TIBILETTI, Luigi
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- TIBILETTI, Luigi
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Varese
- Data di nascita
- June 23 1898
Biografia / Storia
- Nasce a Varese il 23 giugno 1898 da Enrico e Maria Dominioni, meccanico. Giunge in Argentina il 15 maggio 1921 e fa l’operaio nelle ferrovie locali. Marito di Luisa Zapatero, un’anarchica madrilena, emigrata nell’America meridionale, e padre di un bambino, si iscrive al sindacato dei metallurgici e partecipa, nella seconda metà del 1923, alla fondazione del gruppo anarchico «L’Avvenire», insieme a Aldo Aguzzi, Camillo Daleffe, Giacomo Sabbatini, Pasquale Caporaletti e Carlo Fontana. Sostenitore del giornale omonimo, redatto da Aguzzi, vi scrive, il 15 giugno 1924, un articolo, dal titolo: Lettera a una donna, poi, il 5 ottobre , firma, insieme alla moglie, Sabbatini, Daleffe, Carlo Marchesi e altri compagni, una lettera dove riafferma il diritto del gruppo «L’Avvenire» di non condividere le decisioni degli anarcosindacalisti argentini di espellere dei compagni dissenzienti dal “Comité pro presos y deportados”, senza essere, perciò, tacciato di ostilità verso la fora e «La Protesta» e di “antorchismo”: “Del resto coloro che non hanno piegato sotto la dittatura fascista non possono piegare nemmeno sotto la dittatura anarco–sindacalista”. Nel 1925 è abbonato alla rivista «Pensiero e volontà» e al giornale «Fede!», che si pubblicano a Roma, ed è il “fiduciario” del gruppo anarchico individualista “Figli dell’Etna”, sorto a Siracusa per iniziativa di Salvatore Di Mauro nel 1922. Intimo amico di Severino Di Giovanni, prima del passaggio dell’anarchico abruzzese alle attività terroristiche ed espropriatrici, T. si avvale, nel lavoro sovversivo, dell’aiuto della moglie Luisa, con la quale diffonde la stampa libertaria a Bahia Blanca e nei centri vicini, riuscendo talvolta ad avvicinare i marinai delle navi italiane, che fanno scalo nella località. Nel maggio 1930 sottoscrive alcuni pesos in favore di «Fede!» di Parigi, insieme a Pietro e Giuseppe Di Cesare, a Salvatore Cortese e a Ermacora Cressatti, e il 20 febbraio 1931 l’Ambasciata italiana di Buenos Aires scrive di lui che “è un esaltato militante anarchico, veramente pericoloso, capace di commettere qualsiasi azione violenta”. Il 28 settembre T. viene arrestato e incarcerato a Buenos Aires, a causa dei vecchi rapporti con Di Giovanni, fucilato al principio dell’anno. Rimesso in libertà per insussistenza di indizi, partecipa, nel 1932, alle riunioni antifasciste, che hanno luogo nella casa del comunista Enrico Lunazzi, e invia una collezione di «Nervio», dei numeri della «Revista blanca», alcuni libri di Reclus, una storia della rivoluzione machnovista e varie somme di denaro agli anarchici Salvatore Cortese, Antonio De Marco, Luigi Grossutti e Lino Barbetti, deportati in Italia e confinati nell’isola di Ponza. Nello stesso tempo continua a svolgere attività sovversiva in Argentina, insieme a Pietro Di Cesare e a Giacomo Sabbatini . E a Sabbatini T. conferma, il 26 febbraio 1933, di aver “ricevuto il periodico” [cioè “Sorgiamo!»] e assicura la sua adesione a un’iniziativa non meglio precisata, “incominciando dai primi mesi di quest’anno” e inviando prossimamente, tramite Luis, “ciò che posso”. T. informa Sabbatini che Cortese si lamenta di non ricevere né lettere, né libri dai compagni rimasti in Argentina e gli suggerisce di scrivere a lui, come pure a De Marco e a Grossutti, fingendosi loro cugino e parlando “della famiglia, come pure [di] qualche cosa su l’attualità argentina”. Iscritto nella “Rubrica di frontiera” e nel «Bollettino delle ricerche» per l’arresto, T. viene schedato dalla Prefettura di Varese il 23 dicembre 1936. Tre anni dopo è segnalato a Bahia Blanca dall’Ambasciata di Buenos Aires, che lo qualifica come un “irriducibile antifascista che non tralascia occasione per svolgere propaganda di idee sovversive”. Dopo la seconda guerra mondiale T. rimane in Argentina e continua a militare nel movimento anarchico. Nel 1971 ha uno scambio epistolare con Aurelio Chessa in merito all’edizione spagnola del libro di Osvaldo Bayer su Severino Di Giovanni e nel marzo 1976 vive ancora a Bahia Blanca. S’ignorano data e luogo di morte. (F. Bucci - M. B. Montani)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio privato Fausto Bucci, Follonica, Lettera a M. B. Montani, Bahia Blanca, mar. 1976.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Enrico e Maria Dominioni
Bibliografia
- 2004