SEMEGHINI, Pio

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
SEMEGHINI, Pio

Date di esistenza

Luogo di nascita
Bondanello
Data di nascita
January 31 1878
Luogo di morte
Verona

Biografia / Storia

Nasce a Bondanello di Quistello (MN) il 31 gennaio 1878 da Giuseppe, proprietario terriero, ed Emilia Zanin, pittore, incisore, scultore. Dal 1882 risiede con la famiglia a Concordia (Mirandola) e, dal 1896, a Modena. Compie studi regolari fino al primo anno di Scuola Tecnica. Intorno al 1894, viene mandato dal padre a Milano, per lavorare come droghiere. Qui si avvicina alle opere dei classici dell’anarchismo, in particolare di Bakunin e Malatesta. Nel 1894 partecipa a manifestazioni contro il governo Crispi. Incarcerato per una notte e costretto a riparare a Lugano, viene schedato dalla polizia come sovversivo. Rientra in Italia tra il 1897 e il 1898 ed esercita i più disparati mestieri. Dapprima contrastato dai genitori nella sua passione per l’arte, entra, “a vent’anni, nell’Accademia di Modena, e poi di Firenze”. In questo periodo si dedica soprattutto al disegno, alla grafica e alla scultura. Nel 1898 firma l’appello Al popolo italiano!, apparso come supplemento de «L’Agitazione» di Ancona, contro l’arresto di Errico Malatesta e di altri anarchici anconetani. Nel 1899 è segnalata la sua presenza prima a Ginevra, dove pare frequenti ambienti anarchici, poi a Parigi. Qui vive facendo schizzi per giornali e statue per negozi. Conosce Sébastien Faure, Marcel Sembat, Octave Mirbeau. Nella capitale francese soggiornerà più volte fino al 1915. Già nel 1901 risulta vigilato dalla polizia italiana, che lo considera un potenziale sovversivo. Il 19 luglio 1901 sottoscrive una lettera, indirizzata a «L’Agitazione» di Ancona, contro il procedimento giudiziario a carico di anarchici di quella città. Nello stesso anno vengono segnalate sue relazioni epistolari con anarchici residenti a Ginevra. Non risulta membro di associazioni politiche. Riceve dall’estero, da Parigi in particolare, opuscoli e giornali di orientamento libertario. Nel 1902 viene indicato come corrispondente di anarchici in Argentina. A Parigi S. ha la possibilità di studiare le opere dei grandi artisti dell’epoca. In seguito affermerà: “La mia accademia fu il Louvre e la vita e le strade di Parigi”. Nel 1904, frequenta l’Académie Julian. Espone - tra il 1903 e il 1907 - alla Galerie Sagot - sembra, insieme con Picasso. Nella capitale francese frequenta, fra gli altri, Amedeo Modigliani, Pablo Picasso, Medardo Rosso, Gino Rossi. Con quest’ultimo si reca tra il 1911 e il 1912 in Bretagna (Calvario bretone, 1912; Paesaggio di Carantec, 1912). Caratteri della pittura impressionista - di cui però non adotta la tecnica dei tocchi giustapposti - insieme a modi del postimpressionismo incidono profondamente su tutta la sua opera. Importanti per la sua formazione artistica risulteranno anche gli studi su Giotto, Masaccio, Jacopo Bellini, Vittore Carpaccio, Cosmè Tura, Piero della Francesca. Durante i soggiorni in Italia, l’artista vive a Venezia e a Burano. Dal 1912 fa parte del cosiddetto “Libero gruppo di Burano” o “Pleiade” - con Gino Rossi, Umberto Moggioli, Tullio Garbari, Arturo Martini, G. Scopinich - che, secondo lo stesso S., non costituisce una corrente. “La nostra reciproca posizione indipendente ci permetteva di andar meglio d’accordo, pur essendo l’uno tanto diverso dall’altro. Tutti noi, salvo Moggioli, avevamo vissuto a Parigi; e l’insegnamento di Cézanne, di Renoir, di Gauguin, di Van Gogh non era stato vano per noi che li avevamo studiati a fondo”. Corrispondente dal 1913, da Parigi, del «Corriere Italiano», collabora anche a «La Gazzetta di Venezia», come critico d’arte e