismo nella seconda metà degli anni Venti, facendo parte del gruppo anarchico di “Fiorentina” costituitosi in clandestinità. Nel 1928 si sposa con Elisena Ferrarini, dalla quale avrà nel 1934 il figlio Gianfranco.
Nel marzo 1933, partecipa ai funerali sovversivi del comunista Camici. Nel settembre dello stesso anno subisce una perquisizione nel corso della quale sono rinvenuti “opuscoli, libri cartoline ed altro abbondante materiale di propaganda sovversiva e particolarmente anarchica”. Dal verbale di polizia risultano, tra l'altro, sequestrati un opuscolo “Bozzetti sociali”, 2 cartoline riproducenti la tomba di Pietro Gori, un opuscolo dattilografato di propaganda sull'amore libero, appunti manoscritti su “Unione legale e unione libera” e persino un fascicolo del racconto di satira “Lord Percy dell'Excentric Club”.
Prima di essere arrestato per propaganda sovversiva e possesso di stampa anarchica, si rende “irreperibile”, riuscendo il 10 ottobre seguente ad espatriare clandestinamente per mare verso la Corsica – con tappa intermedia a Piombino - assieme agli anarchici Narciso Menicagli, Virgilio Fabbrucci e Rodomonte Nesi, pescatore, che procura la barca e altri otto “accesi sovversivi”. Approdati a Bastia, si trasferiscono a Marsiglia, accolti dalla numerosa comunità di antifascisti italiani e, in particolare, presso l'abitazione dei concittadini Primo e Bruna Morelli. Iscritto in Rubrica di Frontiera e nel «Bollettino delle ricerche» per l’arresto, nel 1934 viene segnalato a Marsiglia (Bouche du Rhône), quindi risulta espulso dalla Francia per la frequentazione di ambienti antifascisti ed emigra in Belgio dove viene condannato a tre anni di carcere. Rientrato clandestinamente a Marsiglia da Bruxelles, giunge in Spagna nell'agosto 1936.
Nel febbraio del 1937, le autorità sono informate tramite “fonte fiduciaria” che C. è tra i volontari italiani giunti in Spagna, arruolato sin dall’agosto 1936 nella Colonna Berneri-Rosselli (incorporata nella colonna Ascaso della CNT), assieme ad Armida Prati - figlia di Maria Amalia Melli – con la quale è espatriato dalla Francia dopo aver intrecciato una relazione sentimentale, dalla quale nascono Enrico e Ruggero. Dopo aver entrambi combattuto sul fronte di Huesca, nel 1937, a seguito degli scontri di Barcellona provocati dagli stalinisti, sempre con Armida Prati lascia la Spagna migrando tra Francia, Lussemburgo e Belgio; presumibilmente in tale periodo hanno un figlio.
In Belgio, all'inizio del 1939, fa parte del gruppo anarchico, formato da Cafiero Meucci, Guido Schiaffonati, Pietro Montaresi, Ernesto Bruna, Azelio Bucchioni, Antonio Moscardini e Mario Mantovani, in collegamento con l’anarchico non-violento Hem Day (Camille Marcel Dieu), mentre la compagna avrebbe aderito alla Frazione comunista internazionalista. Nello stesso anno, a Bruxelles, per l’attività svolta, C. è arrestato e condannato a 3 mesi di carcere; nell’aprile, assieme ad altri anarchici italiani viene espulso verso la Francia, ma riesce a rientrare illegalmente alla fine del settembre 1939.
Nell’agosto 1943 rientra in Italia, con i figli Enrico e Ruggero, venendo arrestato a Mentone; dopo aver trascorso 12 giorni nel carcere livornese dei Domenicani; tornato in libertà dopo l’8 settembre riprende l’attività anarchica e partecipa alla resistenza. Sfollato a Castellina Marittima (Pi), durante un rastrellamento viene catturato, assieme all’anarchico Mario Batini e ad altri trenta ostaggi, da truppe tedesche e condotto a Bologna per prestare lavoro coatto ad installazioni militari. Con un colpo di mano, un gruppo di militanti giunti da Livorno, riesce a liberarlo mentre si trova prigioniero presso il Comando tedesco.
A Livorno fa parte del primo Comitato di liberazione, come esponente della Federazione comunista libertaria e, dopo la liberazione, il suo nome compare in un rapporto degli alleati sulla situazione livornese che lo ritengono una delle personalità politiche più importanti, dopo il vescovo e il sindaco. Sul numero unico «Il Seme Libertario», organo della Federazione comunista libertaria, uscito semi-clandestinamente nel giugno 1945, C. firma l’articolo Liberali… o fascisti?, in cui attacca duramente liberali e democristiani come forze reazionarie.
Nel dopoguerra C. rifiuta riconoscimenti istituzionali e prende parte alla ricostituzione della Federazione anarchica italiana, continuando ad essere vigilato dall’autorità di polizia. Vive lavorando come artigiano, nella bottega di calzolaio aperta in Corso Mazzini. Dal 1950 al '56 torna e vive nuovamente in Francia, rientrando a Livorno, ad Antignano, negli anni Sessanta assieme alla compagna “Lea” (Leontina Giacomelli) vive lavorando come calzolaio e vendendo sandali di gomma e scarpe da tennis in una piccola bottega in via del Littorale n. 8 e, ma costruisce anche cornici e si dedica alla pittura.
Nel suo laboratorio mantiene relazioni con vecchi e giovani compagni, anarchici e comunisti, e vi girano giornali anarchici e della sinistra rivoluzionaria; ma è anche un luogo dove è possibile incontrarsi e discutere di politica e letteratura. Frequenta anche la locale sezione del PCI, sostenendo le sue idee, e continua ad essere sorvegliato dalla Questura sino alla morte. Muore a Livorno nel quartiere di Antignano il 17 dicembre 1977 e viene sepolto nel cimitero locale (M. Rossi)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
Bibliografia:
M.Rossi, Avanti siam ribelli..., Pisa, Provincia-Biblioteca “F.Serantini”, 1985;
I.Cansella, F.Cecchetti, Volontari antifascisti toscani nella guerra civile spagnola, Grosseto, Effegi, 2012;
F. Bucci, S. Carolini, A. Gregori, G. Piermaria, , “Il Rosso” “il Lupo” e “Lillo”. Gli antifascisti livornesi nella guerra civile spagnola, Follonica, La Ginestra, 2009, pp. 430-439.
L. Antonelli, Voci dalla storia: le donne della resistenza in Toscana tra storie di vita e percorsi di emancipazione, Prato, Pentalinea, 2006, pp. 263-264.
Sitografia: P. Ceccotti, Dalla guerra di Spagna ai sandali in caucciù: storia di un combattente per la libertà, «Comune Notizie on-line», 21 agosto 2013 (http://www.comune.livorno.it/_cn_online/index.php?id=543&lang=it).
http://www.pisorno.it/arrigo-catani-un-combattente-della-guerra-di-spagna/
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Alfredo e Annunziata Manetti
Bibliografia
- April 13 2017