VANZETTI, Bartolomeo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
VANZETTI, Bartolomeo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Villafalletto
Data di nascita
June 11 1888
Luogo di morte
Charlestown

Biografia / Storia

Nasce a Villafalletto (CN) l’11 giugno 1888 da Giovanni Battista e Giovanna Nivello, pescivendolo. Primo di quattro fratelli, frequenta le scuole elementari del paese e a tredici anni compie le sue prime esperienze lavorative a Cuneo e poi a Torino e provincia, dove entra in contatto con ambienti socialisti non ben definiti. Dopo la morte della madre, alla quale è molto legato, decide di emigrare negli Stati Uniti. L’arrivo a New York nel giugno del 1908 è raccontato da V. nella sua autobiografia Una vita proletaria, nella quale descrive dettagliatamente il suo pellegrinare alla ricerca di un lavoro dignitoso e le condizioni in cui sono costretti a vivere gli emigranti. Si adatta a qualunque tipo di lavoro, lavapiatti, bracciante, operaio, finché, nella primavera del 1919, compra a Plymouth (Massachusetts) l’attrezzatura per diventare pescivendolo da un connazionale che vuole ritornare in Italia. Questa attività prosegue fino alla vigilia di Natale; in seguito, V. alterna la vendita del pesce, non sempre reperibile nei mesi invernali, a lavori saltuari, fino al 5 maggio 1920, giorno del suo arresto per furto e omicidio insieme al compagno anarchico Nicola Sacco. Ai due non viene spiegato il reale motivo dell’arresto e, il tipo di domande poste loro durante i primi interrogatori, li porta a credere di essere stati arrestati a causa delle loro attività anarchiche e, di conseguenza, a mentire su tutto ciò che avrebbe potuto mettere in difficoltà i compagni anarchici. L’11 giugno 1920 V. viene incriminato per aggressione con intento di rapina e di omicidio a Bridgewater (Mass.), dove il 24 dicembre 1919 alle ore 7,30, tre uomini hanno tentato invano di derubare il furgone che trasporta i salari dei dipendenti del calzaturificio L.Q. White Shoe Company. Il processo inizia il 22 giugno 1920 a Plymouth. I difensori di V. sono gli avvocati John P. Vahey e James M. Graham, il procuratore è l’avvocato Katzmann e Webster Thayer il giudice. L’alibi del villafallettese è eccellente e inattaccabile e la difesa porta in aula parecchi testimoni che, con decisione, lo confermano. Sono testimoni più credibili di quelli oculari presentati dall’accusa, ma sono tutti italiani. Il 1° luglio, la giuria emette il verdetto di colpevolezza e il 16 agosto la sentenza, pronunciata dal giudice, condanna l’italiano a una pena tra i dodici e i quindici anni. L’11 settembre dello stesso anno, V. viene incriminato, insieme a Nicola Sacco, per rapina a mano armata e duplice omicidio a South Braintree (Mass.), dove, il 15 aprile 1920 alle ore 15, il calzaturificio Slater & Morrill Shoe Company viene preso d’assalto da una banda armata che ruba più di 15.000 dollari e uccide il cassiere dello stabilimento e la sua guardia del corpo. La difesa chiede di separare i processi dei due imputati, ma il giudice Thayer non accoglie l’istanza. Il processo ha inizio il 31 maggio 1921, presso la Corte di Dedham (Mass.). Rispetto al primo, non cambia il giudice, che, presumibilmente, ha richiesto l’assegnazione, né il procuratore. Vengono invece sostituiti i difensori che diventano gli avvocati Fred Moore, i fratelli McAnarney e William J. Callahan. L’avvocato Moore è scelto per le sue idee radicali dal “Sacco-Vanzetti Defense Committee”, sorto nel frattempo in difesa dei due italiani ad opera di Aldino Felicani, editore anarchico e loro amico. Il procuratore sviluppa l’accusa su tre linee principali: l’identificazione dei due italiani da parte di numerosi testimoni oculari; i proiettili rinvenuti sul luogo del delitto e riconducibili all’arma di Sacco; la “consciousness of guilt”, secondo cui i due sono colpevoli, perché il loro comportamento, al momento dell’arresto, è tipico degli uomini criminali. La difesa cerca di smontare le tesi dell’accusa, presentando anch’essa parecchi testimoni, non solo italiani, che possono confermare gli alibi di Sacco e V., elaborando una nuova teoria sui proiettili e portando gli imputati sul banco dei testimoni per permettere loro di dare delle spiegazioni sul loro “background” e sulla loro fede anarchica in modo da giustificare il loro misterioso comportamento nella notte dell’arresto. Così, senza badare a spese e facendo il gioco dell’accusa, Moore trasforma il processo per omicidio in processo politico. La giuria si ritira a deliberare il 14 luglio 1921, sapendo di dover giudicare due italiani riconosciuti da alcuni testimoni, radicali, renitenti