disegnatore, e a «Il Gazzettino Illustrato». Nel 1915 S. rientra definitivamente in Italia. In agosto è arrestato a Sarzana per sospetti in genere. Viene rilasciato il 28 settembre successivo. Pur ritenendo che dal 1915 in poi S. non si sia più occupato di politica, la polizia ne dispone la vigilanza almeno fino al 1918. Nel 1917 è richiamato alle armi. Assegnato al 134° btg in zona di guerra, passa nel novembre 1918, dopo una licenza di convalescenza, all’83° btg di stanza a Modena. Dal 6 dicembre è dichiarato in licenza illimitata. Le lezioni degli artisti francesi, adattate alle attutite vibrazioni lagunari, danno vita, nella produzione pittorica di S., ad un tenue cromatismo, ad un gioco di lievi e sfuggenti atmosfere, a intuizioni psicologiche che non intaccano la concretezza del reale (Barconi a Chioggia, 1912, La casa incantata, 1913). Una poetica intrisa di lirismo - che nemmeno l’esperienza bellica riesce a scalfire (Il postino in caserma, 1917; Soldati, 1915-1917) - caratterizza tutta l’opera dell’artista. Un’inestinguibile esigenza di autonomia artistica non abbandonerà mai S.: “Ho fatto il possibile di restare fedele a me stesso, di far sempre meglio, senza lasciarmi suggestionare da altre tendenze, pur riconoscendo e ammirandone i meriti quando era il caso”. Pur lontano dalle istanze “novecentiste”, S. sottolinea che, come i futuristi, egli stesso, insieme con altri suoi amici, si pone obiettivi di contrasto nei confronti degli imperativi accademici. “Guardavamo le opere dei futuristi con scarso interesse, senza entusiasmo, ma anche senza sdegno. Fummo anzi con loro nella lotta, nell’azione contro l’ambiente fossilizzato [...]. Ben diversi dai futuristi, si operava contro gli stessi bersagli, ma con altri metodi, con meno chiasso, d’accordo in questo col gruppo della “Voce”, cui ci sentivamo vicini”. Nel 1919 S. partecipa alla Mostra di Ca’ Pesaro a Venezia e nel 1920 alla mostra degli “Artisti dissidenti di Ca’ Pesaro” presso la Galleria Geri Boralevi, in piazza San Marco. In questo stesso anno S. precisa le direttrici estetiche che, seppure in modi diversi, sono specifiche di una percezione dell’arte intesa come espressione rigorosamente individuale, in grado di enucleare aspetti della realtà esteriore e interiore, in sintonia con la società contemporanea: “Qualunque oggetto in natura è influenzato in tutti i suoi attributi dagli oggetti che gli stanno accanto e ogni immagine visiva è modificata dalle sensazioni ad essa simultanee. Raggiungere una potenza espressiva tale da far rivivere l’oggetto nella sua totalità davanti allo spettatore, conservando la stessa potenza suggestiva che ebbe l’oggetto per l’artista, risvegliando nello spettatore le stesse sensazioni. Gli oggetti vanno concepiti non isolati nello spazio ma come nuclei di una stessa realtà. La pittura è un fatto inteso a rappresentare il mondo in base alla visione che ne hanno gli uomini e non in base a teorie estetiche o ricerche filosofiche”. L’artista è presente alla Primaverile fiorentina del 1922. In questi anni S. approfondisce la concezione spaziale costruttiva (Venezia sotto la neve, 1921-22) e l’interesse per la figura (Ritratto di Juti Ravenna, 1920; Il cappellino rosa, 1924). Partecipa alle Biennali veneziane del 1926, 1928, 1932, 1934, 1936. Nel 1925 espone presso la Galleria Pesaro di Milano scialli dipinti, che vengono elogiati da Carlo Carrà sull’“Ambrosiano” come significativi esempi di arte decorativa. Nel 1926 partecipa, a Firenze, alla I Mostra d’arte del gruppo del Selvaggio, insieme con Leo Longanesi, Carlo Carrà, Giorgio Morandi, ecc. Nel 1927 S. si trasferisce da Venezia a Lucca per dedicarsi all’insegnamento della Decorazione. Tra il 1928 e il 1929 ottiene