SENIGALLIA, Armando
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- SENIGALLIA, Armando
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Ancona
- Data di nascita
- June 28 1883
Biografia / Storia
- Nasce ad Ancona il 28 giugno 1883 da Mosè e Geltrude Vanzolini, venditore ambulante. Autodidatta, aderisce molto giovane all’anarchismo, partecipando intensamente alle vicende del movimento (i registri di polizia lo segnalano del resto quale anarchico “molto pericoloso”). Collaboratore assiduo dei fogli individualisti «Il Grido della folla» (per il quale, nel corso del 1911, cura la rubrica Films) e «La Protesta umana», S. non è tuttavia un antiorganizzatore, mostrando anzi vivo interesse per le questioni legate all’organizzazione del movimento e al rapporto con le altre forze dell’Estrema, specie nel campo sindacale, e rifuggendo dagli astrattismi dell’individualismo. In un articolo per «Il Grido della folla» (Baruffe in famiglia, 4 mar. 1911) si definisce “anarchico, solamente anarchico senza aggettivi qualificativi”, scagliandosi contro il “dottrinarismo stilistico” e le sterili “diatribe da comare” che a suo dire avvelenano il movimento. Il 23 gennaio 1910 prende parte al Congresso interprovinciale anarchico di Ancona, con una relazione dal titolo Gli anarchici e le organizzazioni operaie; tre anni dopo, il 9 e 10 febbraio 1913, è presente al Congresso anarchico umbro-marchigiano di Fabriano, chiamato a intervenire sulla Organizzazione politica del partito. In quello stesso anno inizia altres“ una collaborazione con «Il Pensiero Anarchico» di Roma (mentre in precedenza sue occasionali corrispondenze sono apparse anche sul bolognese «L’Agitatore»), inaugurandovi la battagliera rassegna Chiacchiere di barbieria (due suoi articoli, L’inutile protesta e Le suffragette, pubblicati rispettivamente l’8 e 22 maggio 1913, gli costano un’incriminazione per “istigazione a delinquere” – nel primo di essi S. contesta il tradizionale metodo di lotta dei lavoratori, lo sciopero, giudicato inoffensivo, indicando come solo strumento efficace la rivolta armata - e una conseguente condanna a tre mesi di carcere, costringendolo ad un periodo di latitanza), nonché con la da poco fondata «Volontà», al contempo intensificando l’attività di base e quella organizzativa. “È sempre uno dei più ferventi anarchici di Ancona – scrive di lui la Prefettura anconetana all’inizio del 1914 -, prende parte a tutte le riunioni del partito ed è iscritto al Circolo anarchico di studi sociali”. Arrestato nell’aprile e trattenuto in carcere fino al luglio successivo, non può per questo partecipare ai moti della settimana rossa, che – come noto - hanno proprio ad Ancona il loro epicentro. Con questi precedenti, desta pertanto scalpore, non solo negli ambienti anarchici marchigiani, la repentina conversione di S. (già in prima fila nelle manifestazioni antimilitariste contro la guerra di Libia) all’interventismo rivoluzionario. Poco sappiamo circa le motivazioni di tale svolta, se non che – come scrive S. in un breve articolo per l’organo degli anarchici interventisti - egli è persuaso di operare per la rivoluzione, al contrario della maggioranza dei suoi compagni, “moderne vestali occupate [è] a mantener vivo il sacro fuoco della coerenza anarchica”, in realtà – a suo dire -, falsi libertari incapaci di “emanciparsi” dai “più piccoli pregiudizi della società borghese” (Libertari??, «La Guerra sociale», 27 feb. 1915). Tagliati i ponti con il movimento, S. abiura infine allo stesso anarchismo. Nell’agosto del 1916, avendo nel frattempo – come registrano le autorità militari competenti – “fatto dichiarazione scritta dalla quale si rileva la mitezza delle sue idee politiche e la completa adesione alla guerra attuale”, l’ormai ex anarchico ottiene il permesso di aggregarsi ad una squadra di operai in partenza per il fronte; prima di essere, un anno più tardi, richiamato a sua volta alle armi, in fanteria, finendo prigioniero degli austriaci. Nel dopoguerra S. lascia l’attività politica, non nascondendo in ogni caso una manifesta simpatia per il fascismo. Nel 1935 risulta fiduciario del Sindacato provinciale fascista dei venditori ambulanti; due anni dopo, suggello dell’avvenuta riabilitazione nazionale, il suo nome viene depennato dal Casellario Politico. S’ignorano data e luogo di morte. (A. Luparini)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
Bibliografia: A. Luparini, Anarchici di Mussolini. Dalla sinistra al fascismo dalla rivoluzione al revisionismo, Montespertoli (Fi) 2001, ad indicem.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Mosè e Geltrude Vanzolini
Bibliografia
- 2004