CAGLIARI, Salvatore
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- CAGLIARI, Salvatore
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Palermo
- Data di nascita
- February 19 1838
- Luogo di morte
- Palermo
Biografia / Storia
- Nasce a Palermo il 19 febbraio 1838 da Antonino e Antonina Villani. Operaio specializzato nella riparazione di macchine idrauliche, repubblicano, fu uno dei pochissimi superstiti dell’insurrezione promossa da Francesco Riso il 4 aprile 1860. Quell’episodio, oltre a procurargli una pensione annua di 450 lire, gli meritò larga fama, più volte da lui stesso ribadita anche con scritti d’occasione, ed altrettante volte contestata dai suoi avversari politici. Apparteneva senz’altro a quell’ambiente della Palermo postunitaria, ancor oggi misterioso, costituito dai reduci delle squadre armate delle rivoluzioni antiborboniche ma anche da elementi reazionari o tipicamente criminali, in lotta o in combutta tra loro, da cui emersero le prime associazioni mafiose. Dal settembre 1860 all’ottobre 1861, egli stesso viene sorpreso ben quattro volte di notte, mentre travestito da donna gira armato di stile o di bastone animato. Prende parte alle campagne garibaldine e, successivamente, ai moti insurrezionali del settembre 1866 in Palermo: arrestato, viene condannato dalla Corte Marziale, il 12 febbraio 1867, alla pena di morte commutata nei lavori forzati a vita, ma liberato il 24 ottobre dello stesso anno per sopravvenuta amnistia. In seguito viene notato per l’appoggio fornito ad alcuni suoi amici, capisquadra sfuggiti all’arresto nell’insurrezione del ’66, che la polizia ritiene influenti capimafia delle contrade che circondano Palermo. Si deve attendere il 1877 perché, a imitazione degli elementi più radicali di quella insurrezione, anch’egli aderisca all’Internazionale. Due anni dopo viene segnalato come membro della sezione internazionalista anarchica costretta alla clandestinità dalla repressione susseguente l’attentato Passannante. È in quest’epoca che riesce, grazie alle sue notevoli capacità organizzative e al suo particolare carisma, a riunire le società operaie palermitane in un solo organismo, la “Confederazione delle 72 maestranze”. Le maestranze o corporazioni degli antichi mestieri erano state poste in seria crisi dall’avanzare dello sviluppo tecnologico, tant’è che molte di esse esistevano ormai più di nome che di fatto. La Confederazione tentò di porvi rimedio, nominando un triumvirato dirigente – con un presidente di turno eletto direttamente da un Consiglio Operaio composto da tre membri, il Presidente e due consiglieri per ogni società - che aveva lo scopo di rappresentarle nei conflitti di lavoro e di dirimere le principali controversie tra di loro. Nonostante avesse uno statuto moderato, nel quale tuttavia era espressamente esclusa l’ingerenza degli operai in questioni politiche e religiose, la Confederazione promuoveva lo sviluppo di quella ginnastica mutualistica e solidale che fungerà da fondamento alle future esperienze operaie palermitane. Lo stesso C. premerà per una radicalizzazione dell’operaismo palermitano nel senso della resistenza e del rifiuto della cosiddetta “legislazione operaia”, attraverso uno stretto collegamento con l’operaismo lombardo da un lato (nel 1881 organizzava una “carovana” di operai per l’Esposizione Nazionale di Milano, e l’anno dopo inviava in dono un gonfalone riccamente decorato al Consolato operaio di quella città. Dieci anni dopo gli operai milanesi ricambieranno la visita e restituiranno quel gonfalone, destinato a divenire l’emblema del Fascio dei lavoratori palermitani) e col socialismo operaio napoletano dall’altro (C. era in corrispondenza con Felicò e con la redazione del «Grido del Popolo» fin dal 1881). Ne saranno frutto il congresso operaio universale, celebratosi a Palermo il 30 e 31 marzo 1882, nel settimo anniversario del “Vespro siciliano”, del quale C. assume la vicepresidenza (presidente sarà Friscia); e la pubblicazione di una serie di giornali “operai”, dall’«Operaio Elettore» (1880) al «Vespro» (1881-82), dalla «Lega Sociale» (1882) alla «Riforma Sociale» (1882-83) che, seppur diretti da militanti radicali d’estrazione borghese, sono ispirati e in parte redatti da C. e dai suoi amici operai. Il 23 agosto 1882 viene fondata l’associazione radicale siciliana, con lo scopo di federare tutte le società sia operaie che politiche della Sicilia. C., insieme a Manzella e Napolitano, sarà chiamato a dirigerla. Nel corso del 1883 tuttavia si consumano una serie di fratture all’interno della Confederazione e del Consolato Operaio, ad essa da poco affiancatosi, ispirate da elementi filo-governativi o