BENASSI, Cleto
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- BENASSI, Cleto
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Vergato
- Data di nascita
- 09/10/1882
- Luogo di morte
- Bologna
- Data di morte
- 1950
Attività e/o professione
- Qualifica
- Ferroviere
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
- Nasce a Vergato (BO) il 9 ottobre 1882, da Giuseppe e Luigia Bertocchi, ferroviere. Aderisce agli ideali anarchici all’inizio del XX secolo a Bologna, dove lavora, e fa parte del gruppo che fa capo ad Armando Borghi. Nel 1914 è “considerato dimissionario” dalle ferrovie per avere partecipato allo sciopero della “Settimana rossa” ed è schedato con la classifica di “socialista sindacalista”. Partecipa alla Prima guerra mondiale, come fante di prima linea, e nel 1916 è smobilitato e riassunto nelle ferrovie. Nel dopoguerra si iscrive al psi e diviene dirigente dello SFI. È eletto nel comitato centrale e nel 1920 fa parte della commissione nazionale che tratta con il governo la vertenza della categoria. Nel 1922 viene nominato nell’esecutivo nazionale del sindacato ed è sospeso per tre giorni dal servizio per non avere lavorato il Primo maggio. Prende parte allo sciopero del primo agosto 1922, promosso dall’Alleanza del lavoro, e nel luglio 1923 è licenziato dalle ferrovie con la formula dello “scarso rendimento di lavoro”, in base al decreto n.143 del 28 gennaio 1923. Nell’agosto 1923 è processato per avere violato l’art.182 del codice penale e l’art.58 della legge ferroviaria – per lo sciopero del primo agosto 1922 – e condannato a tre mesi di sospensione dal servizio e 500 lire di multa. Essendo già stato licenziato, la condanna è una sanatoria a posteriori di un provvedimento illegittimo. Durante il ventennio fascista gli è impedito di lavorare e gli è pure negato il passaporto per l’Austria, doveva voleva recarsi per lavoro. Nel 1927 gli viene ritirato l’abbonamento ferroviario perché potrebbe fare “propaganda sovversiva” sui treni e nel 1930 è schedato come sovversivo di “3a categoria”, quella delle persone considerate politicamente pericolose. Il 29 maggio 1940 la polizia gli notifica la proibizione di frequentare il caffè San Pietro di Bologna, perché considerato luogo di ritrovo degli antifascisti. Dopo l’inizio della lotta di liberazione si mette nella clandestinità e assume il nome di Vecchietti. Fa parte della segreteria provinciale del PSI ed è uno dei dirigenti della brigata Matteotti città. Nel novembre 1944 entra nel Comando piazza della città e nel comando regionale delle brigate Matteotti. Il 21 aprile 1945, giorno della liberazione di Bologna, occupa con un battaglione della Matteotti città la sede della prefettura e insedia il nuovo prefetto designato dal Comitato di Liberazione Nazionale. È riassunto dalle ferrovie e, per qualche anno, torna a essere un dirigente dello SFI. Muore a Bologna nel 1950. (N.S. Onofri)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181