ZAULI, Biagio Marcello

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
ZAULI, Biagio Marcello

Date di esistenza

Luogo di nascita
Mezzano
Data di nascita
February 4 1879
Luogo di morte
Mezzano

Biografia / Storia

Nasce a Mezzano (Ra) il 4 febbraio 1879 da Antonio e Maria Vassuri, fabbro ferraio. Compie le prime esperienze politiche, giovanissimo, nelle file del Partito socialista rivoluzionario di Andrea Costa. All’età di 17 anni aderisce al circolo socialista-anarchico di Mezzano, divenendone il cassiere. Viene arrestato, insieme agli altri membri del circolo (sciolto con decreto prefettizio), il 20 febbraio 1897 e condannato ad una pena di sei mesi di reclusione. Si mette in mostra come uno dei “sovversivi” più influenti di Mezzano. Il 19 marzo 1902, per la ricorrenza della Comune parigina, guida gli anarchici locali in “una manifestazione sediziosa preceduta da una bandiera nera”. Colpito da mandato di cattura, si rende latitante. Costituitosi il 15 dicembre, resta in carcere per oltre tre mesi e mezzo. Dal maggio 1904 collabora in pianta stabile a «L’Aurora» di Ravenna. Prende posizione contro la possibilità che quel giornale passi sotto il controllo della corrente stirneriana, invitando tutti gli anarchici romagnoli a “boicottare” un’eventuale nuova «Aurora» su posizioni individualiste (cfr. Per il nostro giornale, 28 luglio 1906). In seguito, non manca di collaborare anche alla rinnovata edizione del settimanale ravennate. Intraprende quindi una collaborazione con «L’Agitatore» di Bologna (di cui – stando ad una nota di polizia del febbraio 1911 – sembra per un momento poter assumere la gerenza), firmando numerose corrispondenze da Mezzano, in massima parte concernenti la contesa per il controllo delle macchine trebbiatrici. Solidarizza con i socialisti ed è contrario al concordato del novembre 1910, difeso invece, sia pur con qualche riserva, dalla redazione del foglio bolognese, preoccupata dalla prospettiva di un’ulteriore divisione sindacale. Partecipa quindi al convegno anarchico romagnolo di Faenza (25 giu. 1911), dominato dalla questione delle trebbiatrici, ed è tra i redattori di due numeri unici “a cura degli anarchici di Romagna” (ago. e set. 1911), usciti come supplementi de «L’Agitatore», anch’essi per lo più dedicati a quell’argomento. Prende parte attiva ai moti della Settimana rossa, dopodiché, il 21 giugno 1914, è al congresso di Forlì che decide la nascita della Federazione comunista-anarchica romagnola. Un nuovo arresto, il 18 agosto 1914 con l’imputazione di “incendi dolosi, danneggiamenti a pali e fili telegrafici, furto di denaro ed oggetti di valore in danno della chiesa parrocchiale, minaccia a mano armata, disprezzo al culto e violenza privata”. Dopo la scarcerazione, avvenuta il 9 novembre 1914, si trasferisce nella frazione di Glorie, in località Bagnacavallo (Ra). Mantiene nondimeno i contatti con il circolo anarchico di Mezzano, di cui (nota della Prefettura di Ravenna del 18 dicembre 1915) risulta “direttore”. Richiamato alle armi nel 20° rgt di artiglieria da campagna di stanza a Padova, nel gennaio del 1917 deve scontare 15 giorni di reclusione perché trovato in possesso di “corrispondenza con elementi antipatriottici e sovversivi inneggianti alla pace e inveenti contro coloro che vollero la guerra”. Nel dopoguerra si dedica ancora assiduamente, almeno fino a tutto il 1922, all’organizzazione e alla propaganda politica, presenziando a numerosi congressi e prodigandosi in particolare per raccogliere sottoscrizioni a favore di «Umanità nova». Con il consolidarsi al potere del fascismo si ritira di fatto dall’agone politico. Da una testimonianza orale (raccolta dall’Istituto Storico della Resistenza di Ravenna il 9 maggio 1986) del comunista Antonio Poletti, che è stato apprendista fabbro presso la bottega di Z., ricevendo da lui i primi rudimenti politici, risulta che il disimpegno dell’anarchico mezzanese, è la drammatica, forzata conseguenza di una violenta bastonatura fascista, che lo riduce in fin di vita. Nonostante ciò, anche in seguito Z. è tenuto costantemente sotto controllo e sottoposto a ripetute ammonizioni, sospettato di essere in contatto con gli ambienti dell’antifascismo comunista, tanto che il suo nome è associato a frequenti azioni “sediziose”, tra le quali il rinvenimento, il 3 novembre 1930, di 43 garofani rossi con la scritta “i comunisti” ai piedi del monumento ai caduti di Mezzano. Nel febbraio 1931 Z., evidentemente esasperato dalle continue sopraffazioni fasciste, scrive una lettera a Mussolini, professandosi suo ammiratore, “disciplinato e devoto al Regime”, e chiedendo per questo di essere cancellato “dallo schedario sovversivo presso la Questura di Ravenna”. La Prefettura ravennate è di parere contrario, sottolineando, in una comunicazione al Ministero degli Interni, come egli non abbia “dato mai prova di ravvedimento”. In ogni caso, negli anni successivi Z. serba una condotta ritirata, astenendosi da qualsiasi presa di posizione politica. Torna brevemente a far parlare di sé all’indomani della liberazione, aderendo al Movimento comunista libertario. Nel febbraio 1945 entra a far parte, come rappresentante del Movimento comunista libertario, del comitato sindacale interpartitico della CdL di Ravenna. Nell’ultima fase della sua vita si dedica all’organizzazione della Cooperativa operai metallurgici di Mezzano. Stando a un necrologio pubblicato su «Umanità nova», muore a Mezzano alla fine di ottobre o nei primissimi giorni di novembre del 1957. (A. Luparini)

 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

Bibliografia: U. Servidei, Lutti nostri. Zauli Biagio, «Umanità nova», 3 nov. 1957; A. Luparini, La dirigenza della Camera del lavoro di Ravenna dal dopoguerra agli anni ’60. Note per una biografia collettiva, in Le Camere del lavoro italiane. Esperienze storiche a confronto, a cura di I. Milanese, Ravenna 2002, p. 60.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Antonio e Maria Vassuri,

Bibliografia

2004

Persona

Collezione

città