ZAMBONI, Mammolo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
ZAMBONI, Mammolo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Lovoleto
Data di nascita
March 13 1882

Biografia / Storia

Nasce a Lovoleto, frazione del Comune di Granarolo (Bo) il 13 marzo 1882, da Lodovico e Assunta Menini, tipografo. Interrotti gli studi in 4a elementare per ragioni economiche, si forma tuttavia una vasta cultura da autodidatta. Aderisce al movimento anarchico in giovane età: nel 1897, a soli 15 anni, pubblica sul giornale «L’Agitazione» di Ancona una lettera in cui professa la sua fede anarchica. Legato all’anarchico bolognese Ugo Bagnarola, costretto al domicilio coatto, Z. partecipa attivamente alla propaganda politica in città e provincia; riceve e diffonde la stampa anarchica, anche estera; iscritto alla Società operaia maschile, all’interno della quale in più occasioni cerca di contrastare l’egemonia socialista, tiene comizi e pubblici dibattiti sui temi della condizione operaia, dell’organizzazione sindacale, dell’antimilitarismo, dell’anticlericalismo, e contro il domicilio coatto. Membro del Comitato di propaganda dei tipografi, fa parte della segreteria della CdL nel periodo costituente. Si impegna per la pubblicazione di un settimanale degli anarchici bolognesi titolato «Il Popolino», che esce nel gennaio 1903, ma cessa le pubblicazioni già dal terzo numero; firma gli articoli con lo pseudonimo di “Anteo”. Risulta schedato e iscritto al CPC dal 1901. Nel 1905 si unisce a Viola Tabarroni, con cui celebra il matrimonio civile solo nel 1908, dopo la nascita dei primi due figli Assunto e Lodovico, cui segue nel 1911 quella del terzogenito Anteo; non battezza i figli. Antinterventista ancora durante la Prima Guerra mondiale, si ritira tuttavia dalla vita politica attiva e nel dopoguerra si avvicina al movimento fascista, del cui leader bolognese Leandro Arpinati, ex anarchico, è ammiratore e amico. Pur non iscritto – per ragioni di inopportunità, data la sua opposizione alla guerra – frequenta assiduamente gli ambienti fascisti locali e sostiene il Fascio e le organizzazioni collaterali con il lavoro della sua tipografia; è azionista e socio fondatore della nuova Casa del Fascio voluta da Arpinati. Si autodefinisce “anarchico e fascista”. Fermato il 31 ottobre 1926 nell’ambito delle indagini dopo l’attentato a Mussolini a Bologna, la cui responsabilità è attribuita al figlio quindicenne Anteo, linciato dalla folla e trucidato sul posto da militi fascisti, Z. è quindi arrestato e denunciato per concorso nell’attentato, assieme agli altri componenti la sua famiglia, la moglie Viola, la cognata Virginia Tabarroni, i figli Assunto e Lodovico. Dopo lunga e contraddittoria istruttoria, in cui a un primo orientamento innocentista viene fatto seguire un supplemento d’indagine che precostituisce le prove di un presunto complotto familiare e in cui vengono tacitate le voci affiorate di un possibile complotto di dissidenti fascisti, Z. viene rinviato a giudizio assieme alla cognata e al figlio Lodovico; Viola e Assunto, all’epoca militare, sono prosciolti per insufficienza di prove. Il 7 settembre 1928, infine, il Tribunale speciale presieduto dal giudice militare Cristini condanna Mammolo Z. e la cognata Virginia a 30 anni di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici e tre anni di vigilanza; Lodovico è assolto per insufficienza di prove. Nell’ottobre 1932 l’avvocato Roberto Vighi, vistosi respinto il ricorso inoltrato al Tribunale speciale per ottenere la revisione del processo, presenta a Mussolini, tramite Arpinati, un memoriale, in cui è sostenuta l’innocenza di Mammolo e dei suoi familiari e la mancanza di prove con cui è stato condannato. Contestualmente si svolge una misteriosa e segreta trattativa fra il figlio Assunto, esule in Svizzera, e la polizia fascista per il rilascio dei familiari in cambio di una sua attività di spionaggio nei confronti dei fuorusciti antifascisti. Z. viene graziato e liberato dal carcere con decreto reale del 24 novembre 1932. Un mese dopo anche Virginia ottiene la grazia. Dopo aver sostenuto per lunghi anni, assieme alla sua incontestabile innocenza, anche quella più problematica del figlio, nel dopoguerra Z. rivendica in un opuscolo commemorativo la volontà tirannicida di Anteo, riaprendo le non poche perplessità e i ricorrenti interrogativi sul ruolo svolto dal ragazzo nella vicenda. Avvicinatosi di nuovo alla militanza anarchica, con il patrocinio di iniziative e la pubblicazione e la diffusione di scritti libertari, muore a Bologna l’11 agosto 1952 lasciando irrisolto l’enigma. Il suo corpo viene cremato. (B. Dalla Casa)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio storico della Federazione Anarchica Italiana – Imola (Bo), Fondo Zamboni.

Bibliografia: scritti di Z.: L’occhio nell’alcova ovvero il sex appeal e la libertà di concepire, Bologna 1946; introduzione-testimonianza in R. Vighi, Anteo Zamboni nel ventennale del suo olocausto, Bologna 1946; Il canzoniere sociale (a cura di)., Bologna, s.n. e s.d.; Del metodo anarchico, Bologna 1948; Costruire l’anarchia: parole semplici ai compagni e simpatizzanti, Bologna 1951; introduzione a Eliseo Reclus, Scritti sociali, Bologna 1951; prefazione a Vita e opere di Elisée ed Elie Reclus, Torino 1983. Scritti su Z.: R. Gremmo, Breve vita del giornale anarchico bolognese “Il Popolino”, pubblicato da Mammolo Zamboni, «Storia Ribelle», 2001, pp. 948- 958.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Lodovico e Assunta Menini

Bibliografia

2004

Oggetto

Persona

Collezione

città