​TIRILLI, Amelito (o Amelido) detto Tirillino

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​TIRILLI, Amelito (o Amelido) detto Tirillino

Date di esistenza

Luogo di nascita
Perugia
Data di nascita
December 13 1887
Luogo di morte
Perugia

Biografia / Storia

Nasce a Perugia il 13 dicembre 1887 da Vincenzo Giuseppe ed Ersilia Bianchi, falegname, poi operaio. Anarchico fin dalla giovane età, nell'agosto 1907 è condannato a tre mesi di reclusione per furto, e nel novembre 1910 a tre mesi e dodici giorni per "resistenza all'autorità" .Dopo il servizio militare, è tra i più attivi organizzatori del gruppo anarchico perugino.

Chiamato comunemente "​Tirillino" nel giugno 1914 è sorpreso ad affiggere "manifesti sovversivi prò Masetti e soldato Moroni" e di propaganda astensionista. Richiamato alle armi in occasione del primo conflitto mondiale è assegnato, dal novembre 1915 al novembre 1918, al 3° Reggimento bersaglieri di Livorno e inviato a combattere sull'altopiano della Bainsizza.

Nei primi mesi del 1921, si distingue nelle attività di resistenza allo squadrismo fascista, apertamente osteggiate dalle autorità: in aprile è infatti denunciato - insieme ad altri - per associazione a delinquere e detenzione e fabbricazione abusiva di ordigni esplosivi "col fine di commettere reati contro le persone e le proprietà e per incutere pubblico timore". Sulla sua persona pende anche l'aggravante di essere tra i "capi e promotori dell'associazione a delinquere". Colpito da mandato di cattura, si rende irreperibile dandosi alla latitanza. Difeso da Umberto Angeloni, Bruno Cassinelli, Tito Oro Nobili, Giuseppe e Francesco Sbaraglini, nel novembre successivo è condannato a quattro anni e quattro mesi di reclusione, due anni di vigilanza speciale e tre di interdizione dai pubblici uffici. Nel frattempo, con l'aiuto di alcuni compagni, riesce a raggiungere Mantova dove trova un'occupazione presso una falegnameria, assumendo - per quasi 25 anni - una nuova identità (quella di "Giovanni Papi").

Iscritto in "Rubrica di frontiera", costantemente quanto vanamente ricercato dalle autorità, può fare ritorno a Perugia (e riacquistare la sua identità) solo dopo la caduta del fascismo e la fine della Seconda Guerra mondiale. Riallacciati i contatti con gli antichi e i nuovi compagni di fede, il por­tabandiera degli anarchici perugini vede riconosciuto il suo stato civile e lavorativo con estrema difficoltà. Negli anni Cinquanta è disoccupato e vive, in precarie condizioni di salute, con un modesto sussidio. Fiaccato dalla povertà e dalla malattia, muore a Perugia nel marzo 1967. (E. Francescangeli)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen;; Archivio di Stato Perugia, Questura, Schedati, ad nomen.

Bibliografia: L. Catanelli, Pagine di storia locale: l'antifascismo nei borghi perugini, in S. Bovini (a e. di), L'Umbria nella Resistenza, vol. 1, Roma 1972, pp. 87-103.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Vincenzo Giuseppe e Ersilia Bianchi

Bibliografia

2004

Persona

Collezione

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