ZIRARDINI, Giovanni detto Giannetto
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- ZIRARDINI, Giovanni detto Giannetto
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Ravenna
- Data di nascita
- December 27 1853
- Luogo di morte
- Buenos Aires
Biografia / Storia
- Nasce a Ravenna il 27 dicembre 1853 da Nicolò e Maria Bondini, pittore e decoratore. Detto “Giannetto”. Insieme ai più noti fratelli Claudio (n. 1848) e Gaetano (n. 1857) aderisce in giovane età, nel decennio 1870, all’Internazionale bakuniniana di cui diventa subito un membro di un certo rilievo, legato all’attività cospirativa del Comitato italiano per la rivoluzione sociale. Ancora nel dicembre 1880 lancia, insieme ad Amilcare Cipriani, Ludovico Nabruzzi, Tito Zanardelli, Emilio Fabbri, Ferdinando Ravà e Salvatore Pallavicini, un manifesto “Agli oppressi d’Italia”, in cui si annunciano prossime iniziative insurrezionali (Un proclama socialista, «Il Grido del Popolo», 24 dic. 1880). Con i fratelli segue poi Andrea Costa nella sua “svolta”, divenendo un esponente di primo piano del pssr. Fonda e dirige a Ravenna, con il fratello Gaetano con cui si avvicenda come redattore responsabile, la prima serie de «Il Sole dell’avvenire», organo del Partito socialista rivoluzionario romagnolo (3 settembre 1882-1° dicembre 1883). Il 5 luglio 1883 è condannato dal Tribunale di Ravenna a 12 giorni di carcere e al pagamento di una multa per due distinti reati di stampa, ma la pena è poi condonata dalla Corte d’Appello di Bologna. È presente alla inaugurazione, la mattina del 5 agosto 1883 nel Palazzo Borghi a Ravenna, del ii Congresso del PSRR, subito interrotto da Carabinieri e guardie di Pubblica sicurezza che irrompono nella sala. Dopo le vivaci proteste di Costa e Gaetano Z. che siedono alla presidenza, si tenta di proseguire lo stesso i lavori ma un ispettore intima di sciogliere la riunione. Quando fa irruzione nella sala una compagnia di granatieri con la baionetta in canna, Giovanni Z. lancia il grido “Viva la rivoluzione sociale!”, subito imitato da tutta l’assemblea. Segue un tumulto, nel corso del quale Giovanni è arrestato ma continua a lanciare il suo grido. L’assemblea è dispersa con la forza, e fino a sera la città è tenuta quasi in stato d’assedio (il Congresso si terrà lo stesso, all’alba del giorno dopo quasi tutti i congressisti ritorneranno nella stessa sala e discuteranno fino a mattino inoltrato). Emigra in Francia nello stesso anno 1883. In seguito compie brevi viaggi in Romagna ma ritorna presto all’estero. Prende parte al iii Congresso del Partito socialista rivoluzionario romagnolo, svoltosi a Forlì il 20 luglio 1884, nel corso del quale, con altri fedelissimi, difende Costa dalle accuse degli anarchici e respinge la loro proposta tesa a farlo dimettere da parlamentare per potere presentare al suo posto la candidatura protesta di Amilcare Cipriani. A questa richiesta si obietta che una candidatura Cipriani nel collegio di Ravenna avrebbe scarsissime possibilità di riuscita, e che le dimissioni di Costa rischierebbero di far perdere un seggio ai socialisti senza raggiungere lo scopo della liberazione di Cipriani. È inoltre dubbio che se Cipriani riuscisse eletto, ci sarebbe la convalida della sua elezione da parte della Camera (il sospetto è fondato, come poi mostreranno i fatti). Solo a Forlì, dove Cipriani ha raccolto nelle ultime elezioni generali 2148 voti, esistono concrete possibilità di successo per la sua elezione, ed è lì – decide il Congresso – che conviene presentarlo quando si crei l’occasione per farlo. Dopo la crisi e la fine del PSSR, a differenza dei fratelli, ritorna a militare per alcuni anni tra le file dagli anarchici intransigenti. In seguito dimostrerà di restare sostanzialmente fedele agli ideali e ai metodi del socialismo rivoluzionario, e si riavvicinerà ai socialisti mantenendo peraltro una forte simpatia per l’anarchismo. Nel luglio 1889 assiste da spettatore ai due Congressi socialisti internazionali che si tengono contemporaneamente