VOLPIN, Ottavio
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- VOLPIN, Ottavio
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Trieste
- Data di nascita
- August 28 1887
- Luogo di morte
- Trieste
Biografia / Storia
- Nasce a Trieste il 28 agosto 1887, da Stefano e Maria Saiz, fornaio, poi meccanico. Il fratello Mario (nato il 29 marzo 1891, barbiere) è segnalato come anarchico, nell’ottobre 1913, dal Consolato italiano di Lione alla Dir. Gen. di Pubblica sicurezza che ricorda anche la condanna subita a Parigi per reati comuni. Nel cenno biografico, redatto dal Commissariato Generale Civile per la Venezia Giulia (che fa le veci della Prefettura nelle terre occupate nel novembre 1918) e dove è schedato come Volpini, è definito “socialista rivoluzionario” e considerato “di carattere prepotente e ineducato”, per quanto “assiduo lavoratore”. La polizia sospetta inoltre che “compiendo frequenti viaggi a bordo di piroscafi, dove è occupato quale panettiere, possa avvicinare sovversivi residenti nei porti stranieri”. Si afferma altresì che, pur non avendo subito procedimenti penali, “verso le Autorità affetta un contegno sprezzante”. Nel 1909 il Console italiano a Trieste segnala al Ministero dell’Interno che il suo nome appare tra i sottoscrittori del giornale «La Protesta umana». Fugge in Italia allo scoppio della guerra mondiale e viene internato a Ponza e poi in Sardegna, come vari antimilitaristi anarchici triestini, tra cui Mario Blasich, Giovanni Giordano, Ermenegildo Gon e i fratelli Giulio e Luigi Pahor. Qui conosce Vittorio Tommasini, il fratello maggiore di Umberto, e lo convince a passare dal socialismo all’anarchismo. Nel febbraio 1922 rappresenta gli anarchici nel Consiglio delle Leghe di resistenza aderente alla CdL, che chiede una radicalizzazione dell’atteggiamento della CGdL. Alla fine del 1925, emigra per evitare il controllo e le pressioni del fascismo vincente e per far fronte ai debiti familiari: va clandestinamente a Marsiglia e si imbarca per gli Stati Uniti. Appena sbarcato, diserta dalla nave da carico belga su cui aveva trovato lavoro e scrive ai colleghi di lavoro Trieste che prevede di ritornare tra poco più di un anno, quando potrà “riparare il forte passivo familiare”. Nel giugno 1932 è arrestato a Brooklyn, dove “frequentava il noto circolo internazionale anarchico” di Broadway, dalle Autorità d’Immigrazione che gli imputano la diserzione marittima e la presenza illegale. Malgrado la solidarietà del movimento locale di lingua italiana, che gli procura anche l’assistenza legale, è deportato in Italia nell’ottobre successivo. Dopo una breve detenzione a Trieste, non avendo pendenze penali, è rilasciato e sottoposto a stretta vigilanza in quanto “persona da arrestare in determinate circostanze”. Nell’aprile 1941, allo scoppio della guerra con la Jugoslavia, è internato nel campo di concentramento di Corrosoli (TE); viene rilasciato a fine giugno “data la mutata situazione politico-militare in questa zona di frontiera”, ma resta sotto sorveglianza. Nel secondo dopoguerra riassume incarichi direttivi nel sindacato panettieri affiliato ai Sindacati Unici della Nuova CdL aderente alla CGIL, controllata dai comunisti, mentre critica quei compagni che aderiscono ai Sindacati Giuliani, nati in funzione anticomunista e antislava, gli unici presenti in certe aziende. Alla fine del 1947 fa parte del Comitato Centrale dei Sindacati Unici, ma sostiene comunque varie polemiche sulle degenerazioni nazionaliste, filojugoslave fino al 1948 e poi filoitaliane, che mostra il sindacalismo triestino di sinistra. Tommasini (p. 476) lo descrive come “più accomodante” verso i comunisti, ma rievoca l’impegno nella difficile distribuzione della stampa libertaria, boicottata dai comunisti, nella Fabbrica Macchine S. Andrea, un’importante industria navalmeccanica dove lavora negli ultimi anni. Verso la fine degli anni Cinquanta, secondo il necrologio scritto da Umberto Tommasini (che sintetizza: “La sua vita fu tutta una protesta”), “si sentiva umiliato e soffriva, forse più moralmente che fisicamente”, anche per il mancato riconoscimento da parte della Commissione ex perseguitati politici. Decide di suicidarsi dopo aver lasciato un messaggio d’addio alla famiglia e ai compagni. Muore a Trieste il 7 luglio 1960. (C. Venza)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen (Volpini); [Necrologio], «Umanità nova», 17 lug. 1960.
Bibliografia: G. Piemontese, Il movimento operaio a Trieste. Dalle origini alla fine della Prima guerra mondiale, Udine 1961; Maserati, Gli anarchici a Trieste durante il dominio asburgico, Milano 1977, p. 111; P. Sema-C. Bibalo, Cronaca sindacale triestina, Roma 1981; U. Tommasini, L’anarchico triestino, a cura di C. Venza, Milano 1984, ad nomen.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Stefano e Maria Saiz
Bibliografia
- 2004