clericali, che inducono C. a dimettersi da presidente generale della Confederazione e a fondare subito dopo una Federazione Operaja, cui farà seguito dal 16 maggio 1884 la Federazione dei figli del lavoro, sul modello napoletano del Casilli e del Felicò, con posizioni esplicitamente socialiste rivoluzionarie. Negli anni seguenti, il tentativo operato dagli anarchici palermitani di ricreare il “fascio operaio” (la simbologia del “fascio”, usata da Garibaldi nel 1860 per incitare gli operai palermitani ad organizzarsi solidarmente, era stata ripresa da C. per la Confederazione delle 72 maestranze e per la successiva Federazione dei figli del lavoro) ed estenderlo a tutta l’isola, trova C. in prima fila. Qualche dissenso gli procura l’essere convinto assertore della partecipazione degli operai alle elezioni amministrative, sia con propri candidati (egli stesso presenta una “lista operaia” nel 1884) sia appoggiando candidati amici (nel 1889), d’altronde in linea con le posizioni maggioritarie tra gli anarchici delle principali città dell’isola fino alla vigilia del congresso di Capolago. Autodidatta, autore di alcuni opuscoli a stampa che, sebbene colpiti da sequestro, ebbero larga diffusione nel ceto operaio anche per la vena mistica che li attraversava, di aspetto imponente quantunque calvo, di una forza fisica straordinaria alla quale abbinava “una sorta d’ingegno naturale e la facile parola che trascina” (come lo descrivevano i rapporti di polizia), C. è un punto di riferimento obbligato per ogni impresa rivoluzionaria. D’accordo con Cipriani, che accoglie a Palermo il 31 marzo 1891, e in dissenso con Schicchi a cui tenta d’impedire il lancio di una bomba, nella notte tra il 28 e il 29 aprile 1891, contro la caserma di cavalleria, sarà tra i promotori a Palermo di sezioni del partito socialista anarchico rivoluzionario sorto dal congresso di Capolago, facendone ampia propaganda tra gli operai, tra la “bassa mafia” delle borgate palermitane e tra i contadini delle campagne limitrofe. Le polemiche con gli anarchici antiorganizzatori, che lo accusano prima di connivenze mafiose poi di spionaggio, lo inducono ad abbandonare gradualmente il movimento. Ancora nel 1892 lo troviamo a capo del gruppo di S. Antonino (dal vicolo in cui è situata la sua officina, che ne è anche la sede), composto dall’elemento popolaresco che lo ha coadiuvato fin dai tempi della Confederazione delle 72 maestranze, a fornire un importante contributo alla costituzione del Fascio dei Lavoratori del capoluogo e, coi suoi giri di propaganda, anche dei paesi della provincia. Ma l’anno successivo, alle prese con la crisi del suo mestiere (ai mulini idraulici si vanno sempre più sostituendo i mulini a vapore) e dovendo sfamare moglie e sette figli, accetta la proposta dell’ispettore di ps. Castellini di “staccarsi assolutamente dai partiti politici” al fine di ottenere un impiego presso la fonderia Panzera, che lo invia in provincia, a Bagheria, come amministratore di acque irrigue. Questo confermerà, agli occhi dei suoi antichi compagni, le accuse di spionaggio mossegli da Schicchi e permetterà alle autorità di “sfatarne” l’influenza una volta che, lasciato il Panzera perché lo retribuiva malamente, rientrerà a Palermo. Tenterà così senza successo, nel maggio 1897, di riprendere la propaganda fra i contadini in vista di un nuovo moto rivoluzionario, e ancora nell’ottobre dello stesso anno, nominato presidente della società dei carrettieri, di suscitare pubbliche dimostrazione contro il caro pane. Smessa la rivendita, che effettuava con un carro, di sale, pane e ghiaccio, troverà più proficuo il nuovo mestiere di cambia-valute. Negli anni seguenti, anche per l’età avanzata, non si farà più notare dalla polizia. Muore a Palermo il 29 maggio 1912. (N. Musarra)
Fonti
- Fonti: Archivio di Stato Palermo, Gabinetto Questura (1920-1943), b. 444 (1912), ad nomen; Ivi, Gabinetto Prefettura (1861-1905), b. 146 (1894), Provincia di Palermo. Elenco nominativo degli anarchici pericolosi. 29.11.1893; Ivi, Gabinetto Prefettura (1906-1925), b. 388, f. Sovversivi. Vigilanza e ricerche.
Bibliografia:
scritti di C.: Memorie di un operaio ossia appunti storici, Palermo 1876; Madre e figlio. Racconto storico dedicato agli operai, Palermo 1887; Dialogo tra l'uomo dei primi tempi e il cattolico dopo il medio evo, Palermo ,1889.
Scritti su C.: E. Michel, Cagliari Salvatore, in, Dizionario del Risorgimento Nazionale, a cura di M. Rosi, Milano 1930, vol. II, p. 466; F. Palmigiano, Cronache delle società operaie dal 1860 al 1890, Palermo 1891.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Antonino e Antonina Villani
Bibliografia
- June 30 2002