SUZZARA VERDI, Luigi Paride Gaetano Ferdinando Carlo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
SUZZARA VERDI, Luigi Paride Gaetano Ferdinando Carlo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Frassino
Data di nascita
April 1 1826
Luogo di morte
Mantova

Biografia / Storia

Nasce a Frassino, nel comune di S. Giorgio di Mantova, il 1° aprile 1826 da Carlo e Matilde Dall’Acqua, giornalista, scrittore, poeta. La famiglia S.V., dal padre Carlo - possidente - a Paride e ai suoi fratelli Annibale (1827), Teodoro (1828) e Tullio (1829), va annoverata tra le famiglie mantovane che con più convinzione e coraggio hanno propugnato - ancor prima del 1848 - idee liberali e antiaustriache, manifestando, secondo la polizia, “sentimenti di fanatismo per la cosiddetta causa italiana”, nonché “ostili al legittimo Governo”. S.V., noto come Paride, non tarda infatti ad entrare in contatto con gli ambienti patriottici. Al ritorno degli austriaci dopo i moti del 1848-49 è costretto ad allontanarsi da Mantova, trasferendosi prima a Borgoforte, un piccolo centro del mantovano, e poi nel 1850 a Pavia, dove l’anno seguente si laurea in legge discutendo una tesi sulla pena di morte. Benché il suo nome non sia mai emerso né da documenti né da delazioni o confessioni, S.V. è sicuramente tra i promotori della cosiddetta “congiura di Belfiore”, che egli stesso rievocherà con vibranti accenti, costatigli una denuncia penale, il 7 dicembre 1872 in occasione dell’inaugurazione del monumento ai “martiri”, i quali “volevano una libertà senza maschere, un’eguaglianza senza padroni, una fratellanza senza impostori; volevano che dal cuore e dall’azione di tutti rampollasse il bene di tutti; volevano che non ci fossero doveri senza diritti, diritti senza doveri; volevano che ognuno avesse sciolti da ogni vincolo il pensiero, la coscienza e la lingua; volevano un popolo buono, prospero e civile; volevano in una parola la repubblica”. Il biennio 1855-57 trova S.V. impegnato come giornalista nella redazione de «La Lucciola», foglio fondato e diretto da Luigi Boldrini, rientrato a Mantova dopo cinque anni di esilio a causa delle sue relazioni con gli ambienti rivoluzionari. Il giornale raccoglie collaboratori di varia estrazione, formazione culturale e orientamento (democratici e moderati) con l’obiettivo dichiarato di trattare questioni specificamente agricole, finendo però con l’aprirsi a tutto campo alla questione agraria, alla condizione dei contadini, all’istruzione nelle campagne, alle condizioni igieniche e sanitarie. Accoglie inoltre contributi letterari offerti da scrittori di primo piano come Ippolito Nievo. S.V., che alcune fonti danno anche laureato in lettere, affronta i temi delle scuole rurali, dell’istruzione, ma scrive anche recensioni teatrali, di libri italiani e stranieri, cronache d’arte e di letteratura, ecc. «La Lucciola» è per lui una scuola di giornalismo, che gli consente di esprimere i suoi orientamenti di progresso civile, di eguaglianza tra gli uomini, di conquiste sociali senza traumatici rivolgimenti. Conclusa nel 1857 l’esperienza de «La Lucciola», S.V. ha modo di collaborare con altri periodici confermando le sue doti giornalista. Nel contempo, anche se per brevi periodi, si dedica all’insegnamento. Con lo scoppio della guerra del 1859 lascia Mantova dove farà ritorno dopo sette anni trasferendosi in Piemonte, in Lombardia, in Sicilia al seguito di Garibaldi. Nel 1861 pubblica a Milano Patria e cuore, fatti di Mantova (romanzo ripubblicato dieci anni dopo sulle pagine de «La Favilla»). Il racconto, di evidente sapore autobiografico, ha come protagonista un giovane mantovano e come sfondo gli eventi del 1848-49, la congiura di Belfiore, la seconda guerra d’indipendenza con i volontari garibaldini. “Solo dopo il rientro a Mantova (1866)”, come ha scritto Renato Giusti, “Paride Suzzara Verdi riuscì ad esprimere appieno la sua personalità di organizzatore di cultura, efficace polemista politico, letterato militante, dirigendo