alla leva, bugiardi e dal comportamento sospetto. In poche ore, emette un verdetto di colpevolezza per ogni capo d’imputazione ed entrambi vengono condannati a morte sulla sedia elettrica. La sentenza finale non è pronunciata fino al 9 aprile 1927, quando si esauriscono tutti i ricorsi presentati dalla difesa per ottenere un nuovo processo. Nel 1924, l’avvocato Moore si ritira a causa dei suoi contrasti con i condannati e con il Defense Committee, che, nel frattempo, inizia una campagna di raccolta fondi e di pubblicità intorno al caso a livello mondiale. Subentrano l’avvocato William Thompson e il suo giovane associato Herbert B. Ehrmann, i quali raccolgono in mozioni tutti i fatti nuovi, compresa la confessione del portoghese Celestino F. Madeiros che scagiona Sacco e V. dalla partecipazione alla rapina di South Braintree, alla quale dichiara di aver preso parte. I ricorsi vengono respinti dal giudice Thayer che nega un nuovo processo, dalla Corte Suprema del Mass., dalla Corte Suprema Federale e dalla Corte d’Appello. Dopo la sentenza di aprile, V. inoltra il 4 maggio la richiesta di grazia al governatore Alvan T. Fuller. Tale richiesta, basata sul comportamento pregiudizievole che il giudice tenne sia durante il processo, sia nel considerare gli appelli successivi, permette a V. e ai suoi avvocati di domandare la costituzione di una commissione, con il compito di revisionare il materiale sul caso. Il 1° giugno il governatore nomina il “Lowell Committee”, che in poco tempo si pronuncia contro la concessione di un nuovo processo, nega la grazia e fissa la data dell’esecuzione in agosto. Giovedì 23 agosto 1927, dopo essersi proclamato innocente per l’ennesima volta, V. viene giustiziato sulla sedia elettrica della Charleston State Prison e alle ore 0,26 viene ufficialmente dichiarato morto. Alla notizia dell’esecuzione, si scatena in tutto il mondo un’ondata di proteste e di scioperi anche in forma violenta. Le dimostrazioni proseguono pure il giorno del funerale, domenica 28 agosto. Il corteo funebre viene seguito da una folla immensa di circa 200.000 persone. Le salme vengono cremate e le ceneri mescolate e divise in tre urne, una delle quali rientra in Italia insieme alla sorella di V., giunta negli Stati Uniti per visitare il fratello un’ultima volta. A Villafalletto le ceneri vengono ulteriormente divise, un’urna prosegue per Torremaggiore, paese natale di Sacco, l’altra viene tumulata il 5 ottobre nel cimitero del paese. Non ci possono essere dubbi sul fatto che Sacco e V. siano stati vittime dei pregiudizi contro gli italiani e contro i radicali. Certamente però sulla condanna pesa maggiormente il loro attivismo all’interno della comunità anarchica italiana, a causa del quale Sacco e V. sanno di essere schedati dal ministero della Giustizia e quindi a rischio di deportazione. L’adesione di V. alle idee anarchiche avviene negli USA, dove, emigrato non per motivi strettamente economici, si trova ben presto a constatare lo sfruttamento della classe operaia da parte del sistema capitalistico e la condizione di povertà dei lavoratori. L’incontro con Luigi Galleani, fondatore di «Cronaca Sovversiva», è per lui di notevole importanza e lo porta a frequentare assiduamente il gruppo dei galleanisti, condividendone filosofia e attività. Nel 1916 V. partecipa direttamente allo sciopero degli operai della Plymouth Cordage Company, nella quale ha precedentemente lavorato per circa diciotto mesi. Senza far parte di alcun sindacato di quelli presenti, prende parte ai turni di picchettaggio, tiene discorsi, raccoglie denaro e invia regolarmente, con lo pseudonimo "Nespola", articoli sul progresso dello sciopero a «Cronaca Sovversiva», cui è abbonato dal 1912. Terminato lo sciopero, V. è inserito nella lista nera dello stabilimento in quanto pericoloso radicale e ciò gli procura una continua sorveglianza da parte della polizia. L’entrata in guerra degli USA nell’aprile del 1917 e l’approvazione il 18 maggio del “Military Conscription Act”, che obbliga alla registrazione anche molti immigrati come V., che hanno già richiesto la cittadinanza americana, spingono Galleani alla pubblicazione il 26 maggio dell’articolo Matricolati!, nel quale avverte i suoi lettori della pericolosità di questa legge e li esorta a rifiutare la registrazione. L’appello viene accolto da molti anarchici, la maggior parte dei quali sceglie di riparare in Messico fra la primavera e l’autunno del 1917, assumendo una falsa identità. Il gruppo più numeroso è quello dei galleanisti, che si stabilisce nei pressi di Monterrey, dopo aver pianificato la fuga con alcuni incontri, durante i quali il piemontese