SOFRÀ, Luigi

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
SOFRÀ, Luigi

Date di esistenza

Luogo di nascita
Galatro
Data di nascita
November 15 1907
Luogo di morte
Imperia

Biografia / Storia

Nato a Galatro (RC) il 15 novembre 1907 da Michele e Rosa Manno. Segnato, fin da piccolo, da avvenimenti tragici come il terribile terremoto del 1908, l’emigrazione del padre in Argentina nello stesso anno e la prematura morte, nel 1919, della madre colpita dalla “spagnola”, S. è costretto ad abbandonare la scuola e, allevato dai nonni, diventa guardiano di vacche per conto di un suo parente. Subito dopo la morte della madre scappa di casa con l’intenzione di imbarcarsi per l’Argentina alla ricerca di suo padre. Trova lavoro a Reggio Calabria, in uno dei tanti cantieri della ricostruzione, come manovale. Nel luglio del 1920 s’imbarca clandestinamente su una nave che però è diretta a Malta dove viene fatto scendere e rimpatriato dai funzionari del Consolato. Nel 1923 emigra clandestinamente in Francia e si sistema a Tolone dove trova lavora come muratore e si avvicina agli ambienti anarchici. Legge «Le Libertaire» e frequenta il sindacato ed il circolo degli anarchici francesi; si avvicina poi al gruppo di fuoriusciti italiani che si raccolgono intorno ai giornali «Il monito» e «La Diana». Nel maggio del 1925, coinvolto, suo malgrado, in un oscuro affare di contrabbando di sigarette, è arrestato e condannato ad un anno di carcere. Grazie all’aiuto dell’anarchico italiano Paoletti trova lavoro a Frejus e si attiva per ricostituire tra i lavoratori edili, la sezione sindacale. Il suo attivismo in campo sindacale e l’aperta propaganda antifascista attirano l’attenzione della polizia francese che, aizzata anche dagli imprenditori, tenta di espellere gli italiani. Nell’aprile del 1927, durante una pausa dal lavoro, nel cantiere scoppia una rissa, e la polizia, prontamente chiamata, effettua numerosi arresti, ma S. riesce a scappare e si rifugia in Lussemburgo. Ha un biglietto di presentazione per un anarchico italiano che si fa chiamare Angiolino Boccia e che altri non è che Angelo Sbardellotto. I due diventano amici inseparabili, frequentano gli stessi circoli, si danno alla diffusione militante della stampa anarchica e manifestano un’aperta simpatia per le idee dell’anarchico italo - argentino, Severino Di Giovanni. In questo contesto matura l’idea di un attentato a Mussolini o, in alternativa, nei confronti di qualche membro di Casa Savoia. A seguito dell’uccisione del Console italiano del Lussemburgo, la polizia comincia ad espellere i rifugiati italiani e, prima di essere arrestati, i due amici riparano in Belgio. Dopo qualche mese S. viene espulso dal Belgio e torna a Tolone con un passaporto intestato a Enrico Loddo, nato a Lunusei in Sardegna; passano pochi giorni e la polizia francese lo arresta per possesso di documenti falsi e false generalità. Scontati i quattro mesi di prigione parte per Parigi e qui trova lavoro come garagista. Il soggiorno è però di breve durata: nel marzo del 1931 viene arrestato insieme con Tommaso Serra, che si fa chiamare “Barba”, ed estradato verso il Belgio. Alla frontiera riesce a fuggire e passando per Tolone, giunge infine a Barcellona. Ad ottobre viene arrestato e processato per rapina a mano armata, nonostante si professi completamente estraneo al fatto (ed effettivamente è innocente). Condannato a tre anni di carcere è espulso dalla Spagna nel marzo del 1933. Riparato in Svizzera, dopo aver subito alcuni processi a Basilea, per possesso di documenti falsi e a Ginevra per furto, nel settembre del 1934 è a Strasburgo. Intanto le autorità elvetiche lo segnalano all’Ambasciata italiana e questa, a sua volta, alla polizia politica italiana, che dirama subito l’ordine di arresto. Rientra incautamente in Svizzera, ma subito arrestato nel novembre del 1937 per “infrazione al provvedimento di espulsione”, è estradato in Italia e deferito al Tribunale Speciale, che lo condanna a cinque anni di confino da scontare nell’isola di Ponza. Nel marzo del 1938, tradotto a Ponza, vi conosce il socialista Sandro Pertini e l’anarchico Giovanni Domaschi. Successivamente trasferito a Ventotene e alle Tremiti, è liberato alla fine di agosto del 1943. Da Roma, dopo un viaggio rocambolesco, raggiunge la Calabria e non avendo altra sistemazione ritorna a Galatro suo paese natale. Ritrova alcuni vecchi socialisti ed insieme a questi ricostituisce la CdL, divenendone il segretario. Riallaccia i contatti con gli antifascisti calabresi, tra cui Enzo Misefari, fratello di Bruno e lo scrittore Fortunato Seminara. Con l’insediamento della nuova amministrazione, assume, con nomina del Prefetto, l’incarico di Commissario all’Ufficio razionamento. La sua esperienza come sindacalista ed amministratore pubblico dura fino al 1947, poi amareggiato e disgustato dal comportamento dei burocrati locali, decide di tornare in Lussemburgo. Trova lavoro come edile e poi come operaio addetto agli altiforni; dopo oltre dieci anni di lavoro, gravemente ammalato, rientra in Italia e si sistema a San Remo, in Riviera. Negli anni ’60 riprende i contatti con il movimento anarchico ed intreccia una fitta corrispondenza con Aurelio Chessa, che ha organizzato e dirige l’archivio della famiglia Berneri, e con la redazione di «Umanità nova», senza riuscire, tuttavia, a reinserirsi concretamente nell’attività politica. Vive stabilmente ad Imperia e comincia a scrivere le sue “rimembranze”. Muore nel 1994. (A. Orlando)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi, Confinati politici, ad nomen.

Bibliografia: Scritti di S.: Rimembranze di una vita errante. Autobiografia, Carrara 1984. Scritti su S.: N. Guerrisi, Le penna e la prassi: Fortunato Seminara politico, « Sud contemporaneo», 2000, pp. 31-46.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Michele e Rosa Manno

Bibliografia

2004

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