SIGLICH, Renato

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
SIGLICH, Renato

Date di esistenza

Luogo di nascita
Trieste
Data di nascita
October 22 1881
Luogo di morte
Parigi

Biografia / Storia

Nasce a Trieste il 22 ottobre 1881 da Matteo e Maria Roccovich. Il 21 settembre del 1900 subisce la prima condanna per “oltraggio alla forza pubblica”. Nel 1901 è fra i promotori del periodico «L’Internazionale». Dalle colonne del giornale S. comunica la necessità di uscire dal piano teorico per entrare in quello dell’azione pratica, esprimendo quella concezione dell’anarchia cui rimarrà fedele per tutta la vita. Antiorganizzatore, sostenitore dell’azione individuale, insurrezionalista ed espropriatore, ha un carattere impulsivo ed irruènto che lo porta spesso a confronti violenti sia con i nemici che con i compagni. Diverse volte è coinvolto in risse in cui si ritrova come avversari o presunte spie o antagonisti politici. Nel maggio del 1906 viene condannato dalla Corte d’assise di Gorizia, insieme ad un altro compagno, a cinque anni di carcere per rapina. Uscito di prigione riprende la sua attività principale, quella di collaboratore con la stampa periodica libertaria, e allo scoppio della Prima Guerra mondiale è assiduo corrispondente de «L’Avvenire anarchico» di Pisa. Nel gennaio del 1915, dopo aver disertato, attraversa clandestinamente il confine e si rifugia a Venezia. Successivamente le autorità lo inviano a Napoli come “cittadino straniero” da sorvegliare. S., prima corrispondente e poi dalla metà del 1915 redattore del settimanale pisano, firma i suoi articoli utilizzando diversi pseudonimi: dal più noto “Souvarine” a “Erres”, a “Dott. Kilbaltchich” e altri. In veste di corrispondente S. sostiene nel 1915 una polemica con Pasquale Binazzi a proposito della conferenza di Zimmerwald. S. afferma la necessità di differenziare la posizione libertaria sulla questione della rifondazione dell’Internazionale distinguendola nettamente da quella dei socialisti di sinistra che lui giudica un’altra “mistificazione legalitaria”. Dopo Napoli, grazie all’interessamento dei compagni si trasferisce a Pisa, dove è assunto a stipendio dal settimanale «L’Avvenire anarchico». Per la sua intensa attività di propagandista nell’aprile del 1916 viene condannato all’internamento ma si rende irreperibile fino al 5 giugno 1916 quando viene arrestato a Pisa e tradotto al confino di Ventotene. A causa delle sue condizioni fisiche e con l’appoggio dell’On. Modigliani, che interessa direttamente il sottosegretario agli Interni Corradini, alla fine del 1917 S. riesce a tornare a Pisa dove riprende la direzione del settimanale «L’Avvenire anarchico» in sostituzione di Virgilio S. Mazzoni. In questi anni mantiene rapporti di amicizia e di collaborazione con molti esponenti libertari tra cui Armando Borghi, Bruno Misefari e Paolo Schicchi. A Pisa si unisce in libera unione ad una giovane operaia impiegata presso la tipografia “Germinal!” che simpatizza per gli ideali libertari, Terza Bertolotti (1901-?), dalla quale ha un figlio di nome Rapisardo. Durante il Bienno Rosso, S. è attivo in tutte le iniziative di lotta e di piazza che avvengono a Pisa, dai moti del caro viveri del giugno-luglio 1919 alle agitazioni operaie, ed in particolare nei moti che si tengono a Viareggio intorno al 1° maggio del 1920. Dalle colonne de «L’Avvenire anarchico» continua ad incitare alla rivolta e alla rivoluzione, convinto che questa sia inevitabile, mentre al contempo critica duramente l’involuzione della Rivoluzione russa ormai egemonizzata dai bolscevichi. È diffidente verso l’organizzazione stabile degli anarchici, soprattutto dopo la costituzione dell’UCAI (aprile 1919), fidando sempre sull’autonomia dei gruppi, sull’azione