incontra Sacco divenendone amico. V., diventato per l’occasione Bartolomeo Negrini, ritorna negli USA in settembre, ma si ristabilisce a Plymouth solo nella primavera del 1918, dopo aver trascorso alcuni mesi a Youngstown (Ohio). Inizia in questo periodo la sua frequentazione del Gruppo Autonomo di East Boston, all’interno del quale riprende la sua militanza anarchica attiva. Fanno parte di questo circolo anarchico, composto da non più di cinquanta membri provenienti dalle aree limitrofe di Boston, tutti gli anarchici che sarebbero poi stati implicati nel caso Sacco e V. Si tratta del gruppo che, secondo il Bureau of Investigation, ha pianificato e coordinato, forse addirittura durante la permanenza in Messico, gli attacchi dinamitardi del 1919. Il ruolo di V. in questi attentati è ancora oggi materia di studio. Probabilmente non si potrà mai essere certi della sua partecipazione, ma si può ipotizzare che abbia avuto una parte nella cospirazione. Molti indizi, infatti, ve lo collegano: il suo legame con i galleanisti, la fuga in Messico e la permanenza a Youngstown nel 1917, l’appartenenza al Gruppo Autonomo di East Boston e il suo attivismo nel caso Elia e Salsedo, arrestati dal BI in seguito alle indagini sugli attentati dinamitardi. Il 25 aprile 1920 V. è mandato a New York, perché si accerti di persona su cosa stia accadendo ai due. Qui viene consigliato al Gruppo Autonomo di far sparire tutto il materiale anarchico incriminante per evitare che cada nelle mani del BI e, mentre insieme ad alcuni loro compagni sono impegnati in questa operazione, Sacco e V. vengono arrestati. Le menzogne di entrambi durante i primi interrogatori non si spiegano quindi con la teoria del procuratore sulla “consciousness of guilt”, bensì con la loro consapevolezza di essere due militanti anarchici che cercano di proteggere i compagni di lotta. Il loro arresto fornisce al ministero di Giustizia l’opportunità di liberarsi di due scomodi “sovversivi” e, contemporaneamente, di far credere all’opinione pubblica di essere riusciti ad assicurare alla giustizia due assassini. Si spiega così il motivo per cui, cinque giorni dopo l’incriminazione per rapina a mano armata e duplice omicidio a South Braintree, il BI inizia la sua collaborazione con l’accusa. Il caso Sacco e Vanzetti non si conclude comunque con l’esecuzione della loro condanna a morte, che segna invece l’inizio di una lunga battaglia che ha come scopo quello di portare l’autorità statunitense a riconoscere l’errore giudiziario commesso. La richiesta è dello stesso V. che, prima di morire, domanda all’avvocato Thompson “di fare ciò che è possibile per riabilitare la sua reputazione” (William G. Thompson, Vanzetti’s Last Statement: A Record by W. G. Thompson, in «Atlantic Monthly», febbraio 1928). La causa è perorata da diversi comitati, ma il lavoro più importante viene portato avanti, parallelamente, da quello statunitense e da quello italiano, che vede come instancabile animatrice la sorella minore di V., Vincenzina, la quale ha speso la propria vita nel tentativo di dimostrare l’innocenza del fratello, di sensibilizzare l’opinione pubblica e di annullare l’indifferenza che per molti anni ha contraddistinto i villafallettesi nei confronti del loro concittadino. Il cammino si conclude con il Proclama emesso dal governatore del Mass. Michael S. Dukakis il 19 luglio 1977. Presupponendo una forte reazione contraria fra i senatori repubblicani dello Stato del Mass., il governatore evita ogni accenno all’innocenza dei due italiani e l’uso del termine riabilitazione. Inserisce, invece, parecchi richiami al giusto sistema legale in vigore nello stato e conclude dichiarando la rimozione di ogni stigma e onta dai nomi di Sacco e V. e proclamando il 23 agosto 1977 il “Sacco e V. Memorial Day”. Il proclama è accolto dalla famiglia d’origine con immensa soddisfazione e viene festeggiato il 4 settembre a Villafalletto con una cerimonia ufficiale, più volte interrotta dai Gruppi anarchici torinesi del circolo “Eliseo Reclus” che contestano quella che definiscono una mossa ipocrita, perché “Sacco e V. non hanno mai avuto bisogno di essere riabilitati nella coscienza dei popoli” (Camillo Levi, Riabilitazione di stato per un delitto di stato, in «A-Rivista anarchica», ago./set. 1977, p. 14). All’inutilità della riabilitazione di stato viene contrapposto il concetto di memoria storica, una memoria che si rinnova ogni anno intorno al 23 agosto, quando anarchici e libertari si ritrovano presso il cimitero di Villafalletto per ricordare senza cerimonie né discorsi ufficiali Sacco, V. e ogni persona vittima della logica di potere. (C. Signorile)