un giornale politico («La Favilla», 1866-79), democratico e poi internazionalista, favorendo l’associazionismo operaio, lottando per la redenzione del popolo e la libertà di pensiero contro la superstizione e il privilegio [...] per l’insegnamento gratuito, laico e obbligatorio; [...] auspicando l’allargamento del suffragio elettorale, polemizzando contro il mondo clericale e retrivo, difendendo i principi dell’Internazionale, lavorando per il bene degli umili e degli oppressi alla luce delle idee socialiste e democratiche”. In questa sintesi (al di là dei diversi momenti e delle elaborazioni politiche maturate) si compendia la figura di S.V., antesignano di tante istanze popolari concretizzatesi dopo decenni. La sua arma è il giornale «La Favilla» che non cede né di fronte alla censura, ai sequestri, alle multe che ne compromettono l’uscita, ai processi, alle carcerazioni (condannato per aver pubblicato una letera di Mazzini nel ’69, ripara a San Marino ma poi ritorna a Mantova e va in prigione per salvare i suoi collaboratori che dovevano pagare una multa di 1.500 lire). Che S.V. sia mazziniano o internazionalista o democratico sociale, egli tiene sempre come punto di riferimento la figura popolare di Garibaldi, gli ideali del “diritto contro l’interesse, la giustizia contro il privilegio, la verità contro l’impostura, la luce contro le tenebre, la vita contro la morte”. Staccatosi da Mazzini, “non avendo noi il culto del soprannaturale ma quello soltanto della realtà”, S.V. abbraccia negli anni 1871-73 le idee dell’Internazionale. E riprende ne «La Favilla» del 12 settembre 1871 quanto in proposito scrive Garibaldi: “L’Internazionale è quella parte più numerosa della società che soffre al cospetto dei pochi privilegiati. Noi quindi dobbiamo essere coll’Internazionale, e se vi sono dei difetti nelle sue istituzioni, correggerli”. S.V. difende apertamente la Comune di Parigi, pubblica sulle colonne de «La Favilla» notizie, lettere, cronache, dibattiti nei quali trovano ampio spazio le idee di Bakunin. Rubriche come Internazionale, Associazione Internazionale, Fratellanza Internazionale, Il Congresso degli Internazionali scandiscono le pagine del giornale di S.V. dando ampi ragguagli sugli eventi promossi dall’Internazionale tanto in Italia quanto all’estero. Dalla Francia gli scrivono: “Se tutti volessero comprendere la solidarietà come voi sapete intenderla; la gran causa della emancipazione del proletariato sarebbe ancora più avanzata che fino ad oggi non sia” («La Favilla», 7 marzo 1872). Negli anni successivi S. V. prende le distanza dall’Internazionale aderendo alla Lega democratica padano-veneta, ponendo l’accento sulle tematiche di carattere democratico, non risparmiando critiche nei confronti del governo De Pretis, incapace di affrontare temi cruciali della vita del paese come la perequazione fondiaria e patti colonici meno gravosi per i contadini, il suffragio universale, ecc., continuando le sue battaglie fino agli ultimi giorni di vita. Muore a Mantova il 7 agosto 1879. L’orazione funebre è tenuta da Roberto Ardigò, che ne esalta la figura di vessillifero della dignità umana. Nel 1880 esce a Mantova l’intera raccolta poetica di S.V., che pochi giorni prima della scomparsa aveva pubblicato ne «La Favilla» alcuni versi che bene esprimono le ragioni di fondo della sua azione politica: “Divora all’infelice e carne e mente / La rea pellagra, che nei gran castelli / Non va, ma colla fame, sua parente, / Sol bussa al casolar de’ poverelli”. (V. Bertazzoni)

Fonti

Bibliografia: R. Salvadori, La Repubblica socialista mantovana da Belfiore al fascismo, Milano 1966; Il Movimento Operaio Italiano Dizionario Biografico, a cura di F. Andreucci e T. Detti, Roma, 1976-1979, ad nomen; Un secolo di stampa periodica mantovana, a cura di G. Castagnoli e G. Ciaramelli, Milano 2002.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Carlo e Matilde Dall’Acqua

Bibliografia

2004

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