SPINACI, Emilio

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
SPINACI, Emilio

Date di esistenza

Luogo di nascita
Jesi
Data di nascita
January 27 1882
Luogo di morte
Jesi

Biografia / Storia

Nasce a Jesi (AN) il 27 gennaio 1882 da Sergio e Adele Berti, maestro elementare. Gestisce agli inizi del secolo un negozio di mobili, repubblicano fino al 1903, è considerato un “partitante esaltato” per quanto di “intelligenza svegliata e di coltura discreta”. Collabora a “Il Lucifero» di Ancona e a «L’Italia del popolo» di Milano. Nel 1902 dirige il quindicinale repubblicano jesino «Ora e sempre». Particolarmente attivo nell’organizzare manifestazioni, comizi, commemorazioni è ritenuto “alquanto influente” negli ambienti repubblicani di Jesi e dintorni. Nell’agosto 1903 invia a «L’Agitazione» di Roma una dichiarazione secondo cui abbraccia “con entusiasmo e con fede l’Ideale Anarchico, astro nitido e puro, foriero di Libertà, di Eguaglianza e di Amore” (Progredendo, ivi, 20 ago. 1903). Nel settembre 1905 si imbarca a Genova alla volta dell’Argentina, da cui ritorna nell’aprile 1908. In questa fase S. si mantiene in contatto con «L’Alleanza libertaria» di Roma ed è corrispondente, nel 1910, del quindicinale anconetano «Lo Sprone» con lo pseudonimo di Affarista. Il 24 settembre 1911 partecipa al convegno anarchico tenuto a Roma, sulla questione della fondazione di un giornale da affidare a Malatesta, con la presidenza di Maria Rygier e con l’intervento di Pasquale Binazzi, Alberico Angelozzi, Ettore Sottovia, Aristide Ceccarelli. Nel dicembre 1912, si imbarca nuovamente per Buenos Aires e rimane in Argentina, dove pare fosse amministratore di una ditta di legname, fino all’aprile 1916, quando rientra a Genova e viene subito inviato con foglio di via a Jesi. Richiamato alle armi nel luglio successivo, viene assegnato all’84° rgt di fanteria di stanza a Firenze, ma nell’ottobre è dichiarato disertore, denunciato al Tribunale militare e colpito da mandato di cattura. Arrestato nel novembre 1917 a Milano, viene rimandato al rgt e congedato poi alla fine della guerra. Si stabilisce allora a Milano, dove acquista evidentemente una certa influenza nell’ambiente libertario. Nell’aprile 1919 partecipa infatti al Congresso di Firenze ed entra a far parte del comitato coordinatore della neonata Unione comunista anarchica italiana, in rappresentanza degli anarchici milanesi, insieme con Ettore Molinari. E, sempre con Molinari, riceve l’incarico di promuovere iniziative e raccolte fondi per la fondazione di un quotidiano di tutti gli anarchici italiani. L’attivismo organizzatore di S., giunto al punto di proporre un’organizzazione con “tessere di riconoscimento con pagamento di quote fisse”, viene frenato il 26 giugno da un arresto dovuto alla riesumazione del vecchio mandato di cattura per diserzione e della condanna a quattro anni. Tradotto al carcere militare di Pistoia, viene rilasciato in ottobre in seguito ad amnistia e può tornare a Milano. Frequentatore assiduo della redazione di «Umanità nova» e in stretti rapporti con l’Unione sindacale è anch’egli accusato dal giudice Carbone di “cospirazione contro i poteri dello stato” insieme con i principali anarchici milanesi e come gli altri verrà poi assolto. Arrestato il 24 marzo 1921, all’indomani della strage del Diana, “per sospetti di complcità con i responsabili degli attentati terroristici”, è scarcerato alla fine di giugno e da allora non dà più “motivo a rimarchi sulla sua condotta politica”. Nel 1924 vive a Venezia, al Lido, commerciando prima in rottami metallici, lavorando poi in un cantiere di Mestre, dove si trasferisce. Nel 1925 è di nuovo a Milano e riprende in un primo tempo il commercio di rottami, diventando in seguito pubblicista e dirigendo una rivista tecnica per calzature. In seguito all’attentato di piazza Giulio Cesare, nel luglio 1928, abbandona Milano ed espatria clandestinamente in Svizzera per raggiungere Parigi, dove ritrova Luigi Fabbri e gli altri compagni emigrati. Luce Fabbri lo ricorda come “un omino dinamico, dotato d’una vocazione commerciale insolita in ambienti libertari e d’un fortissimo e creativo senso dell’umorismo che contribuì - credo - in quegli anni ad attenuare nel babbo le amarezze dell’esilio”. Ed è S. che, dopo l’espulsione di Fabbri dalla Francia nel marzo 1929, accompagna nell’aprile successivo Bianca e Luce a Bruxelles e viaggia con la ricostituita famigliola alla volta del Sud America. Mentre i Fabbri sbarcano a Montevideo, S. prosegue per l’Argentina. Nel 1930 risulta risiedere a Buenos Aires, dove ha “un piccolo studio commerciale” ed è agente generale per il Sud America della rivista «URIC» (Unica Rassegna Italiana Calzature). Conserva idee ostili al regime e alcune informative lo descrivono lontano dai circoli antifascisti, altre lo dicono in rapporto con “elementi sovversivi”. Alla fine del 1930 S. si stabilisce in Cile, a Santiago, ed è socio di una ditta d’importazione di prodotti medicinali, ma nel corso del 1933 è segnalato a Barrcellona e poi a Montevideo, dove ritrova i Fabbri. Rientrato a Milano nel luglio 1934, tra il ’36 e il ’37 trascorre ancora alcuni mesi in Argentina e tra il ’39 e il ’40 circa un anno a Montevideo. Dall’aprile 1940 è a Milano, direttore della rivista «URIC». L’ultima segnalazione risale al 16 marzo 1943, sempre sorvegliato ma del tutto inattivo politicamente. Muore a Jesi il 21 novembre 1949. (M. Antonioli)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio dello Stato - Ancona, Questura, Anarchici, b. 28.

Bibliografia: V. Mantovani, Mazurka blu. La strage del Diana, Milano 1979 (Pescara 2002), ad indicem; L. Fabbri, Luigi Fabbri. Storia d’un uomo libero, Pisa 1996, ad indicem; L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’Anarchismo in Italia dal Biennio rosso alla Guerra di Spagna, Pisa 2001, ad indicem.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Sergio e Adele Berti

Bibliografia

2004

Persona

Collezione

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