Fonti

Fonti: The Sacco-Vanzetti Case. Transcript of the Record of the Trial of Nicola Sacco and Bartolomeo Vanzetti in the Courts of Massachusetts and Subsequent Proceedings 1920-7, New York, 1928; Supplemental Volume Including Bridgewater Case Available Material, New York, 1929; Fondo Vanzetti.

Bibliografia: scritti di V.: The Story of a Proletarian Life, Boston 1924; Lettere sul sindacalismo, Cesena 1957; Una vita proletaria. L’autobiografia, le lettere dal carcere e le ultime parole ai giudici, Casalvelino Scalo 1987; scritti su V.: Comitato Centrale di Difesa, (a cura di), Il caso Sacco e Vanzetti, una mostruosità giudiziaria. Esposizione sintetica dei fatti più importanti inerenti al caso, Boston 1924; Financial Report of the Sacco-Vanzetti Defense Committee, Boston 1925; H. Guernut, L’affaire Sacco et Vanzetti, Paris 1927; R. Schiavina, Sacco e Vanzetti. Cause e fini di un delitto di stato, Roma 1927; F. Frankfurter, The Case of Sacco and Vanzetti, «Atlantic Montly», 1927; W. G. Thompson, Vanzetti’s Last Statement: A Record by W. G. Thompson, «Atlantic Monthly», 1928; L. Rusticucci, Tragedia e supplizio di Sacco e Vanzetti, Napoli 1928; H.B. Ehrmann, The Untried Case: The Sacco-Vanzetti Case and the Morelli Gang, Seattle 1933; M. A. Musmanno, After Twelve Years, New York & London 1939; H. Fast, Sacco e Vanzetti, Roma 1955; M. D. Frankfurter – G. Jackson, The Letters of Sacco and Vanzetti, New York 1960; T. O’Connor, The Origin of the Sacco-Vanzetti Case, «The Vanderbilt Law Review», 1961; M. Roli – L. Vincenzoni, Sei scene di Sacco e Vanzetti, «Il Contemporaneo», 1961; B. Schacherl, Sacco e Vanzetti; Schweyk nella seconda guerra mondiale, «Il Contemporaneo», 1961; C. Pillon – V. Vanzetti, (a cura di), Vanzetti Bartolomeo. Non piangete la mia morte. Lettere ai familiari, Roma 1962; B. Bagdikian, “New Light on Sacco and Vanzetti”, «The New Republic», 1963; W. Jackson, “Tragedy in Dedham”, «Anarchy 32», 1963; P. Marchisi, Sacco e Vanzetti. Cronistoria in versi siciliani, 1964; J. Thorwald, La scienza contro il delitto, Milano 1965; M. Valenti, Question of Guilt, New York 1966; E. Lyons, Vita e morte di Sacco e Vanzetti, Ragusa 1966; F. Russell, La tragedia di Sacco e Vanzetti, Milano 1966; A. Sellers – A. Brown, Il caso Sacco e Vanzetti, «Documenti d’oggi 2», Roma 1967; H.B. Ehrmann, The Case That Will not Die: Commonwealth vs. Sacco and Vanzetti, Boston/Toronto 1969; C. Pillon – V. Vanzetti, (a cura di), Vanzetti Bartolomeo. Il caso Sacco e Vanzetti. Lettere ai familiari, Roma 1971; E. Chadbourn, The Case That Will not Die: Sacco and Vanzetti in Retrospect, in