​TURCI, Giuseppe

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​TURCI, Giuseppe

Date di esistenza

Luogo di nascita
Santarcangelo di Romagna
Data di nascita
December 10 1891
Luogo di morte
Roma

Biografia / Storia

Nasce a Santarcangelo di Romagna (RN) il 10 dicembre 1891 da Ugo e Ida Bartolazzi, fotografo, assistente di farmacia ed impiegato di ditte private. Appartenente a una famiglia della classe media, diventa militante anarchico fin dalla prima giovinezza. Anarchici saranno anche i suoi fratelli Claudio Giovanni detto Nino (n. 1897) e Zeno (n. 1901), nati anch’essi entrambi a Santarcangelo di Romagna. Si trasferisce a Civitavecchia con tutta la famiglia nel 1916. Poco dopo si sposta a Roma dove, negli anni 1916 e 1917, lavora come assistente farmacista.

Nel 1918 è chiamato alle armi e mentre presta servizio al deposito del 2° Granatieri a Roma manifesta le sue idee antimilitariste e libertarie. Per questa ragione il 16 maggio il Tribunale di Piacenza lo condanna a 6 mesi di carcere militare per disfattismo. Congedato dal servizio militare, fa ritorno a Civitavecchia, dove secondo le fonti di polizia “vive in concubinaggio con tal maritata”. Nel “Cenno biografico al giorno 15 Maggio anno 1920”, conservato presso il suo fascicolo al Casellario Politico Centrale, il Prefetto di Roma lo descrive di “carattere mite, buona educazione, discreta intelligenza e coltura”. “È un lavoratore assiduo, e dal lavoro ricava quanto è sufficiente per vivere modestamente. Nelle ore libere si trattiene volentieri coi suoi correligionari. Non vive in famiglia, perché in dissidio col fratello il quale ha una farmacia di sua proprietà in Civitavecchia, al quale pare sottraesse delle somme per servirsene a scopi di sussidio e di aiuto ai suoi amici, ma per la madre mostra nelle sue lettere molto affetto”. Fa parte del Gruppo comunista anarchico “Pietro Gori”, si dedica alla propaganda e a Civitavecchia “è l’anima del partito di cui dirige le manifestazioni compilando manifesti al pubblico, pur non assumendo pubblicamente la responsabilità delle sue emanazioni”. Riceve molti giornali e collabora ad alcuni di essi. È in corrispondenza continua con anarchici di altre località italiane, in particolare con il romano Temistocle Monticelli.

Nel giugno 1920 si trasferisce a Roma, dove inizialmente lavora come artista cinematografico. In dicembre la polizia segnala che T. “è stato nominato Vice Segretario” della Federazione Anarchica del Lazio, in sostituzione di Italo Manglio “richiamato alle armi con la classe 1901”. Diventa amministratore del quotidiano «Umanità Nova» nella sua seconda fase di vita, dopo il trasferimento della redazione da Milano a Roma. Verso la fine del 1922 le squadre fasciste, che godono dell’aiuto e della protezione del governo, devastato la tipografia del giornale. Poco dopo, la sera del 26 dicembre, la polizia arresta T. mentre esce dai locali del giornale e si impossessa dei fondi e delle carte del giornale di cui egli è depositario. Dopo avere sequestrato tutto quello che T. porta con sé al momento dell’arresto, gli agenti perquisiscono la sede del quotidiano e la sua abitazione privata, mettendo le mani su quanto riescono a trovare (un notevole plico di corrispondenza in buona parte proveniente dall’estero, opuscoli e materiale di propaganda, tutti i registri contabili). Oltre alla cassa del giornale viene confiscato un conto corrente presso il Credito Italiano intestato a T. in qualità di amministratore. Egli – unico arrestato - è coinvolto nella denuncia da parte della Questura di Roma contro venti ex-redattori, corrispondenti, membri del Consiglio di amministrazione, per reati d’opinione. Viene tenuto in carcere diversi mesi e infine scarcerato senza processo. Concorre alla fondazione della rivista di Malatesta «Pensiero e Volontà» (1924-1926) e ne è l’amministratore fino alla sua cessazione, quando le nuove disposizioni governative ne impediscono la pubblicazione.

Promulgata la nuova legge di pubblica sicurezza, quantunque ancora convalescente da una grave malattia, con ordinanza del 2 dicembre 1926 la Commissione Provinciale lo condanna a 5 anni di confino, assegnandolo a Lipari. Poco dopo, visto lo stato allarmante della sua salute, la Commissione d’Appello il 17 gennaio 1927 decide che sia rimandato a Roma ma sottoposto all’ammonizione. Questa misura gli rende difficile trovare e conservare un lavoro. Per quanto egli sia un contabile esperto e un abile fotografo, in grado di effettuare manipolazioni chimiche e di fabbricare pellicole cinematografiche, apprezzato da tutti coloro per i quali lavora, perde rapidamente diversi impieghi perché ai padroni disturba avere sempre intorno i poliziotti che sorvegliano il loro impiegato. Terminato di scontare l’ammonizione il 2 dicembre 1928, trova finalmente lavoro presso un commerciante che sembra non temere troppo la polizia. T. però, come molti altri noti sovversivi considerati pericolosi, viene regolarmente arrestato e tenuto in carcere per qualche giorno o qualche settimana in occasione di particolari celebrazioni monarchiche o fasciste, o di visite di sovrani stranieri.

L’ultima volta è arrestato nel 1929 per la ricorrenza del 28 ottobre (marcia su Roma) e trattenuto fino a dopo il 4 novembre (festa della Vittoria). Il suo padrone, ormai stanco di questa situazione, lo avverte che se si fa arrestare un’altra volta può ritenersi licenziato. Avvicinandosi le nozze tra Umberto di Savoia e Maria Josè del Belgio, volendo evitare il prevedibile arresto T. si allontana di casa. Non potendo rifugiarsi in un albergo o presso compagni e amici, tutti luoghi strettamente sorvegliati, passa all’aperto diverse notti del mese di gennaio, esposto alle intemperie. Contrae così una broncopolmonite, che gli è fatale. Muore in un Ospedale di Roma il 7 febbraio 1930. Malatesta gli dedicherà un affettuoso e commosso necrologio. (G. Landi) 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi, b. 5244, Turci Claudio Giovanni; ivi, b. 5245, Turci Zeno; ivi, Pubblica sicurezza, F1/serie nera, b.36, “L’Umanità Nova”; e. m. [E. Malatesta], Giuseppe Turci, «Il Risveglio», 22 feb. 1930 (poi, con alcune modifiche, «Almanacco Libertario pro vittime politiche», a. 3, 1931; Lutto nostro. Felice Vezzani e Giuseppe Turci, «Studi sociali», 16 mar. 1930.

Bibliografia: G. Sacchetti, Sovversivi agli atti. Gli anarchici nelle carte del Ministero dell’Interno. Schedatura e controllo poliziesco nell’Italia del Novecento, Ragusa, 2002, ad indicem.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Ugo e Ida Bartolazzi

Bibliografia

2004

Persona

Collezione

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