VIRGILIO, Giovanni
Intestazione di autorità
- Intestazione
- VIRGILIO, Giovanni
- Tipo
- anagrafica
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Cossoine
- Data di nascita
- 9 dicembre 1888
- Luogo di morte
- Cossoine
- Data di morte
- 23 novembre 1978
Attività e/o professione
- Qualifica
- Perito minerario
- Qualifica
- Autista
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
Nasce a Cossoine (SS) il 9 dicembre 1888 da Francesco e Domenica Angela Cosseddu, pilota civile, perito minerario, autista. Emigra in Francia nel luglio 1910 e fa il sondatore a Nizza, lavorando in seguito a Marsiglia, in Tunisia, in Marocco e nell’Africa equatoriale. Nel dicembre 1928 è di nuovo in Marocco, dove fa il minatore fino al marzo 1934, quindi si sposta a Tangeri, dove aderisce alla CNT, il sindacato spagnolo anarcosindacalista. Spinto da motivazioni ideali, con l'impegno volontariamente assunto di difendere la libertà e la democrazia che sono patrimonio comune a tutti i popoli del mondo, all’inizio di agosto del 1936 raggiunge Barcellona, dove si arruola nella Colonna Italiana a maggioranza anarchica, comandata dal repubblicano Mario Angeloni, e combatte a Monte Pelato contro i nazionalisti. Successivamente partecipa ai combattimenti di Tardienta, di Almudévar e del Carrascal de Huesca, dove viene ferito, il 12 aprile 1937, da una scheggia di bomba d’aeroplano. Smobilitato alla fine dello stesso anno, lavora a Barcellona in una fabbrica di gassose. Il 19 settembre 1938 la Divisione polizia politica fascista segnala un certo Giovanni Virgili come "anarchico pericoloso" e miliziano antifascista in Spagna ed informa gli "Affari riservati" fascisti che questi potrebbe identificarsi con Virgilio, come il 29 agosto 1938 ipotizza anche la Prefettura di Sassari. L’informativa precisa che il segnalato avrebbe fatto il pilota civile per i francesi e sarebbe stato in Mongolia, in Asia Minore e in Australia. Il 27 settembre 1938 il capo della polizia fascista, Bocchini, telegrafa ai prefetti italiani che Virgilio si trova in Spagna, “arruolato nelle milizia rosse”, e ordina loro di predisporre le misure necessarie per arrestarlo, qualora rimpatriasse. Dopo la caduta di Barcellona (26 gennaio 1939), Virgilio si rifugia in Francia ma è internato nel terribile campo francese di Argelès-sur-Mer, dove la fame e le malattie (compresa la lebbra) seminano la morte. Nel campo di internamento aderisce al gruppo anarchico “Libertà o morte”, insieme a Muzio Tosi, Gennaro Gramsci, Lelio Osio e altri militanti di ideale, reduci dalla penisola iberica, poi viene rinchiuso nel campo di Gurs, Ilot F, “Groupe des Italiens”, da dove scrive al fratello Sebastiano il 22 agosto 1939: «Tu mi domandi quanto tempo resterò internato? Lo ignoro. Siamo in questo campo 19000, che combattemmo ad aiutare i proletari spagnuoli a liberarsi dalla schiavitù dei loro tiranni... siccome vinti nessuno vuol accordarci l’ospitalità essendo pericolosi contro la sicurezza degli stati». Sul retro del foglio si legge questa poesia: «Quando s’affermeranno / principii più elevati / E gli uomini vivranno / Liberi dove nati / O fuor, senza tiranno / Del proprio od altri stati / Allor più non s’avranno / Né guerre né soldati. / Noi andremo in un fulgor di gloria / Schiudendo l’avenir novella vita / Col sangue scriverem la nostra storia / Dell’anarchia».
Dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale, Virgilio viene, come altri prigionieri della Francia, incorporato in una compagnia di lavoratori stranieri e mandato a fortificare il confine franco-belga. Presentatosi ai tedeschi, dopo la sconfitta francese, è avviato prima nel Lussemburgo e poi in Italia. Qui al posto di frontiera del Brennero è arrestato il 6 luglio 1940 e sottoposto ad interrogato, il 10 luglio 1940, nella Questura di Bolzano: «Nei primi di agosto dell’anno 1936 – dichiara apertamente – chiesi di essere arruolato nelle milizie confederali spagnole repubblicane. Ciò feci per convinzione personale ritenendo di combattere per la causa del proletariato». Denunciato, il 17 luglio 1940, alla Commissione provinciale di Bolzano come “anarchico pericoloso” ed ex “miliziano rosso”, è assegnato, il 19 agosto dello stesso anno, al confino per due anni e deportato a Ventotene dove conosce Sandro Pertini, il quale racconta nel suo libro Sei condanne, due evasioni un episodio accaduto durante la permanenza al confino, di quando cioè Virgilio si oppose a un ordine ritenuto ingiusto spalleggiato da quello che poi sarebbe diventato il Presidente della Repubblica più amato dagli italiani. Riassegnato al confino per due anni, nel luglio 1942, dalla Commissione di polizia di Littoria per “cattiva condotta politica”, viene rilasciato nell’agosto 1943. In merito al suo rientro in Sardegna, che sarebbe verosimilmente avvenuto alla fine del 1944, in assenza di precisi riscontri, bisogna attenersi ai ricordi di Tomaso Serra, l'anarchico di Barrali, che riferisce che il Comitato Romano del Partito d’Azione, in data 29 settembre 1944, prot. 532-PU/Lp, comunica al «Sig. Mario Baldazzi, Centro Sindacale, via Parma 3 – Roma»: In seguito a tuo interessamento ti comunico che la Segreteria della Presidenza del Consiglio ha provveduto a mettere in nota per il rientro in Sardegna i minatori Virgilio Giovanni, Serra Tommaso, e Marcello Salvatore. I predetti dovranno essere in possesso del certificato di vaccinazione. Per la partenza, gli interessati, potranno prendere diretti accordi con l’ufficio viaggi del Comando Regia Marina di Roma cui è stato già interessato al riguardo». Il rientro avviene in nave militare, a quanto racconta Serra, con imbarco a Napoli e sbarco al porto di Cagliari. Tra le sue carte d’archivio si trova una cartolina postale, parzialmente redatta, priva di indirizzo del destinatario e mai spedita, con la seguente comunicazione, che evidentemente Serra aveva intenzione d’inviare a compagni o amici d’Italia: «Carissimi io assieme a Virgilio e Marcello siamo giunti oggi lunedì in Cagliari, Virgilio vi scriverà fra qualche giorno. Io non so precisarvi quando possa». Il 17 gennaio 1946 Virgilio rientra definitivamente a Cossoine, suo paese natale, dove conduce una vita ritirata ma mantenendosi fedele ai suoi ideali, coltivando una piccola vigna vicino al paese; accogliendo spesso gruppi di studenti con cui si intrattiene per lunghe conversazioni e interviste. Muore a Cossoine il 23 novembre 1978. [Comitato Virgilio Cossoine]
Fonti
Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
Bibliografia: F. Bucci-R. Bugiani-M. Gragnani, Giovanni Virgilio in Dizionario biografico degli anarchici italiani, tomo 2, Pisa, BFS, 2004, p. 687; L’antifascismo in Sardegna, a cura di M. Brigaglia [et al.], 2 voll., Cagliari 1986, p. 67; La Spagna nel nostro cuore. 1936-1939, Tre anni di storia da non dimenticare, Roma 1996, ad nomen.
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