volontaria dei “buoni compagni” e su quella spontanea delle masse. E le continue agitazioni e sommosse che sconvolgono la costa tirrenica toscana fino alla Liguria fra l’estate del 1919 e il principio del 1920 sembrano dargli ragione. Ecco perché al rientro di Malatesta S. si affretta ad incontrarlo nella speranza di un’accelerazione dei preparativi insurrezionali. Ma dopo la conclusione delle occupazioni delle fabbriche e l’affacciarsi della reazione statale e fascista, S. esprime posizioni sempre più critiche non solo verso il PSI e la CGdL ma anche nei riguardi dell’UAI facendosi portavoce di una campagna durissima e lacerante contro l’organizzazione anarchica ritenuta, arbitrariamente, responsabile degli insuccessi dell’anarchismo (Si veda in proposito R. Souvarine, Come fu costituita l’Unione Anarchica Italiana in Vita eroica e gloriosa di Paolo Schicchi, Napoli, [1957], pp. 195-202). Denuncia con forza le posizioni assunte dalla cdc dell’UAI sull’attentato al teatro Diana di Milano, considerate troppo deboli. La critica si fa sempre più aspra soprattutto dopo il fallimento dello sciopero generale indetto dalla “Alleanza del lavoro” nell’estate del 1922. Lo stesso Errico Malatesta deve intervenire più volte, dalle colonne di «Umanità nova» per cercare di placare gli animi e di ricondurre il dibattito nell’alveo di un confronto corretto e sereno. Ma la violenza dello scontro tra S. e gli organizzatori non si placa, in particolare con Temistocle Monticelli, che già nel 1919 ha avuto con l’anarchico triestino, che egli considera un provocatore, una lunga polemica. Si richiede da più parti un “giury d’onore”, si pubblicano, durante il ’22, diversi numeri unici, sia da una che dall’altra parte, ma senza appianare i dissensi che dureranno per molti anni anche all’estero. S. nell’ottobre del 1922 da vita ad una nuova pubblicazione «Anarchismo» di carattere teorico nel tentativo di raccogliere tutte le forze degli antiorganizzatori. Al periodico danno la loro collaborazione Auro D’Arcola (Tintino Rasi), Gino Del Guasta e Hugo Treui (Ugo Fedeli). Nei soli tre numeri della rivista usciti S. polemizza duramente con Carlo Molaschi (Atti individuali e insurrezioni di masse).Dopo l’ultima distruzione della tipografia “Germinal!” operata dai fascisti, alla fine del dicembre del 1922, S. nei primi mesi del 1923 si rifugia prima a Trieste, poi riesce a varcare il confine e a raggiungere la Germania. Ad Amburgo, fra il giugno e il dicembre del 1923, pubblica «Il Messaggero della riscossa» che porta come sottotitolo “giornale anarchico autonomo”. Il periodico quasi completamente redatto da S. è sostenuto dai compagni americani de «L’Adunata dei refrattari» di New York e non vuole essere la continuazione de «L’Avvenire anarchico». Per un articolo dal titolo “Gaetano Bresci 29 luglio 1900-1923” pubblicato su «Il Messaggero della Riscossa», S. subisce una condanna emessa dal tribunale di Palermo ad un anno e otto mesi per “apologia di regicidio, incitamento alla disobbedienza delle leggi ed all’odio fra le classi”. Rientrato in Italia nei primi mesi del 1924 viene arrestato in aprile a Genova e tradotto a Palermo, dove incontra l’amico Schicchi, per scontare la pena inflittagli da quel tribunale pochi mesi prima. Uscito dal carcere nel settembre del 1925 per un’amnistia, alla fine dell’anno emigra clandestinamente. A Parigi insieme a Paolo Schicchi da vita al periodico «La Diana» che esce dal giugno del 1926 all’aprile del 1929. In Francia S. collabora anche a «Le Libertaire» ed è corrispondente di diversi giornali anarchici del nord e sud America. Dalle colonne de «La Diana» polemizza duramente nei confronti di Camillo Berneri e degli anarchici organizzatori, utilizzando spesso sia il vecchio pseudonimo “Souvarine” che, anche il nuovo Sieglinde. Nel febbraio del 1929 S. viene espulso dalla Francia con altri anarchici, tra i quali Fabbri, Fedeli, Sbrana e Diotallevi; ripara in Belgio, ma riesce comunque a dare alle stampe firmando con lo pseudonimo “Sieglinde” un opuscolo dedicato al giovane Anteo Zamboni (Sieglinde, Zamboni assassinato due volte, Parigi 1929). L’intento è quello di rigettare la tesi di un “complotto” fascista dell’attentato, come sostengono molti fuoriusciti, rivendicando il gesto come anarchico (cfr. Siegliende, Per Anteo Zamboni, fanciullo sublime, «Remember!», Paris, 22 mag. 1927) Le espulsioni sollecitate dal governo italiano scatenano nuove ridde di voci su infiltrati e spie nel movimento. Scoppia così una polemica durissima tra S. e Auro d’Arcola (Tintino Rasi) dalle colonne de «La Diana» e de «Il Monito» con accuse reciproche di essere al “soldo della polizia”, che si concludono nell’estate quando S. sollecita Rasi a mostrare le prove delle sue accuse senza ottenere nessuna risposta. Dopo il fallito tentativo di Paolo Schicchi che nell’estate del 1930 sbarca in Sicilia nella speranza di poter suscitare un moto popolare antifascista, S. braccato dalla polizia e dalle spie cambia identità prendendo il nome di Renato Zanini e riesce a far perdere le proprie tracce, viene inutilmente ricercato per tutti gli anni Trenta e poco dopo l’entrata in guerra dell’Italia, nel 1940 la polizia italiana invia a quella tedesca una richiesta urgente per rintracciare e arrestare un gruppo pericoloso di ventitre anarchici residenti nella Francia occupata dalle truppe naziste. Nella lista figura ancora una volta ed invano il nome di S. Scampato alle ricerche e alla guerra, isolato ed emarginato dal movimento nel Secondo dopoguerra, continua a risiedere a Parigi da dove riprende i contatti solo con gli amici fidati, soprattutto Schicchi e i siciliani. Nei primi anni Cinquanta pubblica alcuni opuscoli anticlericali e con l’editore individualista di Napoli, Giuseppe Grillo, la biografia di Paolo Schicchi che rappresenta anche una sorta di “testamento politico autobiografico” dello stesso Souvarine. L’ultimo dibattito polemico della sua vita è quello sul problema della socializzazione e del collettivismo, che possiamo leggere in parte su «Previsioni» (gen.-mar. 1958), che egli sostiene nei confronti di Bruno Rizzi, che ha conosciuto a Parigi durante gli anni del fascismo. Muore probabilmente a Parigi nel corso del 1958. (F. Bertolucci)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio privato famiglia Schicchi, Corrispondenza Schicchi-Siglich.

Bibliografia: scritti di S.: Sieglinde, Zamboni assassinato due volte, Paris 1929; La leggenda di Gesù, Bologna 1950 (nuova rist. Ragusa 1990); Vita eroica e gloriosa di Paolo Schicchi, Napoli [1957]; I rotoli del Mar Morto: commento del profeta Abacuc, Livorno 1957; Riccardo Wagner anarchico e umanista, «Previsioni», apr.-giu. 1958, pp. 14-16. Scritti su S.: E. Maserati, Gli anarchici a Trieste durante il dominio asburgico, Milano 1977, ad indicem; L. Bettini, Bibliografia dell’anarchismo, vol. 1 t. 1. Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati in Italia (1872-1971), Firenze 1972; d., Bibliografia dell’anarchismo, vol. 1 t. 2. Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati all’estero (1872-1971), Firenze 1976, ad indicem; Antifascisti nel casellario politico centrale, 18 voll., Roma 1988-1995, ad nomen; S. Fedele, Una breve illusione. Gli anarchici italiani e la Rivoluzione sovietica 1917-1939, Milano 1996, ad indicem.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Matteo e Maria Roccovich

Bibliografia

2004

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Collezione

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