ZANOTTI, Cesare

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
ZANOTTI, Cesare

Date di esistenza

Luogo di nascita
Forlì
Data di nascita
May 14 1878
Luogo di morte
Nizza

Biografia / Storia

Nasce a Forlì il 14 maggio 1878 da Pellegrino e Anna Fiumana, bracciante. Anarchico fin dalla giovinezza, grazie anche alle sue notevoli capacità organizzative esercita ben presto una notevole influenza nel movimento operaio in ambito locale. Poco più che ventenne, diventa segretario della Lega braccianti di Forlì. In tale veste partecipa al Congresso romagnolo dei Lavoratori della terra (Forlì, 16 nov. 1901), proponendo che il Comitato Esecutivo della costituenda Federazione nazionale sia composto solo di contadini e braccianti. Non essendo stata accolta tale richiesta, la ripropone in occasione del i Congresso nazionale dei Lavoratori della terra (Bologna, 24 nov.), contestando anche il resoconto dei lavori del Congresso romagnolo pubblicato nell’«Avanti!» dal socialista Arturo Zambianchi (ma quest’ultimo lo smentisce, sostenuto anche da Andrea Costa che presiede i lavori). Nell’agosto 1902 è arrestato per poche ore, dopo che una delegazione di braccianti si è recata alla direzione dello zuccherificio Eridania di Forlì per chiedere lavoro per i disoccupati. Nel 1903 collabora al giornale «La Terra», rivolto a contadini e braccianti. Negli anni successivi diventa segretario della Federazione braccianti del Circondario di Forlì. Fa parte della Unione Anarchica Forlivese, di tendenza organizzatrice malatestiana, in stretti rapporti con la Federazione socialista-anarchica laziale e il gruppo che pubblica «L’Agitazione» di Roma. Invia comunque qualche corrispondenza a «L’Aurora» di Ravenna, di tendenza antiorganizzatrice, con il cui gruppo redazionale l’Unione anarchica forlivese si trova talvolta in polemica. Per iniziativa della UAF (i cui più noti esponenti, oltre a Z., sono Cesare Magri e Archimede Zanchini), il 27 agosto 1905 si tiene a Forlì un Congresso anarchico regionale nel corso del quale viene ricostituita una Federazione socialista-anarchica romagnola, che ha vita effimera anche perché diversi gruppi della regione di tendenza antiorganizzatrice rifiutano di farne parte. Per iniziativa della FSAR vengono comunque pubblicati due n.u., «Il Patto Libertario» (Forlì, 1 ot. 1905) e «XI Novembre» (Forlì, 11 nov. 1905), entrambi con Z. come gerente responsabile. Partecipa al Congresso anarchico italiano di Roma (16-20 giu. 1907), nel corso del quale viene nominato a fare parte di una Commissione incaricata di preparare l’uscita del giornale «L’Alleanza Libertaria», che effettivamente vedrà la luce nel maggio 1908. Della Commissione fanno parte anche Luigi Fabbri, Nicolantonio Del Pozzo, Ignazio Scaturro, Ettore Sottovia di Roma, Tommaso De Francesco di Messina, Fortunato Serantoni di Firenze, Rinaldi di Urbino, Adelmo Smorti – subito sostituito da Cesare Stazi - di Ancona («Il Pensiero», Roma, 16 luglio 1907). Nell’estate 1908 Z. dirige una mobilitazione di alcune migliaia di braccianti nelle campagne di Predappio contro il rifiuto dei proprietari di utilizzare il loro lavoro per la trebbiatura e per abolire lo scambio di opere fra i mezzadri. L’agitazione, in cui è coinvolto anche il giovane Benito Mussolini (cfr. le sue corrispondenze nell’«Avanti!» del 14 e 16 luglio), dopo momenti di forte tensione e qualche incidente si conclude in modo parzialmente favorevole per i braccianti. Gli anni 1909 e 1910 vedono emergere in Romagna in modo sempre più grave il dissidio fra i braccianti (sostenuti dai socialisti e dagli anarchici) e i mezzadri (i cui interessi sono difesi dai repubblicani) sulla questione dell’uso delle macchine trebbiatrici. La contesa, che degenera in scontri con morti e feriti, determina la scissione prima nella CdL di Ravenna e poi in quella di Forlì, con la creazione di nuove Camere di indirizzo repubblicano. Prima e dopo la scissione, verificatasi a Forlì il 28 settembre 1910 (preparata dalla nascita di una Nuova Cooperativa braccianti costituita dai repubblicani), Z. assume un ruolo di protagonista, sostenendo anche una duro confronto polemico con il repubblicano Armando Casalini, segretario della Fratellanza dei contadini. L’ostilità dei repubblicani contro Z. – a quanto sembra largamente ripagata – è fortissima e costituisce un elemento di notevole importanza nel precipitare della crisi nel forlivese. La situazione è resa più complicata, a causa di critiche e accuse che Z. in quel periodo riceve anche da parte socialista. Dopo che Z. è intervenuto per comporre una prolungata vertenza fra i mattonai e i proprietari di fornaci nel forlivese, il Comitato federale socialista di Forlì lo biasima e lo definisce “un individuo […] che tratta la cosa personalmente passando da un mediatore all’altro, e da questi ai maggiori interessati, senza che ad esso nessun mandato gli conferisca l’incarico” («La Lotta di classe», 4 giu. 1910). Z. sporge querela per diffamazione, ma