RAIMO, Agostino
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- RAIMO, Agostino
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Canosa di Puglia
- Data di nascita
- September 26 1906
- Luogo di morte
- Canosa di Puglia
Biografia / Storia
- Nasce a Canosa di Puglia (BA) il 26 settembre 1906, da Savino e Maria Intraversato, contadino. Cresciuto in una famiglia di fede socialista (suo padre Savino viene schedato dalla polizia e subisce dei processi) fin dalla giovane età partecipa attivamente alle aspre lotte bracciantili che contraddistingue la lotta rurale in Puglia nella prima metà del novecento: se Canosa rappresenta un epicentro tra i più combattivi del movimento bracciantile nel meridione, Raimo A. ne è una figura assolutamente rappresentativa nella sua città natale. Nel 1920, il 23 maggio, a Canosa viene organizzato uno sciopero a cui partecipano un migliaio di cittadini: i carabinieri bloccano l’accesso al comune e una guardia municipale spara sulla folla uccidendo tre persone (tra questi un ragazzo di 12 anni). Sono gli inizi di una azione comune tra agrari e fascisti organizzati in un "blocco d’Ordine", azioni che in seguito si intensificheranno contro gli oppositori e alle quali gli antifascisti rispondono subendo le prime condanne. Nel 1921 si susseguono i conflitti a fuoco tra fascisti e anarchici (ai quali si uniscono i socialisti), i primi danno alle fiamme le sedi dei partiti di sinistra e della locale Camera del Lavoro Sindacalista (aderente all’Unione Sindacale Italiana) che viene riconquistata subito dagli anarchici le cui fila, in questa fase, si sono ingrossate con l’adesione alle idee libertarie della grande maggioranza dei giovani socialisti. Tra questi giovani sono da ricordare Francesco Angelico, Michele Damiano (in seguito muterà il nome in Damiani), Giovanni Marzulli, Savino Tota, Nicola Zagaria, Savino di Gennaro, Domenico Luisi, Leonardo Labate ed altri. La repressione e i processi politici si abbattono sugli anarchici e sui socialisti, restano attivi solo giovani tra i 15 e 20 anni (tra questi è R.) che tuttavia proseguono la loro attività politica fino al 1933. Tra il 1927 e il 1932 R. è tra gli organizzatori, con un gruppo di anarchici di Canosa, di un fondo cassa per sostenere e aiutare i più bisognosi in una situazione di miseria generalizzata che colpisce principalmente i lavoratori: le "sortite" del gruppo contro chi più possiede non si limita al denaro da trovare: anche gli alberelli di mandorlo rappresentano un buon investimento per quei contadini che non possono permettersi di comprarli. Viene arrestato il 15 gennaio del 1933 insieme a circa quaranta suoi compagni (tre i comunisti nel gruppo di rivoltosi) per aver organizzato a Canosa uno sciopero che contempla anche lo scendere in piazza, armi alla mano, contro il fascismo. Processato e schedato nel 1933 come "tra gli elementi più in vista del sovversivismo locale", R.A. è condannato a cinque anni di confino politico che sconta fino al 1937 prima a Ventotene, dove giunge il 7 marzo 1933, e poi a Irsina, Montescaglioso e alle Tremiti, incontrando nel suo peregrinare di coatto, numerosi anarchici come lui confinati. Canosa è stato il comune che ha avuto il maggior numero di perseguitati politici delle Puglie in proporzione al numero degli abitanti: 19 condannati al confino (Michele e Antonio Damiano, Giacinto Di Nunno, Agostino Raimo, Sabino Di Palma, Vincenzo Pringigalli, Giuseppe Fiordei, Francesco Angelico, Giovanni Tratto, Leonardo Paolicelli, Nunzio Caporale, Donato Giordano, Pasquale Zanni, Nicola Russo e il figlio Giovanni, Samuele Barbarossa, Vito Minnoia, Savino Basile, Michele Cioce), 5 condanne del tribunale speciale (Antonio Damiano 15 anni di carcere, Leonardo Paulicelli 7 anni, Antonio Marcovecchio, Samuele Caccavo e il socialista Giuseppe Speranza), 10 gli ammoniti. Vigilato sino al 1943 come il padre Savino, il 27 e 28 luglio 1943 partecipa all’assalto delle casermette di Barletta (Ba) in cui sono rinchiusi cinquanta detenuti in attesa di giudizio del Tribunale militare. Dopo uno scontro a fuoco con i tedeschi i prigionieri vengono tutti liberati, fra loro c’è Lenoci Armando, capitano del Genio navale militare, nativo di Canosa e simpatizzante anarchico. Il 6 novembre 1943, un bombardamento su Canosa provoca 60 morti; insieme a Michele Damiano è tra i primi ad organizzare le squadre di soccorso che scavano tra le macerie per recuperare i corpi senza vita e salvare i feriti. A dicembre dello stesso anno è tra gli organizzatori della riapertura delle macine del grano (chiuse per ordine prefettizio) e della distribuzione della farina alla popolazione affamata. Con la liberazione dell’Italia del sud da parte degli alleati, R. è tra gli organizzatori della prima sezione a Canosa del Partito socialista di unità proletaria: gli anarchici sono costretti a darsi questo nome poiché non è loro permesso di organizzarsi specificamente. Dal dopoguerra, sempre con Michele Damiano, è uno degli animatori del gruppo anarchico "Luce" di Canosa che sarà molto attivo anche nei decenni successivi. Dopo aver ricevuto una medaglia e un Certificato di benemerenza, il 10 ottobre 1977, con una lettera, restituisce al mittente onorificenze e medaglia motivando così il suo rifiuto: "…a che servono le medaglie quando i fascisti e lo Stato che tra loro collaborano…uccidono su tutte le piazze e i loro crimini restano impuniti?…Il premio della nostra lotta ad oltranza, condotta a fianco di ogni singolo operaio…lo troviamo nel servizio reso al popolo…" Muore a Canosa di Puglia l'8 aprile 1996. (F. Schirone)
Fonti
- Fonti: A. Raimo, I miei ricordi sul fascismo, febbraio 1981; Seconda memoria di Agostino Raimo da Canosa, s.d. (i due documenti ed altri manoscritti dell’autore, tra cui un quaderno di poesie, sono conservati presso l’Archivio famiglia Berneri, Reggio Emilia mentre altre carte di A. Raimo sono conservate a Milano presso il Centro studi libertari archivio “G. Pinelli”); Bollettino Archivio G. Pinelli, n. 12 e 13, Milano 1999; G. L. Brignoli, Agostino Raimo, «Umanità Nova», 21 apr. 1996; S. Catanuto, F. Schirone, Il canto anarchico in Italia nell’ottocento e nel novecento, Milano 2001, pp. 236 e sgg.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Savino e Maria Intraversato
Bibliografia
- October 4 2002