a Parigi, quello “marxista” e quello “possibilista”. Il 3 novembre 1889, dopo alcuni giorni trascorsi in Romagna, si imbarca a Genova sulla nave Nord America diretto a Buenos Aires, dove si stabilisce definitivamente (lettera di Z. a G. Piselli, «La Rivendicazione», 10 nov. 1889). Si inserisce attivamente nel movimento socialista italiano in Argentina, inviando talvolta sottoscrizioni ai giornali italiani socialisti e anarchici. Il Console Generale italiano a Buenos Aires, in una lettera al Ministero dell’Interno del febbraio 1907, descrive Z. come “persona abbastanza colta ed intelligente”, che “mena esistenza di bohemien, spesso cambiando di recapito e facendo vita di osteria e café”. Di “temperamento piuttosto caldo ed eccitabile”, risulta essere stato in passato amico e corrispondente di Cipriani. Alcuni mesi dopo viene segnalato che Z. è in corrispondenza da qualche tempo con Armando Borghi, dal quale avrebbe ricevuto un grosso pacco di opuscoli anarchici da diffondere in Argentina a scopo di propaganda. Dopo l’avvento al potere del fascismo in Italia svolge un’intensa attività antifascista, tra l’altro collaborando al giornale «L’Italia del Popolo», di cui è uno dei promotori. Si distacca dal giornale a seguito della campagna intrapresa dal suo direttore contro la sezione locale della Concentrazione antifascista, di cui Z. fa parte. Per molti anni abita con la famiglia in una casa in via Tucuman n. 1428, dove spesso affitta qualche stanza mobiliata ad antifascisti. Nel 1929 si fa notare parlando in pubblico in occasione dei banchetti organizzati dalla Federazione socialista italiana, di cui egli fa parte, per Arturo Labriola e poi per Domenico Gasperini. È considerato il decano dei socialisti rivoluzionari italiani in Argentina. Ancora nel marzo 1930 una nota confidenziale pervenuta alla polizia italiana informa che Z. “per quanto di tarda età, si mantiene vegeto, e continua, di tanto in tanto a farsi vedere in locali dove convengono abitualmente sovversivi ed antifascisti […]. Nei detti locali egli tiene cattedra e circolo, ed i giovani specialmente pendono dal suo labbro, godendo egli di notevole autorità, per il suo passato di attivissimo militante. Suo amico inseparabile, è il noto libertario Mazzanti Arturo, cappellaio”. Il 2 giugno 1930 interviene alla commemorazione organizzata da alcune associazioni antifasciste locali per l’anniversario della morte di Garibaldi, con Francesco Frola come oratore ufficiale. Risulta esercitare ancora il suo lavoro di pittore e decoratore. Nell’agosto 1930 viene iscritto nella “Rubrica di frontiera” come pericoloso socialista. Il suo nome compare in un lungo elenco di anarchici residenti a Buenos Aires, pervenuto alla polizia italiana da fonte confidenziale nel dicembre 1930. In seguito, sia per gli acciacchi dell’età che per la forte emozione provata a seguito della morte del fratello Gaetano (avvenuta a Milano il 19 maggio 1931), si ritira nella propria casa dove viene peraltro assiduamente visitato dai compagni nei giorni festivi. Continua a essere abbonato a molti periodici sovversivi e antifascisti, in particolare quelli socialisti e anarchici, che si fa leggere dai familiari essendo affetto da cataratte agli occhi. Muore per uremia nella sua abitazione a Buenos Aires il 9 febbraio 1932. (G. Landi)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
Bibliografia: G. Manacorda, Il movimento operaio italiano attraverso i suoi congressi, Roma 1963; A. Mambelli, Il giornalismo in Romagna, Forlì 1966; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin a Malatesta, Milano, 1969, ad indicem; E. Santarelli, Il socialismo anarchico in Italia, nuova ed. riv. e ampl. Milano 1973, ad indicem; V. Evangelisti, E. Zucchini, Storia del Partito Socialista Rivoluzionario 1881-1893, Bologna 1981; N. Galassi, Vita di Andrea Costa, Milano 1989; Storia del socialismo italiano, vol. 1 e 2, Torino, 1993 e 1998, ad indicem.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Nicolò e Maria Bondini
Bibliografia
- 2004