in Pretura perde la causa e viene condannato al pagamento delle spese processuali. In sua difesa interviene anche l’Unione Anarchica Forlivese, preoccupata “delle critiche ed accuse aperte e velate, che si fanno correre per la città […] contro il compagno Cesare Zanotti, socio dell’Unione stessa” e auspicando che si arrivi alla verità “anche e soprattutto per il buon nome del partito anarchico” (ivi, 18 giugno). La proposta di una commissione d’inchiesta, avanzata dall’Unione anarchica, viene lasciata cadere dai socialisti. Nel frattempo cominciano a circolare voci che mettono Z. sotto accusa per la sua gestione del reparto macchine della cooperativa braccianti. Partecipa attivamente al Convegno anarchico romagnolo che si tiene a Faenza il 25 giugno 1911, con la presenza di un centinaio di militanti, per discutere sull’andamento della lotta politica e sindacale nella regione e sulla questione delle macchine trebbiatrici. Nel suo intervento, secondo il resoconto del Convegno, “rileva fra l’altro che nel forlivese, con meno rumore che non nel ravennate, la lotta per le trebbiatrici procede a gonfie vele” («L’Agitatore», “Pubblicato a cura degli Anarchici di Romagna”, n.u., Bologna, ago. 1911). Al termine del Convegno è nominato membro di un ristretto Comitato (insieme a Domenico Boschi, Sante Neri, Oreste Zanelli, Domenico Zavattero) incaricato di pubblicare un numero unico e di preparare la ripresa della pubblicazione del settimanale «L’Agitatore» di Bologna. Nell’estate dello stesso anno dirige a Dovadola (fc) un’agitazione dei braccianti aderenti alla vecchia CdL che rivendicano il monopolio dell’uso delle macchine “rosse” per la trebbiatura e che intendono impedire ad ogni costo l’intervento delle macchine “nere” di proprietà degli agrari. La vertenza si chiude a metà luglio con un successo per i braccianti. Il 22 ottobre 1911 partecipa a Cesena a un Convegno regionale degli organizzatori sindacali, sostenendo il principio delle “macchine a chi le fa funzionare” in opposizione a quello delle “macchine alla collettività”, portato avanti dal Segretario della Vecchia CdL di Forlì Umberto Bianchi. Quinto Gaudenzi, favorevole alla tesi di Bianchi, coglie l’occasione per criticare pubblicamente la Cooperativa braccianti di Forlì “per la sua costituzione e per i sistemi coi quali esercita la gestione macchine” («La Lotta di classe», 28 ott. 1911). Nelle settimane successive le critiche diventano sempre più esplicite e insistenti, e sfociano in una dura polemica fra Z. da una parte e U. Bianchi e Q. Gaudenzi dall’altra. Il Consiglio generale della CdL interviene e decide di promuovere un’inchiesta sulle accuse mosse a Z. La polemica cresce di intensità allorchè il 23 dicembre sul giornale democratico «La Difesa» appare un articolo di Z. dal titolo I Socialisti come i Repubblicani. Il lamento di due disgraziati, con un chiaro riferimento a Bianchi e Gaudenzi. Il 28 aprile 1918 si riunisce il Consiglio generale della CdL per esaminare i risultati dell’inchiesta ormai conclusa, il cui verdetto dà torto a Z. Nei mesi successivi si inseriscono nella polemica anche i repubblicani, che accusano i socialisti di essere responsabili del dissesto finanziario. Nel respingere l’accusa, «La Lotta di classe» il 19 ottobre rivendica il fatto che l’inchiesta è stata promossa e fatta dai socialisti e ricorda che notoriamente Z. “non è socialista. Non lo fu mai”. Ritornando sull’argomento il 9 novembre, il giornale rievoca il periodo in cui “la Camera unica del Lavoro fu ridotta sull’orlo del fallimento dagli allora dirigenti repubblicani”, aggiungendo che quello fu “un periodo fatale che diede allo Zanotti la influenza sulle masse. E non poteva essere diversamente, poiché […] lo Zanotti, che ebbe periodi meravigliosi di attività, di intelligenza e di furberia, da solo guidava il bracciantato che, giova riconoscere, combatté e vinse delle belle battaglie”. I socialisti forlivesi rendono in un certo qual modo l’onore delle armi al perdente, da loro stessi costretto a ritirarsi. Muore in povertà, in un Ospedale di Nizza, il 26 aprile 1913. (G. Landi)

 

Fonti

Bibliografia: B. Mussolini, Opera omnia, voll. 1, 2 e 4, a c. di Edoardo e Duilio Susmel, Firenze 1951-1952; L. Lotti, I repubblicani in Romagna dal 1894 al 1915, Faenza 1957 (Z. è erroneamente classificato socialista); Lotte agrarie in Italia. La Federazione nazionale dei lavoratori della terra 1901-1926, a c. di R. Zangheri, Milano 1960; R. De Felice, Mussolini il rivoluzionario 1883-1920, Torino 1965; A. Varni, Le associazioni politiche “sovversive” del forlivese nel primo quindicennio del secolo, «Studi Romagnoli», Faenza, 1972; Personaggi della vita pubblica di Forlì e circondario. Dizionario biobibliografico 1897-1987, 2 vol., a c. di L. Bedeschi e D. Mengozzi, Urbino 1996, ad nomen.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Pellegrino e Anna Fiumana

Bibliografia

2004

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