​BOCCATO, Eolo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​BOCCATO, Eolo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Lipari
Data di nascita
20/08/1918
Luogo di morte
Adria
Data di morte
04/02/1945

Attività e/o professione

Qualifica
Fotografo

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Lipari (ME) il 20 agosto 1918, da Amerigo e Paola Cavazzini, fotografo. Nella famiglia matura gli ideali libertari e lo spirito ribelle che lo contraddistingue. Il 29 novembre 1937 si rende contravventore al foglio di via obbligatorio emanato il 24 dello stesso mese dal Commissariato di Pubblica Sicurezza di Adria, città nella quale risiede. Nel dicembre dello stesso anno viene fermato al valico di Resia all’Adige e denunciato alla prefettura di Silandro per tentato espatrio clandestino. Disposto il rimpatrio a Adria con foglio di via obbligatorio. Pochi mesi dopo la scarcerazione si allontana, munito di bicicletta, nuovamente da Adria per ignota destinazione. Arrestato a Chioggia nell’agosto del 1938. Nel novembre 1942 viene nuovamente arrestato perché sospettato di aver scritto frasi sovversive ad Adria la notte tra l’1 e il 2 ottobre. Le frasi, tracciate con vernice bianca su una tabella di affissione nei pressi della stazione ferroviaria, sono: “Abbasso il duce e i suoi mostruosi esseri”; “A morte il duce. Siate pronti e forti. Viva Timocenco”, con emblema di falce e martello. Una seconda serie comparsa sulla porta della casa del fascio, dell’ufficio imposte, su un distributore di benzina presso la casa del fascio e su una cassetta postale in Riviera Roma: afferma: “Abbasso il duce”; “A morte il duce”. Anche queste corredate con emblema di falce e martello. Nonostante neghi recisamente e non si abbia alcuna prova concreta a suo carico (perquisizione domiciliare negativa) la questura rodigina lo definisce “figlio di un pericoloso sovversivo e cresciuto in un clima politicamente malsano” e osserva che “negli attuali momenti, sarebbe opportuno eliminarlo da Adria mercé un rigoroso provvedimento di polizia che valga d’esempio”. Viene condannato a 5 anni di confino ed assegnato alle isole Tremiti e dal 29 giugno 1943 nel comune abruzzese di Castelvecchio Subequo in provincia dell’Aquila. Viene liberato il primo agosto dello stesso anno e ritornato a casa dopo la caduta del fascismo e la costituzione della Repubblica di Salò costituisce con il fratello Elio e un gruppo di irriducibili oppositori una “banda” che da vita a una stagione sanguinosa e violenta di lotta partigiana. Nel giugno 1944 si rende protagonista di un’impresa che a lungo verrà ricordata nella zona. Con alcuni compagni impedisce la partenza di un carico di grano per la Germania distribuendolo alla popolazione. Dopo i rastrellamenti avvenuti in estate, Eolo e i fratelli Elio e Espero sono costretti a nascondersi, mentre la famiglia si rifugia a Milano per sfuggire alle minacce di morte. Alla fine di settembre la resistenza armata locale è ormai distrutta, in seguito ad arresti, uccisioni e deportazioni in Germania. B. rimane alla macchia assieme a una decina di giovani (“la banda Boccato”). Il 1° ottobre 1944 suo fratello Espero viene catturato e torturato in modo orribile dai militi della compagnia OP della GNR di Adria, e ucciso; il suo corpo è portato in città su di un camion, assieme a giovani da deportare in Germania. Ricercato per l’uccisione di decine di militi fascisti, la questura di Rovigo, nel settembre 1944, lo definisce un “pericoloso sovversivo, confinato politico e capobanda di ribelli”. La notte del 27 novembre 1944 l’intera famiglia Gaffarelli, con due bambini piccoli, viene uccisa da colpi di mitra in casa. Dell’eccidio viene accusato B., su cui viene messa una taglia di 100.000 lire. Il 4 febbraio 1945, in seguito a una delazione, la compagnia OP della GNR accerchia B. e Giuseppe Galimberti, i due ultimi sopravvissuti del gruppo, che avevano passato la notte in una buca scavata sotto un porcile, e li uccide. La testa di B. viene esposta nella vetrina del Consorzio agrario di Adria, in piazza Garibaldi. Si diffonde il detto “Corpo in piazza – testa in vetrina – Eolo Boccato – ancora cammina”. Il fratello Elio, nel frattempo riparato a Milano con la famiglia, viene ucciso il 25 aprile 1945. Nel luglio 1950 Sante Romagnoli viene condannato a trent’anni di carcere dalla Corte di Assise di Rovigo quale responsabile, con B., dell’uccisione della famiglia Gaffarelli; nel 1952 la sentenza viene ribadita dalla Corte di Cassazione. Nel 1966 a B. viene assegnata la medaglia d’argento al valor militare, alla memoria. A distanza di anni, la figura di B. è tuttora oggetto di aspre controversie. (P. Brunello – V. Zaghi)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, b.684, ad nomen; Archivio di Stato Rovigo, Questura, Casellario Politico, b.2a, ad nomen; «Il Gazzettino», Rovigo, 11–16 lug. 1950; Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Sentenza della Corte di Cassazione, 1952, vol. 6, n. 797; Interviste a Mirta Boccato (1932), figlia di Amerigo, Adria, 5 aprile 2003; e a Paola Piva (1955), nipote di Amerigo, Adria, 11 aprile 2003 a cura di P. Brunello e E. Fraccaro.

Bibliografia: G. Sparapan, Adria partigiana. Dal Comitato di Liberazione Nazionale alla “Banda Boccato”, Rovigo, Minelliana, 1986, pp. 34, 46, 48, 57, 70, 72-73, 83, 84, 95, 111, 118, 121-124, 144, 147, 165, 176, 201; G. Sparapan (a cura di), Fascisti e collaborazionisti nel Polesine durante l’occupazione tedesca. I processi della Corte d’Assise Straordinaria di Rovigo, Venezia, Marsilio, 1991, pp. 100, 237, 248, 254; G. Sparapan, Eolo. Una vita breve e violenta tra Fascismo e Resistenza, Adria, Apogeo, 2002

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