SOBRITO, Cesare
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- SOBRITO, Cesare
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Torino
- Data di nascita
- December 15 1873
- Luogo di morte
- Torino
Biografia / Storia
- Nasce a Torino il 15 dicembre 1873 da Michele e Giuseppina Rolando, muratore. Rimasto orfano sin da bambino, trascorre un’infanzia misera e travagliata, costellata da continui vagabondaggi e da ogni sorta di reato minore. Già all’età di nove anni, subisce un primo arresto per furto che gli costa l’assegnazione ad una casa di correzione. Rilasciato dopo un anno, gli vengono subito inflitti altri tre mesi di custodia cautelare perché colpevole di falso e di truffa. Scontata questa nuova condanna, comincia ad arrangiarsi in piccoli lavori di muratura riuscendo a ricavare appena lo stretto necessario per sopravvivere. A sedici anni, decide allora di emigrare verso la Svizzera in cerca di maggior fortuna; ma nel giro di poche settimane viene espulso per vagabondaggio e riaccompagnato dalle autorità elvetiche alla frontiera italiana. Dopo aver subito, dal 1892 al 1897, altre otto condanne penali per una serie di delitti comuni, nel marzo 1899 il Tribunale di Torino lo invia al domicilio coatto, per la durata di cinque anni, all’isola di Ventotene. Consentendogli di entrare in relazione con alcune delle maggiori personalità dell’anarchismo italiano, il periodo di detenzione rappresenta una fase cruciale ai fini della maturazione ideologica di S. che, rientrato in città al termine della pena, diviene in breve tempo una delle figure più salienti del movimento a Torino. Abile propagandista e valente organizzatore, aderisce a tutte le dimostrazioni e le mobilitazioni proletarie che si susseguono durante l’età giolittiana. Oblatore e, spesso, anche corrispondente da Torino de «Il Grido della folla», de «L’Aurora» e de «L’Avvenire anarchico», si occupa personalmente della diffusione e della vendita delle testate anarchiche durante le riunioni, gli incontri e i comizi pubblici. Schedato dagli organi di polizia come “sovversivo pericoloso”, nel gennaio 1906 viene condannato dal Tribunale di Torino a cinque mesi di reclusione e a 120 lire di ammenda pecuniaria per essersi reso responsabile, durante un corteo non autorizzato, di “violenza, resistenza ed oltraggio a Pubblico Ufficiale”. Appena riacquisita la libertà, si fa promotore, con Domenico Zavattero, di un’iniziativa tesa alla pubblicazione di un giornale anarchico a Torino, dal titolo «Germinal»; ma il progetto svanisce per mancanza di fondi. Assunto all’Alleanza Cooperativa Torinese, si licenzia dopo pochi mesi per impiegarsi alla Società Metallurgica Torinese. Nel 1911, la polizia intercetta una sua corrispondenza con Carlo Oldani nella quale trapela che s’incaricherebbe di fungere da sostegno logistico per la realizzazione di un attentato alla vita di Vittorio Emanuele III. Divenuto membro del comitato di agitazione pro-vittime politiche e del Fascio Libertario Torinese, nel 1914 indice una sottoscrizione per la riapertura del circolo anarchico “Scuola Moderna”. Durante i moti popolari del 22/26 agosto 1917 contro il caroviveri e la guerra lo ritroviamo tra quei militanti del “nucleo ribellistico” che innalza le barricate alla “Barriera di Milano”. Probabilmente, collabora anche alla stesura dell’opuscolo Eppur si muove e del foglio clandestino «Circolo Operaio» - firmato da Odoacre Agnelli (Luigi Fabbri) – che in questi stessi giorni della sommossa vengono diramati in seno alle masse operaie. Negli anni del primo dopoguerra, partecipa alle agitazioni che si diffondono nei principali stabilimenti industriali della città, distinguendosi come uno dei militanti anarchici più tenaci ed intraprendenti. È lui, infatti, ad essere inviato, come rappresentante della frazione torinese, al congresso costitutivo dell’UAI, tenutosi a Bologna dall’1 al 4 luglio 1920. Nel frattempo viene colpito da una grave forma di tubercolosi che lo costringe ad abbandonare il lavoro e a sopravvivere con una misera pensione rilasciatagli dall’istituto invalidità e vecchiaia. Dopo la svolta dittatoriale del novembre 1926, S. riduce drasticamente la propria attività ma non rinuncia a predisporre una serie di azioni finalizzate al rilancio della lotta antifascista. Attivissimi, ad esempio, sono i suoi contatti con i militanti fuorusciti in Svizzera e in Francia, dai quali riceve spesso materiale propagandistico di vario tipo e taglio che in seguito si adopera a distribuire alla macchia tra le masse operaie. Sotto lo pseudonimo di Germinal, riesce inoltre a proseguire, seppur saltuariamente, le proprie collaborazioni con alcune testate anarchiche pubblicate all’estero («Il Risveglio anarchico», e «L’Adunata dei Refrattari») cui trasmette notizie sugli umori popolari e sulla dinamica politica e sociale interna. Determinante, infine, è il suo ruolo nell’ordire una fitta trama di relazioni e di contatti che consente a tanti compagni di espatriare clandestinamente dall’Italia per il valico della Val di Lanzo. Individuato nell’agosto del 1930 quale membro del gruppo anarchico “Barriera di Nizza”, viene definito dalla Prefettura di Torino come “l’esponente del movimento a Torino da tutti ascoltato e tenuto in considerazione”, che “si serve dell’ascendente che si è acquistato […] per tener desta, specie sui giovani, la fede nei principi anarchici, e per tenerli uniti”. Arrestato “per propaganda sovversiva a mezzo giornali provenienti dall’estero nonché per favoreggiamento di espatri clandestini a scopo politico”, viene deferito alla Commissione Provinciale di Assegnazione al Confino, che però sospende il procedimento a suo carico a causa del drastico peggioramento delle sue già malandate condizioni fisiche. È questo l’ultimo atto della militanza politica di S. che, a partire dal 1931, è costretto a trascorre la propria vita, ricoverato in vari sanatori, cliniche e convalescenziari della città. Nonostante l’età avanzata e la salute precaria, continua però a essere mantenuto in stato di sorveglianza sino alla caduta della dittatura fascista. Muore a Torino l’8 maggio 1952. (F. Giulietti)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi, Direzione generale Pubblica sicurezza, Affari generali riservati, cc. aa. 1930-31, bb. 159, 400.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Michele e Giuseppina Rolando
Bibliografia
- 2004