​TURCHINI, Ruggero

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​TURCHINI, Ruggero

Date di esistenza

Luogo di nascita
Foligno
Data di nascita
April 13 1889
Luogo di morte
Arezzo

Biografia / Storia

Nasce a Foligno (PG) il 13 aprile 1889 da Eugenio e Matilde Scorsoni. Non si hanno notizie sulla famiglia di origine né sulla sua infanzia, se non che “ha frequentato le classi elementari”. Coniugato con la compaesana Orsola Muzzi, si trasferisce ad Arezzo ai primi del novecento. Dal 1910 è disposta la vigilanza da parte degli organi di polizia in quanto “dimostra di professare idee anarchiche”. Inoltre il suo nominativo è riscontrato fra i diffusori de «L’Agitatore» (Bologna), de «Il Libertario» (Spezia) e della pubblicistica antimilitarista. Il profilo personale di T. che emerge dalle carte del ministero dell’interno risulta alquanto contraddittorio: “In pubblico gode cattiva fama. È di carattere doppio [sic], temperamento subdolo remissivo e piuttosto timido se preso isolatamente, aggressivo se spalleggiato da compagni. È di intelligenza limitata [...] Verso la famiglia si comporta bene [...] Frequenta compagni di fede sui quali ha molta influenza...”. Risulta incensurato ma... “pericoloso in caso di sommosse”. Partecipa all’attività del neo-costituito Circolo di studi sociali cittadino, alla campagna astensionista del 1913, a quella successiva pro Masetti. Fra i promotori delle agitazioni ad Arezzo in occasione della Settimana Rossa, tiene comizi e assemblee contro la guerra, è considerato infaticabile propagandista libertario e capace organizzatore nel movimento operaio locale. È molto conosciuto in ambito provinciale, mantenendosi in stretto contatto con gli esponenti anarchici del Sindacato minatori del Valdarno Mario Mari e Attilio Sassi, con il gruppo di Foiano della Chiana e in corrispondenza epistolare con Pasquale Binazzi, Giuseppe Monnanni, Maris Baldini ed Armando Borghi. Promuove, insieme ad Alfredo Melani, Ezio Squarcialupi, Guido Rossi, Guido Gherardi, Umberto Peccianti e Giuseppe Merli, la fondazione dell’USI ad Arezzo e ricopre la carica di segretario del sindacato metallurgici (“...lavora di rado essendo occupato sempre nel disbrigo di affari inerenti all’Unione Sindacale...”). Continua intanto la sua attività di collettore e diffusore de «Il Libertario», cui si aggiungono «Volontà» (Ancona) e «Iconoclasta!» (Pistoia). Nel dopoguerra contribuisce alla ricostituzione del Circolo di Studi sociali cui viene aggiunta la nuova denominazione “Sorriso dei Liberi”. T. invia, a nome del gruppo aretino, l’adesione per il convegno nazionale di Firenze del 1919 costitutivo dell’UCAI. In questo periodo, mentre è presente ad Arezzo Camillo Berneri, si verifica un notevole avvicinamento in sede locale fra anarchici e sinistra psi. Nel settembre 1920 T. partecipa all’occupazione della SACFEM (“il Fabbricone”), di cui “è stato uno dei più accaniti fautori” svolgendovi la funzione dirigente di membro del consiglio di fabbrica, nel contempo inviando quotidiane corrispondenze alla stampa anarchica, fino all’epilogo (“Oggi le rosse e nere bandiere che sventolavano sulle ferriere ed acciaierie sono state ammainate...”). Del suo contributo a quest’esperienza racconterà, oltre mezzo secolo più tardi: “[...] e io cominciai subito a fabbricare le bombe. Io e anche mia moglie, poveretta. Si trovò la dinamite e anche due che ci aiutarono. Sicché, studia che ti studia, si fecero le bombe. Con la dinamite che ci davano i minatori del Valdarno, che erano quasi tutti anarchici. Fatte le bombe, noi si portavano da tutte le parti [...]”. Nell’ottobre 1920, mentre partecipa come delegato al congresso nazionale dell’UAI a Bologna, viene fermato dai carabinieri e rispedito ad Arezzo con foglio di via obbligatorio. Nei mesi successivi incappa nell’ondata di arresti per l’affaire degli esplosivi e delle armi rinvenute al Fabbricone. Il quotidiano «Umanità Nova» (20 ago. 1921) denuncia i maltrattamenti da lui subiti quali “ barbariche vessazioni inflitte dai carcerieri fascisti ai detenuti politici seppelliti nelle locali prigioni... il compagno Turchini Ruggero, segretario dell’USI, sezione di Arezzo, arrestato nell’investita reazionaria ha avuto una costola rotta e altre lesioni al corpo, per opera dei carnefici...”. Intanto la stretta repressiva si fa sentire e la maggior parte dei militanti si trova in carcere. Nell’arco di pochi mesi le squadre fasciste hanno completamente sgominato le organizzazioni operaie distruggendo cooperative, Camera del lavoro e sede cittadina dell’USI. Uscito dal carcere con l’amnistia del 1922 dopo aver subito una condanna a otto anni, T. si impegna da subito, con gravi rischi personali, nel Comitato di difesa libertaria per soccorrere vittime politiche e sovversivi latitanti. Durante il ventennio fascista non sfuggono però all’occhiuto controllo della questura le assidue frequentazioni di T. con i vecchi compagni dell’usi Ezio Squarcialupi ed Alfredo Melani rimasti ad Arezzo. Subisce continue perquisizioni, con esito negativo, sia domiciliari sia nella sua bottega di meccanico sita in Borg’Unto di Colcitrone, quartiere popolare e antifascista della città vecchia. Ancora nel 1939, annota la prefettura aretina, T. “pur non svolgendo propaganda sovversiva, conserva le sue idee anarchiche e mantiene contatti con i suoi compagni di fede”. Partecipa all’attività cospirativa antifascista nel periodo della Resistenza. Nel dopoguerra si iscrive al PCI. La sua bottega di meccanico (vero archivio di opuscoli e giornali operai) continuerà a essere un punto di riferimento per molti vecchi militanti, e anche per i giovani della sinistra extraparlamentare. Muore ad Arezzo alla fine degli anni Settanta. (G. Sacchetti) 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio Storico Comune di Arezzo, 1921, b.963, XV.

Bibliografia: «Il Libertario», 1913-1919, passim; “Sorgiamo!», Imola, 10 lug. 1920; «Umanità nova», Milano, set.-ott. 1920, passim; «Umanità nova», Roma, 5 ott. 1921, Fascismo e polizia ad Arezzo. A quando il processo del Fabbricone?; ivi, 2 feb. 1922, Persecuzioni ingiustificate; «Sempre! Almanacco n. 2 di Guerra di Classe», s.l., 1923; F. Nibbi (a cura di), Antifascisti raccontano come nacque il fascismo ad Arezzo, Arezzo 1974, pp. 70-72; G. Sacchetti, Presenze anarchiche nell’Aretino dal XIX al XX secolo, Pescara 1999.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Eugenio e Matilde Scorsoni

Bibliografia

2004

Persona

Collezione

città