LUSVARDI, Medardo
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- LUSVARDI, Medardo
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Modena
- Data di nascita
- 1897
Biografia / Storia
- Nasce a Modena il 28 giugno 1897 da Giovanni e Maddalena Bertoni, calzolaio. Come i fratelli: Aldebrando (1902), Alfredo (1900), Bruno (1904) e Filippo (1899) anche Medardo è anarchico. Per la Questura di Modena «gode di un certo ascendente sulle masse e di ciò si serve per far propaganda».
Attivo antifascista sposa Maria Meschiari, cugina dell’anarchica Valentina Meschiari la quale ricorda: «alla Madonnina dire Lusvardi, Chiossi, Arletti e pochi altri, voleva dire – negli anni dal 1920 al 1930 – antifascismo».
Nel novembre 1921 durante i gravi scontri con i fascisti presso la CdL sindacalista di via S. Agata n. 14, che portarono alla morte del sindacalista anarchico Teobaldo Righetti, L. rimane gravemente ferito. Gli squadristi Gandolfi e Umberto Traldi riescono a intrappolarlo all’interno di un portone e lo bastonano a sangue lasciandolo quasi privo di sensi sul selciato. In seguito è fermato per aver ricevuto, a sua insaputa, alcune spedizione di volantini di propaganda e diventa oggetto di una vera e propria persecuzione da parte dei fascisti che cominciano a bersagliare la casa dei Lusvardi con periodiche visite, tentativi di incendio e spari.
Entra a far parte del gruppo di combattenti ‘Italia Libera – Ciro Menotti’. La Questura di Modena sospetta che nella sua bottega di calzolaio si riunisce un gruppo di anarchici.
La sera del 24 ottobre 1924 alcuni giovani si intrattengono oltre l’orario di chiusura. La polizia bussa alla porta e il tentativo maldestro di Lusvardi Aldebrando di distruggere nel fuoco alcuni documenti non riesce. Viene sequestrata la lista degli aderenti al Gruppo libertario giovanile della Madonnina assieme ad una cassetta con 81,50 lire. Il Gruppo era stato costituito nel maggio 1924 ad opera di Vincenzo Chiossi e la lista sequestrata contava 17 affiliati i quali versavano 4 lire al mese.
Il 3 maggio 1925 è arrestato assieme ad altri sovversivi quale sospetto autore dello sfregio al cippo in ricordo del fascista Gino Tabaroni, ucciso dall’anarchico Renzo Cavani nel 1921. Dopo qualche giorno è rimesso in libertà. Nel settembre dello stesso anno viene fermato per misure di pubblica sicurezza e contestualmente gli viene perquisita l’abitazione.
Altro fermo nel settembre 1926 mentre il mese successivo, in ottobre, viene arrestato assieme al fratello Bruno perché ritenuto pericoloso per l’ordine pubblico. I carabinieri gli requisiscono alcuni libri sovversivi tra cui Fra contadini di Errico Malatesta, nonché un drappo rosso che assomiglia a «quelli usati nella confezione di bandierine sequestrate sui pali dei fili telegrafici nell’anniversario della Comune di Parigi».
Nel dicembre dello stesso anno viene diffidato dalla Questura di Modena in quanto «pericoloso per l’ordine pubblico». È continuamente vigilato.
Nel 1938, sempre la Questura di Modena, lo definisce «irriducibile avversario del Regime Fascista».
Nel settembre 1942 viene fermato per motivi politici ed il mese dopo è arrestato assieme agli anarchici Renzo Cepelli, Ettore Panini ed altri antifascisti quali sospetti autori di scritte contro il duce ed il fascismo. Rilasciato con l’accusa di propaganda antifascista viene sottoposto al vincolo dell’ammonizione per 2 anni. Provvedimento condonato alla fine di ottobre dello stesso anno in occasione del ventennale della ‘Marcia su Roma’.
Svolge servizio presso la Croce Rossa e durante la Resistenza aiuta i partigiani. Uno dei due figli di nome Bruno, insignito di una medaglia d’argento al valor militare, viene fucilato per rappresaglia dai tedeschi il 3 dicembre 1944. Nei giorni della Liberazione di Modena la moglie di L. è in strada assieme alla socialista Giuseppina Parenti a curare i feriti. Nel dopoguerra al IV Congresso provinciale dell’ANPPIA (1954) è eletto membro del Consiglio direttivo. Non si hanno altre notizie sulla sua vita e non si conoscono luogo e data della morte (A. Pirondini).
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio di Stato di Modena, Gabinetto Questura; Istituto storico di Modena, Fondo ANPPIA, b. 60; Fondo Nello Rovatti, b. 9; Fondo Ennio Resca b. 142, f. 3, fascicoli personali: Lusvardi.
Bibliografia: A. Pirondini Anarchici a Modena. Dizionario biografico. Milano, Zero in Condotta, 2012, pp. 136-137; F. Focherini Il fascismo minuto per minuto, Modena, Edizioni Il Fiorino, 2001; Alle radici dell’anarchismo modenese. Per un mondo migliore. 1900-1950, parte II, S. Possidonio (MO), Biblioteca popolare Ugo Fedeli, 2005.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Giovanni e Maddalena Bertoni
Bibliografia
- February 17 2007