​BOSCO, Rosario Garibaldi

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​BOSCO, Rosario Garibaldi

Date di esistenza

Luogo di nascita
Palermo
Data di nascita
28/07/1866
Luogo di morte
Torino
Data di morte
02/12/1936

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Palermo il 28 luglio 1866 da Nicolò e Teresa Patorno. Studente all’Istituto Tecnico, fucina del radicalismo palermitano, fa le sue prime esperienze in qualità di lettore e poi segretario in alcune società operaie. Alla fine del 1883 dà vita al circolo radicale popolare e al suo organo di stampa, «L’Italia del Popolo», di cui sarà collaboratore e redattore responsabile. Impiegato come contabile presso una ditta privata, alla fine del 1884 contribuisce, insieme ad Anacleto Conti e Giuseppe D’Albis, alla svolta in senso anarchico del circolo e del giornale che, nel giugno 1885, muta il nome nel «Proletario», prima testata dell’anarchismo siciliano. Conosce in questo periodo Napoleone Colajanni e subisce l’influenza del suo libro sul Socialismo, le cui tesi sentimentali ma pur sempre rivoluzionarie tentavano di ricomporne le varie gradazioni. Tramite Colajanni B. approda allo sperimentalismo dell’anarchico pisano Giovanni Rossi, di cui diventa appassionato divulgatore, costituendo a Palermo il primo comitato italiano per la formazione di colonie agricole sperimentali. Lo sperimentalismo lascerà ampie tracce nella sua successiva attività di organizzatore operaio. Nel settembre 1885, su ispirazione di Saverio Friscia, attacca l’amministrazione comunale di Palermo che ritiene responsabile, per incapacità e sperpero del denaro pubblico, dell’epidemia colerica che devasta la città, finendo col sostenere la necessità della partecipazione degli operai, con proprie liste autonome, alle elezioni amministrative. Nel 1886 s’impiega presso la Banca Segestana di Castelvetrano, estendendo alla provincia di Trapani la sua propaganda socialista anarchica. Rientrato a Palermo nel novembre dello stesso anno, si dedica alla riorganizzazione del movimento operaio riunendo le società d’ispirazione socialista in un Fascio operaio anarchico, che doterà di propri organi di stampa, «Il Fascio Operaio» (1887), «La Lega Operaia» (1887) e «L’Isola» (1888). Con l’aiuto principalmente dei messinesi De’ Medici e Petrina, tenta di federare le associazioni operaie dell’isola, organizzando a Palermo, nel novembre 1888, a un congresso regionale. Per l’occasione Petrina costituirà a Messina un Fascio operaio, che successivamente muterà per primo il nome in Fascio dei Lavoratori siciliani. Il fallimento del congresso per contrasti politico-elettorali, la susseguente defezione di alcuni suoi membri, e soprattutto nel febbraio 1889 un procedimento contro B. per istigazione a commettere disordini (si paventano a Palermo dimostrazioni degli operai disoccupati del tipo di quelle coeve di Roma), portano il Fascio palermitano alla dissoluzione. Membro corrispondente del gruppo socialista anarchico e collaboratore della stampa anarchica nazionale, B. inizia a intessere rapporti di collaborazione politica con altri gruppi di estrema sinistra e specialmente col suo antico maestro, Napoleone Colajanni, che sta gradualmente spostandosi su posizioni riformiste. Nel 1890 gli anarchici palermitani aderiscono, non senza ripensamenti, alla nuova società radicale sorta, su ispirazione di Colajanni, per conciliare le varie correnti politiche e operaie della città. B. sarà segretario della società radicale e l’anno dopo anche amministratore del suo organo quotidiano, «L’Isola». La sera del 30 marzo 1891 è tra coloro che accolgono festosamente Cipriani a Palermo e che tenteranno successivamente di fondare delle sezioni cittadine del partito anarchico nato a Capolago. B. matura il suo abbandono dell’anarchismo al ritorno da un viaggio compiuto nell’estate del 1891 a Milano e a Parigi, dove osserva per importarli in Sicilia i modelli organizzativi della Camera del lavoro milanese e della Bourse du Travail