An Exibition from Harvard Law School Library Collection, Cambridge 1971; C. Stampa, (a cura di), Sacco e Vanzetti, in I Documenti Terribili, Milano 1974; R. Strauss Feuerlicht, Justice Crucufied: The Story of Sacco and Vanzetti, New York 1977; T. Biondi, Materiale per una storia dell’innocenza di Bartolomeo Vanzetti e di Nicola Sacco, Roma 1977; A. Gedda, (a cura di), Vanzetti Bartolomeo. Autobiografia e lettere inedite, Firenze 1977; L. Botta, Sacco e Vanzetti: giustiziata la verità, Cavallermaggiore 1978; N. Pernicone, Carlo Tresca and the Sacco-Vanzetti Case, «The Journal of American History», 1979; E. Mühsam, Ragion di Stato. Una testimonianza per Sacco e Vanzetti, Roma 1980; Sacco-Vanzetti: Developments and Reconsiderations-1979. Conference Proceedings, Boston 1982; S. Ciccone, Saccovanzetti, Bari 1982; F. Russell, Sacco and Vanzetti. The Case Resolved, New York 1986; Movimento anarchico italiano, Un atto di antifascismo: la mobilitazione pro Sacco e Vanzetti nell’Italia del 1927, «Il presente e la storia», 1988; L. Botta, “Giustizia crocefissa”, resuscitata 50 anni dopo?, «Il presente e la storia», 1988; G. Manga, Note storico-considerative sul sindacalismo conosciuto da Bartolomeo Vanzetti e Nicola Sacco, «Il presente e la storia», 1988; A. Pedretti, Il caso Sacco e Vanzetti banco di prova per un’intera società, «Il presente e la storia», n. 33, 1988; C. Venza, Sacco e Vanzetti a sessanta anni dalla morte, «Il presente e la storia», 1988; P. Milza, Sacco et Vanzetti: autopsie d’une affaire (1921-1989), «L’Histoire», 1989; P. Avrich, Sacco and Vanzetti: the Anarchist Background, Princeton 1991; R. Creagh, La classe ouvrière americaine et l’affaire Sacco et Vanzetti, in Les Etats-Unis à l’epreuve de la modernité. Mirages, crises et mutations de 1918 à 1928, Paris 1993; P. V. Cannistraro, “Mussolini, Sacco-Vanzetti, and the Anarchists: the Transatlantic Context”, «The Journal of Modern History», 1996; N. T. Proto, Un Unfinished American Injustice, in Italian America, 1996; N. T. Proto, “Only silence is Shame”, in Italian America, 1997; Collettivo Bartolomeo Vanzetti, Sacco e Vanzetti: continuità della memoria storica, «Il presente e la storia», 1998; R. Creagh, L’affare Sacco e Vanzetti. Le origini di un mito, «Il presente e la storia», 1998; M. Garino, Riabilitate la mia reputazione, «Il presente e la storia», 1998; A. Lombardo, La logica del secondo convegno su Sacco e Vanzetti, «Il presente e la storia», 1998.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Giovanni Battista e Giovanna Nivello

Bibliografia

2004

Oggetto

Persona

Collezione

città