VIGANÒ, Davide

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
VIGANÒ, Davide

Date di esistenza

Luogo di nascita
Cernobbio
Data di nascita
November 21 1877

Biografia / Storia

Nasce a Cernobbio (Co) il 21 novembre 1877 da Carlo e Maria Corticelli, operaio. Lasciati gli studi alla quarta classe elementare, nonostante una discreta intelligenza, si industria inizialmente come salariato, anche se durante la sua vita eserciterà le professioni più disparate, tra le quali l’orefice e il calzolaio. Assiduo già nella prima giovinezza, deve la propria formazione anarchica all’amico Giovanni Baracchi, di cui segue le conferenze tenute sui prati di via Broggi, a Milano, nel 1894, che lo spingono ad iniziare una costante attività di propaganda e supporto alle attività e alla stampa del movimento. Il temperamento cupo e la tenacia, uniti alla generosità nell’esporsi in prima fila per i compagni e per la causa, fanno guadagnare al V. una certa notorietà e influenza nel movimento milanese. Le sue frequentazioni, già a partire dal 1895, annoverano nomi quali, oltre al Baracchi, Enrico Carrara, Felice Mazzocchi, Giovanni Vignati, Pietro Gori, Francesco Cafassi, Amos Mandelli, Carlo Frigerio, Carlo Colombo, Arcangelo Faccà, e molti altri, mentre fitta è la corrispondenza epistolare con compagni in Italia e all’estero. Tra il 1897 e il 1898 è socio del Circolo anarchico di Studi Sociali, che ha sede per alcuni mesi in via Speronari 8, e la polizia lo segnala come “immancabile ad ogni manifestazione, ad ogni conferenza, ad ogni adunanza di correligionari”. Poco dotato dal punto di vista culturale, tanto da non prendere mai la parola a conferenze e incontri pubblici, sopperisce a questa mancanza esprimendo la propria voglia di spendersi per la causa attraverso una incessante attività di volantinaggio e reclutamento di nuovi compagni presso gli operai, così come di raccolta di fondi per i numerosi periodici anarchici di cui cura in alcuni casi la diffusione. Collezionerà per questo una lista interminabile di arresti e di condanne lungo tutta la sua vita. Ciò, peraltro, non lo spingerà a desistere da azioni anche più pericolose, quali la partecipazione ai moti di via Napo Torriani del 1898, per cui nel luglio dello stesso anno verrà condannato dal Tribunale di Guerra a quattro anni di reclusione e due di vigilanza speciale. Uscito dal carcere in seguito all’indulto, riallaccerà immediatamente i rapporti con Colombo, i Mazzocchi, Scolari e altri per ricostituire le fila del movimento milanese. Anche V., con Vai, Padoan, Abbiati, Colombo, Straneo, i Mazzocchi e Longhi, viene arrestato per i fatti di via Legnano nel maggio 1903. Dopo alcune inutili peregrinazioni all’estero, in Svizzera e Francia, tra il 1903 e il 1904, alla ricerca di lavoro e per sfuggire ai continui arresti da parte della polizia, oltre a un tentativo di ottenere il passaporto per gli Stati Uniti, il V. tornerà più stabilmente a Milano. Nel giugno 1907, in seguito alla domanda di assunzione della gerenza de «La Protesta umana» al posto di Luigi Bonometti, fuggito in Francia, viene attirato in una “trappola” e arrestato per ubriachezza e resistenza alla forza pubblica (Il brigantaggio della legge – L’attentato alla P. U. – Un complotto poliziesco, «La Protesta umana», 15 giugno 1907). Dopo quaranta giorni di carcere, tiene tra la fine di luglio e metà agosto, la gerenza della «Protesta», che ovviamente gli procurerà nuovi arresti. Nel 1912, temporaneamente a Lugano, viene indicato dalla polizia come il presunto autore di un opuscolo contro la guerra di Libia. Nel 1913 V. torna nuovamente a Milano, calzolaio presso la sorella, in tempo per aderire al Fascio Libertario appena costituitosi. A fine anno si renderà irreperibile, partito per Parigi, da cui verrà rimpatriato dopo pochi giorni. Nel ’21 risulta ancora nel capoluogo lombardo, quando nel marzo verrà arrestato in seguito all’attentato al Diana, per essere rilasciato il 26 maggio. Poco dopo, nel ’23, espatria clandestinamente per recarsi prima a Parigi, poi in Belgio, dove verrà rintracciato nel 1927, e infine in Lussemburgo. Da qui viene espulso nel 1928, a seguito dell’attentato contro la casa di Giuseppe Rossini, e sospettato di fare parte di un gruppo di anarchici incaricati di preparare attentati terroristici. Riparato forse in Belgio, viene comunque rimpatriato da Parigi nel 1929. S'ignorano data e luogo di morte. (A. Carenzi)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Carlo e Maria Corticelli

Bibliografia

2004

Persona

Collezione

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