parigina. Il modello parigino, che gli era più congeniale, coniugava perfettamente il collocamento e l’assistenza ai lavoratori con la resistenza e l’ideologia socialiste (mentre quello milanese escludeva esplicitamente l’organizzazione politica e di resistenza). In realtà, questo modello organizzativo evolverà nei Fasci siciliani sino ad assumere forme orizzontali di tipo nuovo che in taluni casi giungeranno a sostituire alle organizzazioni corporative quelle territoriali, cioè a prospettare una sorta di contro-società. Assunto il controllo del Fascio dei Lavoratori di Palermo, nell’agosto del 1892 B. lo rappresenta al congresso di Genova schierandosi coi socialisti legalitari, e il 9 novembre successivo ne espelle gli anarchici che avevano contribuito a fondarlo otto mesi prima. Nel corso del 1893, tuttavia, entra più volte in contrasto col Partito dei Lavoratori Italiani: costituisce Fasci contadini ovunque nell’isola e ne sostiene gli scioperi, contravvenendo ai principi dell’operaismo marxista; al congresso di Palermo del 21 maggio 1893 rivendica l’autonomia delle organizzazioni siciliane rispetto al centro milanese; dopo il congresso socialista di Reggio Emilia dell’agosto 1893 riammette anarchici e repubblicani collettivisti nel Fascio, sconfessando in parte la linea del partito contraria alle alleanze. Scrive un importante opuscolo sugli scopi dei Fasci, parecchi articoli sui giornali che dirige o a cui collabora a Palermo (dal «Socialista» al «Bollettino del Fascio dei Lavoratori», dal «Francesco Lupo» alla «Giustizia Sociale») o nel continente, e un paio di testi teatrali, Uno sciopero inconsulto e Caltavuturo, che fa rappresentare nel teatrino del Fascio. Alla fine del 1893, il movimento dei Fasci, cresciuto impetuosamente fino a raggiungere circa 300.000 aderenti, sfugge al controllo dei suoi dirigenti. Decretato lo stato d’assedio, B. viene arrestato il 16 gennaio 1894, mentre tenta la fuga insieme a Nicolò Barbato e Bernardino Verro sul piroscafo “Bagnara”, e condannato dal Tribunale Militare di guerra a 12 anni di reclusione. Per la sua liberazione, socialisti e anarchici iniziano un’agitazione comune portandolo in diverse località come candidato-protesta. Amnistiato, torna a Palermo il 22 marzo 1896. Fondatore della cdl nel 1901 e del sindacato marittimo nel 1912, autonomista e alleanzista, abbandona il partito socialista (e moglie e figli per una modista) fin dal 1903 e riveste a Palermo varie cariche amministrative sotto varie giunte, e specialmente quella di assessore all’annona con la quale, ad imitazione del socialismo municipale di De Felice, si adopera per dar vita agli spacci e al mulino municipali e per stabilire un calmiere sul pesce e sulle carni, abbandonato dopo violente proteste di piazza. Arricchitosi col negozio di moda gestito dalla sua convivente, e con due ristoranti cooperativi aperti in città e a Mondello, dal 1912 si ritira progressivamente a vita privata. Muore a Torino il 2 dicembre 1936. (N. Musarra)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale ad nomen: Archivio di Stato Palermo, Questura Gabinetto (1920-1943), b. 465 (1925), fasc. “Bosco Rosario Garibaldi di Nicolò, socialista”.

Bibliografia: scritti di B.: Affratelliamoci. Perché il popolo diffida dell’autorità municipale? Gli operai di Palermo all’Italia, Palermo, Tip. ed. “Tempo”, 1886; Di chi la colpa? Gli operai di Palermo all’Italia, Palermo, G. Bondì e D. Vena ed., 1887; I Fasci dei Lavoratori, il loro programma ed i loro fini, Palermo, Uffici della “Giustizia Sociale”, 1893.

Scritti su B.: S. F. Romano, Rosario Garibaldi Bosco e i suoi “Appunti” del carcere, in «Movimento operaio», n. 2, mar.-apr. 1952; DBI, ad vocem; Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, a cura di F. Andreucci e T. Detti, Roma, 1976-1979, ad vocem; I Fasci dei Lavoratori e la crisi italiana di fine secolo(1892-1894), a cura di P. Manali, Caltanissetta-Roma, S. Sciascia, 1995.

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