l’incarico di Figura e Copia dal vero di animali - che terrà fino al 1939 - all’isia (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) di Monza, dove si trasferisce. S. fa parte degli assidui frequentatori, artisti e letterati, della “Trattoria Toscana”, situata a Milano, in via Bagutta. Nel 1929 partecipa alla II Mostra del Novecento Italiano al Palazzo della Permanente di Milano. Il contatto con il paesaggio lombardo orienta il pittore verso tonalità sempre più chiare ed un’articolata luminosità. Gli viene riconosciuta un’importante influenza sul Chiarismo lombardo. Questo cambiamento del colore permane anche dopo i successivi soggiorni a Venezia, Chioggia, Burano (Orologio di San Marco, 1935). Il 31 ottobre 1931 sposa Gianna Zarotta. Nello stesso anno partecipa alla Prima Quadriennale d’Arte Nazionale, al Palazzo delle Esposizioni. È presente alla mostra L’Art italien des XIX et XX siècles, tenuta a Parigi, al Musée des écoles étrangères Contemporaines-Jeu de Paume, nel maggio-luglio 1935. Espone, nel dicembre 1936, alla Mostra d’arte per il decimo anniversario del Premio Bagutta, tenuta alla Galleria Pesaro (Paesaggio brianzolo: Novembre; Il Lambro a Carate; Enrica). Prende parte alle Sindacali lombarde. Nell’agosto 1938 finisce l’affresco al Palazzo di Giustizia di Milano, Cristo con il legislatore e l’esecutore della legge. Nel 1939, con il Ponte di Chioggia, S. vince il Premio Bergamo, sottotitolato “Mostra nazionale del paesaggio italiano”. Nello stesso anno partecipa alla III Edizione della Quadriennale romana. Sottoposto a pedinamenti, talvolta costretto agli arresti domiciliari, dal 1931 al 1942 è sorvegliato dalla polizia, soprattutto durante le visite in Italia di personaggi politici di rilievo. Tra la fine del 1942 e gli inizi del 1943 si trasferisce a Verona. Durante la guerra S. espone in varie mostre, generalmente collettive. Nel dopoguerra, dopo una lunga malattia, riprende l’attività di pittore. Partecipa ad importanti manifestazioni artistiche in Italia e all’estero. Organizza mostre personali presso prestigiose gallerie di Milano (Gallerie Naviglio, Gian Ferrari, Vinciana), Venezia (Galleria Geri Boralevi), Ferrara, Firenze Treviso, Verona, ecc. Prende parte alle Biennali di Venezia del 1948, 1950, 1952 e 1954; alle Quadriennali romane del 1956 e 1960. Nel 1954 ottiene il premio Marzotto. Membro, dal 1963, dell’Accademia di San Luca di Roma, S. non vuole usufruire dei privilegi connessi a questa carica. Muore a Verona l’11 marzo 1964. (E. Civolani)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio dello Stato - Modena, Fondo Istituto d’arte “A. Ventura”, b 178, “Ruolo degli alunni 1892-1909, a. a. 1896/97, n. 27.

Bibliografia: G. Marchiori, Pio Semeghini, «Emporium», Bergamo, lug. 1938; N. Barbantini, Mostra personale di Pio Semeghini, Venezia 1951; C.L. Ragghianti, Avviamento all’arte di Pio Semeghini, «Critica d’arte», Firenze, f. 7, set.-ott. 1956; S. Branzi, I ribelli di Ca’ Pesaro, Milano 1975; L. Magagnato, Pio Semeghini (1878-1964), Catalogo della mostra, Mantova, Palazzo Te, dic. 1978-genn. 1979; G. Perocco, Omaggio a Pio Semeghini (1878-1964). Oli, disegni, grafiche dal 1903 al 1959, Catalogo della mostra, Sasso Marconi 1982; L. Magagnato, Pio Semeghini. Opere scelte, Catalogo della mostra, Milano 1984; G. Di Genova, Storia dell’arte italiana del ’900 per generazioni, Voll. I-IV, Bologna 1996; G. Cortenova, F. Butturini, Pio Semeghini, Catalogo della mostra a Palazzo Forti, Verona, Milano 1998.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Giuseppe ed Emilia Zanin

Bibliografia

2004

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Collezione

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