TURI, Antonio
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- TURI, Antonio
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Montemesola
- Data di nascita
- October 23 1882
- Luogo di morte
- Taranto
Biografia / Storia
- Nasce a Montemesola (TA) il 23 dicembre 1882 da Michele e Lucia Natale. Assunto come macchinista nelle Ferrovie dello Stato, si avvicina all’anarchismo tramite il fratello Francesco Paolo (5 giu. 1884-9 sett. 1916), fuochista nelle stesse Ferrovie, attivo militante anarchico nei gruppi di Barletta, Bari e Lecce. I due fratelli prendono parte all’agitazione dei ferrovieri del marzo 1913 e a tutte le successive fino al maggio 1915, quando Antonio viene denunciato per avere distribuito clandestinamente alcuni volantini illustrati contro la guerra. Allontanato per precauzione da Taranto, T. vi ritorna nell’immediato dopoguerra, adoperandosi con Raffaele Frugis per la riorganizzazione del Sindacato Ferrovieri. Taranto, con Napoli la città più industrializzata del Mezzogiorno, vive in questo periodo una intensa stagione di lotte, condotte in prevalenza dai ferrovieri e dai metallurgici dei cantieri “Tosi” e “Salerni” che nel giugno 1919 creano una Camera del lavoro anarco-sindacalista, legata all’USI e forte di 8.000 aderenti. Consigliere sezionale di essa, T. la rappresenta al IV congresso nazionale dell’USI tenuto a Roma il 10-13 marzo 1922. Subito dopo egli è alla testa dei ferrovieri che proclamano lo sciopero per l’orario di 8 ore, esteso agli scaricatori di porto guidati dal comunista Odoardo Voccoli. Il 30 marzo 1922, nella sede del Sindacato Ferrovieri, 150 rappresentanti di gruppi politici e sindacali si riuniscono per dar vita a un “fronte unico proletario” in funzione antifascista. É il tardivo trionfo della linea seguita dalla Lega Anarchica, cui aderisce T., e dal Circolo Libertario Giovanile Comunista fin dal giugno 1921 quando, in difesa delle loro sedi assaltate dai fascisti, avevano costituito una sezione degli “arditi del popolo”, diretta da Damiano La Chiesa. L’attività del “fronte unico” tarantino si esaurisce, dopo alcuni mesi di preparazione, nello sciopero “legalitario” del 1° agosto 1922. La mobilitazione dei ferrovieri, che è la più compatta, viene sconfitta dall’intervento dei militari, che sostituiscono i macchinisti sui treni nonostante la strenua resistenza di T., denunciato per attentato alla libertà del lavoro e licenziato in tronco, e della sua compagna, Maddalena Carrino, che si distende sulle rotaie per non far partire una locomotiva. Nel giugno 1923, pur dichiarandosi anarchico, T. s’iscrive al partito comunista per il quale svolge attiva propaganda nelle elezioni politiche del 1924. Dal 30 giugno 1925 al 30 marzo 1927 subisce continue perquisizioni domiciliari, con esito negativo, essendo sospettato di fare da collettore per il Soccorso Rosso Internazionale. Nel maggio 1926 sorge a Taranto un nuovo “fronte unico” essenzialmente fra anarchici e comunisti, per scompaginare il quale la polizia effettua diverse retate. Incappatovi, T. è sottoposto all’ammonizione il 10 dicembre 1926 “come pericoloso all’ordine nazionale dello Stato”. Prosciolto il 10 febbraio 1928, per consentirgli di esercitare fuori Taranto il commercio del carbone, anziché “ravvedersi ed apprezzare l’atto di benevolenza”, riprende ad organizzare nel suo negozio riunioni di compagni e promuove la campagna astensionista contro le “elezioni plebiscitarie”. È arrestato il 21 gennaio 1929 per l’intenzione di voler solennizzare quella data (anniversario della morte di Lenin) con scritte murali e distribuzione di volantini. La polizia lo considera come colui “che attualmente dirige e capeggia il movimento sovversivo degli ultimi pochi comunisti di questo capoluogo”. Il 27 febbraio 1932, in una riunione clandestina, viene eletto segretario provinciale del partito comunista, carica che mantiene fino al gennaio successivo. Il 14 marzo 1934 è tratto in arresto dall’OVRA: rimane nel carcere di Bari fino al 14 ottobre. Nuovamente ammonito il 6 settembre 1937, perde il lavoro ai Cantieri navali, appena assunto dopo anni di disoccupazione. Il 21 giugno 1940 viene munito di foglio di via obbligatorio per essere internato a Mercogliano, in provincia di Avellino, da dove ritorna il 13 settembre 1941. All’indomani dell’armistizio decide, con un gruppo di operai, di continuare l’epurazione dei fascisti per proprio conto. Organizza in tal senso uno sciopero ai cantieri navali, sabotato dalla dirigenza comunista. Il 1° maggio 1944 fa innalzare in piazza Giordano Bruno, per contestazione della politica ciellenista, sei forche, con cappi e cartelli destinati a sei personaggi tarantini, fascisti e borsaneristi. A questa iniziativa ne faranno seguito altre, sconfessate dalla Federazione comunista con baruffe al proprio interno, fino alla sua espulsione dal sindacato e dal PCI avvenuta alla fine di dicembre del 1947. Pensionato delle Ferrovie dello Stato, rientra allora nel movimento anarchico, distinguendosi fino alla morte, avvenuta a Taranto ai primi di marzo del 1961, per le sue intemperanze “contro i padroni, i preti e i burocrati (anche quelli con la cravatta rossa)”. (N. Musarra)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Lutti nostri, «Umanità nova», 12 mar. 1961.
Bibliografia: R. Nistri-F. Voccoli, Sovversivi di Taranto, Taranto 1987.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Michele e Lucia Natale
Bibliografia
- 2004